Lavoratrice pedinata e licenziata, il giudice condanna la Sicis: dovrà riassumerla

L’azienda di mosaico dovrà pagare gli stipendi mancati alla donna che era accusata di abusi nei permessi per l’assistenza di familiari disabili. Il giudice ha stabilito che l’interruzione del contratto è una ritorsione per le battaglie della Rsu. Filctem-Cgil: «L’azienda non accetta l’esistenza del sindacato»

Sicis

Lo showroom Sicis di Milano

Per tre mesi è stata pedinata da un’agenzia investigativa ingaggiata dal suo datore di lavoro ed è stata licenziata per utilizzo non appropriato dei permessi per l’assistenza di familiari disabili (legge 104/1992) ma il giudice del lavoro ha stabilito che l’interruzione del contratto è stata in realtà una ritorsione per le battaglie sindacali della donna in azienda. Il tribunale di Ravenna ha ordinato alla Sicis, produttore di mosaici industriali con 150 dipendenti e 57 milioni di fatturato nel 2018, il reintegro di una lavoratrice e delegata Rsu, licenziata il 22 novembre scorso. La Sicis dovrà anche pagare tutte le mensilità a decorrere dal licenziamento e le spese legali.

Nei tre mesi di pedinamenti si è anche verificato anche un episodio inquietante, denunciato ai carabinieri. Una sera la lavoratrice mentre controllava la propria buchetta postale è stata avvicinata da una persona, con il volto coperto da un casco integrale da motociclista, che le chiedeva se conoscesse “l’ubicazione dell’abitazione di una donna” e quando l’uomo ha capito che aveva di fronte la donna che stava cercando si è velocemente allontanato raggiungendo la strada principale dove lo attendeva un altro uomo in sella a una moto.

La Filctem-Cgil ricostruisce il contesto in cui è maturato il licenziamento: «Era aperto un procedimento per condotta antisindacale a carico della Sicis e buona parte delle condotte avevano colpito proprio la donna, che, da pochi giorni, aveva reso una testimonianza decisiva ai fini del giudizio in un procedimento giudiziario, che si è poi concluso con la vittoria del sindacato»

Il sindacato usa parole pesanti per descrivere l’azienda, spesso agli onori delle cronache di economia per risultati imprenditoriali ottenuti nel mondo (viene esportato circo il 90 percento della produzione): «Un’azienda che continua a non accettare l’esistenza del sindacato, a disconoscerne il ruolo, a mantenere le rare relazioni sindacali tramite i propri legali e che, in generale, sembra preferire in tali relazioni lo scontro rispetto al dialogo. Troppi ormai sono i dipendenti Sicis che hanno subito provvedimenti datoriali motivati dall’attività sindacale svolta o dal semplice attivismo, come trasferimenti di sede, sanzioni disciplinari, negazione di ferie e permessi». La Filctem-Cgil auspica un mutato atteggiamento da parte della società per instaurare un dialogo.

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