Respinto il ricorso per i 49 pini, i cittadini dovranno pagare le spese del Comune Seguici su Telegram e resta aggiornato Il tribunale civile ha deciso che la competenza è della giustizia amministrativa (Tar) e non è entrato nel merito delle richieste dei 71 firmatari che si oppongono all’abbattimento degli alberi in viale Romagna per riqualificare la località Il tribunale di Ravenna, con una sentenza della giudice civile Elena Orlandi depositata la vigilia di Natale, ha respinto il ricorso presentato da 71 cittadini – insieme alle associazioni ambientaliste Wwf Ravenna e Italia Nostra – per difendere 49 pini in viale Romagna a Lido di Savio dall’abbattimento deciso dal Comune di Ravenna nell’ambito della riqualificazione urbanistica della località inserita nel progetto del Parco marittimo. I cittadini dovranno pagare le spese legali per un totale di 3.228 euro a favore dell’amministrazione comunale. La decisione della giudice non entra nel merito ma si limita a indicare il tribunale amministrativo regionale (Tar) come sede competente per il ricorso. La controversia, come si legge nell’ordinanza, non può «che afferire all’ipotesi di cui all’art. 133, lett. f) del codice del processo amministrativo, che riguarda non solo edilizia e urbanistica ma, più in generale, tutte le ipotesi in cui gli atti ed i provvedimenti della pubblica amministrazione afferiscono all’uso del territorio». Il ricorso elaborato con l’assistenza dell’avvocata Virginia Cuffaro chiedeva di dichiarare l’illegittimità dell’abbattimento previsto dalla delibera, accertando “la violazione del diritto soggettivo all’ambiente costituzionalmente tutelato e del diritto alla salute dei ricorrenti”. Si chiedeva inoltre di ordinare al Comune di sospendere immediatamente l’esecutività della delibera. I cittadini avevano inoltre presentato tre relazioni sugli alberi da esperti del massimo livello in Italia. Secondo i ricorrenti, e gli esperti da loro contattati, i pini sono in buona salute e «un abbattimento sistematico e in grande numero di piante d’alto fusto come quello in oggetto può essere equiparato alla distruzione di un intero habitat». C’è amarezza tra i firmatari del ricorso. «Il diritto incomprimibile e costituzionalmente garantito alla salute – si legge in una nota del comitato – viene ricondotto agli aspetti meramente urbanistici della questione, e quindi non difendibile davanti il giudice ordinario. Altrove, invece, come ad esempio a Torino e a Piacenza, per procedimenti analoghi, non è stato così, e si è seguito il filone tracciato dalle sezioni unite della Corte di Cassazione, come puntualmente ricordato alla giudice dall’avvocata Cuffaro anche durante l’udienza del 27 novembre». I ricorrenti ricordano che prima di giocare la carta del ricorso avevano tentato la via del dialogo con il Comune anche tramite la raccolta di tremila firme. L’opposizione del Comune si è basata prima di tutto sul difetto di giurisdizione (poi effettivamente accolto dal tribunale), ma anche sul fatto che i firmatari del ricorso non potessero avere un interesse concreto per potere agire giuridicamente. L’assessora ai Lavori pubblici, Federica Del Conte, ha commentato la sentenza dalle pagine del quotidiano Il Resto del Carlino: «Il fatto che i giudici abbiano condannato il comitato alle spese processuali non è di poco conto e da parte nostra sono in corso ulteriori verifiche sulle alberature non ancora abbattute. Nel frattempo i cantieri vanno avanti con le opere sottostanti». La scadenza per presentare un eventuale reclamo contro la sentenza è l’8 gennaio. L’alternativa è il Tar. Total0 0 0 0 Forse può interessarti... Presidio davanti al tribunale prima di discutere il ricorso per salvare i pini Un dossier per salvare i pini di Lido di Savio. Ricorso al giudice di 71 cittadini A Faenza un sondaggio per far "adottare un cassonetto" ai cittadini Seguici su Telegram e resta aggiornato