In provincia 3 case su 100 costruite dopo la nuova normativa sui terremoti

Dal 2005 tutta la pianura ravennate è classificata zona a bassa sismicità e da quel momento i nuovi edifici vanno edificati a prova di scossa. L’ingegnere: «Ci sono anche abitazioni dell’Ottocento che reggono perché in alcuni casi si costruiva con buoni criteri»

In provincia solo il 3,12 percento delle case è di recente costruzione, edificato dopo il 2005. Una data simbolo nell’edilizia perché in quel particolare anno tutta la pianura ravennate, come gran parte del resto d’Italia, fu classificata come zona sismica di livello 3 (bassa sismicità) e da allora le case devono essere costruite a prova di terremoto. Ciò significa che tutto il resto degli edifici (89.823 quelli ad uso residenziale in provincia) è a rischio crollo? La risposta è no. A dirlo è Andrea Polani, membro della commissione Struttura dell’ordine  provinciale degli ingegneri a cui abbiamo girato i dati della tabella sottostante, pubblicati ad agosto dall’Istat.

I numeri illustrano il rischio sismico della nostra provincia e dei singoli comuni. «Non è però detto che una casa vecchia – spiega l’ingegnere – sia poco sicura. Ci sono abitazioni dell’Ottocento che reggono benissimo perché anche allora si costruiva secondo buoni criteri. Di certo se si comprano abitazioni costruite nel Comune di Ravenna dopo il 2005 il progetto deve essere in regola con la normativa sismica».

Pia Piazza Nuova17

Bagnacavallo

Il grosso problema, spiega Polani, è che non è semplice fare una classificazione sismica di un’abitazione guardandola da fuori. L’Istat ad esempio pubblica anche la ripartizione delle abitazioni per tipo di materiale. Il dato provinciale mostra una netta prevalenza della muratura (62,6 percento) sul cemento armato (24,7 percento) e sui nuovi materiali (12,7 percento). Normalmente, dopo i terremoti si tende a “colpevolizzare” il cemento armato ma non è sempre vero che le case in questo materiale siano meno resistenti ai terremoti: «La verità è che ogni struttura ha una storia a sé. Dall’esterno si può dare un’indicazione di massima, però il professionista che voglia fare una valutazione seria deve valutare anche la storia dell’edificio e le modifiche che sono state fatte». Molto interessante comunque la percentuale delle case in legno e acciaio che dovrebbero essere in grado di reggere meglio l’urto di un sisma: sono percentuali molto variabili. Male Sant’Agata sul Santerno (2,7 percento), Casola Valsenio (3,2) e Lugo (5,1). Ha del clamoroso, dall’altra parte, il dato di Massa Lombarda in cui il 31,2 percento degli edifici sono costruiti con materiali leggeri e il cemento armato rappresenta invece appena il 10,8 percento del totale. Il resto dei comuni ha un’incidenza tra il 10 e il 15 percento.

Faenza

Il territorio in cui si compra casa ha naturalmente un suo peso se si vuole essere sicuri. La collina faentina è quello in cui i terremoti possono essere più potenti mentre il comune di Ravenna è quello che ha il valore di “accelerazione del suolo” più basso. Questa differenza fa sì che i comuni appenninici siano da maggior tempo classificati come sismici: «Ci sono casi come quello di Brisighella in cui a sancirlo è stato un regio decreto», ricorda Polani. Le case del piccolo comune faentino, quindi, dovrebbero essere a norma anche se costruite nel dopoguerra.

C’è, infine, un altro criterio che l’ingegnere ritiene sia il più oggettivo di tutti per quanto riguarda i terremoti: l’altezza. «In questo caso sì, possiamo dire che una casa ad un piano sia in linea di massima  più stabile di un edificio più alto. Anche più sicura perché, banalmente, ti crolla in testa meno materiale. Il terremoto è un’accelerazione orizzontale del suolo, quindi le case a più piani lo soffrono di più». La maggior parte delle case della provincia (68,8 percento) è a due piani. Con tre o più piani ci sono invece il 22,4 percento degli edifici mentre le case ad un piano solo sono l’8,9 percento. Faenza è la città che presenta la percentuale più alta di palazzi a più di tre piani (36,2 percento) mentre  Sant’Agata (7,6 percento) occupa la posizione inversa della classifica provinciale. In ogni caso l’unico modo per essere sicuri, dice Polani, è contattare un professionista in grado di valutare i rischi del caso.

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