Alla scoperta dell’Albana di Romagna

Il meglio lo esprime vinificata in purezza

Bicchieri VinoIn Romagna c’è fermento e quando qualcosa fermenta e di vino si parla la mia curiosità si fa grande.
Quale sarà l’enzima, l’inquietudine, che ha acceso questa spontanea ebollizione?
Girando per i locali della nostra città, sembra che ci sia una curiosità che sempre più strada si fa.
Il suo nome è… Albana. Chi l’avrebbe mai detto, fino a poco tempo fa gli stessi che oggi abbracciano questo – da sempre – discusso vitigno romagnolo ieri erano a braccia incrociate preferendo lo Chardonnay. Diciamolo, due vitigni talmente all’opposto che varrebbe la pena investigare per capire meglio questo cambio di tendenza. Eppure pare proprio che dopo anni di bevute fuori porta e di preferenze di vini provenienti da altre regioni, i ravennati ora stiano riscoprendo l’Albana, cosa che mi fa senz’altro piacere ma che insospettisce non poco. Di cosa si tratta di moda o di consapevolezza? Qualcuno potrebbe dire consapevolezza territoriale altri, i più maligni, magari pensano al solito ravennate vittima del trendy. Fosse vero che ha sentito in televisione il nome dell’Albana e improvvisamente s’è ricordato del vitigno sotto casa. E magari ora lo beve perché crede faccia figo.

A questo punto vale la pena raccogliere un po’ d’informazioni su questo vitigno perché lo so, me lo sento, il ravennate ama sfoggiare un po’ di cultura davanti a un calice di vino, non tutti naturalmente, sapete bene che il mio pensiero non arriva a tanto, ma forse tutti abbiamo un amico o amica che con quest’atteggiamento si gongola…
Allora sentite questa. L’Albana è uno dei vitigni più difficili da vinificare. Tende a ossidarsi in cantina e, come se non bastasse, ha un elevato contenuto di acidità, non a caso si presta bene per la vinificazione in spumante, ed è pure tannica. Anche i vini bianchi possono essere tannici, tenetelo a mente.
In Romagna, negli ultimi anni ci sono diverse aziende che hanno fatto prove per far piacere questo vitigno al grande pubblico. E ancor prima ci sono stati produttori che hanno scelto di dedicarsi all’albana con grande impegno. Mi viene in mente Leone Conti con il suo progetto uno, due e tre.
Per chi conosce i suoi vini, sa che Conti ha voluto lavorare la sua Albana in modo da mettere in bottiglia le tre caratteristiche diverse dello stesso vitigno che ha poi numerato e definiti “progetto”. Oggi se volete un’Albana impegnativa, dovete scegliere il “Progetto 3” oppure, nel caso siate in vena di leggiadre finezze il “Progetto 1.”

Uva AlbanaIn passato con l’Albana di Romagna si è tentato di tutto, dall’uso dei lieviti selezionati ai tagli o correzioni con altri vitigni. Oggi si parla di vino in purezza, forse troppo, sapendo quello che si fa in cantina davvero. Dovete sapere che in cantina con le scuse delle “ribongie” come le chiamano in Romagna, ovvero, delle colmature di vino nelle vasche un po’ giù di livello, avvolte scappa sempre qualcosa: “ma si dai butta quei 50 litri di “Ciardunnis” nella vasca, chi vuoi mai che se ne accorga”. Io ad esempio, quando ho un colpo di fortuna, me ne accorgo. E devo ammettere che da questo punto di vista sono molto fortunato.
Ci sono produttori che stanno lavorando sulle macerazioni prolungate cercando di catturare l’essenza del vitigno e altri che stanno lavorando per ottenere le finezze più impalpabili dell’Albana. Grazie alle sue tante declinazioni, l’Albana può essere gestita a tavola con grande versatilità. Quelle più leggere con pescato fresco mentre, le versioni più intense, le potete abbinare con formaggi di varia stagionatura e carni bianche. Con le versioni amabili o passite va da sé che è meglio usare pasticceria secca o dolci alla crema ma provate una versione secca di Albana con i biscotti alla mandorla e il vostro sguardo si illuminerà di sorpresa.

L’albana quando è in purezza, ha profumi facili da identificare. Noterete fragranze ossidative e ricordi di pesca e albicocca con sfumature di erbe aromatiche e, in certi casi, un tratto argilloso, come direbbero gli esperti, che dona complessità.
Il palato avvolgente, ma di chiara freschezza acida e sapidità, ad allungare il passo di bocca. Che cosa ho detto? Non saprei ma ve lo traduco per quelli come me. Il vino Albana di casa vostra è buono e le sue caratteristiche al naso come al palato la rendono unica. Siatene orgogliosi prima di tutto.

GLOSSARIO

Ribongia: è un termine dialettale che in Romagna indica “colmare”. Durante le lavorazioni o il periodo di stasi nelle vasche come nelle botti, c’è un normale abbassamento del livello di liquido che va rabboccato per evitare complicazioni di natura ossidativa e non solo.
Se alla Ribongia si associa una strizzata d’occhio: indica che è il momento di buttare in una vasca un vino che, normalmente, non dovrebbe andarci.

Ciardunnis”: extra-estensione dialettale romagnola, extra perché va oltre l’umana immaginazione, per indicare il famoso vitigno Chardonnay, risolutore delle acidità e delle ruvidità dei vini bianchi romagnoli.

Fighett: è un termine dialettale che indica il ravennate intento a dar sfoggio di materia enologica… dopo aver scolato una bottiglia di vino.

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