«Commissario Ap è illegittimo e costa 15mila euro al mese per un part time»

I dubbi di Ancisi (Lpr) sulla nomina di Meli alla scadenza di Di Marco
«La legge lo prevede solo in caso di revoca che qui non c’è stata»

Il decreto ministeriale che nomina il comandante della capitaneria di porto di Ravenna a commissario straordinario per l’Autorità portuale della stessa città lascia più di una perplessità a Alvaro Ancisi, capogruppo di Lista per Ravenna in consiglio comunale: «È stato emesso sulla base di una sola legge, la 84/1994 sui porti, che non ammette nessun commissariamento se non in caso di revoca, per gravi inadempienze, di un presidente in carica ma il giorno del decreto Di Marco era cessato regolarmente dall’incarico senza alcuna revoca».

Ancisi è però consapevole che il caso Ravenna non è il primo tra le authority degli scali portuali italiani «ma si presta ad essere impugnata presso la magistratura, tanto più da quando, con il decreto legge 36/2004, le situazioni di stallo, anche per anni, nella nomina dei presidenti di Autorità portuali, per mancato accordo tra il ministero e le Regioni interessate, sono state risolte con la norma del 2004 secondo cui, in caso di tale disaccordo, il consiglio dei ministri può provvedere in solitario».

Insomma per il decano dell’opposizione, un tempo strenuo oppositore di Di Marco, ci sarebbe stati tutti i requisiti per prorogare la permanenza dell’ingegnere abruzzese per altri 45 giorni di prassi concessi in questi casi: «La legge 444/1994, che consente la proroga degli organi di ogni ente pubblico italiano per i 45 giorni successivi alla loro scadenza durante cui possono essere compiuti atti non solo di ordinaria amministrazione ma anche urgenti ed indifferibili, avrebbe consentito di prorogare Di Marco, assicurando “la regolare prosecuzione dell’attività gestionale dell’Ente” per un mese e mezzo. Egli avrebbe così potuto avviare le procedure per i lavori di approfondimento del porto, non più procrastinabili, che il commissario, contrammiraglio Meli potrà cominciare a vagliare, al massimo, dopo le elezioni».

Il rischio, per il consigliere comunale che alle prossime elezioni appoggerà Massimo Alberghini in alleanza con la Lega Nord, è che si perda il finanziamento di 120 milioni concesso dalla Banca Europea degli Investimenti. Che sarebbe una bella beffa anche alla luce di quanto verrà a costare il commissariamento. Ancisi fa riferimento al decreto del ministro Graziano Delrio che «riconosce a Meli un trattamento economico pari all’ottanta per cento del trattamento previsto per i presidenti delle autorità portuali. Dai documenti sul sito di Ap emerge che gli emolumenti per il 2014 sono stati circa 220mila euro». Prendendo per buona quella percentuale dell’80 percento, quella cifra di 220mila euro annui (che in realtà andrebbe rivista al rialzo nel frattempo) e la durata semestrale del commissariamento significa un costo per le casse pubbliche di circa 90mila euro (approssimativamente 15mila euro al mese) per quello che Ancisi non esita a definire un part-time: la nomina a commissario infatti aumenta gli impegni a carico del contrammiraglio Meli «ma non lo solleva dal suo mestiere retribuito che nel 2014, quando egli era capitano di vascello, corrispondeva ad un reddito annuo imponibile di 110mila euro. Nel frattempo, è stato meritatamente promosso contrammiraglio».

Ma ciò che lascia ulteriori perplessità nella riflessione di Ancisi è la scelta del ministero di non sciogliere il comitato portuale che infatti è già stato convocato dal commissario per venerdì 11 marzo. Il timore di Ancisi è che il consesso di venti membri possa rappresentare ancora una zavorra per la funzionalità di via Antico Squero.

Alla luce di tutto ciò Ancisi ne trae una lettura politica della vicenda: «A prescindere dalla persona, la nomina del commissario Meli fuori da ogni regola di corretto comportamento istituzionale ha il senso politico di un accordo interno al Pd, perché del Pd sono tutte le autorità politiche aventi causa sul porto di Ravenna: ministro, sindaco, presidenti di Regione e di Provincia, volto irresponsabilmente a congelare qualsiasi progetto di riscatto del porto senza prospettarne nessuno. Nel frattempo anche le casse di colmata entro le dighe restano sospese». A questo proposito vale la pena ricordare che proprio Alberghini, in occasione della sua presentazione alla stampa, ha annunciato l’imminente presentazione di uno studio commissionato a esperti di settore per avere una nuova visione sul futuro dei dragaggi del porto e trovare una soluzione allo stallo.

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