mercoledì
20 Agosto 2025

Striscione del Popolo della Famiglia a scuola contro l’educazione affettiva

La contestazione esposta davanti alle Carchidio-Strocchi. La replica dei Giovani democratici: «L’affettività è la premessa necessaria per creare una famiglia»

471202908 1420371042683004 536094187993276701 NLa sezione faentina del Popolo della Famiglia, partito fondato da Mario Adinolfi nel 2016 con una connotazione conservatrice e cattolica, ha esposto uno striscione alla cancellata delle scuole Carchidio-Strocchi di Faenza con una messaggio di contestazione contro l’educazione affettiva in aula.

Alessandro Vitali, dirigente comunale del Pdf, spiega l’iniziativa: «È stato approvato un emendamento del deputato Magi di Più Europa, per corsi di educazione affettiva e sessuale nelle scuole. Un fatto inaccettabile, aggravato dal fatto che a promuoverlo sia stato un governo di centro-destra, che sulla carta dovrebbe opporsi a determinati tipi di percorsi. L’educazione affettiva così come promossa dal circuito main stream è un serio problema per la libertà educativa dei ragazzi e delle rispettive famiglie. L’intento di questi percorsi è minare la libertà educativa dei ragazzi e di introdurre come normalità il pensiero unico dominante».

Vitali critica anche la carriera alias, l’iniziativa promossa in alcuni istituti di Faenza che consente agli alunni, a fronte di precise condizioni dell’individuo, di poter scegliere un nome di genere diverso da utilizzare nell’ambito scolastico: «È un serio problema e non una soluzione.
L’educazione delle giovani generazioni non deve essere deviata da questo genere di ingerenze».

Al Pdf rispondono i giovani del Pd: «L’iniziativa ci ricorda quanto ancora siamo pedagogicamente indietro nella tabella di marcia rispetto gli altri Paesi occidentali. Ci chiediamo infatti quale educazione affettiva vada mai interrotta, considerato che nelle nostre aule è solo di rado presente, sotto forma di progetti isolati e frammentati. Sebbene educare all’affettività sia caldamente incoraggiato dall’Oms quale mezzo per generare empatia e a disincentivare la violenza di genere, non esistono indicazioni nazionali in materia, nonostante i pomposi propositi del governo di inserirla sotto l’onda di sdegno per l’omicidio di Giulia Cecchettin. Il tutto è appaltato a una piccola platea di docenti motivati e consapevoli della sua importanza, forzati a formarsi da soli in un tema tanto delicato e bersagliati da partiti che si dicono “per la famiglia” ma che ignorano come l’affettività sia la premessa necessaria per crearne una».

I Gd chiedono una serie di corsi di formazione gratuita sull’affettività per i docenti, in collaborazione con gli istituti di ogni ordine e grado del faentino e diversi a seconda della fascia d’età su cui intervenire, che consentano di adottare buone pratiche di formazione e giungere ad uno standard univoco su questi temi.

Un adulto su 8 in provincia ha almeno un’arma regolare, più della media nazionale

Tra i 330mila maggiorenni residenti in provincia di Ravenna ce ne sono 40mila che detengono regolarmente almeno un’arma. Una visita medica è il primo requisito per essere autorizzati. Diecimila i porti d’armi, la maggioranza per sport

Armi009Un maggiorenne su otto residenti in provincia di Ravenna possiede legalmente almeno un’arma da fuoco. In numeri assoluti si tratta di circa 40.616 persone su circa 390mila abitanti (compresi i 60mila minorenni). La statistica riferita al 2023 è stata fornita dal dipartimento di pubblica sicurezza del ministero degli Interni a seguito di una richiesta di accesso civico generalizzato presentata da Ravenna&Dintorni.

La media ravennate è più alta di quella nazionale. Nel 2023 il numero di italiani che possedevano almeno un’arma ammontava a quasi 4,7 milioni di persone, pari a un adulto su dieci (dato divulgato da SkyTg24 a fine 2024). A livello italiano è plausibile che in una famiglia su cinque ci sia un’arma.

«Secondo la legislazione italiana – spiega Francesco Baratta, funzionario della divisione Pas (polizia amministrativa e sociale) della questura di Ravenna – la norma è che il cittadino non possa detenere e portare armi perché queste sono lasciate a chi si occupa dell’ordine pubblico. Ogni arma posseduta da un privato cittadino va quindi considerata come un’eccezione rispetto alla norma e viene concessa solo dalle autorità e solo a determinate condizioni».

Il primo requisito da soddisfare è l’idoneità psico-fisica. Il medico di base rilascia un certificato anamnestico con il quadro generale di salute della persona e l’esclusione di patologie psichiche, dell’uso di psicofarmaci e dell’abuso di stupefacenti e alcolici. Un secondo medico dell’Ausl visita la persona per ulteriori accertamenti. Ogni cinque anni va rinnovata l’idoneità che costa circa cento euro.

Il secondo requisito è ottenere il diploma di idoneità al maneggio delle armi (noto anche con l’acronimo Dima). Viene rilasciato dalle sezioni di tiro a segno dopo aver partecipato a una giornata di lezioni in aula e superato una prova teorica (quiz) e una pratica. Costa 165 euro e non ha bisogno di rinnovi. Al poligono di Faenza, per esempio, ne sono state rilasciati 18 nel 2024 e 42 nel 2023. In media un candidato su dieci non supera il primo tentativo e deve ripetere.

Soddisfatti questi due requisiti, il cittadino può richiedere l’autorizzazione all’acquisto. La questura è competente per due casi: il nulla osta per la semplice detenzione domiciliare o la licenza di porto d’armi per attività sportiva o per attività venatoria. La prefettura, invece, rilascia il porto d’armi per difesa personale o per guardia giurata.

«Il nulla osta rilasciato dalla questura ha una validità di 30 giorni entro cui fare l’acquisto in armeria con un numero limitato di munizioni – illustra Baratta –. L’arma va custodita nell’abitazione e non può essere usata o portata altrove. Per eventuali acquisti successivi va rifatta la procedura».

Il nulla osta va richiesto anche da chi si ritrova a ereditare un’arma dopo il decesso di un parente e vuole tenerla (l’alternativa è fare la rinuncia e consegnarla alle autorità per la distruzione). Da circa vent’anni per la questura di Ravenna è in vigore una circolare che – solo nei casi di eredità – consente l’intestazione delle armi prive di munizioni senza bisogno di conseguire l’abilitazione al maneggio. «È stato fatto per andare incontro a chi si ritrova a ereditare qualche decina di fucili da un genitore e intende rivenderli, ma non può farlo in tempi brevi».

Chi vuole dedicarsi al tiro a segno o alla caccia deve richiedere il permesso al trasporto, il cosiddetto porto d’armi. In provincia sono circa diecimila quelli in corso di validità (10.879 nel 2023 di cui 1.694 rinnovati o rilasciati in quell’anno): 4.834 per caccia (in calo) e 5.787 per sport (in crescita). «In altre parole sono licenze che autorizzano lo spostamento delle armi dal luogo di regolare detenzione al luogo dove se ne fa uso, cioè le zone di caccia o i poligoni sportivi». Nel 2023, ultimo dato disponibile, la questura ha respinto 38 istanze di rilascio porto d’armi e ne ha revocati 28. Nel 2024 i soci delle tre sezioni di tiro a segno della provincia di Ravenna sono poco più di settecento.

La licenza di porto d’armi sostituisce il nulla osta per gli acquisti in armeria e consente la detenzione di tre armi comuni da sparo, 12 armi sportive, un numero illimitato di fucili da caccia e 8 armi antiche (stessi limiti previsti per chi ha solo il nulla osta). I collezionisti possono richiedere una licenza speciale al questore: permette di detenere un numero illimitato di armi storiche di cui, però, non sarà possibile detenere il munizionamento né più di un esemplare per ogni modello. In provincia sono 70 le licenze da collezionista.

L’acquisto di armi o munizioni e gli eventuali cambi di residenza devono essere denunciati alle autorità entro 72 ore. La comunicazione di acquisto viene fatta anche dalle armerie.

Qualunque sia il tipo di titolo che autorizza il possesso o il trasporto, esistono precise disposizioni sulle procedure: «In casa non vanno custodite insieme alle munizioni, devono essere conservate in armadietti blindati chiusi a chiave e la chiave non va lasciata a disposizione di chiunque o in un posto facilmente individuabile. Quando si porta l’arma in auto va messa scarica nel baule».

Gli appartenenti alle quattro forze di polizia presenti in Italia (polizia di Stato, carabinieri, guardia di finanza e polizia carceraria, qualche centinaio di persone in provincia) possono portare nella propria abitazione l’arma di servizio se dotati delle apposite misure per la corretta detenzione. Per l’acquisto di armi personali è sufficiente mostrare l’attestazione di servizio senza ulteriori permessi.

Alla scadenza del porto d’armi, che dura cinque anni, è consentito rinunciare al rinnovo e mantenere l’arma nella propria abitazione, senza poterla più trasportare o utilizzare all’esterno e dovendosi comunque sottoporre a un controllo medico-psicofisico ogni cinque anni. Attualmente, in provincia, ci sono più di quindicimila persone proprietarie di almeno un’arma regolare senza la licenza di porto.

 

Questo articolo è una versione aggiornata di quello uscito sul numero del settimanale Ravenna&Dintorni del 12 dicembre. In quell’articolo si parlava di 30mila soggetti possessori di un’arma regolare. Il dato corretto è i 40mila riportati in questo articolo sulla base delle informazioni ottenute dal ministero dell’Interno che non aveva ancora risposto alla nostra richiesta entro la pubblicazione dell’articolo.

Luca Coffari, ex sindaco di Cervia, a capo della segreteria politica di De Pascale

Il 40enne ex sindaco di Ravenna, neoeletto presidente dell’Emilia-Romagna, ha chiamato a Bologna il 37enne concittadino come collaboratore diretto. I due sono stati assessori nella giunta Zoffoli 2009-2014

10Il 37enne cervese Luca Coffari è stato scelto dal 40enne concittadino Michele de Pascale, ex sindaco di Ravenna, come capo della segreteria politica e suo collaboratore diretto alla presidenza della Regione Emilia-Romagna ottenuta alle recenti elezioni di novembre 2024.

Coffari è diplomato all’Istituto tecnico industriale statale di Ravenna (indirizzo elettrotecnica e automazione) e laureato in Economia e Gestione Aziendale. Attualmente è responsabile dell’area della Romagna Faentina e del Dipartimento Politiche Economiche per conto di Cna Ravenna. È stato assessore a Cervia dal 2010 al 2014 e sindaco dal 2014 al 2019. Ha iniziato la sua esperienza politica alle scuole superiori come rappresentate d’istituto e appena maggiorenne si è impegnato prima nei giovani democratici e poi come segretario del circolo Pd di Cervia Centro.

De Pascale e Coffari hanno mosso i primi passi in politica assieme (entrambi assessori nella giunta Zoffoli 2009-2014). Ora Coffari si occuperà dell’organizzazione delle attività e delle deleghe gestite direttamente da De Pascale, delle relazioni con le varie istituzioni e del dialogo con le forze sociali ed economiche del territorio.

 

Macellaio trovato impiccato, si va verso il processo per omicidio: due indagati

La morte di Domenico Montanari risale al 2019, ora notificata l’imputazione coatta per un ex vigile urbano che gli aveva prestato 300mila euro a strozzo e per il fratello della compagna all’epoca dei fatti

Domenico Montanari
Domenico Montanari

Per la morte del 64enne Domenico Montanari, socio dell’Antica Macelleria Bandini di Faenza, è stata disposta l’imputazione coatta per due persone, come richiesto dal giudice per le indagini preliminari. La procura di Ravenna ha notificato il provvedimento al 55enne ex vigile urbano Gian Carlo Valgimigli e al 31enne Daniel Mullaliu, fratello della compagna del 55enne all’epoca dei fatti che avvennero nel 2019. I due devono rispondere di omicidio aggravato in concorso. La notizia è riportata dal quotidiano Il Resto del Carlino.

L’imputazione coatta non è tecnicamente un rinvio a giudizio, ma dispone che la procura, che aveva chiesto l’archiviazione, chieda invece per gli indagati il rinvio a giudizio. A questo punto entro qualche mese verrà celebrata davanti l’udienza preliminare. In quella sede la procura potrebbe reiterare la richiesta di archiviazione come accaduto a conclusione delle indagini preliminari; chiedere il processo per entrambi gli imputati in linea con la lettura dei fatti fornita dal Gip; o diversificare le richieste per i due accusati. È frequente che in seguito a una ordinanza che dispone l’imputazione coatta segua un processo.

Il 25 luglio 2019 Montanari era stato trovato impiccato dentro alla macelleria della quale era contitolare. A rinvenire il corpo verso le 5.50 era stato l’ex vigile urbano. L’assenza di segni di colluttazione aveva indirizzato l’inchiesta verso il gesto volontario. Secondo il gip invece saremmo di fronte a un omicidio compiuto su un negoziante stanco di pagare gli interessi di prestiti a strozzo e intenzionato a rivolgersi alle forze dell’ordine. Il tutto commesso da più persone e mascherato da suicidio.

Le indagini della squadra mobile e gli accertamenti della guardia di finanza avevano rivelato un giro di prestiti a strozzo del 55enne al defunto macellaio: lo avrebbe fatto indebitare per 300mila euro a fronte di interessi di 30mila al mese tanto da rimediare alla fine una condanna per morte come conseguenza di altro reato: l’usura.

L’ipotesi omicidio è emersa dalle parole di un pregiudicato che si trovava nel carcere di Ferrara mentre vi era detenuto Valgimigli. Le confidenze che l’ex vigile urbano avevano alimentato le dichiarazioni del 20 dicembre 2022 confermate l’11 gennaio 2023 alla base del nuovo fascicolo.

Il consorzio Cila-Ciicai si espande in Emilia: due operazioni da 4 milioni di euro

La realtà nata nel 2023 dalla fusione di due aziende ravennati ora ha acquisito la Nuova Termosintari di Modena

Il consorzio di termoidraulica Cila-Ciicai, costituito nel 2023 dalla fusione del Ciicai di Ravenna e del Cila di Faenza, consolida la propria presenza nel Bolognese e allarga la propria attività anche alla provincia di Modena: una doppia operazione quantificabile sui 4 milioni di euro.

Nelle ultime settimane del 2024 si sono concretizzati due eventi societari che ampliano la base sociale del consorzio e lo proiettano sempre più verso l’Emilia.

Innanzitutto, l’azienda ha portato al proprio interno l’attività di Fra, la realtà di Casalecchio che era stata realizzata con una sinergia fra il consorzio ravennate e quello faentino quando ancora non era concretizzata la fusione. In termini concreti non cambia nulla, salvo che anche lo show Room di Casalecchio oggi batte bandiera Cila-Ciicai.

Ma la vera novità riguarda la provincia di Modena: il consorzio si è costruito una base stabile anche nel modenese, acquistando una società che operava nello stesso settore, Nuova Termosanitari, con una sede centrale a Modena e una sede operativa a Sassuolo, entrambe dotate di showroom. Cila-Ciicai ha acquisito il ramo d’azienda, nonché tutti coloro che lavoravano lì, oggi divenuti dipendenti del Consorzio.

 

Curcio commissario alla ricostruzione, Legacoop soddisfatta: «Un tecnico competente»

L’associazione di categoria chiede che venga accolta la richiesta della Regione di anticipare un primo stralcio di opere per 870 milioni di euro, anziché i 150 milioni complessivi indicati all’inizio di dicembre dall’ex commissario Figliuolo

De Pascale CurcioGiudizio positivo di Legacoop Romagna sulla nomina del nuovo commissario alla ricostruzione post alluvione, l’ex capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio, che prende il posto del generale Francesco Paolo Figliuolo, giunto al termine del mandato assegnatogli. «Curcio è sicuramente un tecnico competente e preparato – si legge in una nota dell’associazione di categoria –, con un’esperienza in grado di supportarlo nel tanto che dovrà gestire da qui in avanti».

Legacoop auspica che il passaggio di consegne sia l’occasione per fornire al nuovo commissario strumenti e norme adeguate per garantire la massima operatività: «A partire da una risposta positiva e concreta alla richiesta della Regione di anticipare un primo stralcio di opere per 870 milioni di euro, necessarie per mettere in sicurezza il territorio, anziché i 150 milioni complessivi, indicati all’inizio di dicembre da parte dell’allora commissario Figliuolo, collegati al piano straordinario non ancora approvato».

Per Legacoop sono necessari segnali importanti anche su temi quali, ad esempio, le procedure di rendicontazione per i contributi percepiti e le tracimazioni controllate, per le quali servirà un raccordo normativo e finanziario a più livelli istituzionali. «Occorrerà garantirlo, affinché non si creino problemi interpretativi e si diano adeguate garanzie per coloro (principalmente le aziende agricole) che metteranno a disposizione aree per gestire le fasi critiche delle piene, ristorando adeguatamente l’impossibilità di effettuare coltivazioni di pregio per garantire la sicurezza dei territori e delle comunità».

Nelle alluvioni di maggio 2023 le Cab (cooperative agricole braccianti) della provincia di Ravenna aderenti a Legacoop Romagna hanno subito danni per un valore pari a 30 milioni di euro. A oggi sono stati riconosciuti risarcimenti pari a 2 milioni di euro, 657mila dei quali già liquidati concretamente sotto forma di anticipo, con apposito decreto di concessione a Cab Massari, Cab Terra, Agrisfera e Cab di Fusignano.

Riprende il campionato, il Ravenna a Prato: i toscani non subiscono gol da 5 gare

I giallorossi sono in striscia positiva da dieci turni e inseguono la vetta occupata dal Forlì a un punto di distanza. Marchionni recupera Lo Bosco, Rrapaj, Rossetti e Milan

Filippo Venturi Photography
Foto di Filippo Venturi

Dopo la sosta natalizia riparte il campionato di calcio di serie D con la prima giornata del girone di ritorno: domenica 5 gennaio alle 14.30 il Ravenna sarà impegnato in trasferta allo stadio “Lungobisenzio” contro il Prato.

Filippo Venturi Photography
Foto di Filippo Venturi

La partita che mette di fronte due squadre in un ottimo momento di forma. Il Ravenna (secondo a meno 1 dalla capolista Forlì) non ha mai perso da quando Marco Marchionni ha preso la panchina al posto di Mauro Antonioli (dieci risultati utili consecutivi, 9 vittorie e un pari). Il Prato (ottavo a 16 punti dai giallorossi) è imbattuto in casa da quando Marco Mariotti è subentrato a Maurizio Ridolfi e non ha subito gol nelle ultime cinque partite.

Nel Ravenna tornano a disposizione gli infortunati Lo Bosco e Rrapaj e gli squalificati Rossetti e Milan. Buone notizie anche per Mereghetti, che ha ripreso ad allenarsi con il gruppo e punta a ritrovare la migliore condizione, mentre restano fermi ai box Mauthe e Nappello.

La rivalità fra le tifoserie è particolarmente sentita: i sostenitori giallorossi si faranno sentire nel settore ospiti dello stadio Lungobisenzio.

Stagione di danza: prevendita dal 7 gennaio, in cartellone due eventi all’Almagià

Si comincia l’1-2 febbraio con la DaCru Dance Company. Per la prima volta in cartellone due appuntamenti all’Almagià fuori abbonamento

I biglietti per i singoli spettacoli della stagione Danza 2025 del teatro Alighieri di Ravenna saranno disponibili a partire dal 7 gennaio alle 10. Informazioni e prevendite alla biglietteria del teatro oppure al numero 0544-249244 o sul sito www.teatroalighieri.org.

Il percorso parte l’1 e il 2 febbraio dalla proposta della DaCru Dance Company, il progetto nato dal sodalizio fra Marisa Ragazzo e Omid Ighani e votato a esplorare le possibilità di incontro fra danza urbana e teatro – uno urban theatre all’insegna della contaminazione. Quest’anno i DaCru tornano all’Alighieri con People, analisi di un’umanità sempre più esposta a contatti fittizi, fatti di gradimento, status, condivisione sui social…e solitudine.

Il 22 e 23 febbraio, la Compagnia Zappalà Danza propone invece la Trilogia dell’estasi, ovvero il progetto con cui il coreografo Roberto Zappalà rende omaggio a tre composizioni per lui “sacre”, capaci di segnare il percorso coreografico e musicale del secolo scorso: L’après-midi d’un faune di Debussy, il Boléro di Ravel e Le Sacre du printemps di Stravinskij vengono trasfigurati in danza in un unico set scenico.

Per la prima volta, il cartellone si arricchisce di due fuori abbonamento alle Artificerie Almagià il 13 marzo e il 15 aprile, grazie a Impromptus: arie, danze e improvvisazioni, un progetto di improvvisazioni in musica e danza in anteprima a Ravenna e concepito in collaborazione con il Centro Coreografico Nazionale/Aterballetto. Il primo appuntamento, giovedì 13 marzo, vede Daniele Di Bonaventura al bandoneon e Alfredo Laviano alle percussioni; a danzare sono Saul Daniele Ardillo e Gador Lago Benito. Martedì 15 aprile, saranno invece i violoncelli dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini a dialogare con i danzatori Leonardo Farina e Arianna Ganassi.

I prezzi. Abbonamenti (2 spettacoli) da 18 a 50 euro, con Carta Giovani Nazionale 18-35 anni e Unipass 30 euro. Biglietti da 10 a 30 euro, Carta Giovani Nazionale 18-35 anni (platea e palchi) 15 Euro. Fuori abbonamento Almagià: ingresso 10 euro, Under 18 a 5 euro.

Innovazione in agricoltura: due bandi della Regione con 9 milioni di euro di fondi

La Regione Emilia-Romagna ha pubblicato due bandi dello Sviluppo rurale 2023-27 destinati ad azioni pilota e alla creazione di partenariati dell’innovazione nel settore agricolo. Domande entro il 30 aprile 2025

Con un plafond di 9 milioni di euro, la Regione Emilia-Romagna ha approvato due bandi dello Sviluppo rurale 2023-27 sull’innovazione in agricoltura. L’obiettivo è innovazione e potenziamento delle tecnologie per un’agricoltura sempre più competitiva capace di tenere insieme la produttività con le linee di ricerca e sviluppo nei diversi settori agricoli. Per entrambi i bandi il termine di invio delle domande è fissato alle ore 13 del 30 aprile 2025 (maggiori info a questo link sul sito della Regione)

Il bando per progetti pilota

Il primo bando assegna 8 milioni di euro a sostegno delle azioni pilota e di collaudo dell’innovazione ed è destinato a imprese e operatori del settore agricolo e della filiera agroalimentare singoli o associati, ad associazioni di produttori, organizzazioni interprofessionali, consorzi di tutela di produzioni tutelate e cooperative.

Ciascun beneficiario potrà presentare un solo progetto di innovazione e i principali settori tra i quali saranno ripartite le risorse sono ortofrutticolo, lattiero-caseario, seminativi, sementiero, oleoproteaginose, foraggere, suinicolo, vitivinicolo e alcune produzioni animali.

I partenariati dell’innovazione

Il secondo bando mette a disposizione degli Hub dell’innovazione la cifra di un milione di euro, di cui 540 mila euro per il settore vegetale 460 mila per la zootecnia.

Si tratta di partenariati tra centri di ricerca, associazioni di imprenditori agricoli e forestali, organizzazioni di produttori o loro associazioni e organismi di consulenza, per migliorare le connessioni tra agricoltura e ricerca e favorire soluzioni e servizi innovativi nelle aziende agricole.

La Regione Emilia-Romagna sostiene la creazione di questi Hub facilitando l’incontro e le collaborazioni previste dal Complemento di programmazione per lo sviluppo rurale del Piano strategico della Pac 2023-2027.

Respinto il ricorso per i 49 pini, i cittadini dovranno pagare le spese del Comune

Il tribunale civile ha deciso che la competenza è della giustizia amministrativa (Tar) e non è entrato nel merito delle richieste dei 71 firmatari che si oppongono all’abbattimento degli alberi in viale Romagna per riqualificare la località

2024 02 23 Viale Romagna Lido Savio Ph Elisa CagnaniIl tribunale di Ravenna, con una sentenza della giudice civile Elena Orlandi depositata la vigilia di Natale, ha respinto il ricorso presentato da 71 cittadini – insieme alle associazioni ambientaliste Wwf Ravenna e Italia Nostra – per difendere 49 pini in viale Romagna a Lido di Savio dall’abbattimento deciso dal Comune di Ravenna nell’ambito della riqualificazione urbanistica della località inserita nel progetto del Parco marittimo. I cittadini dovranno pagare le spese legali per un totale di 3.228 euro a favore dell’amministrazione comunale.

La decisione della giudice non entra nel merito ma si limita a indicare il tribunale amministrativo regionale (Tar) come sede competente per il ricorso. La controversia, come si legge nell’ordinanza, non può «che afferire all’ipotesi di cui all’art. 133, lett. f) del codice del processo amministrativo, che riguarda non solo edilizia e urbanistica ma, più in generale, tutte le ipotesi in cui gli atti ed i provvedimenti della pubblica amministrazione afferiscono all’uso del territorio».

Il ricorso elaborato con l’assistenza dell’avvocata Virginia Cuffaro chiedeva di dichiarare l’illegittimità dell’abbattimento previsto dalla delibera, accertando “la violazione del diritto soggettivo all’ambiente costituzionalmente tutelato e del diritto alla salute dei ricorrenti”. Si chiedeva inoltre di ordinare al Comune di sospendere immediatamente l’esecutività della delibera. I cittadini avevano inoltre presentato tre relazioni sugli alberi da esperti del massimo livello in Italia. Secondo i ricorrenti, e gli esperti da loro contattati, i pini sono in buona salute e «un abbattimento sistematico e in grande numero di piante d’alto fusto come quello in oggetto può essere equiparato alla distruzione di un intero habitat».

C’è amarezza tra i firmatari del ricorso. «Il diritto incomprimibile e costituzionalmente garantito alla salute – si legge in una nota del comitato – viene ricondotto agli aspetti meramente urbanistici della questione, e quindi non difendibile davanti il giudice ordinario. Altrove, invece, come ad esempio a Torino e a Piacenza, per procedimenti analoghi, non è stato così, e si è seguito il filone tracciato dalle sezioni unite della Corte di Cassazione, come puntualmente ricordato alla giudice dall’avvocata Cuffaro anche durante l’udienza del 27 novembre». I ricorrenti ricordano che prima di giocare la carta del ricorso avevano tentato la via del dialogo con il Comune anche tramite la raccolta di tremila firme.

L’opposizione del Comune si è basata prima di tutto sul difetto di giurisdizione (poi effettivamente accolto dal tribunale), ma anche sul fatto che i firmatari del ricorso non potessero avere un interesse concreto per potere agire giuridicamente. L’assessora ai Lavori pubblici, Federica Del Conte, ha commentato la sentenza dalle pagine del quotidiano Il Resto del Carlino: «Il fatto che i giudici abbiano condannato il comitato alle spese processuali non è di poco conto e da parte nostra sono in corso ulteriori verifiche sulle alberature non ancora abbattute. Nel frattempo i cantieri vanno avanti con le opere sottostanti».

La scadenza per presentare un eventuale reclamo contro la sentenza è l’8 gennaio. L’alternativa è il Tar.

Il costo del nuovo palasport cresce ancora: 24 milioni, 9 più della stima iniziale

La giunta comunale ha approvato una variante progettuale per spostare l’impianto geotermico. La Pigna critica il Comune e chiede indagini

Il costo per costruire il nuovo palazzetto dello sport di Ravenna, accanto al già esistente Pala De Andrè, cresce ancora. L’importo iniziale stimato alla partenza del cantiere nel 2019 era di 15,5 milioni di euro, l’ultimo aumento approvato dalla giunta comunale a fine 2024 porta la cifra a 24 milioni di euro (sostenuti in piccola parte da Regione, Camera di Commercio e Coni). La notizia è riportata dai quotidiani Resto del Carlino e Corriere Romagna nell’edizione odierna, 3 gennaio.

L’ultimo aumento non è, come accaduto in passato, di un adeguamento dei prezzi ai rincari, ma di una variante progettuale. Sono necessari lavori di carpenteria non previsti inizialmente e lo spostamento dell’impianto geotermico direttamente nel terreno sottostante le fondamenta. L’ultimo aumento dei costi del palazzetto era stato deciso a ottobre e si era arrivati a 22,9 milioni.

Va ricordato che il cantiere cominciò nell’estate 2019 con l’obiettivo di essere completato per la primavera 2021, in tempo per l’edizione Omc di quell’anno. L’ultima proroga concessa dal Comune alla ditta appaltatrice fissa la fine dei lavori a ottobre 2025. La ditta aveva però chiesto 615 giorni in più, quasi due anni, per portare a termine il cantiere, ma il Comune non li ha concessi.

La pubblicazione della notizia del rincaro ha suscita la reazione della lista civica La Pigna, da sempre molto critica contro il progetto. «Già al momento della posa della prima pietra contestammo all’allora sindaco Michele de Pascale che i costi sarebbero lievitati a dismisura – dice la consigliera comunale Veronica Verlicchi –, stimando proprio una cifra attorno ai 25 milioni di Euro. All’epoca De Pascale ci sbeffeggiò affermando che non sapevamo fare i conti. Oggi i fatti, dimostrano che a non saper far di conto è proprio lui insieme all’assessora ai Lavori pubblici Federica Del Conte».

Secondo Verlicchi gli aspetti poco chiari di questo progetto sono molteplici: «Da diverso tempo abbiamo presentato esposti dettagliati alla procura della Repubblica di Ravenna, ad Anac e alla procura regionale della Corte dei Conti. In attesa che qualcuno di questi si decida a prestare attenzione alla questione, non bisogna dimenticare che essendo il cantiere ben lungi dall’essere terminato, è prevedibile che la generosità della giunta comunale a guida Pd verso l’appaltatore, possa continuare sia in termini di proroghe che di aumento dei costi».

Screening tumore colon retto, dal 2025 test gratuito per la fascia di età 50-74

In Emilia-Romagna si amplia la fascia di popolazione che rientra nel programma di prevenzione avviato nel 2005: per chi partecipa la mortalità diminuisce del 65% negli uomini e del 54% nelle donne

L’Emilia-Romagna amplia l’offerta degli screening oncologici gratuiti. Da gennaio 2025, in coerenza con i contenuti del Piano oncologico nazionale (Pon) 2023-27 e in linea con il Piano regionale della prevenzione 2021-2025, il programma di screening del colon retto viene esteso alla fascia di età 70-74 anni, come sostenuto anche dalle raccomandazioni del Consiglio dell’Unione europea (2022/0290 NLE) e dal Piano nazionale della prevenzione 2020-2025, che indicano come popolazione target la fascia 50-74 anni.

Il programma di screening prevede il test per la ricerca del sangue occulto nelle feci ogni due anni a tutte le donne e gli uomini residenti e domiciliati assistiti in Regione Emilia-Romagna a partire dai 50 anni. In Emilia-Romagna grazie allo screening si registrano -33% di diagnosi di nuovi tumori del colon retto negli uomini e -21% nelle donne.

L’estensione dello screening gratuito per il cancro del colon retto alla fascia d’età 70-74 anni è graduale, ovvero nel 2025 l’invito è rivolto ai nati nel 1955 che nel corso dell’anno compiranno i 70 anni, in continuità con la cadenza biennale dall’ultimo test eseguito o invito ricevuto. Contemporaneamente saranno invitati tutti i nati nel 1951 che compiranno i 74 anni e che avranno così l’opportunità di eseguire un ulteriore screening prima di uscire dal programma.

Nel 2026 saranno invitati anche i nati nel 1956 e nel 1952, proseguendo così fino al 2028, quando tutte le persone in età tra i 70 e 74 anni saranno comprese nella chiamata di screening.

I dati del Registro tumori dell’Emilia-Romagna mostrano, infatti, un repentino aumento dell’incidenza a partire dai 75 anni: la prevenzione, grazie a un’anticipazione diagnostica del programma di screening, potrebbe avere un ruolo importante nel ridurre ulteriormente l’incidenza del tumore del colon retto e di quella in stadio avanzato, nelle fasce di età dai 70 ai 79 anni. Questo è particolarmente importante alla luce dell’attuale speranza di vita a 70 anni che, in Emilia-Romagna, è di 16,6 anni (stima dati Istat).

Il tumore del colon retto è al secondo posto sia in termini di incidenza che di mortalità, tra le cause oncologiche di malattia e di morte in Italia e in Emilia-Romagna: nella nostra Regione i nuovi casi di tumore del colon retto e ano diagnosticati nel 2020 sono stati 3.088, pari al 10,7% del totale dei nuovi casi di tumore diagnosticati nell’anno (dati Registro Tumori dell’Emilia-Romagna). Nella fascia di età over 70 anni, rispetto alla fascia 50-69, l’incidenza di questa patologia è ancor più frequente.

In Emilia-Romagna, però, per chi partecipa allo screening, introdotto nel 2005, la mortalità diminuisce del 65% negli uomini e del 54% nelle donne.

La Regione Emilia-Romagna è stata la prima in Italia a estendere, già dal 2010, lo screening mammografico dalla fascia 50-69 anni alla fascia 45-74 anni e ora viene esteso anche quello del colon retto per coinvolgere un numero sempre più ampio di persone. Infatti, secondo i dati del Coordinamento Regionale Screening, in Emilia-Romagna si registra, purtroppo, un calo complessivo della copertura dello screening per il tumore del colon retto (51,3%). Dunque, quasi la metà della popolazione non usufruisce regolarmente di questa opportunità di prevenzione gratuita ed efficace che permette, non solo di proteggere dal tumore, ma anche di trovare e asportare lesioni pretumorali, prima che diventino tumori.

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