Romagna, Regione o Provincia? Tra i sindacati solo Cisl parla già con una voce unica

Il ravennate Garofalo: «Meno sindacalisti in ufficio e di più in azienda». Per Cgil e Uil il tema non è all’ordine del giorno

Edil6L’unico sindacato confederale ad aver varcato i confini provinciali, diventando a tutti gli effetti romagnolo è la Cisl. Una scelta maturata quattro anni fa, quando sembrava che le istituzioni andassero verso la Provincia unica con un percorso che si è poi arenato. Il ravennate Franco Garofalo è uno dei tre membri della segreteria della Cisl romagnola (il segretario generale è Filippo Pieri, cesenate e l’altra componente è la riminese Paola Taddei) ed è convinto che la scelta abbia portato il sindacato ad essere più vicino alle istanze del territorio: «Contrariamente a quanto si possa pensare questa scelta ci ha permesso una vicinanza ai lavoratori che è stata premiata anche in termini di iscritti. Si è ridotto il numero di sindacalisti che stanno in ufficio ed è aumentata la rappresentanza nelle aziende».

La struttura conta di 54 sedi patronali in tutta la Romagna che lavorano insieme e, a seconda delle esigenze, possono esserci spostamenti interni. Questo l’esempio di Garofalo: «Al termine dell’estate servirà un supporto agli uffici sulla costa che si occupano di assistere chi fa domanda di disoccupazione nella stagione turisitica. Potrebbe essere quindi spostata qualche unità di personale dall’entroterra».

La Cisl Romagna ha sempre una posizione unitaria in tutte e tre le province mentre non è così raro vedere altre organizzazioni prendere una posizione diversa su un tema a seconda che lo si guardi da Ravenna, Forlì o Rimini. Per la Cisl Romagna non può essere così e «questo a volte può creare qualche difficoltà. In generale, però, l’unificazione del sindacato romagnolo è filata liscia, in altre parti d’Italia non è stato così». Solo la Cisl, che secondo Garofalo «spesso anticipa i tempi», ha fatto questo percorso.

A proposito di unificazione, Costantino Ricci, segretario provinciale della Cgil a Ravenna, risponde con una battuta: «Non siamo riusciti a mettere insieme nemmeno Forlì e Cesena…». Scherzi a parte, Ricci spiega che il dibattito «non è assolutamente all’ordine del giorno». In ogni caso, fa notare Ricci, ci sarebbero anche problemi nelle trattative perché «non esiste un corrispondente livello istituzionale».

Non molto diversa la posizione di Riberto Neri, segretario della Uil ravennate: «Per quanto ci riguarda l’unico dibattito di questo tipo riguarda una possibile riorganizzazione dei servizi. Si tratta però di una discussione che portiamo avanti a livello regionale, tenendo presente che la Romagna rappresenta una fetta del 65-70 per cento di patronati e uffici». Della Uil Romagna, però, non si parla: «Dal punto di vista politico al momento non c’è questa ipotesi sul tavolo».

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