«I soci lavoratori di Cofari stanno pagando le conseguenze di scelte discutibili dal punto di vista organizzativo e gestionale prese dai vertici della cooperativa negli anni di crisi. Dubitiamo che la quota sociale versata dai soci verrà restituita». I sindacati Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti analizzano la delicata situazione della Cooperativa Facchini Riuniti (Cofari) di Ravenna alla vigilia dell’assemblea di approvazione del bilancio 2023 in programma il 30 luglio alle 18 nella sede di via Bacci 44/46. Come noto da qualche settimana, Cofari ha ceduto il ramo facchinaggio e cessato l’attività dei traslochi, continuerà l’attività dei depositi per terzi nella sede in zona Bassette con un solo dipendente.
I sindacati ricordano che la coop ha tenuto aperto uno stato di crisi per tredici anni: «Ciò le ha consentito di ridurre il costo del lavoro, permettendole di erogare il 30 percento delle tredicesime e delle quattordicesime, di riconoscere un minor numero di permessi annuali e di pagare gli straordinari meno di quanto il contratto nazionale prevedesse. Nel 2018 i vertici hanno deciso di trasformare il prestito sociale vincolato quinquennale, una cifra superiore agli 800mila euro, in capitale sociale. Questa operazione ha fatto in modo che diminuissero gli interessi passivi della cooperativa, ma oggi rende ancora più pesante il sacrificio che i lavoratori si trovano ad affrontare».
Analizzando i bilanci degli anni compresi tra il 2017 e il 2019, i rappresentanti dei lavoratori si concentrano su tre indicatori. Il fatturato: 12,3 milioni di euro nel 2017, poi 16,1 nel 2018 e 16,9 nel 2019 (incremento del 36,6 percento). Il costo del personale: 9,4 milioni nel 2017, poi 11,4 nel 2018 e 12,3 nel 2019 (aumentato del 30,9 percento). Il margine operativo lordo in percentuale sul fatturato: 2,66 percento nel 2017, poi 2,61 e 0,02. Il reddito operativo in percentuale sul fatturato: 1,5 percento nel 2017 poi 1,42 e -1,15.
I numeri appena ricordati, nella lettura dei sindacati, sarebbero una conferma di una stortura del sistema in che rischia di minare il tessuto economico del territorio: «Sempre più imprese e cooperative di facchinaggio e logistica devono fare i conti con una pratica che vede le aziende committenti imporre prezzi ben al di sotto delle tariffe consigliate. Molte realtà, pur di lavorare, sono costrette ad accettare condizioni che non permettono un sano esercizio delle loro attività. È palese che c’è chi lavora in perdita. Ciò va a scapito delle aziende, che vedono ridursi inevitabilmente i margini, e delle lavoratrici e dei lavoratori, che subiscono riduzioni di compensi e sono sottoposti a condizioni di lavoro peggiorative».
Oltre ai soci residui, al collegio sindacale e al presidente di Legacoop, la convocazione per l’assemblea di domani è stata spedita anche “agli invitati”, non meglio precisati. Alvaro Ancisi, consigliere comunale di opposizione con la lista civica Per Ravenna, afferma che non sarebbero compresi nell’invito i soci receduti che vantano crediti. «A questi, infatti, la cooperativa ha notificato, nel maggio scorso, di aver avviato domanda di composizione negoziata della crisi d’impresa chiedendo l’applicazione di misure protettive e cautelari del proprio patrimonio. Alcuni ex soci hanno calcolato come, negli anni preagonici, siano state messe in atto a più riprese trattenute sulle buste paga dei lavoratori quantificabili in circa 20mila euro a testa nell’arco di sette anni, non siano stati pagati i contributi relativi alle trattenute e si sia proceduto ad un corposo rifinanziamento della cooperativa (5.000 euro a testa per circa 300 soci), senza tuttavia che le falle fossero tappate».
Sta circolando un volantino firmato da un non meglio precisato “gruppo di ex soci che hanno lavorato una vita per Cofari” con la proposta di presenziare l’ingresso: «Apriamo gli occhi e troviamo il coraggio di lottare perché paghi chi ha colpe e non, come al solito, lavoratori e contribuenti. Dopo lunghi anni di crisi e di gestioni che ci hanno lasciati soli, siamo arrivati alla più amara delle conclusioni: la chiusura della nostra azienda, che ai bei tempi contava quasi 500 addetti tra soci e dipendenti». Ancisi chiede al sindaco se intende incontrare una rappresentanza dei soci ed ex soci di Cofari per sollecitare/mobilitare ogni possibile intervento delle parti in causa volto ad un equo appianamento dei crediti da lavoro insoluti.