Rifiuti, Cgil e Uil: «Troppi lavoratori con le coop sociali. Stop nel nuovo bando»

La ditta Ecotrash ha trasferito quattro dipendenti sotto la cooperazione con un contratto peggiorativo, il caso ha suscitato la reazione dei due sindacati in vista del probabile affidamento alla cordata Hera-Ciclat del servizio per 15 anni. Lo scetticismo della Pigna, da mesi in battaglia sullo stesso tema: «Lacrime di coccodrillo, sindacati responsabili della situazione»

I bidoni pieni sul litoraleIl raggruppamento di imprese che si occupa della raccolta rifiuti in provincia di Ravenna – circa cinquanta alle spalle della capofila Ciclat, in subappalto da Hera che a sua volta ha la concessione del servizio dagli enti pubblici – per inquadrare il personale fa ricorso ai contratti della cooperazione sociale oltre i limiti legittimi perché la retribuzione è inferiore di circa 400-500 euro mensili rispetto ai più qualificati contratti del settore ambientale (noti come Fise e Utilitalia) ma la tariffa a carico dei cittadini viene calcolata per coprire i costi come se fossero applicati i contratti più remunerativi. È la denuncia di Cgil e Uil.

I sindacati escono allo scoperto nel momento in cui una commissione incaricata dall’Agenzia territoriale dell’Emilia-Romagna per i servizi idrici e rifiuti (Atersir) sta valutando l’unica offerta giunta per il rinnovo dell’appalto: una gara da 1,3 miliardi di euro di denaro pubblico per fornire il servizio per 15 anni nei 18 comuni della provincia di Ravenna e 17 del comprensorio di Cesena dove risiedono 600mila persone e si stima che la produzione di rifiuti urbani ammonti a 290mila tonnellate all’anno. Il bando mette a gara la posizione oggi occupata da Hera e l’unica offerta pervenuta è proprio della stessa multiutility in associazione temporanea di imprese con Ciclat, Formula Ambiente e tutto il resto delle coop sociali che oggi operano in subappalto. Se l’offerta sarà ritenuta congrua con i paletti fissati, si procederà con l’affidamento.

«La nostra speranza è che con il nuovo affidamento si possa definitivamente cambiare pagina, risolvendo tutte le questioni rimaste in sospeso da quando è scoppiato il bubbone Aimeri», dicono Alberto Mazzotti della Fp-Cgil e Rino Missiroli della Uiltrasporti con riferimento al caos della primavera 2016 quando il gruppo Ciclat perse il subappalto in favore della società lombarda e poi lo riottenne con un affidamento temporaneo dopo che i nuovi arrivati non riuscirono a garantire un servizio di qualità sufficiente. «Aimeri si presentò poco preparata – affermano i sindacalisti – ma le difficoltà aumentarono perché non ebbe a disposizione il personale che già lavorava e che invece fu mantenuto tra le proprie fila dalle società sconfitte nella gara. Fu una scommessa per ostacolare i nuovi arrivati e alla fine andò così».

Ma a riaccendere i riflettori sul tema del ricorso massiccio alla cooperazione sociale è quanto accaduto con la ditta Ecotrash Company, azienda che fa parte dell’Ati e che applica il contratto Fise ai propri dipendenti: «Di punto in bianco Ecotrash ha deciso di affidare i suoi dipendenti, impegnati nel servizio raccolta porta a porta a Lugo, a una cooperativa sociale imponendo normative peggiorative rispetto al contratto precedente. All’accordo di trasferimento ci siamo opposti come Fp-Cgil e Uiltrasporti e abbiamo deciso di non firmarlo». Diversa invece la posizione della Cisl. «Il riconoscimento del contratto Fise – continuano Mazzotti e Missiroli – è un punto di partenza non negoziabile per tutta una serie di mansioni. Non possiamo accettare una logica al ribasso che passa dal fare convogliare i lavoratori nei contratti della cooperazione sociale».

Attualmente il servizio raccolta rifiuti in provincia impiega poco più di seicento persone: 280 sono dipendenti diretti di Hera e oltre trecento sono delle aziende esterne. Nel nuovo “appaltone” quindicennale si prevede che la forza lavoro dovrà quasi raddoppiare, quindi con alcune centinaia di assunzioni. «A quanto ci risulta di questi trecento quasi la metà sono inquadrati dentro a cooperative di tipo B quando invece le percentuali dovrebbero essere molto inferiori». I sindacati poi lamentano una scarsa organizzazione dei percorsi di quest’ultimo tipo: «Non siamo contrari alla cooperazione sociale ma deve servire per il reinserimento di categorie disagiate e invece ci ritroviamo con persone che restano in quella posizione per tutta la vita lavorativa e arrivano alla pensione ancora inquadrati come ex detenuti o ex tossicodipendenti pur facendo mansioni uguali a quelle di altri colleghi che hanno il Fise».

Abbandono RifiutiDi recente tre sentenze dei tribunali del lavoro di Rimini, Bologna e Padova hanno stabilito che va applicato il Fise o il contratto maggioramente rappresentativo nella categoria. «Al momento non ci risultano ricorsi a Ravenna – è il commento dei sindacalisti – ma questi pronunciamenti confermano la nostra posizione».

Il tema dell’inquadramento contrattuale è particolarmente caro alla lista civica La Pigna che da settimane cerca di tenere alta l’attenzione per arrivare a una regolarizzazione e nel farlo non ha tralasciato critiche all’operato dei sindacati ma nemmeno del sindaco di Ravenna a cui si chiede di intervenire in quanto socio come Comune di Hera. In particolare la consigliera comunale Veronica Verlicchi ha criticato duramente l’azione dei sindacati riprendendo una articolo del quotidiano La Verità in cui si riferisce di un tentativo di accordo sottobanco tra sindacati e cooperative nel Riminese per evitare che altri lavoratori facessero causa: «I nostri colleghi di Rimini ci dicono che in effetti hanno ricevuto questa bozza di proposta ma di non aver mai firmato nulla. In ogni caso possiamo parlare per la nostra parte e possiamo dire che da quando il caso Aimeri ha scoperchiato il vaso di Pandora non siamo rimasti fermi ma stiamo cercando di ottenere il giusto riconoscimento per tutti. Lo dimostra la conciliazione firmata a gennaio 2018 per 70 lavoratori che hanno avuto da Copura e Colas 190mila euro di arretrati e sono stati assunti nella cooperazione sociale con un Fise di primo livello». Per la Pigna «un vergognoso accordo con un compenso a dir poco misero: la recente sentenza della Corte di Cassazione può scardinare tutto riaprendo la possibilità ai lavoratori di ricevere tutte le loro giuste spettanze». Verlicchi conclude con una sferzata: «Lacrime di coccodrillo, al sindacato non resta che recitare il mea cupa perché se i lavoratori in questi decenni sono stati sfruttati e penalizzati, una parte importante della responsabilità è anche loro».

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