venerdì
22 Agosto 2025

Con 80 cent di etichetta falsa il maglione cinese da 13 euro diventa italiano da 150

Sequestrati 26mila pezzi, la metà al porto di Ravenna: 350mila euro di valore ma avrebbero fruttato 2,5 milioni. Quattro denunciati

Con una spesa di 80 centesimi di euro per sostituire l’etichetta originale Made in China con una falsa Made in Italy, il maglione da 13 euro diventava un capo da vendere in boutique fino a 150 euro e 60 all’outlet. La guardia di finanza ha sequestrato due container, di cui uno sbarcato dalla Cina al porto di Ravenna, con 26mila maglioni taroccati. Quattro persone denunciate.

Il valore stimato della merce all’importazione era di circa 350mila euro, la vendita sul mercato avrebbe fruttato circa due milioni e mezzo. Il prezzo medio di acquisto era circa 13 euro cadauno ma dopo il maquillage sono stati trovati dai Finanzieri in vendita a 90 euro in un negozio d’abbigliamento della provincia di Ravenna rimasto raggirato e fino a 150 euro in una boutique di Roma nei pressi dei Parioli.

Gli indagati sono: A. Z., imprenditore bolognese di 61 anni, L. S., imprenditore carpigiano di 30 anni e due cittadini di origine cinese, M.B. di 42 anni e X.Z. di 48 anni. L’importazione a fini di commercializzazione di prodotti recanti false o fallaci indicazioni di provenienza o di origine viola il comma 49 dell’articolo 4 della legge 350/2003, costituisce reato ed è punito, ai sensi del codice penale, con la reclusione fino a due anni e con la multa fino a ventimila euro.

Il giochetto è emerso durante un controllo al porto. La curiosità dei finanzieri è stata attirata dal filo di cotone che si estendeva oltre la cucitura dell’etichetta, quasi fosse un difetto di produzione. Tirando la parte in eccedenza sembrava poi che l’etichetta si sfilasse, come si staccasse dal collo del maglione. Da quel momento, grazie anche alle banche dati informatiche a disposizione della Guardia di Finanza, è stata ricostruita la filiera di consegna della merce e tracciati tutti i passaggi commerciali. La procura di Ravenna ha disposto prima le perquisizioni nelle aziende coinvolte e il sequestro dei capi distribuiti con la falsa indicazione di provenienza. Le indagini hanno permesso di ricostruire anche un’altra importazione analoga dalla Cina tramite la Dogana di Cavenago di Brianza.

Due scontri frontali in poche ore Quattro feriti sulle strade

Nella notte schianto violento sulla Reale a Camerlona con le auto finite nei campi ai lati della carreggiata. In serata era successo lo stesso a Giovecca di Lugo

Le strade in provincia di Ravenna sono state teatro di due scontri frontali fra autovetture avvenuti a distanza di poche ore tra Giovecca di Lugo e Camerlona: in tutto quattro veicoli coinvolti e quattro persone ferite. Nonostante i violenti impatti e le pessime condizioni in cui sono stati ridotti i veicoli, i feriti non sarebbero in gravi condizioni.

Il primo episodio è avvenuto poco prima delle 19 a Giovecca lungo via Bastia. Due uomini di 42 e 54 anni sono rimasti feriti. Nella notte invece, verso l’1.30, lungo via Reale a Camerlona il brutto incidente che ha coinvolto una 27enne e un 68enne.

Grillo sceglie: Ravenna senza lista M5s  Santarella si dimette, Vandini resta

La consigliera guidava una fazione alternativa al meetup che voleva
Guerra come sindaco. Il capogruppo: «Concludo il mandato»

Dopo la decisione dello staff centrale del Movimento 5 Stelle di non presentarsi alle elezioni comunali di giugno a Ravenna, Francesca Santarella si dimette dal consiglio comunale. Lo ha reso notato stamani, 19 marzo, con una nota inviata alla stampa: « Preso atto del giudizio, l’osservanza dei princìpi di onestà, tutela dell’interesse pubblico, impegno, rigorosa coerenza, studio e proposte concrete con cui ho sempre cercato di onorare il mio incarico nelle Istituzioni mi impone ora di rimettere il mandato». Il capogruppo Pietro Vandini ha deciso che porterà a termine il mandato a meno che, ipotesi possibile, nei prossimi giorni lo staff non decida che da subito nessuno possa più utilizzare il simbolo Cinquestelle a Ravenna: «In quel caso mi dimetterei subito».

Come noto la clamorosa decisione maturata dal ristretto gruppo di collaboratori attorno a Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio arriva a mettere fine a una spaccatura dei grillini ravennati che si trascina da tempo ed è deflagrata in maniera esplicita dopo le primarie online del meetup certificato degli attivisti: il voto aveva indicato nell’avvocato Michela Guerra, ex pallavolista e socia della clinica di famiglia San Francesco, la candidata sindaco in attesa di certificazione dall’alto. Ma una seconda lista con Santarella portavoce ha chiesto la stessa certificazione.

«La lista – scrive Santarella nel comunicato odierno (allegando un resoconto di cinque anni di lavoro, scaricabile dal link in fondo alla pagina) – inviata secondo i dettami previsti dal Movimento 5 Stelle, è stata presentata nella speranza che anche a Ravenna potessero continuare ad essere perseguiti i princìpi con cui ho sempre cercato di onorare il mio incarico nelle Istituzioni. Per questi ultimi mesi, se lo vorrà, continuerò a collaborare con il consigliere entrante (Maurizio La Rosa, ndr) in merito alle tematiche a cui stavo lavorando come tutela delle pinete ed aree umide, variante Rue, Pgtu, porto, estrazioni idrocarburi, convenzioni culturali, benessere animale ed altro. Resta fissato l’appuntamento del 10 aprile con l’iniziativa a Lido di Dante del coordinamento nazionale 5 Stelle “Giù le mani dal nostro mare”. Con molto rammarico, ringrazio della fiducia i tanti cittadini che hanno partecipato alla costituzione della lista e collaborato con me in questi anni, scusandomi per gli errori che posso aver commesso».

È abbattuto e demoralizzato Vandini. Anche lui, come chiunque altro, ha saputo della decisione solamente dal blog – «Non stupitevi, funziona così da sempre» – prendendo atto che la scelta è maturata senza consultazioni vere e proprie interne: «Immagino abbiano deciso in base a quello che riportava la stampa da Ravenna e a quello che le due liste hanno comunicato. Forse l’intenzione è stata quella di far capire che dove si litiga non ci si presenta ma così passa il messaggio che il movimento si può facilmente sabotare». Nella rosa delle possibilità c’era anche un ballottaggio interno online: «Posso pensare che forse lo staff temesse di andare incontro a un pessimo risultato alle elezioni a causa delle fratture interne e abbia scelto di evitarlo». Già, le fratture. Ferri corti tra Vandini e Santarella, roba vecchia che ha spaccato il movimento: «Quando due litigano c’è sempre responsabilità da parte di tutti e due. Sapendo questo credo di aver fatto la mia parte quando un anno fa ho detto che non mi sarei più candidato per il bene del movimento. Santarella poteva candidarsi facendo le cose trasparenti o portare avanti sin dal principio la sua lista invece si è mossa di nascosto sapendo quali potevano essere le conseguenze e quelle sono arrivate».

Non ci sarà il simbolo pentastellato ma non sarà impedito a chiunque di dare vita a liste civiche o candidarsi con altre formazioni. Santarella, dalle pagine de Il Resto del Carlino, esclude entrambe le ipotesi per quanto la riguarda. Vandini non ha ancora riflettuto: «Ne parleremo ma è qualcosa a cui al momento non voglio pensare».

Da Facebook in mattinata la reazione di Guerra: «Grazie a tutti! Siete splendidi. Sono serena grazie a voi, ai vostri messaggi, mail, post e grazie alla squadra, più unita che mai».

E alla fine alle elezioni di Ravenna il Movimento 5 Stelle non ci sarà

L’annuncio sul blog di Beppe Grillo dopo la spaccatura interna

«Il MoVimento 5 Stelle non si presenterà a Caserta, Latina, Ravenna, Rimini e Salerno».

Con queste poche parole pubblicate sul blog di Beppe Grillo cala il sipario sulla diatriba interna al Movimento 5 Stelle di Ravenna. Era stata fin da subito una delle ipotesi tenute in considerazione, ma militanti e simpatizzanti non l’avevano forse mai presa davvero troppo sul serio. E invece alle prossime elezioni amministrative di Ravenna sulla scheda non ci sarà il simbolo dei grillini e quindi neppure una lista collegata a esso.

A Ravenna, come noto, il Movimento si era spaccato tra una lista nata alla luce del sole nell’ambito del Meet Up, che aveva scelto (votandola) Michela Guerra come candidata a sindaco, e una nata a sorpresa e rimasta segreta fino all’annuncio della richiesta di certificazione, che vedeva come portavoce la consigliera comunale uscente Francesca Santarella.

Ora i supporter di Guerra (capogruppo uscente in primis, Pietro Vandini) se la stanno prendendo con la Santarella, pronosticando sui social network ironicamente per lei anche un’assessorato in un’ipotetica nuova giunta De Pascale. Ora, infatti, quello che molti consideravano il principale avversario alle elezioni di giugno del Partito democratico (sostenuto anche dal Pri e da alcune liste civiche) non c’è più e resta l’incognita su dove potrebbero convogliare i voti grillini, secondo le previsioni comunque sopra il 10 percento del totale.

In campo, al momento, contro De Pascale e il Pd resta la sinistra con Ravenna in Comune e la candidata Raffaelle Sutter, Massimiliano Alberghini di Lega Nord e Lista per Ravenna (in una coalizione che si arricchirà con tutta probabilità anche con l’ingresso di Forza Italia) e Maurizio Bucci, alla guida della lista civica La Pigna.

«Con il sì al referendum sulle trivelle nessun posto di lavoro a rischio»

La posizione di Ravenna in Comune scatena la reazione del vicesindaco
che ribatte: «Tremila lavoratori perderebbero il posto».

«Nessun posto di lavoro risulta a rischio a Ravenna nei prossimi anni a causa del referendum contro le trivelle. Dire il contrario è mistificazione della realtà». Non ha dubbi Raffaella Sutter, candidata sindaco per la lista civica Ravenna in Comune (Ric). «Qualora il referendum raggiungesse il quorum avremo nel medio periodo almeno tremila disoccupati. Saranno assunti da Ravenna in Comune?», ribatte Giannantonio Mingozzi del Pri, vicesindaco con delega al Porto. Insomma la consultazione referendaria del 17 aprile scalda gli animi in città. Il quesito chiede di abrogare il rinnovo automatico fino all’esaurimento dei giacimenti delle concessioni estrattive entro le 12 miglia dalla costa (l’ultima legge di stabilità ha già stabilito che non possano essere rilasciate nuove concessioni ma quelle in essere siano prorogabili). «È il ministero per lo Sviluppo economico – prosegue Sutter – a dire che attualmente le sette concessioni di “coltivazione di idrocraburi” che competono alla giurisdizione della capitaneria di porto ravennate termineranno non prima del 2027, a parte una relativa alla piattaforma Naide che terminerà nel 2024». Insomma anche se vincesse il sì, per altri undici anni si potrà continuare ad estrarre idrocarburi.

Lo scontro tra Edera e Ric si consuma anche su un altro aspetto della vicenda. «Una graduale trasformazione delle risorse energetiche può accompagnare la nascita di un moderno sistema basato sulle risorse rinnovabili e sostenibili – ipotizza Sutter –, come del resto sta avvenendo già da alcuni anni nei Paesi del nord Europa e rispetto ai quali l’Italia è rimasta spaventosamente indietro. Può creare la possibilità di nuovi posti di lavoro nei campi della ricerca e delle tecnologie innovative, aumentare il grado di collaborazione con un’istituzione importante come l’Università e portare di conseguenza ad un generale miglioramento delle condizioni ambientali aprendo il campo d’azione ad altri settori dell’economia, come ad esempio il turismo. Una vittoria del sì potrebbe stimolare gli operatori del settore ad avviare, un po’ forzatamente, la necessaria politica di ricollocazione». E invece il numero due di Palazzo Merlato ha poca fiducia nella «miracolosa ricollocazione occupazionale sognata da Ravenna in Comune» e lancia l’allarme con un appello all’astensione dal voto: «Perderemmo in poco tempo uno dei settori industriali più importanti del comparto energetico nazionale e non esiste rinnovabile al mondo che possa assorbire quei lavoratori espulsi, tanto meno in quella cosiddetta fase di transizione ancora tutta da scoprire. Quel referendum è dannoso per la nostra economia e inutile per le stesse attività legate alle energie rinnovabili, quindi non si vada a votare».

Il referendum su che realtà vrà conseguenze. Mingozzi dice che «gli idrocarburi in Italia sono una risorsa straordinaria alla quale nessun Paese al mondo, nelle nostre condizioni rinuncerebbe: quella attività, se non venisse sospesa può arrivare a produrre 24 milioni di tonnellate all’anno, ipotizzando investimenti per 15 miliardi, 25mila nuovi posti di lavoro e un risparmio sulla fattura energetica nazionale di 5 miliardi all’anno». Qualche numero lo fornisce anche Legambiente elaborando i dati del ministero: «Entro le 12 miglia, lungo le coste dell’Emilia Romagna ci sono ad oggi 15 concessioni di estrazione di gas (nessuna di petrolio) per un totale di 47 piattaforme collegate a 319 pozzi di estrazione. Un numero pari quasi alla metà di tutte quelle presenti sul territorio nazionale. Si stima che le riserve certe sotto i fondali italiani sarebbero sufficienti (nel caso dovessimo contare solo su di esse) a soddisfare il fabbisogno nazionale di petrolio per sole 7 settimane e quello di gas per appena 6 mesi. La produzione di gas degli impianti attivi entro le 12 miglia in Emilia Romagna, nel 2015, è stata infatti di solo 1,15 miliardi di Smc (standard metro cubo). Se si confronta il dato la quantità di gas estratto a livello nazionale, pari a circa 62 miliardi di Smc nel 2014, si evince che l’incidenza della produzione delle piattaforme regionali ricadenti nel quesito referendario, è pari a poco più dell’1,8 percento dell’intera produzione nazionale di gas, e copre non più dell’1,7 percento dei consumi nazionali lordi».

Nei giorni scorsi è uscito l’appello di Confesercenti per il sì parlando di priorità da dare al turismo. La posizione espressa dall’associazione di categoria scatena la reazione scomposta di Mingozzi: «Sbaglia la stessa Confesercenti quando confonde energia e turismo che non sono affatto in contrasto tra loro come dimostrato in 40 anni di attività. Lo ricorda Nomisma Energia: disporre di una certa produzione nazionale di gas e di petrolio è molto importante anche come riserva strategica, nel caso che una grave crisi internazionale interrompa le forniture dall’estero». Manco a dirlo invece l’appello per il sì è piaciuto a Ravenna in Comune: «Accogliamo con grande favore il recente intervento di Confesercenti, che sottolinea l’importanza di una vittoria del Sì al referendum per dare appunto lo slancio al turismo locale, che anche secondo Ravenna in Comune deve diventare il settore strategico su cui convogliare sempre maggiori investimenti».

Per discutere di tutto ciò, la lista Ravenna In Comune invita la cittadinanza all’incontro che si terrà domenica 20 marzo alle 9.30 alla sala D’Attorre di Casa Melandri, in via Ponte Marino 2 a Ravenna. Ospiti di rilievo nazionale offriranno spunti e riflessioni per mantenere alta l’attenzione sul tema delle trivellazioni.

Intanto il Comune di Ravenna, stando a quanto risposto dall’assessore al Bilancio al question time presentato dall’M5s, è pronto a chiedere Ici e Imu ai padroni delle piattaforme, probabilmente qualche milione di euro. «Venti giorni fa la Cassazione ha emesso una sentenza strategica molto importante, anche per la nostra città – dice Valentina Morigi dal suo profilo Facebook –. Per la prima volta, infatti, è stato sancito il principio secondo cui anche le piattaforme potranno essere accatastate come immobili produttivi e sottoposte a regime di Ici e Imu: si tratta di risorse importanti, utili per i servizi e i bisogni della nostra comunità. Il nostro Comune si è attivato otto giorni dopo la pubblicazione della sentenza: dal 3 marzo, infatti, abbiamo regolarmente incontrato l’Agenzia del Territorio, e insieme stiamo stabilendo i passaggi necessari per censire tutte le piattaforme presenti sul nostro territorio, per definire la procedura di accatastamento, per determinarne i valori e infine, procedere con gli avvisi di accertamento, notifica e riscossione».

Settimana antirazzista tra convegni e feste

Il 21 marzo si celebra la Giornata mondiale contro il razzismo e anche a Ravenna si moltiplicano le azioni sul tema del Comune con la Casa delle Culture a fianco della Rete Civile contro il razzismo e la xenofobia, di varie scuole superiori e numerose associazioni. Tra gli appuntamenti
venerdì 18 marzo, alle 19.30 nella Sala Arci di Ponte Nuovo (in via della Vigna 68) si terrà una vera e propria festa con “Nowruz: il capodanno persiano”, ricorrenza non religiosa iraniana ma estesa a molti paesi medio orientali e del centro Asia (prenotazione obbligatoria per la cena al 0544 591876/31, ma dalle 21 la festa è aperta a tutti).

Il 19 marzo l’appuntamento è invece nella sala Muratori della Biblioteca Classense per il convegno “Diritti fondamentali, discriminazioni, tutele” promosso dall’associazione Avvocato di strada in collaborazione con l’Istituzione Biblioteca Classense, si tratta di un incontro di formazione per gli avvocati ma aperto alla cittadinanza in cui si parlerà della legislazione vigente. Ad aprire i lavori alle 9 ci sarà Antonio Mumolo (Presidente Associazione Avvocato di Strada Onlus), tra gli interventi ci saranno quelli di Federico Olivieri (ricercatore dell’Università di Pisa) con “Io non sono un razzista ma…” sulle nuove forme di razzismo democratico, di Marina Mannucci Volontaria Avvocato di Strada su “Una formazione sui generis: inclusione sociale, arte e diritto contro il razzismo”, di Paolo Fasano dei servizi del Comune per gli immigrati, del giuslavorista Gianandrea Ronchi, Giuslavorista e della cooperativa sociale Persone in Movimento-Progetto Sprar Comune di Ravenna.

Il 20 marzo dalle 15 alle 18 nel parco di Via Cilla si celebra la primavera con “Pianeta terra: quando arriva la primavera!” festeggiando come in Giappone, Pakistan, Filippine, Romania, Colombia, Albania, Emilia Romagna, Perù, Iran tanto di aquiloni, danze collettive, carpe volanti, fiori, portafortuna e oggetti propiziatori da costruire insieme. Altri eventi sono inoltre previsti nelle settimane a seguire.

«L’Asp non ci fa vedere i nostri nipotini Da mesi non sappiamo dove sono»

La dolorosa vicenda di una famiglia ravennate, con la zia che ha chiesto in affido i bambini tolti alla sorella dai servizi sociali

Il piccolo Alberto (nome di fantasia) ha festeggiato i suoi 12 anni poche settimane fa in una comunità per minori, insieme alla sorellina più piccola. Lontano dalla loro famiglia, che dalla scorsa estate non sa neppure dove si trovano.

«Chiamiamo ogni 15 giorni i Servizi sociali ma tutte le volte ci dicono di richiamare più avanti. O, al massimo, di scrivere una lettera. Ma noi vogliamo parlarci, con i bambini, vogliamo vederli. Anche solo in un autogrill e alla presenza degli assistenti sociali. Gli vogliamo dire che vogliamo loro bene e che non siamo noi a non volerli a casa». A parlare è la zia, una signora dall’aria forte (di cui non forniamo le generalità per non rendere riconoscibili i minorenni) che non può però fare a meno di scoppiare a piangere quando in redazione ci racconta, documenti alla mano, la storia dei suoi nipoti e di sua sorella, la madre dei bambini.

Una storia piena di dolore e di scelte sbagliate. «Mia sorella ha fatto tutto quello che di sbagliato poteva fare nella vita e per questo motivo non abbiamo nulla da ridire contro la sentenza del tribunale che ha deciso di toglierle i figli», continua la zia, che abita con il marito in un paese del Ravennate, in una grande casa con i suoi genitori, i nonni dei due bambini, che ora temono di non poter più rivedere i loro nipotini.

Lo scorso agosto una sentenza del tribunale per i minorenni ha incaricato i servizi sociali di occuparsi dei due piccoli, dando massima libertà all’Asp per quanto riguarda la regolamentazione del rapporto con la famiglia. E come ci ha detto il responsabile per i Minori dell’azienda pubblica, Samuele Bosi, può capitare che per un certo periodo sia necessario non fornire alcuna informazione (tranne quelle sullo stato di salute) alla famiglia.

«Ma sono passati sei-sette mesi e non sappiamo più come fare. Forse dovremmo chiamare Striscia la notizia? Gridare allo scandalo in tv?», si lamenta la zia, che prima che i bambini venissero tolti alla sorella, ne aveva già richiesto l’affido, nel luglio del 2015, con un’istanza inviata al tribunale, da cui però – ci dice – non ha mai ricevuto neppure una risposta.

«Io e mio marito non abbiamo figli, potremmo ospitare i nostri nipotini in quella che è casa loro, con i nonni che gli vogliono bene. Siamo persone rispettabili e con una vita senza macchie», continua la donna. Certo, il fatto di non essere riusciti a tutelarli finora o il rischio che la madre possa nuovamente avvicinare i bambini potrebbe in questa vicenda avere un peso fondamentale. «Ma non sento mia sorella da mesi, non so neppure dove abita, e se si dovesse presentare a casa nostra per vedere i bambini potremmo chiamare le forze dell’ordine, forti di un decreto che le impone di restare ad almeno 300 metri di distanza dai suoi figli. E per quanto riguarda quello che è successo finora, come potevamo noi, anche se siamo la sua famiglia, tenere a bada una donna adulta, che poteva portare con sé i propri figli ovunque e in qualsiasi momento?».

La mamma dei due bambini, stando anche a quanto riportato dal decreto del tribunale, si è sempre ribellata a qualsiasi sostegno istituzionale (mandando in frantumi anche una piacevole – per i piccoli – parentesi in una comunità nelle Marche) e il padre del bambino (quello della sorellina è invece ignoto) – sempre assente in questi anni e residente in una città lontana – rifugge dalle proprie responsabilità. Con gli zii e i nonni pronti ad accoglierli, il destino dei due fratelli forse non è mai stato così incerto.

Cristina D’Avena alla sfilata dell’Esp che vale anche un posto per Miss Italia

La moda è protagonista domenica 20 marzo al centro commerciale Esp di Ravenna con “Esp Fashion Show”, una sfilata-spettacolo che vedrà alternarsi in passerella le proposte fashion di tutti i negozi del centro commerciale.

L’evento inizia alle 16 e avrà una presentatrice d’eccezione, la cantante-attrice Cristina D’Avena, una delle artiste italiane più amate dal pubblico – ospite anche all’ultimo festival di Sanremo – che in carriera ha venduto ben 7 milioni di dischi. Sue sono le interpretazioni delle più famose sigle di programmi televisivi e delle più gettonate canzoni per bambini.

Insieme a Cristina D’Avena, in veste di conduttore, salirà in passerella Fabrizio Cremonini, mentre in cabina di regia per conto della N.M.Eventi, che coordina lo spettacolo, siederà Barbara Randi, coadiuvata da Eva Koci. Il service audio e le luci sono di Sound Booster, gli allestimenti floreali di ‘Angolo Fiorito’ di Alfonsine. La parte musicale è affidata alla cantante riminese Sarah Jane Olog, che nonostante la giovane età ha già al suo attivo, nel 2014, la partecipazione al programma di Radio2 RAI ‘SuperMax’, con Max Giusti, e nel 2015 la qualificazione alle semifinali di ‘The Voice’, il talent show durante il quale è stata affiancata in veste di coach da Roby e Francesco Facchinetti.

Al termine della sfilata-spettacolo verrà proclamata ufficialmente anche Miss Esp 2016, la vincitrice della selezione provinciale che vivrà la sua fase finale sabato 19 marzo alle 16, sempre al centro commerciale di Ravenna. La vincitrice parteciperà alla selezione regionale di Miss Italia.

Cristina D’Avena alla sfilata dell’Esp che vale anche un posto per Miss Italia

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L’evento inizia alle 16 e avrà una presentatrice d’eccezione, la cantante-attrice Cristina D’Avena, una delle artiste italiane più amate dal pubblico – ospite anche all’ultimo festival di Sanremo – che in carriera ha venduto ben 7 milioni di dischi. Sue sono le interpretazioni delle più famose sigle di programmi televisivi e delle più gettonate canzoni per bambini.

Insieme a Cristina D’Avena, in veste di conduttore, salirà in passerella Fabrizio Cremonini, mentre in cabina di regia per conto della N.M.Eventi, che coordina lo spettacolo, siederà Barbara Randi, coadiuvata da Eva Koci. Il service audio e le luci sono di Sound Booster, gli allestimenti floreali di ‘Angolo Fiorito’ di Alfonsine. La parte musicale è affidata alla cantante riminese Sarah Jane Olog, che nonostante la giovane età ha già al suo attivo, nel 2014, la partecipazione al programma di Radio2 RAI ‘SuperMax’, con Max Giusti, e nel 2015 la qualificazione alle semifinali di ‘The Voice’, il talent show durante il quale è stata affiancata in veste di coach da Roby e Francesco Facchinetti.

Al termine della sfilata-spettacolo verrà proclamata ufficialmente anche Miss Esp 2016, la vincitrice della selezione provinciale che vivrà la sua fase finale sabato 19 marzo alle 16, sempre al centro commerciale di Ravenna. La vincitrice parteciperà alla selezione regionale di Miss Italia.

Teatrino, osteria e caffè letterario Coop nell’ex magazzino per il sale di Cervia

Nuova vita per l’ex Cral, con anche giochi da tavolo e sala soci

Dopo la recente inaugurazione dell’ex pescheria di piazzetta Pisacane (vedi articoli correlati), continua il processo di riqualificazione di strutture storiche a Cervia.

Alla fine tra le tante imprese che si erano interessate solo una (la Gestint dell’imprenditore Alessandro Fanelli) ha ufficializzato e presentato il proprio progetto per la ristrutturazione e la manutenzione dell’ex cral Saline. Si tratta di uno dei magazzini, in centro a Cervia, costruiti tra la fine ‘600 e inizio ‘700 per lo sfruttamento delle saline, in risposta all’esigenza di razionalizzare lo stoccaggio e la distribuzione del sale.

Il laboratorio partecipativo svoltosi nei mesi scorsi dal titolo “CRAL! – Caratterizzare, Rifunzionalizzare, Animare e (ri)Lanciare uno dei luoghi più identitari di Cervia”, con cittadini, imprenditori e associazioni, ha contribuito a definire linee guida, proposte e idee per il recupero e il riutilizzo dell’edificio, «quale centro polifunzionale – si legge in una nota del Comune di Cervia – capace di integrare l’aspetto culturale con quello di socializzazione e con servizi di ristorazione».

Il nome del nuovo polo cervese sarà “Officine del sale”. L’edificio – nei progetti dell’imprenditore coinvolto (nella gallery in fondo tutti i rendering disponibili) – avrà una parte dedicata alle attività di socializzazione del “vecchio” Cral, con giochi da tavolo e sala soci. Ad impreziosire la parte culturale e di socialità ci sarà anche un piccolo teatrino. Nella navata più verso il mare invece è prevista l’osteria di pesce con cucina a vista e nella parte più ad est un caffè letterario in collaborazione con librerie Coop. Il progetto prevede anche altre collaborazioni importanti come ad esempio con il gruppo civiltà Salinara.

Per l’aggiudicazione ufficiale bisognerà aspettare, come da prassi per tutti i bandi di gara, gli adempimenti formali amministrativi e le verifiche previsti di legge. «La durata della concessione – rivelano dal Comune – sarà di 15 anni ai sensi dell’art. 3 del contratto di concessione. Il concessionario dovrà corrispondere un canone di concessione annuo, oltre Iva se ed in quanto dovuta, con i seguenti criteri: 8.000 euro per la prima annualità, che verrà aumentato di 1.000 euro ogni anno».

«Siamo giunti a compimento di un percorso – dichiarano in una nota congiunta il sindaco Luca Coffari e l’assessore al Patrimonio Rossella Fabbri – che anche in questo caso ha visto il coinvolgimento dei cittadini con un laboratorio partecipato e riteniamo sia stata una scelta sensibile e attenta al coinvolgimento della comunità. L’ex Cral, immobile di grande pregio storico-artistico, situato nel centro storico della città, diventerà un centro polivalente con attività culturali e sociali per la cittadinanza e con ulteriori possibilità in cui sarà possibile l’esercizio per la ristorazione. Ritornerà ad essere un forte luogo di aggregazione e di socializzazione. È un fatto importante per la città e siamo davvero molto contenti del progetto che pare davvero di grande qualità».

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Alla fine tra le tante imprese che si erano interessate solo una (la Gestint dell’imprenditore Alessandro Fanelli) ha ufficializzato e presentato il proprio progetto per la ristrutturazione e la manutenzione dell’ex cral Saline. Si tratta di uno dei magazzini, in centro a Cervia, costruiti tra la fine ‘600 e inizio ‘700 per lo sfruttamento delle saline, in risposta all’esigenza di razionalizzare lo stoccaggio e la distribuzione del sale.

Il laboratorio partecipativo svoltosi nei mesi scorsi dal titolo “CRAL! – Caratterizzare, Rifunzionalizzare, Animare e (ri)Lanciare uno dei luoghi più identitari di Cervia”, con cittadini, imprenditori e associazioni, ha contribuito a definire linee guida, proposte e idee per il recupero e il riutilizzo dell’edificio, «quale centro polifunzionale – si legge in una nota del Comune di Cervia – capace di integrare l’aspetto culturale con quello di socializzazione e con servizi di ristorazione».

Il nome del nuovo polo cervese sarà “Officine del sale”. L’edificio – nei progetti dell’imprenditore coinvolto (nella gallery in fondo tutti i rendering disponibili) – avrà una parte dedicata alle attività di socializzazione del “vecchio” Cral, con giochi da tavolo e sala soci. Ad impreziosire la parte culturale e di socialità ci sarà anche un piccolo teatrino. Nella navata più verso il mare invece è prevista l’osteria di pesce con cucina a vista e nella parte più ad est un caffè letterario in collaborazione con librerie Coop. Il progetto prevede anche altre collaborazioni importanti come ad esempio con il gruppo civiltà Salinara.

Per l’aggiudicazione ufficiale bisognerà aspettare, come da prassi per tutti i bandi di gara, gli adempimenti formali amministrativi e le verifiche previsti di legge. «La durata della concessione – rivelano dal Comune – sarà di 15 anni ai sensi dell’art. 3 del contratto di concessione. Il concessionario dovrà corrispondere un canone di concessione annuo, oltre Iva se ed in quanto dovuta, con i seguenti criteri: 8.000 euro per la prima annualità, che verrà aumentato di 1.000 euro ogni anno».

«Siamo giunti a compimento di un percorso – dichiarano in una nota congiunta il sindaco Luca Coffari e l’assessore al Patrimonio Rossella Fabbri – che anche in questo caso ha visto il coinvolgimento dei cittadini con un laboratorio partecipato e riteniamo sia stata una scelta sensibile e attenta al coinvolgimento della comunità. L’ex Cral, immobile di grande pregio storico-artistico, situato nel centro storico della città, diventerà un centro polivalente con attività culturali e sociali per la cittadinanza e con ulteriori possibilità in cui sarà possibile l’esercizio per la ristorazione. Ritornerà ad essere un forte luogo di aggregazione e di socializzazione. È un fatto importante per la città e siamo davvero molto contenti del progetto che pare davvero di grande qualità».

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Nuova vita per l’ex Cral, con anche giochi da tavolo e sala soci

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Il laboratorio partecipativo svoltosi nei mesi scorsi dal titolo “CRAL! – Caratterizzare, Rifunzionalizzare, Animare e (ri)Lanciare uno dei luoghi più identitari di Cervia”, con cittadini, imprenditori e associazioni, ha contribuito a definire linee guida, proposte e idee per il recupero e il riutilizzo dell’edificio, «quale centro polifunzionale – si legge in una nota del Comune di Cervia – capace di integrare l’aspetto culturale con quello di socializzazione e con servizi di ristorazione».

Il nome del nuovo polo cervese sarà “Officine del sale”. L’edificio – nei progetti dell’imprenditore coinvolto (nella gallery in fondo tutti i rendering disponibili) – avrà una parte dedicata alle attività di socializzazione del “vecchio” Cral, con giochi da tavolo e sala soci. Ad impreziosire la parte culturale e di socialità ci sarà anche un piccolo teatrino. Nella navata più verso il mare invece è prevista l’osteria di pesce con cucina a vista e nella parte più ad est un caffè letterario in collaborazione con librerie Coop. Il progetto prevede anche altre collaborazioni importanti come ad esempio con il gruppo civiltà Salinara.

Per l’aggiudicazione ufficiale bisognerà aspettare, come da prassi per tutti i bandi di gara, gli adempimenti formali amministrativi e le verifiche previsti di legge. «La durata della concessione – rivelano dal Comune – sarà di 15 anni ai sensi dell’art. 3 del contratto di concessione. Il concessionario dovrà corrispondere un canone di concessione annuo, oltre Iva se ed in quanto dovuta, con i seguenti criteri: 8.000 euro per la prima annualità, che verrà aumentato di 1.000 euro ogni anno».

«Siamo giunti a compimento di un percorso – dichiarano in una nota congiunta il sindaco Luca Coffari e l’assessore al Patrimonio Rossella Fabbri – che anche in questo caso ha visto il coinvolgimento dei cittadini con un laboratorio partecipato e riteniamo sia stata una scelta sensibile e attenta al coinvolgimento della comunità. L’ex Cral, immobile di grande pregio storico-artistico, situato nel centro storico della città, diventerà un centro polivalente con attività culturali e sociali per la cittadinanza e con ulteriori possibilità in cui sarà possibile l’esercizio per la ristorazione. Ritornerà ad essere un forte luogo di aggregazione e di socializzazione. È un fatto importante per la città e siamo davvero molto contenti del progetto che pare davvero di grande qualità».

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