Pressione fiscale, Cna: «Faenza al 13esimo posto tra i capoluoghi italiani»

L’osservatorio fissa al 54,6 percento il carico nella città manfreda. Fino al 24 luglio l’imprenditore lavora per pagare le tasse

Consulenza ImpreseIl carico fiscale sulle imprese di Faenza si assesta nel 2016 al 56,4 percento collocando la città manfreda al tredicesimo posto nella graduatoria nazionale dei 135 comuni italiani capoluogo di Regione e di Provincia. È l’esito dell’indagine promossa dall’Osservatorio Cna sulla piccola impresa, “Comune che vai, fisco che trovi”, che analizza i dati della pressione fiscale su un’impresa italiana tipo con cinque dipendenti, 431mila euro di fatturato e 50mila euro di utili. I risultati sono stati presentati ieri sera, lunedì 24 luglio, nella sede della Cna di Faenza.

Ieri cadeva il cosiddetto tax free day, la data cioè in cui ogni anno l’imprenditore smette di produrre il reddito necessario ad assolvere gli obblighi fiscali e contributivi e comincia a guadagnare per l’azienda.

«In Italia – ha affermato Canzio Camuffo, presidente Cna dell’Unione Romagna faentina – la pressione fiscale è troppo elevata, qualunque dato si prenda, il problema vero risiede nella iniqua distribuzione del carico, che si distingue in modo radicale secondo la natura del reddito e svantaggia le imprese, in particolare le piccole imprese. È arrivato il momento di intervenire su un sistema fiscale evidentemente squilibrato per raggiungere tre obiettivi di utilità generale: ridurre la pressione fiscale garantendo, nel contempo, maggiore equità nel prelievo tra diversi redditi da lavoro; invertire sensibilmente la tendenza del trasferimento alle imprese degli oneri sui controlli; usare in modo intelligente la leva fiscale per aumentare la domanda interna».

Per il direttore provinciale Massimo Mazzavillani occorre soprattutto rendere l’Imu pagata sugli immobili strumentali delle imprese completamente deducibile dal reddito d’impresa; trasformare le detrazioni relative a spese per lavori edili in crediti d’imposta cedibili agli intermediari finanziari; evitare di spostare sulle imprese gli oneri dei controlli attraverso un uso intelligente della fatturazione elettronica, eliminando nel più breve tempo possibile tutti i regimi Iva del reverse charge previsti attualmente, lo split payment, la ritenuta dell’8 percento sui bonifici relativi a spese per le quali sono riconosciute detrazioni fiscali.

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