Occupazione provinciale: 1.820 contratti da attivare, un terzo in meno del 2019

L’Osservatorio della Camera di Commercio elabora i dati dei settori industria e servizi. La metà delle imprese con almeno un dipendente viaggia ancora a regime ridotto per effetto della pandemia

ContractIl quadro di incertezza legato all’emergenza Covid, e alla crisi economica connessa, si fa sentire sui piani occupazionali delle imprese: sono 1.820 i contratti da attivare per il mese di ottobre in provincia di Ravenna, secondo le previsioni delle imprese dei macro-settori industria e servizi, in calo del 32,6 percento rispetto allo stesso mese del 2019. Ancora una importante flessione delle entrate previste e la tendenza si assesta a quella osservata nel mese di settembre appena trascorso, quando la caduta tendenziale dei flussi aveva raggiunto il valore di -33,9 percento. Anche per l’andamento congiunturale si registra una flessione, che è del -5,7 percento rispetto al mese precedente. Ma sale al 13 percento la quota di imprese che programmano assunzioni (erano l’11 percento a settembre). A delineare questo scenario sono i dati del sistema informativo Excelsior, elaborati dall’Osservatorio dell’economia della Camera di commercio di Ravenna.

Il clima di incertezza riguarda l’intero periodo autunnale: sono infatti 4.870 al momento le assunzioni programmate dalle imprese considerando l’intero trimestre ottobre-dicembre, con una flessione del 27,9 percento rispetto all’analogo trimestre 2019 (erano 6.750).

Analizzando altri elementi rilevati, si segnala inoltre che i contratti proposti dalle imprese ravennati a ottobre sono prevalentemente contratti a termine: infatti, ci si attende che il 53 percento del totale delle entrate previste verranno formalizzate con contratti a tempo determinato (anche stagionali), in aumento rispetto a ottobre 2019 quando erano il 44 percento. I contratti a tempo indeterminato si assestano al 18 percento, come il mese precedente, ma aumentano rispetto ad un anno fa (ottobre 2019:15 percento); i contratti di apprendistato sono l’8%, un po’ di più rispetto a settembre 2020 (7%) ed anche nel confronto con ottobre 2019 (erano il 7%). La rimanente percentuale rappresenta contratti in somministrazione e forme di collaborazione non dipendente.

Se la quota di entrate destinate a laureati è risultata pari al 12 percento (come un anno fa), neanche il fabbisogno di diplomati è risultato in crescita, ma pari al 40 percento delle entrate complessive ed era il 41 a ottobre 2019; la percentuale di qualifiche o diplomi professionali diminuisce al 27 ed era 29 l’anno scorso.

In questa fase di particolari difficoltà, in aggiunta alle informazioni sui programmi di assunzione mensili e trimestrali delle imprese, il questionario d’indagine della rilevazione Excelsior, è stato arricchito con una specifica sezione che ha l’obiettivo di monitorare la situazione del tessuto imprenditoriale a seguito dell’emergenza Covid-19. In provincia tra le imprese con almeno un dipendente (circa 9.500), sono quasi il 48 percento le imprese (dell’industria e servizi) ancora con attività a regime ridotto; nel confronto con la regione e la media nazionale le percentuali ravennati mostrano di collocarsi in una situazione intermedia (45,9 in regione e 50,8 nel complesso del Paese). È assolutamente minoritaria la quota che dichiara di aver ancora l’attività sospesa e/o per cui sta valutando la chiusura (2,3 percento); la dimensione dove si concentrano le imprese ancora sospese, è quella da 1 a 9 dipendenti e il settore prevalente è quello dei servizi. Supera, seppure di poco, la soglia del 50 percento la percentuale di imprese che sta lavorando con l’attività a regimi simili a quelli pre-emergenza.

In un quadro economico complessivamente ancora caratterizzato da forte incertezza per l’andamento dell’emergenza sanitaria e per i tempi di superamento della crisi economica, buona parte delle imprese (83,2%) ritiene che i livelli di produzione e vendita potranno tornare a condizioni accettabili solo nel corso del 2021, in particolare il 46,5% di esse sposta direttamente al secondo semestre 2021 la possibile normalizzazione delle attività. Segnali migliori sembrano emergere per le imprese collocate sul mercato internazionale e per quelle già dotate di piani integrati di digitalizzazione, ma con tempi di recupero un po’ diversificati.

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