La Cgil: «A Ravenna 15 piattaforme a rischio chiusura entro il 2018»

Il segretario generale della Filctem: «Contraccolpi immediati
se dovesse vincere il Sì». I lavoratori: «L’ambiente non c’entra»

Il segretario generale della Filctem Cgil, Emilio Miceli, è intervenuto all’assemblea del distretto energetico Eni Upstream di Ravenna organizzata dalla Filctem provinciale. Il confronto con i lavoratori ha permesso di affrontare i dubbi e le incertezze che stanno attraversando tutti gli occupati, diretti indiretti, del polo energetico ravennate che attende, con grande attenzione, l’esito del referendum sulle trivelle del prossimo 17 aprile.

«La preoccupazione dei lavoratori è legittima – ha detto Miceli –. Il polo energetico di Ravenna rappresenta un insediamento fondamentale nel panorama italiano per le professionalità impiegate, per gli investimenti effettuati e per il grado di innovazione presente. L’attuale incertezza legislativa sul futuro delle attività di estrazione indebolisce il settore. Il rischio concreto è che si fermino gli investimenti. Il comparto energetico deve avere certezze nel medio e lungo periodo. Questo è fondamentale per le imprese che vi operano. Soltanto così potremo tutelare migliaia di posti di lavori».

Miceli è entrato poi nel dettaglio della situazione ravennate: «Se il referendum dovesse sancire lo stop delle attività, per le piattaforme del distretto ravennate ci sarebbero contraccolpi pressoché immediati, visto che molte delle licenze sul territorio stanno per giungere a scadenza. Siamo di fronte a una tematica molto complessa che richiede analisi approfondite di politica industriale. Il referendum sta invece creando una profonda instabilità che viene recepita in maniera estremamente negativa dalle imprese. Le conseguenze potrebbero essere molto gravi con un disimpegno progressivo delle aziende oggi presenti in Italia e a Ravenna».

L’assemblea è stata molto partecipata e si è prolungata ben oltre l’orario previsto. I lavoratori hanno sottolineato – scrivono dalla Cgil – come si stiano diffondendo slogan fuorvianti rispetto al tema del referendum e spesso basati su pregiudizi e scarsa conoscenza della materia. «I lavoratori – commenta il segretario provinciale della Filctem Cgil, Massimo Marani – ci chiedono di impegnarci per dare voce a una più corretta e visibile informazione. In Upstream c’è la consapevolezza che, qualora si affermassero i Sì, dopo il 17 aprile saranno le aziende a decidere le sorti di migliaia di lavoratori in base alla profittabilità complessiva dell’intero business, non certo in base alla chiusura di singole piattaforme. Peraltro le piattaforme di pertinenza ravennate a rischio chiusura entro il 2018, poiché si trovano entro le 12 miglia e in scadenza concessione, sono ben 15. Ciò significherebbe semplicemente la chiusura del Dics (il distretto centro-settentrionale, ndr)».

L’assemblea ha affidato a Miceli una lettera, per il segretario generale della Cgil Susanna Camusso, nella quale i lavoratori chiedono un intervento confederale a tutela della conservazione e della dignità del lavoro di decine di migliaia di persone che lavorano in ambito energetico, metalmeccanico, edile, servizi e trasporti, nel settore dell’oil&gas, sottolineando «l’inesistenza della contrapposizione tra ambiente e lavoro riguardo alle estrazioni».

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