Diga crollata sul Ronco, ritrovato morto il tecnico della Regione: aveva 55 anni

La vittima è Danilo Zavatta di Savio, lavorava per la Regione. All’inizio di settembre l’ex genio civile chiese al Consorzio Bonifica di abbassare le paratoie per un caso di sifonamento nell’argine. Statale Ravegnana chiusa per giorni

Una parte della diga di San Bartolo sul fiume Ronco, quella a ridosso dell’argine sinistro su cui corre la statale Ravegnana a sud di Ravenna, è crollata nel primo pomeriggio del 25 ottobre. Il crollo ha inghiottito una persona che si trovava sulla passerella: il cadavere del 55enne Danilo Zavatta, un tecnico dell’agenzia regionale di protezione civile impegnato nei collaudi dell’impianto idroelettrico da poco completato, è stato ritrovato in tarda serata. L’uomo abitava a Savio.

Per le ricerche sono scesi in acqua i sommozzatori dei vigili del fuoco. E fino a quando la luce del giorno lo ha reso possibile anche un elicottero ha partecipato alle operazioni. Poi si è proseguito con i badili tra le macerie e la terra e in un secondo momento con l’ausilio di un mezzo meccanico che inizialmente non poteva raggiungere il punto del crollo per ragioni di sicurezza.

I vigili del fuoco erano già presenti sul posto prima del crollo perché chiamati per una verifica di stabilità dopo un cedimento dell’argine. L’area era stata recintata. E poco prima delle 14 era stata disposta anche la chiusura precauzionale della Ravegnana nel tratto compreso tra la rotonda con la statale Adriatica e Coccolia. La società concessionaria del bacino idrico sta provvedendo alle operazioni di messa in sicurezza e ripristino dell’argine di propria competenza. L’Anas rende noto che «essendo preventivamente necessario procedere all’abbassamento dei livelli idrici del bacino, si prevede che il transito lungo la statale dovrà rimanere interdetto per alcuni giorni». Lo smottamento dell’argine è arrivato a pochi centimetri dal bordo della carreggiata.

Non sono ancora note le cause del crollo. Ma va segnalato che all’inizio di settembre era emerso un caso di cosiddetto sifonamento a monte della turbina per la produzione di energia elettrica. In buona sostanza si tratta di una infiltrazione nella parete dell’argine che in base al livello di profondità può costituire una minaccia per la tenuta. La conferma arriva dall’ingegnere Andrea Cicchetti, direttore tecnico del Consorzio di Bonifica della Romagna: «La competenza del bacino fluviale e delle opere al suo interno è dell’agenzia regionale per la sicurezza del territorio, l’ex genio civile, quindi anche per la realizzazione dell’impianto idroelettrico. Il Consorzio agisce in concessione solo per la gestione delle paratoie che regoliamo in maniera standard durante la stagione per consentire l’irrigazione delle campagne e movimentiamo in casi eccezionali su richiesta dell’agenzia. E questo è successo all’inizio di settembre: ci venne chiesto di abbassare le  paratoie per svuotare l’invaso perché si era verificato un sifonamento. Al Consorzio non fu chiesto altro».

Un articolo de Il Resto del Carlino del 10 settembre riporta un passaggio di una lettera che il Consorzio inviò alle autorità competenti: «Evidenti fenomeni di sifonamento all’interno del sito produttivo idroelettrico e più precisamente nel canale di adduzione alla turbina con una potenziale pericolosità per la condizione statica della chiusa di San Bartolo».

Sul posto – oltre a sindaco e vicesindaco di Ravenna, Michele de Pascale e Eugenio Fusignani, e assessore comunale alla protezione civile Gianandrea Baroncini – è intervenuto anche il sostituto procuratore Lucrezia Ciriello. Alcune persone informate sui fatti sono già state ascoltate dai carabinieri.

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