Il laboratorio che colleziona il Dna di migliaia di pesci: ricerca e innovazione

Il gruppo Genodream svolge analisi molecolari e crea strumenti applicativi: collaborazioni per tracciare il prodotto nelle scatolette Tonno Rio Mare e per le missioni di ripopolamento della seppia in Adriatico

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Due ricercatrici del gruppo Genodream al tecnopolo di Ravenna. Foto di Vincenzo Pioggia nel 2019, in occasione dei 30 anni di Fondazione Flaminia

A Ravenna c’è un laboratorio dell’Università di Bologna con molti freezer che conservano migliaia di provette con piccole porzioni di animali marini. È una collezione di tessuti e Dna che abbraccia spazio e tempo: da varie parti del Mediterraneo e Atlantico fino alle coste brasiliane e del Sud Africa e di varie epoche storiche fino ai Romani. Siamo in via Sant’Alberto, in una delle sedi del Tecnopolo di Ravenna, dove competenze e strumentazioni di eccellenza supportano la capacità di innovazione delle imprese (dal 2018 il gestore è Cifla, Centro per l’innovazione di Fondazione Flaminia).

I campioni congelati sono il tesoro del gruppo di ricerca in genetica e genomica delle risorse e dell’ambiente marino, abbreviato con l’acronimo Genodream, coordinato da Fausto Tinti. La 43enne Alessia Cariani è una delle ricercatrici dello staff: «La prima parte del nostro lavoro è l’analisi molecolare per sequenziare il Dna da tessuti animali. Però se qualcuno ha in mente il classico scienziato con il camice bianco, dovrà restare deluso: non lo mettiamo così tanto spesso». All’attività di laboratorio è sempre associato un altrettanto importante lavoro di analisi statistica dei dati prodotti che è essenzialmente un lavoro al computer. E infine c’è la corretta catalogazione e conservazione delle collezioni, i freezer di cui sopra e le banche dati collegate ad essi. Che non hanno un intento museale: «L’ottica di tutto è sempre applicativa. Ad esempio per il tonno rosso forniamo informazioni scientifiche ai decisori sulla gestione delle risorse: la commissione Iccat fissa le quote di prelievo anche tenendo conto delle nostre rilevazioni».

WhatsApp Image 2022 03 05 At 09.34.28A monte di tutto c’è l’attività di campionamento a mare, grazie alla fitta rete di collaborazioni in Italia e all’estero: «Nel nostro database non inseriamo i pesci che capitano. Usciamo in mare scegliendo il periodo e la zona adatti a seconda di diverse variabili e degli scopi della ricerca».

Il Genodream indaga anche le acque a metà fra burocrazia e natura. «Il mare non ha confini – dice Cariani –. Una parte del nostro lavoro consiste nel capire se i confini legislativi che imponiamo sono allineati con i confini biologici delle specie e delle loro popolazioni».

Ma il claim nella homepage del sito tecnopolo.ravenna.it recita “Dove la ricerca incontra l’impresa”. E infatti il Genodream fa ricerca sperimentale, anche in ambito di collaborazione internazionale, a partire da una solida ricerca di base, per sviluppare strumenti applicativi. Forse un esempio può chiarire meglio: «Le scatolette di tonno Rio Mare le conosciamo tutti. L’azienda che le produce è la multinazionale Bolton Group con sede in Italia. Con loro abbiamo sviluppato degli studi per valutare la tracciabilità del prodotto in scatola per consolidare lo sforzo dell’azienda nei confronti della sostenibilità».

WhatsApp Image 2022 03 05 At 09.34.28 (2)Oppure le conoscenze degli scienziati possono essere al servizio dei piani di ripopolamento. «Prima di immettere in mare dei piccoli esemplari di una certa specie riprodotti in vasca con i metodi della zootecnia, bisogna sapere quanto varia il loro profilo genetico rispetto a quello predominante nell’ambiente. Lo stiamo facendo nella zona ravennate con le seppie».

Altre volte la missione è a diretto impatto sul consumatore. «Un incarico classico che ci viene affidato è la certificazione di quale specie marina viene venduta come alimento. Ci possono chiedere di identificare tranci di pesce spada o altri prodotti lavorati, perché quando i pesci sono sfilettati, mica tutti li riconoscono! Ma con gli strumenti sviluppati al GenoDREAM possiamo fare ben di più, possiamo dire per esempio se una certa sogliola viene dal nord o dal basso Adriatico, valutando anche l’origine geografica».

 

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