Daniele Tumidei è l’amministratore unico della Gipco, tra gli indagati per omicidio e disastro colposi dopo l’incidente del 25 ottobre sul fiume Ronco in cui ha perso la vita un tecnico della Regione. Sotto indagine anche per un’altra opera simile a Mensa Matellica: «Non ha fatto danni, solo benefici»
Tumidei, al momento cosa sapete delle indagini?
«La procura ha nominato i suoi consulenti e lo stesso abbiamo fatto noi. A loro è stato permesso di accedere all’area per fare rilievi e misurazioni. Non abbiamo altri dettagli».
«È una società che dal 2009 si occupa di energie rinnovabili».
Come nasce la centrale di San Bartolo?
«Tutta l’acqua che scende a valle della briglia spreca energia. Una società che si occupa di rinnovabili cerca di recuperare quella energia per trasformarla e metterla in rete. Abbiamo presentato la nostra proposta agli enti pubblici competenti».
Quanto è stato lungo il percorso autorizzativo?
«La domanda risale al 2012 e l’impianto è stato completato a fine 2017. Con i tempi siamo nella norma: è stato tutto passato al vaglio attentamente. Sono stati coinvolti un numero elevatissimo di enti tra cui la Regione, la Provincia e l’Arpae».
«Nessun contributo pubblico. Il preventivo era di 1,8 milioni di euro, alla fine ne sono serviti circa due per alcuni fermi di cantiere imposti da Arpae. L’energia elettrica prodotta viene venduta al mercato per ripagare il mutuo. Ci sono agevolazioni come accade, ad esempio, per chi installa il fotovoltaico sul tetto di casa. In 15-16 anni circa l’impianto si ripaga».
Il 25 ottobre cosa dovevano fare i tecnici della protezione civile?
«Circa un mese prima, a lavori già completati, svuotando il canale di ingresso alle turbine è emerso un pozzo realizzato in fase di cantiere che non era stato chiuso. Era stato realizzato per raccogliere le acque che filtravano nel canale per esser ributtate nel fiume in modo che le maestranze potessero lavorare in un cantiere asciutto. Il 25 ottobre i tecnici stavano verificando l’avvenuta chiusura del pozzo».
«L’indagine è partita da un esposto e riguarda una frana dovuta al disboscamento di un tratto di 120 metri di bosco ripale. Il disboscamento è avvenuto mentre veniva costruita la centrale ma non so di chi sia opera, non è un nostro intervento. Alla centrale vengono attribuite altre frane ma a mio parere non è corretto. Anzi, la centrale ha portato tre benefici oltre a ricongiungere grazie alla scala pesci due tratti di fiume interrotti dalla briglia: produce energia rinnovabile, la creazione della chiusa che non c’era ha creato una riserva d’acqua per l’irrigazione agricola estiva e infine l’innalzamento del livello dell’acqua rende più stabili le sponde e riduce lo stress a cui sono esposte, durante i normali fenomeni di piena».
La centrale di San Bartolo andrà in funzione?
«Una volta riparato l’argine e prese precauzioni perché non possa ripetersi un evento simile a quello accaduto, la centrale potrà tornare a funzionare. Me lo auguro perché per noi è stato un investimento importante».