martedì
26 Agosto 2025

Ravenna, anche alla Domus Nova test rapido o sierologico per la ricerca di Covid-19

Covid 19 Provetta Sangue Test Sierologici 2 2Da oggi – oltre ai laboratori già autorizzati dalla Regione – a Ravenna sarà possibile effettuare test per ricerca di Covid-19 anche alla Domus Nova.

In particolare si potranno effettuare: “test rapido di ricerca di anticorpi contro i Coronavirus (IgM e IgG) su sangue ottenuto con pungi dito”; “test di ricerca di anticorpi contro il Covid19 (IgM e IgG) su campione di sangue ottenuto con prelievo venoso”; “tampone naso-faringeo per la ricerca di RNA virale”.

I test sono effettuati da laboratori autorizzati e in regime di prestazione privata.

È consentito l’accesso e l’esecuzione degli esami previa prescrizione del medico di fiducia (medico di medicina generale o specialista che indichi il tipo di test a cui sottoporsi).

L’accesso al punto prelievo di Domus Nova è consentito unicamente su appuntamento chiamando il numero 0544 508345 dal lunedì al venerdì dalle ore 7 alle 19  e il sabato dalle 7 alle 13.

Sono ricominciati gli allenamenti di calcio per bambini e ragazzi: ecco dove e come

Il responsabile del Cervia: «Per noi è un costo, ma lo facciamo per la nostra comunità». Al campo in piccoli gruppi, al lavoro individualmente

Azzurra
Un allenamento di quattro ragazzi all’Azzurra in una foto del 25 maggio

Per la federazione l’attività agonistica delle migliaia di calciatori – dilettanti e del settore giovanile – della provincia di Ravenna (così come nel resto d’Italia) per questa stagione è definitivamente terminata. Ma con la ripartenza da ieri, 25 maggio, dell’attività sportiva di base, alcune società, una piccola minoranza, hanno deciso di far tornare i propri tesserati al campo per gli allenamenti.

«Si tratta di società che devono seguire le linee guida generali di ministero e Regione per l’attività sportiva – commenta il delegato ravennate della Figc, Claudio Bissi –, non essendo stato al momento previsto niente di più specifico per il calcio. E che non hanno niente a che vedere con la ripresa del calcio vero e proprio, sospeso, se non per quanto riguarda i professionisti (con il Ravenna, unica squadra prof della provincia, in attesa di capire come terminerà la prossima stagione, ndr)».

In estrema sintesi, la regola aurea da rispettare è il distanziamento di due metri tra gli atleti e la possibilità di ritrovarsi solo a piccoli gruppi.

Ad aver fin da subito testato questa nuova modalità di allenamento, che poco ha a che fare con il calcio giocato, è a Ravenna una società storica come l’Azzurra di via Zalamella, dove già ieri pomeriggio per esempio gruppi di 4 ragazzi si sono allenati agli ordini di un allenatore, con tutto il campo a disposizione, in attività individuali, a diversi metri di distanza, con e senza pallone.

Ad aver già iniziato, ancor prima del via libera per lo sport di base, come semplice attività motoria, è stato poi il Junior Cervia. «Abbiamo la fortuna di avere tre campi sportivi, di cui uno nuovo in sintetico, e quattro istruttori disponibili – ci racconta il responsabile del settore giovanile, Paolo Rossi –, oltre ad attrezzature adeguate e centinaia di palloni. Per questo abbiamo deciso di fare qualcosa per la nostra comunità, nonostante per noi sia solo un costo».

Rossi infatti spiega come sia stato necessario rendere gli impianti a norma, per evitare qualsiasi contatto non permesso. I campi sono stati così oscurati con delle reti per evitare assembramenti dei genitori, gli ingressi contingentati, i campi delimitati con dei distanziatori, le zone di entrata e di uscita separate e fornite di postazioni con soluzioni igienizzanti. E gli spogliatoi chiusi. I ragazzi vanno al campo già in tenuta d’allenamento e poi tornano a casa per fare la doccia. «Abbiamo ricevuto messaggi di ringraziamento da parte dei genitori fin quasi commoventi, c’era questa necessità di far tornare i ragazzi al campo, all’aria aperta; qualcuno in questi mesi ha maturato paure, non aveva più voglia di uscire. Credo che, in tutta sicurezza, il nostro sia praticamente un servizio pubblico, che siamo riusciti a proporre grazie anche al sostegno dell’Amministrazione, non certo economico, ma organizzativo. E senza chiedere nessun contributo alle famiglie, ci mancherebbe, che ci sono state vicine evitando invece di chiederci la restituzione della quota annuale».

Su circa 200 tesserati del settore giovanile del Cervia, quasi 180 hanno aderito al progetto, tornando ad allenarsi ai campi di viale Ravenna in piccoli gruppi, 4 alla volta, ognuno individualmente, non essendo possibile ovviamente fare partite. «Stiamo facendo praticamente dell’attività motoria, oltre alla cosiddetta tecnica analitica, quasi un ritorno al passato in un mondo del calcio sempre più orientato verso la tattica di squadra. Noi per forza di cose stiamo allenando la tecnica individuale e i risultati già si vedono. Con gli atleti che stanno ben oltre i due metri di distanza tra loro…».

Donazione Mascherine Cervia Junior CalcioUna sorta di investimento per la propria comunità, come lo chiama Rossi, da buon ex consigliere comunale. «Diciamo che quest’anno anziché dare alcune di migliaia di euro in beneficenza come abbiamo sempre fatto in passato, ho preferito dare un rimborso ai nostri istruttori per dare una piccola mano alle famiglie. Abbiamo comunque partecipato attivamente in questa fase di emergenza, donando 300 mascherine al Comune di Cervia, alla polizia locale e alla protezione civile (nella foto, ndr)».

Al momento sono pochissime, non solo a Ravenna, ma in tutta la Romagna, le società che stanno seguendo l’esempio del Cervia. Anche perché la responsabilità, come sottolinea Rossi, è della società stessa e quindi è necessario attuare un protocollo di comportamenti molto stringente per evitare rischi.

Ci sarà una seconda stagione di Summertime, serie Netflix girata (anche) a Ravenna

È tra i 17 progetti sostenuti nel 2020 dal Fondo Audiovisivo regionale, con un contributo complessivo di 1,2 milioni di euro

SummertimeL’annuncio della seconda stagione in Emilia-Romagna per la serie originale italiana Netflix prodotta da Cattleya “Summertime”, accanto alla serie Rai sull’Ispettore Coliandro e film di registi del calibro di Pupi Avati, fino a progetti d’animazione come quello dedicato a Pinocchio e un’opera televisiva su Lucio Dalla.

Regione Emilia-Romagna in prima linea per favorire il rilancio del settore cinematografico, dopo il lockdown dovuto al coronavirus. Forte dei recenti successi delle produzioni sostenute finora, la Regione continua a investire attraverso il Fondo per l’Audiovisivo gestito dall’Emilia-Romagna Film Commission in produzioni realizzate in parte o toto sul territorio regionale, promuovendo al contempo le maestranze del settore e offrendo visibilità alle location emiliano-romagnole.

Sono 17 i progetti cinematografici sostenuti nel 2020 dal Fondo Audiovisivo regionale, con la prima chiamata dei bandi rivolti alle produzioni regionali, nazionali e internazionali: 7 documentari, 5 opere televisive, 3 lungometraggi, 2 corti. Il contributo regionale complessivo è di 1.200.867 euro, a fronte di una spesa ammessa di 6.734.505 euro. E grazie alle risorse aggiuntive messe a disposizione dalla Giunta regionale per il settore della cultura, anche il cinema potrà aumentare il budget inizialmente previsto per il 2020, in parte utilizzato già per questa call e in parte a disposizione per la seconda.

«Un segnale importante per imprese e maestranze del settore – commenta l’assessore regionale alla Cultura e Paesaggio, Mauro Felicori -, duramente colpite dall’emergenza legata al Covid-19. E al contempo un segnale con cui la Regione Emilia-Romagna auspica quanto prima la ripresa delle attività in sicurezza su tutto il territorio dopo mesi di fermo, andando incontro alle esigenze delle produzioni sui tempi di realizzazione dei progetti, velocità delle istruttorie e sulla rendicontazione degli stessi».

La seconda finestra dei bandi si aprirà il 1 luglio, e sarà possibile candidare i progetti al contributo fino al 31 dello stesso mese.

I progetti del Bando nazionale e internazionale
La prima call ha portato al sostegno di 4 serie televisive, 2 lungometraggi e 3 documentari, per un totale di 851.796 euro finanziati. Per quanto riguarda progetti e soggetti, si anticipa il ritorno di Cattleya in Riviera Adriatica per l’attesissima seconda stagione di Summertime, la serie originale italiana Netflix di successo ispirata all’opera letteraria “Tre metri sopra il cielo” di Federico Moccia.

Palomar è invece nuovamente operativa a Reggio Emilia con un ambizioso progetto di animazione dedicato a Pinocchio, mentre Pupi Avati sarà alla regia di Lei mi parla ancora, ispirato all’omonimo libro di Giuseppe Sgarbi, padre di Elisabetta e Vittorio.

Si rinnova inoltre il rapporto tra L’Ispettore Coliandro, Bologna e i Manetti Bros, operativi in città e anche nel piacentino come produttori con l’originale commedia mistery Il mostro della cripta.
I set coinvolgeranno infine altri luoghi situati in tutto il territorio regionale, come Modena, Ferrara e provincia, la bassa reggiana e la riviera romagnola.

I progetti del Bando regionale
L’Emilia-Romagna si conferma terra del documentario con 4 progetti sostenuti. La sessione del bando ha ammesso al contributo anche 2 cortometraggi, 1 serie televisiva e 1 lungometraggio, per un totale di 349.070 euro concessi.

Le opere, spesso intrecciate con protagonisti e vicende del territorio, toccheranno tematiche legate al sociale, al terrorismo e al confronto tra culture. Tra queste da segnalare l’arrivo in regione di Pietro Marcello alla regia dell’opera televisiva Lucio Dalla, della bolognese Ibc Movie e Il giocatore, opera prima del documentarista Marco Santarelli che esordisce con un lungometraggio prodotto da The Film Club di Simone Gattoni. Le location individuate dalle produzioni sono al momento situate a Bologna e il suo Appennino, Reggio Emilia e provincia, Ferrara, Modena, Parma e province, il forlivese e Ravenna.

I titoli ammessi al contributo sono stati selezionati da un nucleo di valutazione formato da Fabio Abagnato (responsabile Emilia-Romagna Film Commission), Guglielmo Pescatore (professore ordinario di Culture dell’intrattenimento e di Economia e Marketing dei media all’Università di Bologna), Barbara Busi (coordinatore e manager settore delle industrie culturali e creative di ART-ER – Bologna), che ha operato valutando la qualità e originalità del progetto, l’impatto economico e la valorizzazione territoriale, la sostenibilità finanziaria e la solidità produttiva, l’innovazione e la strategia di marketing.

Società finte per una frode fiscale da 1,7 milioni nell’abbigliamento: due arresti

Custodia cautelare in carcere per un imprenditore e un commercialista indagati dalla guardia di finanza. Sequestrati beni e risorse per due milioni di euro. I due già sotto inchiesta nel 2018 per una vicenda simile con un sequestro da 3 milioni

FotoUna presunta frode fiscale da 1,7 milioni di euro realizzata con un arcipelago di società della produzione e commercio di abbigliamento, formalmente intestate a cittadini cinesi, usate per emettere fatture per operazioni inesistenti. Di questo è convinta la guardia di finanza a proposito di un imprenditore di Faenza e un commercialista di Firenze. I due sono stati arrestati nella mattinata odierna, 26 maggio, per effetto di un’ordinanza di custodia cautelare: sono accusati di frode fiscale, occultamento delle scritture contabili e omesse dichiarazioni fiscali. Il gip ha disposto anche il sequestro preventivo di disponibilità finanziarie, beni mobili ed immobili per un valore di oltre due milioni di euro riferibili ai due arrestati, ai loro sodali cinesi e ai familiari che si sarebbero prestati al riciclaggio delle somme provenienti dai reati fiscali.

È l’esito dell’indagine “Fior di loto 2” avviata tre anni fa dalle Fiamme Gialle della compagnia di Faenza, coordinate dalla procura di Ravenna. A seguito di una verifica fiscale eseguita dai Finanzieri nei confronti di un’azienda di commercio all’ingrosso di abbigliamento, era emerso che non aveva mai presentato alcuna dichiarazione dei redditi. Le attività ispettive hanno ben presto consentito di appurare che tale azienda era una scatola vuota, priva di reale consistenza economica ed aziendale

Il colonnello Andrea Fiducia, comandante provinciale della guardia di finanza

Gli approfondimenti della Finanza hanno permesso di accertare che le società utilizzate per la presunta frode fiscale operavano per un breve periodo di tempo, per poi venire chiuse e sostituite da nuove imprese, sempre intestate a cittadini cinesi e costituite ad hoc per perpetuare lo schema. In alcuni casi è emerso anche l’occultamento delle scritture contabili per rendere più difficoltosa la ricostruzione dell’attività fraudolenta.

Gli inquirenti ritengono che l’imprenditore faentino, per sottrarsi al pagamento delle imposte e a possibili azioni esecutive, avrebbe simulato una serie di donazioni di beni immobili di sua proprietà ad alcuni familiari ed ha trasferito cospicue somme derivanti dalle frodi fiscali su conti bancari esteri e su conti di propri congiunti, i quali si sono poi adoperati per riciclare i proventi illeciti.

Foto 1Non è la prima volta che l’imprenditore faentino, ora in carcere di Ravenna, e il commercialista toscano vengono indagati. Già nel febbraio del 2018 i due erano stati destinatari di un provvedimento di sequestro di oltre tre milioni di euro. Anche in quel caso le Fiamme Gialle di Faenza avevano ricostruito un articolato schema di false fatturazioni concretizzato sempre attraverso l’utilizzo di società cartiere intestate a cittadini cinesi.

Ravenna, un protocollo d’intesa per un nuovo centro: «Laboratorio a cielo aperto»

Continua il progetto di CheftoChef. In arrivo una festa diffusa per le vie in omaggio agli operatori sanitari

Michele Ceccarelli
Michele Ceccarelli

Cogliere l’opportunità da un momento di grave difficoltà e dare nuova vita alla città, ripensando Ravenna sotto il profilo culturale, turistico, enogastronomico, ambientale, solidale e urbanistico. Un obiettivo di sostenibilità, ambizioso e all’avanguardia, che RavennaFood, nuova estensione locale dell’associazione regionale CheftoChef emiliaromagnacuochi, si è posto insieme a Dis-Ordine e Aiapp già promotori delle lettera aperta, e Slow Food Ravenna e Trail Romagna, tra i primi firmatari del documento.

Sul piatto tante proposte e progetti, dettagliate in un unico manifesto intitolato “A Riveder le Stelle – Ripensando Ravenna città sostenibile”. «L’idea – dichiara Stefano Silvi di NeroFermento e socio CheftoChef Emiliaromagnacuochi – è di creare un vero e proprio laboratorio a cielo aperto, una realtà partecipata, viva e aperta. RavennaFood si propone come capofila di una serie di portatori di interesse nell’interlocuzione con l’Amministrazione così da unire gli sforzi in un unico grande progetto che sia da volano per la ripresa economica e sociale della nostra bellissima città».

In tal senso, dopo un incontro online con gli assessori allo Sviluppo Economico, Massimo Cameliani, e al Turismo/Smart City, Giacomo Costantini, il “gruppo” RipensandoRavenna si è impegnato a preparare un documento di sintesi che rappresenti un protocollo di intesa per un progetto a più mani, trasversale a più assessorati.

«Siamo soddisfatti dell’impegno preso dall’Amministrazione – aggiunge Silvi – e ringraziamo le Istituzioni per l’opportunità che ci stanno offrendo nell’interesse di tutti i cittadini. Ci auguriamo che l’iter burocratico non ne rallenti eccessivamente il concretizzarsi. La stagione estiva è alle porte e non abbiamo tanto tempo per dare vita a un nuovo centro storico, curato e accogliente. Dobbiamo fare in fretta e bene. Quello che ci preme, inoltre, è che tale impegno non sia circoscritto nel tempo ma che sia un primo passo per una nuova concezione della città: una rinascita non una semplice ripartenza».

«La nostra intenzione – aggiunge Michele Ceccarelli, segretario generale di CheftoChef emiliaromagnacuochi –  è cogliere questa occasione per cambiare Ravenna. Ci impegniamo a farlo non solo per la filiera che la nostra associazione rappresenta ma per l’intero indotto dell’enogastroturismo, mettendo in campo tutti i valori che da sempre ci contraddistinguono come professionisti, ovvero trasparenza, qualità, salute, sicurezza e antispreco. Appena si potrà vogliamo ufficializzare questo impegno con una festa diffusa tra le vie, che renda omaggio e merito in primis a tutto il personale sanitario nel segno dei camici bianchi: le divise più pacifiche, celebri e universali, che presiedono l’alimentazione e la salute, chef e medici insieme a tutti i ravennati».

Sopralluogo al cantiere della tomba di Dante: al lavoro sul paramento originario

Il sindaco: «Diverse scoperte e sorprese interessanti. La nostra è una restituzione dell’unica testimonianza materiale del Poeta»

Foto Davanti Tomba DanteIl sindaco Michele de Pascale, con gli assessori alla Cultura Elsa Signorino e ai Lavori pubblici Roberto Fagnani, ha fatto questa mattina (26 maggio) un sopralluogo alla tomba di Dante, dove è in corso da metà aprile un intervento di restauro che si prevede di terminare in agosto, simbolicamente e allo stesso tempo concretamente propedeutico all’avvio delle celebrazioni del 700° anniversario della morte del Sommo Poeta, che ricorrerà nel 2021.

Attualmente si è conclusa la prima fase di studio, campionatura e analisi di laboratorio delle superfici esterne, ricerche che hanno consentito di mettere in luce il paramento originario, che in parte emerge anche dal disegno dell’architetto Morigia esposto sulla copertura dei ponteggi.

Sopralluogo Tomba DanteI tecnici della Soprintendenza, a cui viene sottoposto fase per fase l’andamento dei lavori, hanno apprezzato tale risultato che porterà certamente alla realizzazione di un intonaco che per cromatismo e resa materica potrà in qualche modo restituire l’armonia e la morbidezza della copertura originaria.

«Un intervento importante – dichiara il sindaco Michele de Pascale –  per gli aspetti di metodo, in linea con gli studi e la diagnostica scientifica più avanzata e che ci sta riservando diverse scoperte e sorprese interessanti. Con questo progetto operiamo una vera e propria restituzione dell’unica testimonianza materiale che la storia ha lasciato di Dante. La Tomba dà conto dell’esito mortale, ma anche del culto, della memoria e del segno universale del Sommo Poeta».

Il lavoro che attende ora i restauratori di Arte e Restauro di Ravenna – azienda che vanta un operato ultraventennale e che ha tra l’altro operato nella cappella degli Scrovegni e nel sito di Pompei – è quello di recuperare, attraverso soluzioni tecniche mirate, la leggibilità e la proporzione tonale e riparametrarla al sistema decorativo dei marmi per i quali si stanno ultimando la pulizia e i trattamenti.

«I cittadini ravennati – dichiarano gli assessori alla Cultura Elsa Signorino e ai Lavori pubblici Roberto Fagnani – stanno manifestando un grande apprezzamento per questo intervento e sono attirati anche dall’eleganza dell’allestimento del cantiere, consona a un intervento di recupero così importante, che sta mettendo in luce il paramento originario della tomba. Naturalmente tutto questo è reso possibile, oltre che dall’impegno dell’Amministrazione, dalla professionalità dei restauratori di Arte e Restauro e dalla proficua e positiva collaborazione con la Soprintendenza».

Il restauro dunque già da ora è occasione di studio di un monumento importante del sistema del patrimonio ravennate e i risultati di questo studio, le ricerche e la documentazione delle diverse fasi del restauro confluiranno in un prodotto multimediale che verrà messo a disposizione nei locali del Museo Dantesco del quale è in corso l’allestimento, insieme ad altri ausili didattici che consentiranno di approfondire i diversi aspetti della vicenda dantesca.

Effetto lockdown, il Molino Spadoni ha fatto boom online: da 200 ordini a 5.800

Il confronto tra i bimestri gennaio-febbraio e marzo-aprile mostra il cambiamento delle abitudini di acquisto durante la serrata contro il Covid

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La sede del Molino Spadoni a Coccolia

Il Molino Spadoni ha fatto boom online con il lockdown. Gli ordini via web alla nota azienda di Coccolia sono passati dai 203 del bimestre gennaio-febbraio (per 3.544 prodotti) ai 5.822 di marzo-aprile (per 113mila prodotti). L’aumento è ancora più consistente se confrontato con lo stesso bimestre marzo-aprile dell’anno scorso: nel 2019 c’erano stati 134 ordini per 2.234 prodotti.

Nel dettaglio a marzo di quest’anno sono stati evasi oltre 1.600 ordini, per un fatturato di oltre 80mila euro. Ma il dato più importante arriva ad aprile: nella prima settimana è stato raggiunto lo stesso numero del complessivo mese precedente: oltre 1.500 ordini e 70mila euro di fatturato. Un trend che, dal 24 marzo al 23 aprile, è arrivato a sfiorare quasi cinquemila ordini, per un incasso di 237mila euro.

L’incremento delle vendite online è in un certo senso lo specchio del cambiamento che sta interessando le abitudini d’acquisto dei consumatori nell’epoca del Covid, soprattutto vista la difficile reperibilità di alcuni prodotti a scaffale.

«La crescita continua – si legge in un comunicato dell’azienda – conferma l’apprezzamento degli utenti su due fronti: la qualità dei prodotti e la celerità del servizio di consegna (5 giorni lavorativi dal giorno successivo alla data dell’ordine), garantita nonostante le forti difficoltà sulle limitazioni e i ritardi imposti dai servizi di trasporto».

Spadoni1Per affrontare il momento straordinario, l’azienda ha riorganizzato la distribuzione della propria forza lavoro, alleggerendo di personale le aree dedicate al foodservice, a regime ridotto, per potenziare gli stabilimenti di produzione per evadere così le innumerevoli richieste dai supermercati da tutta l’Italia. Per riorganizzare tutta la divisione dedicata all’online – anche solo per la gestione delle mail o delle richieste di informazioni – Molino Spadoni ha inoltre richiamato parte del personale dalla cassa integrazione e potenziato un servizio di customer care, che ha risposto a centinaia di sollecitazioni di diversa natura.

«Le richieste così numerose nei giorni dell’emergenza credo siano anche segno dell’apprezzamento della qualità del nostro servizio e naturalmente dei prodotti italiani – riferisce Beatrice Bassi, responsabile della Comunicazione di Molino Spadoni –. Questa emergenza ci ha messo a dura prova, non nascondiamo che siamo stati travolti dalla situazione e riorganizzare il reparto ci ha fatto attraversare situazioni difficili anche a livello umano. Ma alla fine gli sforzi hanno pagato, le mail che ci sono arrivate di complimenti per il supporto e la professionalità di tutto il nostro gruppo ci hanno confortato in modo assoluto».

Il disegno per Zaki di Gianluca Costantini in un cartellone in piazza a Bologna

L’idea dell’illustratore ravennate è diventata realtà. I ringraziamenti del sindaco Merola

Patrick Zaki
Foto di Giorgio Bianchi

Da questa mattina (26 maggio) un grande cartellone che chiede libertà per Patrick Zaki – con il disegno dell’artista ravennata Gianluca Costantini – si trova sulla facciata di Palazzo dei Notai in Piazza Maggiore a Bologna, nello spazio pubblicitario che protegge i lavori in corso.

La realizzazione è stata curata a spese dell’azienda TMC Pubblicità di Milano, concessionaria dello spazio, con il patrocinio non oneroso del Comune di Bologna.
«L’installazione – si legge in una nota del Comune di Bologna – vuole confermare la richiesta al governo egiziano di rilasciare lo studente iscritto al Master Gemma dell’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, arrestato in Egitto lo scorso 7 febbraio e ancora in stato di detenzione preventiva».

«La libertà per Patrick Zaki è la richiesta di una città intera, dal Comune all’Ateneo oltre che di tutti coloro che hanno a cuore i diritti umani – affermano il Sindaco di Bologna, Virginio Merola, e il rettore dell’Università di Bologna, Francesco Ubertini -. Grazie all’artista Gianluca Costantini, che ha avuto questa idea, e all’agenzia TMC per la sensibilità dimostrata».

Costantini, su Facebook, commenta: «Alla fine lo abbiamo fatto veramente! Da oggi Bologna chiede libertà per Patrick Zaki anche così. Grazie al sindaco di Bologna Virginio Merola e a tutto il suo staff e uno speciale ringraziamento aTMC Pubblicità».

Scuola “in presenza” da settembre per materne, elementari e medie. Anche nei parchi

Le indicazioni alla ministra del Comitato di esperti. Tra le indicazioni anche più sport e arte ed entrate scaglionate

StudentiOk ai concorsi e maggiore chiarezza su come sarà il rientro in classe a settembre degli 8,3 milioni di studenti italiani. Il Comitato di esperti per la riapertura delle scuole presieduto da Patrizio Bianchi ha consegnato alla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina il Rapporto con le indicazioni per la ripartenza: si fa leva sull’autonomia spinta delle scuole – nei diversi territori saranno possibili soluzioni diverse – con accordi con gli enti locali, con i mezzi di trasporto e l’utilizzo del terzo settore per poter garantire più tempo scuola fisico soprattutto ai bambini della scuola di primo ciclo. Che insieme agli alunni di elementari e medie andranno in presenza.

Si tratta di un ulteriore passo in avanti verso la riapertura, dopo che nella notte era arrivato l’accordo sul concorso per i prof, con un clima più sereno nella maggioranza dopo il vertice: si farà dopo l’estate e non più con i quiz a crocette ma con una prova scritta: «aggiorneremo le graduatorie provinciali e i precari che vinceranno il concorso potranno essere assunti con retrogradazione della data», ha aggiunto la ministra. Docenti necessari per il ritorno in aula: come ha chiarito Amanda Ferrario, dirigente scolastico che fa parte della task force, si tornerà infatti in classe dall’infanzia alle medie: «I bambini della scuola dell’infanzia, elementare e media devono poter essere in un contesto di socialità».

Diversa la situazione alle superiori: qui i ragazzi sono più grandi e quindi la possibilità di intervallare un tempo in presenza e un tempo di didattica a distanza è possibile. Quindi per loro la Dad ci sarà ancora, quanto meno nella prima parte dell’anno nella quale le misure di distanziamento in ambienti, che sono antichi o piccoli, non si prestano a poter ospitare tutti gli studenti.

Tra le linee fornite dal Comitato, la ridefinizione dell’unità oraria che non deve essere necessariamente di 60 minuti, in modo tale da poter garantire il tempo scuola a tutti; fare entrare i ragazzi in maniera scaglionata durante l’arco della giornata e non tutti alle otto; utilizzare per le lezioni non soltanto le aule ma anche parchi e giardini, gli oratori messi in sicurezza con le necessarie precauzioni, le strutture dei comuni.

Le scuole, inoltre, possono fare accordi per progetti con gli enti locali per integrare la didattica: più musica più sport più cinema e teatro e più arte. (Ansa.it)

Coronavirus, un altro decesso in provincia di Ravenna. Nessun nuovo contagio

 

Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 27.587 casi di positività, 29 in più rispetto a ieri. 2.305 i tamponi effettuati, che raggiungono così complessivamente quota 294.181. Le nuove guarigioni sono 114 (19.160 in totale), mentre continuano a calare i casi attivi, e cioè il numero di malati effettivi che a oggi sono scesi a 4.359 (-98).

Questi i dati – accertati alle ore 12 di oggi, 25 maggio, sulla base delle richieste istituzionali – relativi all’andamento dell’epidemia in regione.

Le persone in isolamento a casa, cioè quelle con sintomi lievi, che non richiedono cure ospedaliere, o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 3.763, -92 rispetto a ieri. I pazienti in terapia intensiva sono 82 (-1). Diminuiscono anche quelli ricoverati negli altri reparti Covid, scesi a 514 (-5).

Le persone complessivamente guarite salgono quindi a 19.160 (+114): 1.321 “clinicamente guarite”, divenute cioè asintomatiche dopo aver presentato manifestazioni cliniche associate all’infezione, e 17.839 quelle dichiarate guarite a tutti gli effetti perché risultate negative in due test consecutivi.

Purtroppo, si registrano 13 nuovi decessi: 4 uomini e 9 donne. Complessivamente, in Emilia-Romagna sono arrivati a 4.068. I nuovi decessi riguardano 1 residente nella provincia di Reggio Emilia, 1 in quella di Modena, 6 in provincia di Bologna (nessuno nell’imolese), 3 in quella di Ferrara, 1 in quella di Ravenna (una donna di 59 anni con patologie pregresse), 1 in quella di  Forlì-Cesena (nel Forlivese). Nessun decesso tra i residenti nelle province di Piacenza, Parma, Rimini e da fuori regione.

Questi i casi di positività sul territorio, che invece si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 4.464 a Piacenza (5 in più rispetto a ieri), 3.478 a Parma (4 in più), 4.929 a Reggio Emilia (nessun caso in più), 3.897  a Modena (1 in più), 4.564 a Bologna (14 in più); 392 le positività registrate a Imola (nessun caso in più), 986 a Ferrara (1 in più). In Romagna i casi di positività hanno raggiunto quota 4.877 (4 in più), di cui 1.020 a Ravenna (nessun caso in più), 942 a Forlì (nessun caso in più), 777 a Cesena (nessun caso in più), 2.138 a Rimini (4 in più).

L’attacco della Cgil: «Classi pollaio in tempi di pandemia. C’è un’emergenza scuola»

I numeri dell’Ufficio scolastico provinciale «non assicurano condizioni di sicurezza per l’avvio del prossimo anno scolastico»

Chairs Classroom College Desks 289740Si è svolto il 25 maggio, in videoconferenza, l’incontro tra le organizzazioni sindacali e l’ufficio scolastico territoriale di Ravenna per discutere degli organici docenti della provincia di Ravenna, relativamente all’anno scolastico 2020/21.

«Siamo molto preoccupati – commenta la segretaria generale provinciale della Flc Cgil, Marcella D’Angelo – i numeri che ci hanno consegnato dall’Ufficio scolastico, non assicurano condizioni di sicurezza per l’avvio del prossimo anno scolastico. L’organico che è stato concesso alla nostra provincia dal Ministero è infatti quasi identico a quello dell’anno in corso, quindi in una situazione pre-covid. E se è stato al limite del sufficiente per l’anno scolastico attuale, diventa drammaticamente inadeguato per il prossimo. Con questi numeri, la sicurezza e il distanziamento sono un’utopia».

«Non tenendo conto degli alunni bocciati – continua la Cgil –, avremo dei casi limite per sovraffollamento delle aule sin dalla scuola primaria per finire alle secondarie di secondo grado. Se da un lato ci saranno delle classi ‘piccole’ con non più di 16 alunni, dall’altro sono tante le classi con un numero di alunni che varia da 20 fino ad arrivare a 29 per classe. Classi pollaio in tempo di pandemia: incomprensibili in tempi normali, inconcepibili nell’immediato dell’emergenza pandemica dove anche 16 alunni per classe sono troppi, considerando anche la metratura delle nostre aule».

Dal 1 settembre 2020 la popolazione scolastica conterà 46.146 studenti in tutti gli ordini di scuola, 128 in più rispetto all’attuale anno scolastico e se per l’infanzia e la primaria vi è un netto calo di iscrizioni, per le secondarie di primo e secondo grado, i numeri lievitano in modo importante, sono infatti 629 gli studenti in più in questi due gradi di istruzione. Nel dettaglio: 4.144 gli alunni della scuola dell’infanzia per 365 posti docente in organico dell’autonomia; 15.283 alunni primaria per un totale di 1.367 posti; 689 posti per i 10.580 alunni della scuola secondaria di primo primo grado e, infine, 1.319 posti per una popolazione studentesca della secondaria di secondo grado pari a 16.139 unità.

«Le criticità più importanti vengono riscontrare sulla scuola secondaria di primo grado per la quale mancano all’appello almeno un paio di dozzine di posti ed è probabile che l’ufficio scolastico territoriale proceda con qualche compensazione dalla primaria – commenta Marcella D’Angelo -. Drammatica la situazione sul versante sostegno. Nel mese di aprile l’Ufficio scolastico regionale recepiva la richiesta dell’ufficio territoriale e accordava posti di sostegno per 1.556 alunni diversamente abili, tradotti in 499 docenti comprensivi del potenziamento. Ad oggi però i numeri degli alunni diversamente abili sono aumentati di 61 unità (siamo a 1.617) e verosimilmente continueranno ad aumentare. Il lockdown c’è stato anche per l’Inps e per le commissioni che non hanno potuto dare parere sulle certificazioni in tempo utile, per cui ci aspettiamo un aumento importante dei casi certificati».

«Capitolo a parte la concessione dei posti in deroga che sono 322 e che sono già stati confermati visto il fabbisogno provinciale, posti che a priori il Ministero concede vista la necessità, ma che non regolarizza a regime facendo cassa con i più deboli – continua la responsabile della Cgil –. Deroghe che comunque non basteranno nel momento in cui le commissioni certificheranno i nuovi casi e quindi i Dirigenti scolastici dovranno richiederne delle nuove».

I dati parziali degli alunni diversamente abili e dei docenti di sostegno: nella scuola  dell’infanzia i posti concessi sono 38 ai quali si aggiungono 26 posti in deroga per 99 bambini certificati, il rapporto è di un docente ogni 1,8 alunni; i posti nella scuola primaria sono 172 più 145 posti in deroga per un totale di 580 alunni interessati con un rapporto che va da un docente ogni 1,3 bambini a uno ogni 2,2; per la secondaria di primo grado concessi 128 posti più 64 deroghe per 392 alunni diversamente abili, con un rapporto che va da un docente ogni 1,6 a uno ogni 2,3; infine la secondaria di secondo grado avrà un organico docenti di sostegno pari a 161 unità più 87 deroghe per 546 alunni certificati con un rapporto che va da un docente ogni 1,8 alunni a uno ogni 2,3. «L’organico insufficiente, appena descritto – termina D’Angelo –, sta mettendo a nudo anni di tagli e vessazioni che la scuola subisce dai tanti governi che si sono succeduti,  compreso l’attuale. La vera scuola è la scuola in presenza e lo Stato ha il dovere di garantirla in assoluta sicurezza, con organici adeguati, aule a norma, investimenti in edilizia scolastica, non è presuntuoso affermare infatti che accanto all’emergenza sanitaria vi è un’emergenza scuola che il Governo non può più ignorare».

 

 

Carabinieri in borghese tra la movida, controlli al bar affollato

Due militari in bicicletta e altri due con la pattuglia: nella tarda serata di sabato identificati alcuni clienti in un locale in viale delle Nazioni. Il gestore: «Non ci sono state sanzioni. Ma non è facile lavorare, la gente non ascolta quando chiediamo di stare distanti»

IMG 6584Entrambi in bicicletta con la mascherina, lui con i tatuaggi che spuntavano da sotto la maglietta e lei con una borsa a tracolla: sembravano una coppia qualunque tra i tanti giovani che tornavano ad assaggiare la movida del sabato sera a Marina di Ravenna e invece erano una coppia di carabinieri in borghese che ha avviato un controllo in un bar. Circa una decina di clienti sono stati identificati al Rocksea di viale delle Nazioni, nella tarda serata del 23 maggio, e gli accertamenti hanno riguardato anche il locale. Dal titolare apprendiamo che non ha ricevuto sanzioni durante il controllo ma non è escluso che possano arrivare in futuro alla luce degli elementi raccolti sul posto.

La visita dei militari è cominciata verso le 23. In quel momento all’esterno del locale erano molte le persone presenti e poche indossavano la mascherina, come comprensibile e come concesso dalle norme per chi consuma cibi o bevande. Diversi avevano l’accortezza di stare seduti ai tavoli tenendosi distanziati, non altrettanto facevano le persone a ridosso del bancone sotto il porticato. «I tavoli sono 90×90 con due sedie quindi tutto ok – spiega il titolare –. Poi all’improvviso c’è stato un arrivo di tante persone in poco tempo, forse da un altro bar, e si è creata una situazione che ho cercato di gestire. Nelle telecamere si vede come aumentano le persone in poco tempo. Ma non è facile dire alla gente di stare a distanza. Questi non ti ascoltano e io non vorrei fare il carabiniere ma il barista».

IMG 6585La Jeep dell’Arma con le luci blu accese ha accostato ed è partito il controllo. Due uomini in divisa a dare supporto ai colleghi in abiti civili: il cofano della gazzella è diventata la scrivania di lavoro tra moduli e tablet. Diverse le reazioni tra chi è stato invitato a esibire documenti. C’è la ragazza che ha collaborato e ha cercato di convincere il fidanzato un po’ brillo a fare altrettanto per evitare grane, ridurre i tempi e non perdere l’ultimo traghetto per rientrare all’albergo a Marina Romea. Prima di andarsene la giovane ha raccolto da terra una mascherina caduta davanti al muso della Jeep: «Se non è vostra allora è la mia che non trovo più». Poi però ha convenuto con uno dei carabinieri che non fosse il caso di rimetterla in faccia. Ma c’è anche chi non ha preso con altrettanta calma l’intervento e ha ingaggiato un lungo dibattito con i militari – probabilmente a meno di un metro di distanza seppure con una mascherina arancione in volto – lamentando una presunta disparità di trattamento tra quel locale e altri della località.

Un’ora di intervento concluso quando al cellulare della pattuglia è arrivata una richiesta più urgente: un controllo a Lido Adriano per una probabile evasione di una persona ai domiciliari. La Jeep parte, la coppia in bici pure e al bar si è potuto discutere a lungo animatamente di quanto appena successo, facendosi poche domande sulle distanze.

A distanza di due giorni, il titolare del bar esprime tutta la sua difficoltà ad affrontare la riapertura con tante norme non tutte di facile applicazione: «Le leggi non obbligano a fare servizio al tavolo e noi dopo essere stati chiusi per mesi non abbiamo assunto altro personale. Quando le persone si accostavano al bancone ho cercato di allontanarli ma c’era qualcuno che aveva bevuto qualche bicchiere, mi hanno risposto che non hanno paura del Covid e a quel punto non si può ragionare. È difficile lavorare in questi giorni». Il barista ora ha provato a cambiare la disposizione logistica: «Ho messo una catena al limite della mia proprietà, al bordo del portico: per ordinare si entra uno alla volta e se la gente si assembra fuori quello è suolo pubblico e non posso occuparmene io. Spero sia la soluzione giusta ma non ho la certezza. Anche per questo parlerò con i carabinieri, vogliamo lavorare evitando problemi. Se vogliono mettere una pattuglia fissa davanti al mio bar a me fa solo piacere».

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