domenica
24 Agosto 2025

Al Pavaglione fino al 12 dicembre un “outlet” dedicato alle birre bavaresi

 

Vincenzo Coletta di La Birra Bavarese", al Pavaglione di LugoFino al 12 dicembre apre nel Pavaglione di Lugo “La Birra Bavarese”, outlet dedicato esclusivamente alle birre dell’Oberfranken.

Dopo la positiva esperienza di questa estate a Cervia, “La Birra Bavarese” di Vincenzo Coletta, membro del Consiglio di Amministrazione del Consorzio AnimaLugo, torna così a Lugo e nel prossimo mese proporrà ai clienti circa 60 etichette di birre che lo stesso Coletta, Biersommelier diplomato alla Doemens Academy di Gräfelfing (Monaco di Baviera), ha selezionato visitando personalmente diversi birrifici dell’Oberfranken, la regione nel nord della Baviera con la più alta concentrazione al mondo di birrifici.

Lo spazio al Temporary Store di Confcommercio Ascom è una nuova tappa del viaggio iniziato nel 2013, quando un gruppo di amici di Lugo decise di fare conoscere le birre del territorio di Kulmbach, città gemellata con Lugo dal 1974.

“La Birra Bavarese” è aperta tutti i giorni dalle 16 alle 21, il mercoledì, sabato e domenica anche dalle 10 alle 13.

Il Ravenna crolla nel derby di Cesena, la rabbia dei tifosi sui social

Giallorossi sconfitti 4-0 e in piena zona play-out

Il Ravenna crolla nel derby di Cesena
Foto Luigi Rega per Cesena Fc

La partita più attesa dell’anno è finita male per i tifosi del Ravenna. Il derby del Manuzzi è finito infatti 4-0 per il Cesena, grazie anche all’espulsione a metà del primo tempo del capitano dei giallorossi, William Jidayi.

Una sconfitta che lascia il Ravenna in piena zona play-out nel girone B del campionato di serie C di calcio (con il Cesena invece che si avvicina ai piani alti).

Sui social monta la protesta dei tifosi, che avevano chiesto alla squadra un cambio di passo nel derby dopo le ultime prove deludenti. E ora rinfacciano alla società anche la retrocessione della scorsa stagione, poi “sanata” con il ripescaggio.

In venti sorpresi a fare una grigliata, multati dai vigili

È successo a Porto Fuori. La nuova ordinanza vieta di mangiare all’aperto

GRIGLIATAQuasi venti persone sono state sorprese dai vigili in un parco di Porto Fuori, alle porte di Ravenna, a fare una grigliata.

È successo all’ora di pranzo di oggi, 15 novembre, primo giorno di “zona arancione” per la provincia e con in vigore da ieri l’ordinanza regionale che, tra le altre cose, vieta la consumazione di alimenti e bevande all’aperto “su area pubblica o aperta al pubblico”.

Senza considerare l’assembramento non autorizzato.

Sono quindi arrivate multe da 400 euro a testa.

Già espulso due volte dall’Italia ma lo trovano che dorme in un ufficio comunale

Un trentenne ha passato una notte all’Anagrafe, scoperto da una dipendente quando è entrata al mattino. Il Comune ha fatto sanificare i locali

CONTROLLO POLIZIA LOCALE RAVENNA E CINOFILI GUARDIA DI FINANZA OSTELLO DANTE RAVENNAEspulso due volte dall’Italia e invece è stato trovato a dormire in un ufficio comunale. Un uomo di trent’anni originario della Guinea, irregolare secondo le norme di soggiorno e senza fissa dimora, ha passato la notte tra il 12 e il 13 novembre dentro all’anagrafe del Comune di Ravenna in viale Berlinguer. Non è chiaro come sia entrato, è stato trovato al mattino dal primo impiegato che è entrato. Il trentenne è stato denunciato per invasione di edifici e il Comune ha disposto la sanificazione dell’ambiente in cui è rimasto in via precauzionale.

A trovarlo è stata una dipendente poco dopo le 7.30 del 13 quando è entrata in servizio: si è accorta della porta chiusa in una stanza di uso comune che di solito viene lasciata aperta e quando ha controllato ha trovato una persona a terra coperta con un giubbotto. Dopo aver temuto che fosse un collega colto da malore, la donna ha capito che invece era un estraneo e ha chiamato la polizia locale: lo straniero è stato accompagnato in comando per le procedure di identificazione.

L’ultimo ordine di espulsione era stato emesso il giorno prima dal questore di Ravenna. L’altro risale a settembre e viene da Padova.

Covid, altri 210 casi a Ravenna. In regione positivo il 22,5 percento dei tamponi

 

PA Ambulanza CovidRecord di contagi in Emilia-Romagna, dove nel bollettino aggiornato alle 12 di oggi, 15 novembre, i nuovi casi sono 2.822 (di cui 1.494 asintomatici) in un giorno, su un totale di 12.562 tamponi. La percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi sale così oggi al 22,5%.

210 (di cui 89 asintomatici) i casi registrati in provincia di Ravenna, di cui 14 hanno avuto bisogno del ricovero in ospedale.

In Emilia-Romagna i casi attivi, cioè il numero di malati effettivi, a oggi sono 53.201 (2.640 in più di ieri). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 50.670 (+2.583 rispetto a ieri), il 95,2% del totale dei casi attivi.

Purtroppo, si registrano 36 nuovi decessi: 11 in provincia di Modena (7 donne di 77, 82, 86, 91, 97, 99 e 100 anni e 4 uomini di cui due di 86 anni e due 71 e 89 anni), 10 a Rimini (6 donne di cui due di 89 anni e quattro di 85, 86, 90 e 94 anni e 4 uomini di 70, 79, 87 e 89 anni), 5 a Reggio Emilia (4 uomini di 80, 86, 88 e 90 anni e una donna di 79 anni), 4 a Bologna (3 donne di 83, 87 e 95 anni e un uomo di 87 anni), 2 a Ferrara (un uomo di 84 e una donna di 86 anni), uno a Piacenza (una donna di 83 anni) e uno a Parma (una donna di 90 anni). Rientrano tra i decessi anche due persone non residenti in Emilia-Romagna, una donna di 83 anni e un uomo di 61 anni, che erano stati diagnosticati rispettivamente a Modena e Rimini. Dall’inizio dell’epidemia di Coronavirus, in Emilia-Romagna i decessi sono complessivamente 5.044.

I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 246 (+15 rispetto a ieri), 2.285 quelli in altri reparti Covid (+42).
Sul territorio, i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono così distribuiti: 13 a Piacenza (-1 rispetto a ieri), 16 a Parma (invariato), 25 a Reggio Emilia (+3), 59 a Modena (+5), 63 a Bologna (+2),  5 a Imola (invariato), 20 a Ferrara (+2), 13 a Ravenna (+2), 7 a Forlì (-1), 2 a Cesena (invariato) e 23 a Rimini (+3).

Le persone complessivamente guarite salgono a 30.275 (+146 rispetto a ieri).

Questi i casi di positività sul territorio dall’inizio dell’epidemia, che si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 9.637 a Piacenza (+190 rispetto a ieri, di cui 92 sintomatici), 7.975 a Parma (+125, di cui 86 sintomatici), 13.116 a Reggio Emilia (+352, di cui 283 sintomatici), 15.540 a Modena (+718, di cui 260 sintomatici), 17.562 a Bologna (+613, di cui 243 sintomatici), 2.035 casi a Imola (+62, di cui 43 sintomatici), 4.324 a Ferrara (+154, di cui 17 sintomatici), 5.291 a Ravenna (+210, di cui 89 sintomatici), 3.387 a Forlì (+68, di cui 37 sintomatici), 2.768 a Cesena (+105, di cui 31 sintomatici) e 6.885 a Rimini (+225, di cui 115 sintomatici).

In seguito a verifica sui dati comunicati nei giorni passati è stato eliminato 1 caso (a Ferrara) in quanto giudicato caso non COVID-19.

È morto Ulisse Bezzi, “fotografo contadino” scoperto a 90 anni anche da New York

 

Ulisse BezziÈ morto ieri (14 novembre) a 95 anni Ulisse Bezzi, il “fotografo contadino” di San Pietro in Vincoli, scoperto a 90 anni da un gallerista americano.

Tra i primi a celebrarlo sui social in queste ore il Si Fest, prestigioso festival internazionale di fotografia di Savignano, dove Bezzi aveva esposto nel 2016. «Una delle mostre più emozionanti della nostra 25° edizione», commentano dal Si Fest, consigliando la visione del videoritratto-intervista che pubblichiamo qui sotto, realizzato da Alessio Fattori
e Bruno Belardi.

Con la fotografia, Bezzi ha raccontato la sua realtà. Una passione che lo ha accompagnato per tutta la vita, custodita con discrezione e vivendo con stupore l’attenzione riservatagli.

Nato a San Pietro in Vincoli, dove ha sempre vissuto e lavorato la terra, nel 2015, all’alba dei 90 anni e ormai abbandonata da tempo la macchina fotografica, Bezzi è stato contattato dal gallerista newyorkese Keith De Lellis che si è presentato nella sua casa per acquistare un numero di stampe che hanno poi preso la rotta del collezionismo americano. Nei mesi successivi la storia di questo singolare incontro ha attirato l’attenzione dei media nazionali e internazionali.

Ma già durante gli anni di attività, a partire dal 1950, Bezzi aveva avuto modo di far circolare le proprie opere. Fotografava in ogni ritaglio di tempo e stampava in casa nelle ore notturne. Dal 1957 sono iniziati i primi concorsi, che hanno segnato, fra partecipazioni e premi, più di 50 anni di vita, con tappe in vari circoli fotografici, competizioni e rassegne in Italia e all’estero.

A questo link la nostra recensione della mostra che gli ha dedicato Ravenna a fine 2017.

A Milano Marittima è già Natale. Allestite le prime luminarie

 

Comune Cervia NataleA Milano Marittima si inizia già a respirare aria natalizia con l’allestimento in stile orientale della rotonda I Maggio.

Una foto, quella qui sopra, postata dal Comune di Cervia sui propri canali social, proprio nel primo giorno di limitazioni da “zona arancione”. Con la speranza, forse, che possa essere di buon auspicio…

«Si può uscire dal proprio comune per fare la spesa, con autocertificazione»

La risposta del Governo a una domanda “frequente”

Mascherine Spesa«Fare la spesa rientra sempre fra le cause giustificative degli spostamenti». Lo specifica il Governo in una delle risposte alle nuove “faq” (domande “frequenti”) su quello che è possibile fare all’interno delle zone arancioni, come lo è al momento l’Emilia-Romagna.

La domanda ricorrente tra i cittadini è appunto quella se è possibile andare a fare la spesa anche al di fuori del proprio comune di residenza, visto che gli spostamenti tra comuni sarebbero vietati.

«Laddove il proprio Comune non disponga di punti vendita o nel caso in cui un Comune contiguo al proprio presenti una disponibilità, anche in termini di maggiore convenienza economica, di punti vendita necessari alle proprie esigenze, lo spostamento è consentito, entro tali limiti, che dovranno essere autocertificati», spiega il Governo.

«Mio figlio “ritirato”, da due anni non esce dalla sua camera»

Parla la mamma di un “hikikomori” ravennate. «Tutto è iniziato con le prime assenze in seconda media»

Hikikomori 1080x675Era uno studente brillante e un calciatore promettente, un bambino introverso, certo, ma come tanti altri. Poi in terza media il crollo del rendimento scolastico e il numero limite di assenze raggiunto, con tanto di segnalazione delle autorità: quasi un giorno su tre restava a casa. Durante l’estate la famiglia lo ha letteralmente trascinato in vacanza, ma per il resto l’ha trascorsa chiuso in camera.

Oggi Alberto (nome di fantasia) ha 16 anni e mezzo e da due anni è “ritirato”. Si tratta di un cosiddetto hikikomori, fenomeno nato in Giappone e con cui vengono identificati coloro che hanno scelto appunto di ritirarsi fisicamente dalla vita sociale. Un fenomeno sempre più diffuso anche nel resto del mondo e che oggi conterebbe in Italia, secondo la stima dell’associazione che se ne occupa, addirittura 100mila casi.

A raccontarci la storia di Alberto è la madre, con cui il ragazzo vive in un paese della provincia di Ravenna, ma non parla. «Ha iniziato però a lasciare qualche volta la porta aperta, in casa la situazione è migliorata rispetto ai primi tempi». Quando, comprensibilmente, nascevano delle vere e proprie «guerre, anche fisiche» tra mamma e figlio. «Sono pure arrivata a togliere la porta della sua camera, ma ha solo peggiorato le cose. Così come all’inizio ho eliminato internet. È stato tre giorni a fissare il soffitto. Ora posso dire invece grazie alla tecnologia e al web: è l’unico modo con cui mio figlio ha relazioni con il mondo esterno, permettendogli di fare il proprio percorso da adolescente. È riuscito tra l’altro a fare qualche “soldino” con Youtube e la tecnologia ci ha anche avvicinato, avendo auto-costruito insieme un computer. L’appello che mi sento di rivolgere ad altri genitori nella mia situazione è proprio questo: non togliete ai vostri figli la tecnologia, non è quella la causa».

Anna – la chiameremo così – la colpa la individua invece su se stessa e in particolare nelle pressioni che avrebbe fatto ad Alberto fin da quando era piccolo. «Lo abbiamo caricato di aspettative, a scuola per esempio, già dalla prima elementare, visto che era bravo. Ma anche a calcio, dove era una sorta di leader inizialmente. Lui si è sentito oppresso dalle nostre aspettative, non ha mai accettato di sbagliare o di non essere capace. Così ha finito per chiudersi del tutto, abbandonare la scuola, dimenticare il calcio: non ha più visto nemmeno una partita in tv».

«I primissimi segnali – ricorda Anna – sono arrivati in seconda media con le assenze: trovava ogni scusa, ogni pretesto. Pensavo fosse una primi crisi dell’adolescenza. In terza, invece ho iniziato ad allarmarmi. Fino a che, dopo l’estate passata quasi interamente a casa, ha fatto la prima settimana di scuola superiore per poi chiudersi definitivamente in camera, con porta e scuroni serrati. In quei mesi abbiamo interpellato in primis gli assistenti sociali, poi il Centro per le famiglie, ma nessuno inizialmente faceva riferimento al fenomeno degli hikikomori. L’ho scoperto in un libro e poi mi sono documentata su internet. Mi sono rivolta a professionisti e ho iniziato un percorso psicologico, senza ovviamente riuscire a coinvolgere mio figlio, ma le cose sono un po’ migliorate. Ci sono stati momenti in cui ho avuto davvero paura: non mangiava, era diventato magrissimo, avevo paura del suicidio. Adesso almeno abbiamo iniziato invece a essere sereni in casa».

Ma cosa faccia, letteralmente, in casa, suo figlio, la madre non può saperlo davvero. «Per un certo periodo aveva ribaltato il giorno con la notte, ora invece dorme in maniera più regolare». La giornata passa tra videogiochi, internet, serie tv. «Ha iniziato anche a leggere, manga».

E il Covid? «Per assurdo mi pare lo abbia tranquillizzato. Durante il lockdown è anche uscito di casa, per la prima volta, con un pallone. Il fatto di sapere che fuori non c’era nessuno lo ha tranquillizzato. La speranza è che la Didattica a distanza possa aiutarlo e reinserirsi a scuola, dove è ancora iscritto. Pare si sia collegato qualche volta in questi giorni di Dad, la scuola sta preparando un piano, con la psicologa, per tentare di coinvolgerlo».

Tramite l’associazione Hikikomori Italia (info e contatti su www.hikikomoriitalia.it), anche in provincia di Ravenna è attivo un gruppo di auto aiuto: «Siamo una decina di genitori, ci sentiamo meno soli, stanno nascendo dei progetti…». Con la speranza che il periodo di “ritiro” possa diventare presto solo un ricordo.

«Le scuole superiori non erano un luogo sicuro: i ragazzi non rispettano le regole»

Il prof: «Purtroppo ignorano il Covid quasi istintivamente La Dad ha tanti svantaggi, ma ora è quello che serve»

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Francesco Della Torre

Francesco Della Torre pubblica ogni settimana recensioni di film e serie tv sul nostro giornale (e qui nel suo blog). Qui abbiamo deciso di intervistarlo, ma in quanto professore di matematica all’istituto Olivetti-Callegari di Ravenna.

Allora prof, sei contento di “non andare” più a scuola?
«A scuola vado eccome, solo che non ci sono gli studenti, che mi mancano tantissimo: la scuola non è la stessa senza di loro».

Ma con gli studenti non era un posto sicuro. Oppure no?
«Non lo era, per l’incapacità dei ragazzi di rispettare il distanziamento, unita al fatto di scambiarsi oggetti, strette di mano o cose del genere».

E cosa ne pensavano della pandemia?
«Erano come distanti, non li riguardava e istintivamente la ignoravano, ma in buona fede, sostanzialmente senza negarla. Mi pare fosse proprio istintivo, in loro, non riuscire a rispettare le regole. Poi ci sono le minoranze di ragazzi che sono invece simili a dei soldatini o altre ancora all’opposto più di natura, in effetti, negazionista. Questi ultimi molto pochi ma purtroppo fondamentali nell’aiutare la diffusione del virus e soprattutto nel dare il cattivo esempio».

I problemi più grandi della Didattica a distanza?
«La Dad ha numerosi svantaggi: gli studenti faticano tantissimo a concentrarsi su uno schermo; non tutti hanno l’attrezzatura adatta; manca completamente il contatto umano e l’interazione non è così spontanea. La vedo più adatta a lezioni universitarie».

Vantaggi?
«Quello di poter essere utilizzata durante un periodo di chiusura delle scuole e come possibile integrazione di certi argomenti da essere chiariti. Meglio di niente dai».

Ma il programma subirà dei rallentamenti?
«Me lo auguro. I ragazzi hanno meno capacità di apprendimento con questa modalità».

Come li valuterai? C’è chi ha pensato di bendare i ragazzi durante le interrogazioni da casa…
«No, non li benderò. Il voto terrà estremamente conto di puntualità e precisione nelle consegne dei compiti. E poi la modalità dell’interrogazione sarà sotto forma di chiacchierata a “scopo conoscitivo”, si capisce se non hanno studiato anche se si dovessero tenere gli appunti sotto».

E i genitori? Si lamentano di tutta questa situazione?
«Nella mia scuola no, ma sui giornali leggo di lamentele e di richieste di riapertura immediata delle scuole: mi auguro che questi oltre che genitori, siano anche virologi».

Il Governo, invece, cosa avrebbe dovuto fare per garantire la sicurezza al rientro a scuola?
«Mettere un tetto di massimo 20 alunni per le classi prime, per esempio, assumere a tempo indeterminato il personale mancante, metterlo in cattedra l’1 settembre e concedere un organico “Covid” supplementare con contratto annuale composto da docenti e non docenti, questi ultimi per vigilare sul rispetto delle norme. Sarebbe bastato? Non credo, ma almeno avrebbero fatto il possibile».

Gli ultras all’hotel dove il Ravenna è in quarantena: «Il derby è la nostra vita»

Due striscioni affissi al Mattei prima della partenza della squadra per Cesena

Impossibilitati a partecipare a causa delle ben note disposizioni anti Covid – che lasciano gli stadi a porte chiuse – gli ultras del Ravenna si sono fatti sentire ugualmente. Con due striscioni lasciati come messaggio alla squadra all’hotel Mattei, dove i calciatori del Ravenna stanno rispettando la quarantena fiduciaria dopo alcuni casi di positività nel gruppo squadra.

E da dove sono partiti in vista del derby di Cesena di oggi pomeriggio (ore 17.30 in diretta Facebook su Eleven Sports), valido per il girone B del campionato di serie C di calcio.

La partita della vita, per i tifosi del Ravenna Fc, come scritto in maniera colorita anche sugli striscioni. Con un’unica richiesta: “vincere”.

Il derby Cesena-Ravenna in chiaro per tutti in diretta su Facebook

I giallorossi nella loro storia hanno vinto una sola volta al Manuzzi, nel 1994

Ravenna Cesena Ultras
I tifosi del Ravenna durante il derby al Benelli di fine 2019, quando ancora gli stadi erano aperti

È il giorno del derby. All’Orogel Stadium di Cesena (rigorosamente a porte chiuse per le norme anti Covid) il Ravenna fa visita ai bianconeri per la partita più sentita dai tifosi giallorossi.

Tifosi che potranno seguirla in diretta Facebook, in chiaro per tutti, sulla pagina di Eleven Sports, a partire dalle 17.30 di oggi (15 novembre).

Il Ravenna arriva al derby in zona play-out, con un ritardo di 5 punti rispetto ai cugini bianconeri, e con alcune problematiche legate al Covid. Dopo i tre giocatori positivi (si tratta dei giovani, non convocati, Meli e i diciottenni Salvatori e Stellacci), gli ultimi tamponi hanno però dato tutti esito negativo e la rosa può considerarsi così quasi al completo.

Dal punto di vista statistico una vittoria sarebbe una impresa: il Ravenna nei campionati professionistici ha vinto infatti in casa del Cesena solo una volta, nel 1994, con i gol di Vieri e Fiorio.

In panchina da segnalare l’esordio di Fabio Buscaroli, chiamato a sostituire mister Magi, squalificato.

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