giovedì
28 Agosto 2025

Tragedia Mecnavi, trent’anni dopo: «una ferita che non si rimarginerà mai»

A Ravenna ricordato l’anniversario dell’infortunio sul lavoro Il sindaco: «Anche oggi il primo pericolo è il ricatto silente»

Con la deposizione di due corone – una del Comune, l’altra dei sindacati Cgil, Cisl e Uil – sotto la lapide affissa alla parete lungo lo scalone del municipio che ricorda le 13 vittime della strage della Mecnavi, si è aperta questa mattina la cerimonia di commemorazione del 30esimo anniversario del tragico infortunio sul lavoro, accaduto nel 1987 a bordo della nave gasiera Elisabetta Montanari.

In piazza del Popolo, oltre al prefetto Francesco Russo, ai sindaci di Ravenna Michele de Pascale e di Bertinoro  Gabriele Antonio Fratto, ai vertici di Cgil, Cisl e Uil, erano presenti rappresentanti delle autorità, di tutte le forze dell’ordine, delle associazioni quotidianamente impegnate sul fronte della sicurezza nei luoghi di lavoro, studenti e cittadini.

Il sindaco Michele de Pascale, dopo aver letto un brano dal libro “Nel buio di una nave”, di Rudy Ghedini, ha sottolineato: «Ravenna è una città che ha pagato un prezzo molto alto al lavoro. Gli insediamenti produttivi del nostro territorio, fra tutti il porto e il polo chimico, oltre ad aver garantito un’importante crescita economica, hanno purtroppo lasciato ferite profonde nelle vite delle famiglie ravennati. Questo percorso tanto doloroso che la nostra città ha dovuto attraversare, non è passato senza lasciare significati.  Commemorazioni come queste sono momenti in cui si riunisce la città intera e in cui si sviluppa e si nutre una consapevolezza diffusa, non solo rispetto al dovere di ricordo, ma anche come monito quotidiano per il presente e il futuro. Ravenna è una città che ogni anno coinvolge tutti gli istituti superiori in progetti legati alla sicurezza sul lavoro, perché pensiamo che la consapevolezza dei futuri lavoratori e lavoratrici debba nascere proprio nell’età in cui entrano nel mondo del lavoro. Sappiamo quanto è difficile oggi trovare un’occupazione, il rischio è che la precarizzazione e la crisi economica portino i nostri ragazzi ad accettare anche condizioni di sicurezza non ammissibili. Corriamo il pericolo così che, non solo si smetta di fare importanti passi avanti nell’ambito della sicurezza sul lavoro, ma che nel nostro territorio e nel nostro paese tornino a volare gli spettri di epoche che pensavamo di aver superato da tempo. Al giorno d’oggi non è più in nessun modo tollerabile morire di lavoro. Tutti noi dobbiamo impegnarci di più per promuovere, diffondere e potenziare la sicurezza attraverso una rigorosa azione di controllo e una continua attività di formazione, prevenzione e sensibilizzazione, senza mai abbassare la guardia perché una tragedia come quella della Mecnavi non si ripeta MAI PIÙ. Oggi ribadiamo con forza che la salute dei lavoratori viene prima di tutto e rinnoviamo il nostro impegno costante verso una cultura della sicurezza che metta sempre al centro la vita delle persone. Quest’anno per il trentennale della tragedia Mecnavi, anche grazie all’impegno importante di tutte le organizzazioni sindacali, sempre fortemente attive su questo tema, abbiamo messo in campo anche lo strumento molto potente della cultura, attraverso lo spettacolo del Teatro delle Albe, Il Volo, che inscena le storie vere di due tragedie sul lavoro avvenute a 40 anni di distanza». 

Dopo il sindaco de Pascale è intervenuto il primo cittadino di Bertinoro Gabriele Antonio Fratto: «La strage che si è verificata 30 anni fa – ha detto – ha colpito profondamente anche la comunità bertinorese che qui rappresento con orgoglio. Quel giorno infatti persero la vita 5 nostri concittadini: Alessandro, Marco, Domenico, Onofrio e Antonio. Il loro ricordo è vivo ancora oggi nella nostra memoria collettiva e individuale. Oggi siamo qui per onorare la storia e la vita delle 13 persone vittime dell’incendio che colpì la Mecnavi. Siamo qui, però, anche per prenderci un impegno, come politici ed amministratori. Un impegno concreto e importante: vigilare ed agire perché non si creino mai più le condizioni affinché si ripetano episodi drammaticamente simili. In un momento storico in cui il lavoro diventa sempre più una necessità ma anche un miraggio, rischiano di crearsi situazioni in cui, per disperazione, si accetta di lavorare in condizioni non verificate o di palese insicurezza. Ecco, noi dobbiamo impegnarci affinché condizioni come queste, o simili, non si verifichino mai più! E’ un impegno serio e fondamentale. Il modo migliore per ricordare le vittime è evitare che quello che è accaduto a loro accada ad altri: una comunità senza memoria è una comunità senza identità e una comunità senza identità è una comunità senza futuro».

Da ultimo ha preso la parola Costantino Ricci, segretario Cgil Ravenna, a nome delle tre confederazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil: «Sono trascorsi 30 anni dalla mattina in cui persero la vita 13 persone. Erano lavoratori inermi che stavano svolgendo il loro dovere. Quella tragedia rappresenta un ferita che non si è rimarginata e non si rimarginerà mai. Ricordare è importante ed è doveroso impegnarsi affinché il grido degli studenti di allora “Mai più” non debba ripetersi. È un impegno che tutti abbiamo assunto nei giorni successivi a quel 13 marzo. Sono passati 30 anni durante i quali sindacato, associazioni di impresa, istituzioni hanno operato definendo protocolli, sottoscrivendo accordi, lavorando per aggiungere un tassello nel puzzle che rappresenta la sicurezza sul lavoro. Il nostro impegno non si esaurirà mai e mai abbasseremo la guardia. La più grande sconfitta è quando un lavoratore si reca al mattino al lavoro per compiere il proprio dovere e non ritorna alla sera dai suoi cari. I fatti che portarono alla tragedia della Mecnavi rappresentano l’insieme di tutto ciò che non doveva essere: caporalato, lavoro nero, ricatto intimidatorio, distruzione del tessuto sindacale, appalti e subappalti al massimo ribasso e la violazione sistematica delle norme per la prevenzione degli infortuni. Tutti temi che sono di un’attualità disarmante e per arginare i quali mettiamo in campo uno sforzo quotidiano. Mercoledì si terrà la quarta assemblea generale dei delegati alla sicurezza ed è con soddisfazione che oggi sottoscriviamo il protocollo d’intesa per l’aggiornamento della sperimentazione del Sirs, un servizio di documentazione e informazione per i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, frutto di un protocollo sottoscritto da Provincia, Ausl Romagna, Spsal Ravenna, Inail Ravenna e Cgil, Cisl e Uil. Altro strumento straordinario per la diffusione della sicurezza è la cultura. Con entusiasmo abbiamo, quindi, accolto la proposta di mettere in scena lo spettacolo “Il volo – La ballata dei picchettini”. La rappresentazione è per tutta la città, per i lavoratori di oggi e quelli di domani. Oltre 600 studenti assisteranno allo spettacolo. Cultura e scuola formano le coscienze dei giovani e devono essere protagonisti nel mettere a disposizione gli strumenti e le conoscenze per la formazione delle future generazioni».

Nell’ambito delle iniziative dedicate a questo trentesimo anniversario, questa mattina è stato appunto rappresentato, al teatro Alighieri per gli studenti, lo spettacolo del Teatro delle Albe “Il Volo – la ballata dei picchettini”, che mette in scena storie vere di morti sul lavoro (in replica stasera alle 21).

E mercoledì, 15 marzo, dalle 9 alle 12.30 nella sala D’Attorre di via Ponte Marino 2 si svolgerà la quarta assemblea provinciale dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, aziendali, territoriali e di sito, sul tema “A 30 anni dalla tragedia Mecnavi: il lavoro in ambienti confinati”. Interverranno: Giampiero Lucchi, tecnico della prevenzione del Servizio prevenzione e sicurezza ambienti di lavoro dell’Ausl della Romagna, su “Lavorazioni in ambienti confinati in ambito portuale”; Gianfranco Tripi, del comando provinciale Vigili del fuoco di Bologna, su “Interventi in emergenza negli ambienti confinati”; Italino Esci e Bartolomeo Libasci dell’Ispettorato territoriale del lavoro, su “Il DPR177/2011: la qualificazione delle imprese”; Cristina Mora e Lucia Botti del dipartimento di Ingegneria industriale dell’Università di Bologna, su “Banca delle Soluzioni: eliminazione del rischio alla fonte”.

Le iniziative sono state promosse da Cgil, Cisl, Uil, Comuni di Ravenna e Bertinoro, Provincia, Regione, Ausl Romagna nell’ambito dei progetti “Piani per la salute provincia di Ravenna” e Ravenna Festival.

Tragedia Mecnavi, trent’anni dopo: «una ferita che non si rimarginerà mai»

A Ravenna ricordato l’anniversario dell’infortunio sul lavoro Il sindaco: «Anche oggi il primo pericolo è il ricatto silente»

Con la deposizione di due corone – una del Comune, l’altra dei sindacati Cgil, Cisl e Uil – sotto la lapide affissa alla parete lungo lo scalone del municipio che ricorda le 13 vittime della strage della Mecnavi, si è aperta questa mattina la cerimonia di commemorazione del 30esimo anniversario del tragico infortunio sul lavoro, accaduto nel 1987 a bordo della nave gasiera Elisabetta Montanari.

In piazza del Popolo, oltre al prefetto Francesco Russo, ai sindaci di Ravenna Michele de Pascale e di Bertinoro  Gabriele Antonio Fratto, ai vertici di Cgil, Cisl e Uil, erano presenti rappresentanti delle autorità, di tutte le forze dell’ordine, delle associazioni quotidianamente impegnate sul fronte della sicurezza nei luoghi di lavoro, studenti e cittadini.

Il sindaco Michele de Pascale, dopo aver letto un brano dal libro “Nel buio di una nave”, di Rudy Ghedini, ha sottolineato: «Ravenna è una città che ha pagato un prezzo molto alto al lavoro. Gli insediamenti produttivi del nostro territorio, fra tutti il porto e il polo chimico, oltre ad aver garantito un’importante crescita economica, hanno purtroppo lasciato ferite profonde nelle vite delle famiglie ravennati. Questo percorso tanto doloroso che la nostra città ha dovuto attraversare, non è passato senza lasciare significati.  Commemorazioni come queste sono momenti in cui si riunisce la città intera e in cui si sviluppa e si nutre una consapevolezza diffusa, non solo rispetto al dovere di ricordo, ma anche come monito quotidiano per il presente e il futuro. Ravenna è una città che ogni anno coinvolge tutti gli istituti superiori in progetti legati alla sicurezza sul lavoro, perché pensiamo che la consapevolezza dei futuri lavoratori e lavoratrici debba nascere proprio nell’età in cui entrano nel mondo del lavoro. Sappiamo quanto è difficile oggi trovare un’occupazione, il rischio è che la precarizzazione e la crisi economica portino i nostri ragazzi ad accettare anche condizioni di sicurezza non ammissibili. Corriamo il pericolo così che, non solo si smetta di fare importanti passi avanti nell’ambito della sicurezza sul lavoro, ma che nel nostro territorio e nel nostro paese tornino a volare gli spettri di epoche che pensavamo di aver superato da tempo. Al giorno d’oggi non è più in nessun modo tollerabile morire di lavoro. Tutti noi dobbiamo impegnarci di più per promuovere, diffondere e potenziare la sicurezza attraverso una rigorosa azione di controllo e una continua attività di formazione, prevenzione e sensibilizzazione, senza mai abbassare la guardia perché una tragedia come quella della Mecnavi non si ripeta MAI PIÙ. Oggi ribadiamo con forza che la salute dei lavoratori viene prima di tutto e rinnoviamo il nostro impegno costante verso una cultura della sicurezza che metta sempre al centro la vita delle persone. Quest’anno per il trentennale della tragedia Mecnavi, anche grazie all’impegno importante di tutte le organizzazioni sindacali, sempre fortemente attive su questo tema, abbiamo messo in campo anche lo strumento molto potente della cultura, attraverso lo spettacolo del Teatro delle Albe, Il Volo, che inscena le storie vere di due tragedie sul lavoro avvenute a 40 anni di distanza». 

Dopo il sindaco de Pascale è intervenuto il primo cittadino di Bertinoro Gabriele Antonio Fratto: «La strage che si è verificata 30 anni fa – ha detto – ha colpito profondamente anche la comunità bertinorese che qui rappresento con orgoglio. Quel giorno infatti persero la vita 5 nostri concittadini: Alessandro, Marco, Domenico, Onofrio e Antonio. Il loro ricordo è vivo ancora oggi nella nostra memoria collettiva e individuale. Oggi siamo qui per onorare la storia e la vita delle 13 persone vittime dell’incendio che colpì la Mecnavi. Siamo qui, però, anche per prenderci un impegno, come politici ed amministratori. Un impegno concreto e importante: vigilare ed agire perché non si creino mai più le condizioni affinché si ripetano episodi drammaticamente simili. In un momento storico in cui il lavoro diventa sempre più una necessità ma anche un miraggio, rischiano di crearsi situazioni in cui, per disperazione, si accetta di lavorare in condizioni non verificate o di palese insicurezza. Ecco, noi dobbiamo impegnarci affinché condizioni come queste, o simili, non si verifichino mai più! E’ un impegno serio e fondamentale. Il modo migliore per ricordare le vittime è evitare che quello che è accaduto a loro accada ad altri: una comunità senza memoria è una comunità senza identità e una comunità senza identità è una comunità senza futuro».

Da ultimo ha preso la parola Costantino Ricci, segretario Cgil Ravenna, a nome delle tre confederazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil: «Sono trascorsi 30 anni dalla mattina in cui persero la vita 13 persone. Erano lavoratori inermi che stavano svolgendo il loro dovere. Quella tragedia rappresenta un ferita che non si è rimarginata e non si rimarginerà mai. Ricordare è importante ed è doveroso impegnarsi affinché il grido degli studenti di allora “Mai più” non debba ripetersi. È un impegno che tutti abbiamo assunto nei giorni successivi a quel 13 marzo. Sono passati 30 anni durante i quali sindacato, associazioni di impresa, istituzioni hanno operato definendo protocolli, sottoscrivendo accordi, lavorando per aggiungere un tassello nel puzzle che rappresenta la sicurezza sul lavoro. Il nostro impegno non si esaurirà mai e mai abbasseremo la guardia. La più grande sconfitta è quando un lavoratore si reca al mattino al lavoro per compiere il proprio dovere e non ritorna alla sera dai suoi cari. I fatti che portarono alla tragedia della Mecnavi rappresentano l’insieme di tutto ciò che non doveva essere: caporalato, lavoro nero, ricatto intimidatorio, distruzione del tessuto sindacale, appalti e subappalti al massimo ribasso e la violazione sistematica delle norme per la prevenzione degli infortuni. Tutti temi che sono di un’attualità disarmante e per arginare i quali mettiamo in campo uno sforzo quotidiano. Mercoledì si terrà la quarta assemblea generale dei delegati alla sicurezza ed è con soddisfazione che oggi sottoscriviamo il protocollo d’intesa per l’aggiornamento della sperimentazione del Sirs, un servizio di documentazione e informazione per i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, frutto di un protocollo sottoscritto da Provincia, Ausl Romagna, Spsal Ravenna, Inail Ravenna e Cgil, Cisl e Uil. Altro strumento straordinario per la diffusione della sicurezza è la cultura. Con entusiasmo abbiamo, quindi, accolto la proposta di mettere in scena lo spettacolo “Il volo – La ballata dei picchettini”. La rappresentazione è per tutta la città, per i lavoratori di oggi e quelli di domani. Oltre 600 studenti assisteranno allo spettacolo. Cultura e scuola formano le coscienze dei giovani e devono essere protagonisti nel mettere a disposizione gli strumenti e le conoscenze per la formazione delle future generazioni».

Nell’ambito delle iniziative dedicate a questo trentesimo anniversario, questa mattina è stato appunto rappresentato, al teatro Alighieri per gli studenti, lo spettacolo del Teatro delle Albe “Il Volo – la ballata dei picchettini”, che mette in scena storie vere di morti sul lavoro (in replica stasera alle 21).

E mercoledì, 15 marzo, dalle 9 alle 12.30 nella sala D’Attorre di via Ponte Marino 2 si svolgerà la quarta assemblea provinciale dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, aziendali, territoriali e di sito, sul tema “A 30 anni dalla tragedia Mecnavi: il lavoro in ambienti confinati”. Interverranno: Giampiero Lucchi, tecnico della prevenzione del Servizio prevenzione e sicurezza ambienti di lavoro dell’Ausl della Romagna, su “Lavorazioni in ambienti confinati in ambito portuale”; Gianfranco Tripi, del comando provinciale Vigili del fuoco di Bologna, su “Interventi in emergenza negli ambienti confinati”; Italino Esci e Bartolomeo Libasci dell’Ispettorato territoriale del lavoro, su “Il DPR177/2011: la qualificazione delle imprese”; Cristina Mora e Lucia Botti del dipartimento di Ingegneria industriale dell’Università di Bologna, su “Banca delle Soluzioni: eliminazione del rischio alla fonte”.

Le iniziative sono state promosse da Cgil, Cisl, Uil, Comuni di Ravenna e Bertinoro, Provincia, Regione, Ausl Romagna nell’ambito dei progetti “Piani per la salute provincia di Ravenna” e Ravenna Festival.

Ogni 12 minuti una telefonata al 118 dalla provincia di Ravenna

Una richiesta su 4 è per traumi. In servizio ogni turno 14 ambulanze e tre auto medicalizzate su cui ruotano 106 infermieri e 30 medici

Dalla provincia di Ravenna nel 2016 in media ogni 12 minuti è partita una telefonata al 118. I dati raccolti dalla centrale operativa conteggiano un totale di 42mila richieste di soccorso durante l’anno: il 35 percento delle 119mila totali fatte dalla Romagna. Il servizio infatti ha un cervellone unico romagnolo (il quartier generale è in viale Randi a Ravenna, in una palazzina accanto al pronto soccorso) già dal febbraio del 2009, con ampio anticipo rispetto alla nascita dell’Ausl unica.

Il coordinamento del servizio è affidato a Giorgio Randi per la parte infermieristica e Claudio Begliardi per quella medica. «Il prossimo 2 aprile arriverò al trentesimo anno di 118 – dice Randi –, ne ho viste parecchie». Ad esempio ha visto cambiare le tecnologie a disposizione, con un miglioramento nella qualità: «Quando riceviamo una telefonata se viene da un fisso vediamo il nome dell’intestatario della linea e se è un cellulare vediamo sullo schermo la cella agganciata dal telefonino». Dettagli importanti per arrivare in fretta alla prima necessità: stabilire da dove arriva la chiamata, «perché se per qualche motivo cade la linea possiamo far partire i mezzi».

In totale in strada accendono i lampeggianti una cinquantina di ambulanze (14 su Ravenna, equipaggio composto da autista soccorritore e infermiere) e nove auto medicalizzate (tre nella provincia ravennate con autista e medico): a bordo ruotano 340 infermieri (106 a Ravenna) e 70 medici (30 a Ravenna che coprono il servizio in strada e al pronto soccorso). Anche sulla flotta in dotazione – in alcuni casi con troppi km sulle spalle e anche per questo l’Ausl sta preparando un bando romagnolo – è arrivata la tecnologia a garantire maggiore sicurezza per gli operatori: «I Gps ci segnalano sui monitor la posizione dei veicoli, ognuno dotato di uno schermo su cui possiamo inviare dalla centrale le informazioni per ogni intervento».

A gestire lo smistamento delle chiamate in entrata (una media giornaliera superiore a 300, picchi che in luglio vanno oltre 400) un team di 45 infermieri che coprono le postazioni della centrale operativa (sei nel periodo invernale, sette in estate) ma montano anche in ambulanza o in elicottero. L’analisi degli interventi dice che il 15-20 percento delle richieste sono chiamate improprie: «Persone che si rivolgono al 118 e invece per il tipo di necessità dovrebbero rivolgere altrove la loro richiesta. Capita perché non sempre le risposte alle domande fornite da altri servizi sono adeguate ma anche perché ancora dopo tanti anni manca una educazione all’utilizzo del 118 da parte del cittadino».

All’operatore della centrale operativa del 118 Romagna bastano meno di 90 secondi al telefono per completare l’intervista che raccoglie le informazioni necessarie per inviare l’ambulanza in caso di codice rosso (il 23 percento del totale). Nel 2016 sul totale di 119mila chiamate dalla Romagna (stabile rispetto all’anno precedente), il 15 percento arrivava dal comune di Ravenna (16 da Rimini, 10 da Forlì, 8 da Cesena). Luglio è il mese in cui si concentra la maggior parte degli interventi: la ripartizione tra i sette giorni della settimana è sostanzialmente equilibrata I luoghi di intervento sono in buona sostanza sempre due: nel 65 percento dei casi in abitazione mentre nel 14 percento in strada. Il 44 percento degli interventi è per patologie traumatiche o cardiologiche, quasi equamente divise. Con il 13 percento gli interventi per patologie respiratorie.

La misurazione della qualità del servizio passa attraverso un paio di parametri. Per primo la corrispondenza tra il codice di gravità stabilito dall’operatore in centrale (sulla base delle informazioni raccolte dall’intervista telefonica) e quello stabilito dagli operatori sul paziente. La percentuale di casi sottostimati è dello 0,018 percento. E poi ci sono i tempi di intervento richiesti: la media regionale per le emergenze (codici gialli e rossi) è di 16 minuti, in Romagna è 14.

Gestitre le emergenze è il pane quotidiano per il personale del 118 e lo è stato anche quando l’emergenza è capitata in casa: il 15 febbraio scorso un principio di incendio ha colpito un locale tecnico della centrale di Ravenna. Il servizio non si è mai interrotto: «Pare sia stato un banale cortocircuito, le fiamme sono rimaste nel locale tecnico ma nella sala operativa c’era fumo. Per fortuna gli operatori sono formati per ogni tipo di intervento e nelle prime battute hanno continuato a lavorare con i respiratori». Poi è stato necessario dirottare le telefonate su un’altra centrale per consentire il ripristino degli ambienti a Ravenna e per una decina di giorni gli operatori hanno gestito il servizio da Bologna. «Col senno di poi visto che nessuno si è fatto male – conclude Randi – possiamo dire che è stato un bel test per affrontare un’emergenza».

Elezioni dei consigli territoriali: alle urne neanche un ravennate su venti

Affluenza al 4,9 percento, oltre mille persone in meno rispetto al 2013 L’assessore promette: «Renderemo più efficace la loro attività»  

Si sono chiuse alle 20 le urne per l’elezione dei consigli territoriali (vedi articoli correlati). Secondo i primi dati diffusi dall’ufficio elettorale hanno partecipato alle consultazioni 6.766 degli aventi diritto, pari al 4,904 per cento (nel 2013 avevano partecipato 8.176 elettori, pari al 5,888 per cento).
Si precisa però che si tratta di cifre che saranno ufficialmente validate solo dalla commissione tecnica per l’elezione dei consigli territoriali, che si riunirà alle 9.30 di lunedì mattina per queste operazioni e per la proclamazione degli eletti, che si prevede avvenga in giornata.
In tutti i 38 seggi le operazioni di voto si sono svolte regolarmente e senza problemi.

«Ringrazio gli uffici elettorale e decentramento e tutti i volontari coinvolti – commenta l’assessore al Decentramento Gianandrea Baroncini – e naturalmente ringrazio tutti i cittadini che sono andati a votare. Un immenso ringraziamento va poi a tutti i candidati, che si sono messi al servizio della comunità per svolgere una funzione che l’amministrazione comunale ritiene fondamentale, quella di costituire un punto di riferimento per tutti i cittadini del territorio comunale. Ci tengo a dire fin da subito che anche per coloro che non sono stati eletti, ma desiderano mettersi a disposizione, non mancheranno le occasioni per dare un contributo in termini di partecipazione alla gestione della cosa pubblica e di dialogo con l’amministrazione sui principali temi di ciascun territorio. Da domani, come promesso, mentre i consigli territoriali saranno impegnati nel loro lavoro, il consiglio comunale, con il loro supporto, lavorerà per migliorare il regolamento che norma elezione e funzioni degli stessi, al fine di stimolare una sempre maggiore affluenza e partecipazione e rendere più efficace la loro attività, alla luce dell’esperienza fatta in questi tre anni».

Elezioni dei consigli territoriali: alle urne neanche un ravennate su venti

Affluenza al 4,9 percento, oltre mille persone in meno rispetto al 2013 L’assessore promette: «Renderemo più efficace la loro attività»  

Si sono chiuse alle 20 le urne per l’elezione dei consigli territoriali (vedi articoli correlati). Secondo i primi dati diffusi dall’ufficio elettorale hanno partecipato alle consultazioni 6.766 degli aventi diritto, pari al 4,904 per cento (nel 2013 avevano partecipato 8.176 elettori, pari al 5,888 per cento).
Si precisa però che si tratta di cifre che saranno ufficialmente validate solo dalla commissione tecnica per l’elezione dei consigli territoriali, che si riunirà alle 9.30 di lunedì mattina per queste operazioni e per la proclamazione degli eletti, che si prevede avvenga in giornata.
In tutti i 38 seggi le operazioni di voto si sono svolte regolarmente e senza problemi.

«Ringrazio gli uffici elettorale e decentramento e tutti i volontari coinvolti – commenta l’assessore al Decentramento Gianandrea Baroncini – e naturalmente ringrazio tutti i cittadini che sono andati a votare. Un immenso ringraziamento va poi a tutti i candidati, che si sono messi al servizio della comunità per svolgere una funzione che l’amministrazione comunale ritiene fondamentale, quella di costituire un punto di riferimento per tutti i cittadini del territorio comunale. Ci tengo a dire fin da subito che anche per coloro che non sono stati eletti, ma desiderano mettersi a disposizione, non mancheranno le occasioni per dare un contributo in termini di partecipazione alla gestione della cosa pubblica e di dialogo con l’amministrazione sui principali temi di ciascun territorio. Da domani, come promesso, mentre i consigli territoriali saranno impegnati nel loro lavoro, il consiglio comunale, con il loro supporto, lavorerà per migliorare il regolamento che norma elezione e funzioni degli stessi, al fine di stimolare una sempre maggiore affluenza e partecipazione e rendere più efficace la loro attività, alla luce dell’esperienza fatta in questi tre anni».

La settimana per la legalità di Libera, da Cervia a Lugo contro le mafie

Gli eventi di avvicinamento, in provincia, alla Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime

Il coordinamento provinciale di “Libera Ravenna – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie” organizza una serie di eventi di avvicinamento alla Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie del 21 marzo che quest’anno, per la Regione Emilia-Romagna, si terrà a Rimini.

Il fitto programma prevede lunedì 13 marzo alle 10 al teatro comunale di Cervia “Benvenuti al nord – Storie di mafie e mafiosi in Emilia Romagna” con il magistrato Stefania Di Rienzo e Franco Ronconi di Libera Forlimpopoli. Martedì 14 marzo, sempre alle 10 nel teatro di Cervia, va in scena “La sete nel deserto”, spettacolo teatrale scritto, diretto e interpretato da studenti delle scuole superiori. Tema: la solitudine di chi si ribella alla criminalità organizzata. Sempre il 14 ma alle 20.30, al circolo Arci Dock 61 di Ravenna si tiene l’incontro dal titolo “Il primo martire di mafia. L’eredità di padre Pino Puglisi”. Saranno presenti gli autori Salvo Ognibene e Rosaria Cascio. Mercoledì 15 alle 20.30 al teatrino del Vecchio Mercato a Castel Bolognese è la volta del reading “L’urlo di maggio” di Carmelo Pecora, a seguire “Mafie in Emilia Romagna” con Massimo Manzoli di Libera Ravenna. Giovedì 16 marzo alle 19, di nuovo al circolo Arci Dock 61 Ravenna, aperitivo con prodotti delle Cooperative di Libera Terra. Alle 21, nel vicino Almagià torna in scena lo spettacolo “La sete nel deserto”. Saluti dell’assessore Quidad Bakkali.

Sabato 18 marzo alle 10, nella sala Consiglio Comunale di Faenza “Game Over. Il gioco è finito?” con Massimo Manzoli, Chiara Pracucci – psicologa e curatrice di numerosi pubblicazioni sul tema – Marco Dotti, docente universitario e redattore di Vita e autore di numerose pubblicazioni sul tema. Lunedì 20 marzo alle 17.30 ci si sposta nella sala Estense della Rocca di Lugo per l’incontro “Memoria e impegno” con Margherita Asta, familiare di vittime di mafia e referente del settore memoria di Libera per l’area centro-nord, Michele Panunzio e Giovanna Belluna Panunzio. A seguire buffet con prodotti di Libera Terra offerto dalla Bassa Romagna Catering.

Aveva investito un bambino ed era scappato, fermato alla guida con la patente sospesa

L’uomo non poteva tornare al volante fino al 4 ottobre 2018

Nel giugno del 2015 aveva investito un ragazzino di 12 anni in via Cassino, a Ravenna, ed era scappato dicendo al bambino che sarebbe tornato subito (vedi articoli correlati). Al pirata della strada (che si era tagliato barba e capelli per non essere riconosciuto), poi rintracciato dalle forze dell’ordine e risultato senza copertura assicurativa, gli era per questo motivo stata sospesa la patente di guida per 910 giorni. Ma nonostante quindi non possa mettersi alla guida fino al 4 ottobre 2018, l’uomo (un 30enne albanese) è stato sorpreso dalla polizia al volante di una Ford Focus intestata alla convivente, durante un controllo in via Rocca Brancaleone. L’uomo risulta poi avere precedenti penali per altri reati inerenti il codice della strada e per lesioni.

Gli agenti hanno quindi sanzionato il 30enne e affidato l’auto alla compagna, che la dovrà trattenere in stato di “fermo amministrativo” per tre mesi in area privata.

Ausl, coperta corta: si va avanti solo con contratti a termine. Sindacati all’attacco

Nel 2016 in Romagna solo a Ravenna sono calati i contratti a tempo indeterminato. Palmarini (Uil): «E le graduatorie?»

Tra i corridoi dei tre ospedali ravennati non tira una bella aria. Le parole ricorrenti nel vocabolario di infermieri, tecnici e operatori sociosanitari riguardano ormai i riposi saltati, i doppi turni e in generale la coperta che ai dipendenti sembra essere sempre più corta.

Paolo Palmarini, segretario provinciale Fpl-Uil, il sindacato che segue i lavoratori pubblici, non ha dubbi: «Apriremo una vertenza con l’azienda». In altre parole: la tensione che si respira sta per avere i crismi dell’ufficialità. Il sindacalista snocciola numeri a dimostrazione che non si tratta soltanto di impressioni e lamentele.

La politica del personale dell’Ausl Romagna fa un ricorso enorme al personale a tempo determinato e Ravenna è la città che nel 2016 lo ha subito di più. Per i sindacati questo tipo di soluzione non è sufficiente: «Le assunzioni a tempo determinato – spiega Palmarini – si trasformano inizialmente in un carico di lavoro aggiuntivo perché il personale ha bisogno di un periodo di affiancamento. Inoltre queste persone, se non stabilizzate, lasciano il posto di lavoro nel momento in cui ne trovano uno più sicuro». È il caso, ad esempio, della migrazione di molti giovani infermieri verso Bologna dove a dicembre si è concluso un concorso che ha prodotto una graduatoria con quattromila nominativi da assumere nei prossimi tre anni. Lo stesso potrebbe accadere a breve con destinazione Ferrara, dove sta per partire un nuovo concorso. Mentre le Ausl confinanti sfruttano i nuovi margini concessi dalla Regione dopo anni di blocco del turnover, non è chiaro quando in Romagna sarà pubblicato un bando. Tuttavia sarebbe possibile assumere lo stesso a tempo indeterminato, chiarisce Palmarini: «Ci sono graduatorie da cui si può ancora attingere personale».

Secondo il sindacalista il distretto sanitario ravennate è quello più penalizzato in Romagna da questo punto di vista. I numeri ricavati dai bilanci Ausl dicono in effetti che il personale a tempo indeterminato è cresciuto a Cesena (20 unità), Forlì (36) e Rimini (6). A Ravenna è invece calato di 9 dipendenti. I contratti a termine a Ravenna sono stati 92. Si parla in questo caso di infermieri, tecnici, operatori sociosanitari e impiegati: gli ingranaggi della gigantesca macchina dell’Ausl Romagna. Si tratta di 12.113 persone a cui vanno aggiunti i medici e i dirigenti. Un caso? Per il segretario della Fpl-Uil non proprio: «A Ravenna è stata assegnata la sede dell’Ausl Romagna ma i dirigenti vengono in gran parte da fuori provincia, non hanno il polso della situazione. Di fronte a questi numeri mi chiedo cosa aspetti la direzione sanitaria ad intervenire». A chi gli fa notare che il comparto ravennate ha in termini assoluti il numero più alto di dipendenti (4.022 al 31 dicembre scorso su 12.113 persone a cui vanno aggiunti i medici e i dirigenti in totale), Palmarini risponde con il rapporto tra personale e popolazione: a Ravenna (9,9 dipendenti ogni mille abitanti) più basso rispetto a quello di Forlì-Cesena (11,07) e Rimini (10,4).

Che ci sia un problema di personale lo confermano anche alla Fp-Cgil, sindacato che a metà febbraio aveva lanciato l’allarme parlando di una carenza di personale di almeno 130 persone sul comparto ravennate, contando anche i medici. Da allora è passato un mese ma non si è mosso molto. Claudio Laghi, che segue la sanità all’interno della Cgil, riassume così la situazione: «Si va avanti con soluzioni tampone, niente di strutturale. Una situazione preoccupante dal momento che si avvi- cina il periodo delle ferie estive». All’orizzonte non si vedono investimenti che facciano pensare a una inversione di tendenza. «La situazione è critica soprattutto nelle aree mediche e nei presidi di Faenza e Lugo». Il problema, secondo Laghi, non è emerso con l’Ausl Romagna ma è precedente alla sua costituzione: «Ravenna ha puntato su investimenti alle infrastrutture e non su una politica di rinforzo del personale». A gravare sull’organizzazione anche la burocrazia, sempre più invadente nella sanità: i coordinatori infermieristici, fa notare la Cgil, sono costretti nei loro uffici a gestire enormi flussi di carte destinati a crescere e in alcuni casi a gestire reparti di dimensioni anche doppie rispetto all’ordinaria capienza.

Chiaramente il problema non riguarda soltanto i lavoratori ma anche gli utenti. Sia Palmarini sia Laghi fanno notare che di fronte a personale stanco, stressato e sul piede di guerra alla fine chi ci rimette è il paziente, ossia il “cliente finale” dell’azienda sanitaria pubblica.

I numeri. Al 31 dicembre del 2016 il personale in servizio all’Ausl Romagna era in totale composto da 12.113 persone nei tre comparti: sanitario (il più rappresentanto con 8.118), tecnico e amministrativo. L’ambito di Ravenna risultava il più corposo con 4.022 operatori (3.593 a Rimini, 2.429 a Cesena e 2.069 a Forlì). È interessante notare che nel confronto tra 2016 e 2015 a Ravenna si è registrata una diminuzione degli assunti con contratto a tempo indeterminato di 9 unità mentre negli altri tre ambiti la variazione è di segno positivo (20 in più a Cesena, 36 a Forlì e 6 a Rimini). Se si va a guardare le assunzioni a tempo determinato invece emerge chiaramente il massiccio ricorso fatto a Ravenna: sempre la variazione tra 2016 e 2015 riporta una crescita di 101 posti nel Ravennate, 84 a Rimini, 50 a Cesena e un calo di due posti a Forlì.

Ausl, coperta corta: si va avanti solo con contratti a termine. Sindacati all’attacco

Nel 2016 in Romagna solo a Ravenna sono calati i contratti a tempo indeterminato. Palmarini (Uil): «E le graduatorie?»

Tra i corridoi dei tre ospedali ravennati non tira una bella aria. Le parole ricorrenti nel vocabolario di infermieri, tecnici e operatori sociosanitari riguardano ormai i riposi saltati, i doppi turni e in generale la coperta che ai dipendenti sembra essere sempre più corta.

Paolo Palmarini, segretario provinciale Fpl-Uil, il sindacato che segue i lavoratori pubblici, non ha dubbi: «Apriremo una vertenza con l’azienda». In altre parole: la tensione che si respira sta per avere i crismi dell’ufficialità. Il sindacalista snocciola numeri a dimostrazione che non si tratta soltanto di impressioni e lamentele.

La politica del personale dell’Ausl Romagna fa un ricorso enorme al personale a tempo determinato e Ravenna è la città che nel 2016 lo ha subito di più. Per i sindacati questo tipo di soluzione non è sufficiente: «Le assunzioni a tempo determinato – spiega Palmarini – si trasformano inizialmente in un carico di lavoro aggiuntivo perché il personale ha bisogno di un periodo di affiancamento. Inoltre queste persone, se non stabilizzate, lasciano il posto di lavoro nel momento in cui ne trovano uno più sicuro». È il caso, ad esempio, della migrazione di molti giovani infermieri verso Bologna dove a dicembre si è concluso un concorso che ha prodotto una graduatoria con quattromila nominativi da assumere nei prossimi tre anni. Lo stesso potrebbe accadere a breve con destinazione Ferrara, dove sta per partire un nuovo concorso. Mentre le Ausl confinanti sfruttano i nuovi margini concessi dalla Regione dopo anni di blocco del turnover, non è chiaro quando in Romagna sarà pubblicato un bando. Tuttavia sarebbe possibile assumere lo stesso a tempo indeterminato, chiarisce Palmarini: «Ci sono graduatorie da cui si può ancora attingere personale».

Secondo il sindacalista il distretto sanitario ravennate è quello più penalizzato in Romagna da questo punto di vista. I numeri ricavati dai bilanci Ausl dicono in effetti che il personale a tempo indeterminato è cresciuto a Cesena (20 unità), Forlì (36) e Rimini (6). A Ravenna è invece calato di 9 dipendenti. I contratti a termine a Ravenna sono stati 92. Si parla in questo caso di infermieri, tecnici, operatori sociosanitari e impiegati: gli ingranaggi della gigantesca macchina dell’Ausl Romagna. Si tratta di 12.113 persone a cui vanno aggiunti i medici e i dirigenti. Un caso? Per il segretario della Fpl-Uil non proprio: «A Ravenna è stata assegnata la sede dell’Ausl Romagna ma i dirigenti vengono in gran parte da fuori provincia, non hanno il polso della situazione. Di fronte a questi numeri mi chiedo cosa aspetti la direzione sanitaria ad intervenire». A chi gli fa notare che il comparto ravennate ha in termini assoluti il numero più alto di dipendenti (4.022 al 31 dicembre scorso su 12.113 persone a cui vanno aggiunti i medici e i dirigenti in totale), Palmarini risponde con il rapporto tra personale e popolazione: a Ravenna (9,9 dipendenti ogni mille abitanti) più basso rispetto a quello di Forlì-Cesena (11,07) e Rimini (10,4).

Che ci sia un problema di personale lo confermano anche alla Fp-Cgil, sindacato che a metà febbraio aveva lanciato l’allarme parlando di una carenza di personale di almeno 130 persone sul comparto ravennate, contando anche i medici. Da allora è passato un mese ma non si è mosso molto. Claudio Laghi, che segue la sanità all’interno della Cgil, riassume così la situazione: «Si va avanti con soluzioni tampone, niente di strutturale. Una situazione preoccupante dal momento che si avvi- cina il periodo delle ferie estive». All’orizzonte non si vedono investimenti che facciano pensare a una inversione di tendenza. «La situazione è critica soprattutto nelle aree mediche e nei presidi di Faenza e Lugo». Il problema, secondo Laghi, non è emerso con l’Ausl Romagna ma è precedente alla sua costituzione: «Ravenna ha puntato su investimenti alle infrastrutture e non su una politica di rinforzo del personale». A gravare sull’organizzazione anche la burocrazia, sempre più invadente nella sanità: i coordinatori infermieristici, fa notare la Cgil, sono costretti nei loro uffici a gestire enormi flussi di carte destinati a crescere e in alcuni casi a gestire reparti di dimensioni anche doppie rispetto all’ordinaria capienza.

Chiaramente il problema non riguarda soltanto i lavoratori ma anche gli utenti. Sia Palmarini sia Laghi fanno notare che di fronte a personale stanco, stressato e sul piede di guerra alla fine chi ci rimette è il paziente, ossia il “cliente finale” dell’azienda sanitaria pubblica.

I numeri. Al 31 dicembre del 2016 il personale in servizio all’Ausl Romagna era in totale composto da 12.113 persone nei tre comparti: sanitario (il più rappresentanto con 8.118), tecnico e amministrativo. L’ambito di Ravenna risultava il più corposo con 4.022 operatori (3.593 a Rimini, 2.429 a Cesena e 2.069 a Forlì). È interessante notare che nel confronto tra 2016 e 2015 a Ravenna si è registrata una diminuzione degli assunti con contratto a tempo indeterminato di 9 unità mentre negli altri tre ambiti la variazione è di segno positivo (20 in più a Cesena, 36 a Forlì e 6 a Rimini). Se si va a guardare le assunzioni a tempo determinato invece emerge chiaramente il massiccio ricorso fatto a Ravenna: sempre la variazione tra 2016 e 2015 riporta una crescita di 101 posti nel Ravennate, 84 a Rimini, 50 a Cesena e un calo di due posti a Forlì.

Volley donne: la Teodora vince il derby di Ravenna e continua a sognare la serie A

Battuta 3-1 l’Olimpia e ora giallorosse in testa alla classifica da sole

La Teodora, targata ConadSìComputer, bissa il successo dell’andata a vince (ancora una volta con il punteggio di 3-1) al Pala Costa il derby ravennate contro l’Olimpia davanti a mille persone.

Un derby d’altissima classifica nella serie B1 del campionato femminile di pallavolo, che – complice la vittoria sofferta solo al tie-break di San Lazzaro – lancia la Teodora al primo posto solitario in classifica a sole sette giornate dal termine della stagione regolare, un punto sopra alla coppia composta da Orvieto e dalla stessa San Lazzaro, che affronterà rispettivamente prima e dopo Pasqua in due scontri diretti a questo punto decisivi.

Si stacca invece dal terzetto di testa l’Olimpia, ora a -4 dalle concittadine. A fine stagione, la prima in classifica sarà direttamente promossa in serie A2.

Rissa a colpi di catena e tentati investimenti fuori dal bar: cinque arresti

Rissa a colpi (anche) di catena nella serata di venerdì in un bar di Savio di Cervia. A interromperla è stato l’arrivo dei carabinieri che sono riusciti ad arrestare i cinque protagonisti, un 36enne marocchino, due tunisini (di 31 e 40 anni) e due operai di 47 e 50 anni italiani. Grazie anche ai filmati delle telecamere è stato possibile ricostruire la dinamica: il litigio è scoppiato per futili motivi, complice anche una serata di bevute, all’arrivo dei due italiani, che poi in auto hanno anche tentato di investire i “rivali”.

Il 31enne e il 36enne sono stati medicati al pronto soccorso, riportando (il secondo) anche la frattura del naso, e prognosi da 5 a 8 giorni.

Tutti e cinque, oltre a essere stati arrestati per rissa, dovranno rispondere anche di ubriachezza, mentre il 50enne, alla guida dell’auto, anche per violenza privata.

Addio alla parete d’arrampicata a Marina. Verrà rimontata in Darsena?

La struttura sfrattata dalla taverna Bukowski verso l’area Pop Up

Installata all’inizio degli anni novanta, è diventata nel tempo una sorta di simbolo di Marina di Ravenna, oltre che meta, anche solo per una sera, di tanti ragazzi, ravennati e turisti.

La prossima estate, però, la parete da arrampicata sportiva della società Istrice non sarà più nell’area della taverna Bukowski, sfrattata dai proprietari (e non dagli attuali gestori, che invece erano ignari del fatto) per quelle che vengono definite questioni di «sicurezza e agibilità». In realtà dall’associazione replicano sottolineando come tutto fosse a norma o comunque in attesa di certificazione e da sempre all’insegna della massima sicurezza.

La realtà è però quella di questi giorni, con i lavori di smontaggio in corso. La parete, in linea teorica, potrebbe ora essere ricostruita. È in corso una fase di confronto che vede coinvolto anche il Comune. Il nodo è rappresentato dai costi di trasporto, non sostenibili dalla società, che però ha necessità di far allenare i propri atleti, alcuni nel giro della Nazionale e già ora costretti a trasferte a Faenza.

L’alternativa ideale sarebbe in Darsena, nei pressi della nuova area Pop Up, dedicata proprio allo sport, affacciata sul canale Candiano, e al momento si stanno studiando quali potrebbero essere le soluzioni tecniche ottimali.

Al Bukowski, invece, ci sarà semplicemente più spazio per la birreria e, in futuro, chissà, anche per una nuova Pousada, il ristorante brasiliano di Milano Marittima con cui è già in atto alla Taverna una collaborazione.

Sul tema in questi giorni è stato depositato anche un question time da parte del gruppo Pd, che chiede all’assessore allo Sport del Comune cosa abbia intenzione di fare per risolvere il problema.

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