domenica
03 Agosto 2025

Bucci (Pigna): «Mingozzi punta la Sapir» La replica del vicesindaco: «Patacche»

Secondo il candidato sindaco il repubblicano mira alla presidenza «e cioè il garante del conflitto di interessi privati e pubblici al porto»

«Le tue sono tutte patacche»: il vicesindaco di Ravenna, Giannantonio Mingozzi, ricorre a un classico della romagnolità per smentire Maurizio Bucci, candidato sindaco della lista civica Pigna, che aveva criticato il silenzio del Comune sui recenti successi dell’Autorità portuale spiegandolo come conseguenze delle aspirazioni del repubblicano alla presidenza di Sapir «cioè di garante del grande conflitto di interessi politici e affaristici tra istituzioni locali e soci privati competitori».

Il successo di cui parla Bucci, oggi consigliere comunale del gruppo misto dopo l’uscita da Forza Italia, è il Fast Corridor: «Un progetto innovativo, finanziato al 50 percento dall’Unione Europea, grazie al quale si semplificano le procedure e si velocizzano i trasferimento delle merci, su gomma, dal porto di Ravenna all’Interporto di Bologna». Il primo intervento di questo tipo nell’Adriatico (innovazione già presente in altri importanti porti come quelli di Genova, La Spezia e Livorno), «la cui implementazione consentirà al nostro porto di essere più competitivo, intercettando nuovi traffici e merci a più alto valore aggiunto». Dopo la comunicazione di Ap, «la totale indifferenza del sindaco Matteucci, del vice sindaco con delega al Porto, Mingozzi, e pure dei finti oppositori della Giunta».

Il candidato sindaco infine mette in luce il repentino cambio di posizione maturato in pochi mesi da Mingozzi a proposito di Galliano Di Marco, presidente di Ap dal 2012 e in scadenza il prossimo 2 marzo: a ottobre quando si parlava di un suo possibile trasferimento a Trieste si spese perché la città se lo tenesse stretto. Addirittura un anno fa, in risposta ad una interpellanza di Bucci circa i conflitti tra il presidente Di Marco e il presidente di Pir Guido Ottolenghi, Mingozzi parlò così in consiglio comunale: «È doveroso, e lo sarà ancora in futuro se necessario, difendere il presidente Di Marco e il suo ruolo a Ravenna, perché è un dirigente capace, che lavora esclusivamente per il futuro del nostro scalo a tutti i livelli. Quindi per la qualità e caparbietà dimostrate teniamocelo ben stretto». Nelle ultime uscite invece Mingozzi boccia pesantemente Di Marco.

La replica del numero due di Palazzo Merlato, futuro capolista per il Pri che correre in appoggio a Michele De Pascale del Pd, è altrettanto pungente: «Non posso sopportare che nella vita politica e in campagna elettorale si costruiscano bugie sulle persone, al solo scopo di alimentare fumo e polemiche. Le sue sono tutte patacche. Io sono interessato a rappresentare il Pri e l’Edera alle prossime amministrative, come ho sempre fatto in tutte le campagne elettorali, spendendo faccia e impegno, chiedendo il voto senza che nessuno mi abbia mai regalato nulla. Forse, chi è abituato a cambiare partito così spesso non capisce le ragioni della coerenza e della storia personali che, per quanto mi riguarda, hanno un valore etico e morale al di sopra di qualsiasi altra ragione».

Trova portafoglio con mille euro e lo consegna alla polizia municipale

Denaro in contanti insieme a patente e quattro carte di credito I complimenti del sindaco all’autrice del gesto «di grande senso civico»

Il sindaco di Cervia, Luca Coffari, ha incontrato nella mattinata di oggi 14 gennaio Ortansa Niculescu, romena residente a Savio di Ravenna che nei giorni scorsi si è presentata alla polizia municipale di Cervia, consegnando un portafoglio contenente banconote per un importo complessivo di 1.010 euro, quattro carte di credito, patente di guida, carta d’identità intestate a un cittadino cervese. Il sindaco Luca Coffari ha ricevuto la signora esprimendole tutta la gratitudine e la riconoscenza, in considerazione dell’alto valore civico del gesto.

Dal cinepanettone al palco: Massimo Ghini a Ravenna

Alla stagione di prosa di Ravenna si ride con la commedia francese Un’ora di tranquillità, da giovedì 14 a domenica 17 gennaio al teatro Alighieri, con attori noti del grande schermo come Massimo Ghini, Galatea Ranzi (La grande bellezza), Claudio Bigagli (Mediterraneo), Gea Lionello (attrice in molte commedie come Manuale d’amore 2) e poi il volto conosciutissimo di Massimo Ciavarro, Luca Scapparone e Alessandro Giuggioli.

Si tratta di un testo mai rappresentato in Italia: l’autore è Florian Zeller, uno dei più apprezzati drammaturghi francesi contemporanei.
Attore brillante e versatile Ghini, in particolare, si è cimentato con cinepanettoni di grande successo commerciale (l’ultimo è Vacanze ai Caraibi) e con film impegnati di Francesco Rosi e Franco Zeffirelli; ora torna sul palcoscenico con questo spettacolo che è stato un grande successo della stagione teatrale in Francia, definita una spassosa, intelligente e geniale commedia da non perdere.

Massimio Ghini e gli attori della compagnia incontreranno il pubblico, sabato 16 gennaio alle 17.30 alla sala Corelli del teatro Alighieri, dialogando con il giornalista Matteo Cavezzali.

Il piccolo Gionatan, ucciso sulle strisce: l’assicurazione non vuole pagare

Al processo: «Attraversò la strada da solo e improvvisamente»

Morì a nemmeno tre anni, Gionatan Lasorsa, investito il 22 giugno 2014 da un’auto pirata sotto casa sua a Ponte Nuovo, in prossimità delle strisce pedonali (alcuni articoli tra i correlati).

Ora l’assicurazione non vuole pagare, al processo civile in cui è chiamata a rispondere di un risarcimento di oltre 4 milioni di euro, sostenendo tra l’altro nell’atto di costituzione che il piccolo attraversò la strada da solo e improvvisamente. Lo riporta il Resto del Carlino.

Il conducente, un bulgaro arrestato dopo 48 ore dalla polizia a Lido Adriano, ha già patteggiato due anni 9 mesi e 10 giorni di carcere per omicidio colposo, omissione di soccorso e guida in stato di ebbrezza. Ha avuto anche la patente sospesa per 7 anni e mezzo. Ora l’assicurazione sostiene che un’auto in sosta gli impedì la visuale e che la sua Mercedes viaggiava a 50 km/h, il limite su quella strada, e non ai 62 dedotti dalle indagini.

I familiari della vittima chiedono ora che l’assicurazione versi almeno una provvisionale per sostenere le spese di causa. (Ansa.it)

Ancisi-Lega: «Pronto un candidato civico di alto profilo, senza etichette di partito»

I due alleati dicono di avere il nome ma di star lavorando alla
squadra. «Rappresenterà tutti i cittadini, di qualsiasi credo politico»

Il candidato sindaco esiste, ma ancora non è stato annunciato il nome perché si sta lavorando agli ultimi aggiustamenti su squadra e progetto.

Alvaro Ancisi e Gianluca Pini di Lista per Ravenna e Lega Nord continuano a parlare per comunicati congiunti sicuri di essere i veri sfidanti del Pd, uniti, con un candidato «che sarà di alto profilo» e al tempo stesso civico, in grado, sono convinti i promotori del progetto, di battere De Pascale al ballottaggio. E, sempre insieme, respingono al mittente tutte le accuse di essere in qualche modo coinvolti nei dissidi interni ad altre forze  (come i 5 stelle) e di non lavorare per l’unità del centrodestra.

«È nostro interesse, oltre che per la città, che qualsiasi movimento di opposizione, di destra, di sinistra, antisistema, sedicente civico, eccetera, raccolga, con candidati autorevoli, il massimo possibile del proprio rispettivo elettorato, perché questa è la condizione per portare il Pd al ballottaggio. Ci dispiace il contrario».

E si dicono certi di presentare un candidato votabile da chiunque non sia elettore del Pd proprio perché non avrà etichette di partito.

«Offriamo – scrivono – alla città un candidato sindaco dotato di autorevolezza e professionalità, di giusta età anagrafica, che non ha militato in nessun movimento politico, né in quelli collaterali alla politica: sindacali, cooperativi, di categoria. Un candidato che ha vissuto e si è affermato col proprio lavoro, senza alcun collegamento con la politica. Questa scelta ha escluso prima di tutti i nostri militanti, compresi i più qualificati. Il nostro candidato è civico per eccellenza, perché deve rappresentare tutti i cittadini, di qualsiasi o nessuna idea politica. Non intendiamo che gli sia affibbiata alcuna etichetta di parte politica, anche se saremo aperti, su questa linea, ad altri accordi. Sarà affiancato da una squadra con caratteristiche sostanzialmente non dissimili e supportato da uno schema programmatico di base, che sarà compito suo e della squadra sviluppare e articolare. Sarà lui ad assumersi le proprie responsabilità di fronte agli elettori quando questo percorso sarà definito».

«Fatturato e utile in crescita nel 2015» Ravenna Farmacie scarta le critiche

In procura un fascicolo di indagine sui bilanci dell’azienda comunale
che presenta il preconsuntivo: «La missione è dare un buon servizio»

Il fatturato arriva a 74,5 milioni con un utile netto di 339mila euro, rispettivamente il 12 percento e il 13,6 percento in più rispetto all’anno precedente: sono i due indicatori principali del preconsuntivo 2015 approvato il 23 dicembre dall’assemblea dei soci di Ravenna Farmacie, società a controllo pubblico (controllata al 92,47 percento da Ravenna Holding a sua volta posseduta dal Comune di Ravenna per l’83,48 percento) che gestisce un magazzino farmaceutico e sedici farmacie comunali sparse sul territorio provinciale. A snocciolare i numeri sono i massimi dirigenti – il presidente Paolo Pirazzini, la direttrice generale Barbara Pesci e il direttore amministrativo della holding Marco Calpista – in una conferenza stampa che arriva a pochi giorni dalla diffusione della notizia dell’apertura di un’inchiesta giudiziaria, al momento ancora senza indagati, sui conti della società e sul riaccendersi di vecchie dubbi sollevati dalle forze politiche di opposizione proprio sulla regolarità di quei bilanci.

Il messaggio è chiaro: Ravenna Farmacie sta bene perché stanno arrivando i frutti di un business plan impostato dall’attuale cda entrato nel suo secondo mandato triennale e non teme attacchi politici o accertamenti della magistratura. Del resto nei giorni precedenti Pirazzini aveva garantito la totale collaborazione con gli inquirenti che già hanno acquisito documentazione dagli uffici (vedi tra i correlati).

Le cifre fornite, trattandosi di un preconsuntivo, sono solo stime fatte sulla base dei conti alla fine di novembre: per il 31 marzo è attesa l’approvazione del definitivo. Le stime dicono che alla crescita del fatturato «contribuiscono in maniera determinante sia il magazzino (+18 percento), sia le farmacie (+2.5) nonostante il trend di mercato sia ancora in calo». Il 2015, anno della piena maturazione delle strategie delineate, si caratterizza per «il miglioramento dei servizi offerti ai cittadini senza intaccare il livello occupazionale». La stima del costo annuale del personale è di 8,6 milioni di euro, calcolando il massimo dei premi produzione potenziali: se così non dovesse essere vorrebbe dire un utile maggiore.

La direttrice Pesci mette in fila sinteticamente alcuni fattori che avrebbero portato ai risultati celebrati dall’azienda pubblica: il cambiamento del sistema informatico «che ha consentito sia una migliore gestione commerciale che uno sviluppo del controllo di gestione»; la riorganizzazione dei turni e degli orari «che ha permesso «un più ampio ed esteso servizio sul territorio»; il nuovo contratto integrativo aziendale «che ha consentito di non aumentare il costo del lavoro e di legare i premi di produzione agli effettivi risultati aziendali»; la riduzione dei canoni di gestione con i comuni soci; investimenti immobiliari; sinergia con Ravenna Holding su alcune funzioni aziendali trasversali.

Lo scenario dipinto dai dirigenti è quindi quello del secondo anno consecutivo in utile (300mila euro nel 2014) dopo tempi difficili ben testimoniati dal disavanzo di mezzo milione nel 2012. Ma proprio l’inversione di tendenza è stata oggetto di discussione in consiglio comunale e poi argomento di alcuni esposti presentati alla procura fino all’apertura di un fascicolo. Voce critica quella di Alvaro Ancisi, capogruppo di Lpr e decano dell’opposizione: «Il bilancio è drogato da una posta attiva, quali sono le rimanenze di magazzino. Il suo valore è cresciuto dai 9,85 milioni del 2011 ai 13 del 2014. L’azienda da dopo il 2012 si rifiuta di procedere all’inventario fisico delle rimanenze di magazzino, come sempre aveva fatto in precedenza e come fanno tutte le aziende di questa dimensione e condizione, limitandosi invece ad effettuare inventari a campione. Vengono così iscritte nei rendiconti delle poste attive che incidono pesantemente sul risultato d’esercizio senza nessuna possibilità di verifica della loro congruità, tanto più che l’azienda si rifiuta di far conoscere i dati completi dei movimenti di magazzino».

Pare insomma ruotare attorno al magazzino la regolarità dei conti societari. La direttrice Pesci replica così: «Con la supervisione di un revisore dei conti viene fatto un inventario scegliendo ogni anno un campione come è consuetudine nel mercato per aziende di queste dimensioni dove il conteggio fisico di tutti i pezzi di oltre 25mila referenze comporterebbe tempi lunghissimi e costi enormi senza garantire l’assenza di errori». Per la compilazione del preconsuntivo si è convenzionalmente scelto di prendere un valore di magazzino pari a quello di partenza che verrà poi eventualmente aggiornato con gli ultimi movimenti dell’ultimo mese 2015. Ma quell’aumento del 18 percento di fatturato di cosa è merito? «Diversi fattori. Abbiamo saputo soddisfare meglio le esigenze dei clienti garantendo maggiore disponibilità di prodotti, una gamma più vasta. Ma abbiamo anche trovato nuovi clienti e una migliore organizzazione interna». E infine alla critica di un rapporto troppo basso tra utile e fatturato (meno dell’1 percento), Pesci risponde così: «Sento parlare di percentuali del 10 percento che riguarderebbero le prestazioni dei farmacisti privati ma non so come siano verificabili. In ogni caso Ravenna Farmacie deve chiedersi se il suo obiettivo sia perseguire la massimizzazione degli utili tout-court oppure debba puntare a fornire un ottimo servizio ai cittadini restando in attivo».

«Fatturato e utile in crescita nel 2015» Ravenna Farmacie scarta le critiche

In procura un fascicolo di indagine sui bilanci dell’azienda comunale che presenta il preconsuntivo: «La missione è dare un buon servizio»

Il fatturato arriva a 74,5 milioni con un utile netto di 339mila euro, rispettivamente il 12 percento e il 13,6 percento in più rispetto all’anno precedente: sono i due indicatori principali del preconsuntivo 2015 approvato il 23 dicembre dall’assemblea dei soci di Ravenna Farmacie, società a controllo pubblico (controllata al 92,47 percento da Ravenna Holding a sua volta posseduta dal Comune di Ravenna per l’83,48 percento) che gestisce un magazzino farmaceutico e sedici farmacie comunali sparse sul territorio provinciale. A snocciolare i numeri sono i massimi dirigenti – il presidente Paolo Pirazzini, la direttrice generale Barbara Pesci e il direttore amministrativo della holding Marco Calpista – in una conferenza stampa che arriva a pochi giorni dalla diffusione della notizia dell’apertura di un’inchiesta giudiziaria, al momento ancora senza indagati, sui conti della società e sul riaccendersi di vecchie dubbi sollevati dalle forze politiche di opposizione proprio sulla regolarità di quei bilanci.

Il messaggio è chiaro: Ravenna Farmacie sta bene perché stanno arrivando i frutti di un business plan impostato dall’attuale cda entrato nel suo secondo mandato triennale e non teme attacchi politici o accertamenti della magistratura. Del resto nei giorni precedenti Pirazzini aveva garantito la totale collaborazione con gli inquirenti che già hanno acquisito documentazione dagli uffici (vedi tra i correlati).

Le cifre fornite, trattandosi di un preconsuntivo, sono solo stime fatte sulla base dei conti alla fine di novembre: per il 31 marzo è attesa l’approvazione del definitivo. Le stime dicono che alla crescita del fatturato «contribuiscono in maniera determinante sia il magazzino (+18 percento), sia le farmacie (+2.5) nonostante il trend di mercato sia ancora in calo». Il 2015, anno della piena maturazione delle strategie delineate, si caratterizza per «il miglioramento dei servizi offerti ai cittadini senza intaccare il livello occupazionale». La stima del costo annuale del personale è di 8,6 milioni di euro, calcolando il massimo dei premi produzione potenziali: se così non dovesse essere vorrebbe dire un utile maggiore.

La direttrice Pesci mette in fila sinteticamente alcuni fattori che avrebbero portato ai risultati celebrati dall’azienda pubblica: il cambiamento del sistema informatico «che ha consentito sia una migliore gestione commerciale che uno sviluppo del controllo di gestione»; la riorganizzazione dei turni e degli orari «che ha permesso «un più ampio ed esteso servizio sul territorio»; il nuovo contratto integrativo aziendale «che ha consentito di non aumentare il costo del lavoro e di legare i premi di produzione agli effettivi risultati aziendali»; la riduzione dei canoni di gestione con i comuni soci; investimenti immobiliari; sinergia con Ravenna Holding su alcune funzioni aziendali trasversali.

Lo scenario dipinto dai dirigenti è quindi quello del secondo anno consecutivo in utile (300mila euro nel 2014) dopo tempi difficili ben testimoniati dal disavanzo di mezzo milione nel 2012. Ma proprio l’inversione di tendenza è stata oggetto di discussione in consiglio comunale e poi argomento di alcuni esposti presentati alla procura fino all’apertura di un fascicolo. Voce critica quella di Alvaro Ancisi, capogruppo di Lpr e decano dell’opposizione: «Il bilancio è drogato da una posta attiva, quali sono le rimanenze di magazzino. Il suo valore è cresciuto dai 9,85 milioni del 2011 ai 13 del 2014. L’azienda da dopo il 2012 si rifiuta di procedere all’inventario fisico delle rimanenze di magazzino, come sempre aveva fatto in precedenza e come fanno tutte le aziende di questa dimensione e condizione, limitandosi invece ad effettuare inventari a campione. Vengono così iscritte nei rendiconti delle poste attive che incidono pesantemente sul risultato d’esercizio senza nessuna possibilità di verifica della loro congruità, tanto più che l’azienda si rifiuta di far conoscere i dati completi dei movimenti di magazzino».

Pare insomma ruotare attorno al magazzino la regolarità dei conti societari. La direttrice Pesci replica così: «Con la supervisione di un revisore dei conti viene fatto un inventario scegliendo ogni anno un campione come è consuetudine nel mercato per aziende di queste dimensioni dove il conteggio fisico di tutti i pezzi di oltre 25mila referenze comporterebbe tempi lunghissimi e costi enormi senza garantire l’assenza di errori». Per la compilazione del preconsuntivo si è convenzionalmente scelto di prendere un valore di magazzino pari a quello di partenza che verrà poi eventualmente aggiornato con gli ultimi movimenti dell’ultimo mese 2015. Ma quell’aumento del 18 percento di fatturato di cosa è merito? «Diversi fattori. Abbiamo saputo soddisfare meglio le esigenze dei clienti garantendo maggiore disponibilità di prodotti, una gamma più vasta. Ma abbiamo anche trovato nuovi clienti e una migliore organizzazione interna». E infine alla critica di un rapporto troppo basso tra utile e fatturato (meno dell’1 percento), Pesci risponde così: «Sento parlare di percentuali del 10 percento che riguarderebbero le prestazioni dei farmacisti privati ma non so come siano verificabili. In ogni caso Ravenna Farmacie deve chiedersi se il suo obiettivo sia perseguire la massimizzazione degli utili tout-court oppure debba puntare a fornire un ottimo servizio ai cittadini restando in attivo».

Pugni all’autista del bus per non pagare il biglietto: denunciato cuoco di 23 anni

Violenta aggressione il 28 dicembre sulla linea 161 Savarna-Alfonsine Il giovane individuato grazie alle telecamere di sicurezza sul mezzo

Un cuoco di 23 anni residente a Savarna è stato denunciato per aver preso a pugni un autista di un autobus pubblico poi fuggendo a piedi: il 28 dicembre a Mezzano il conducente si era rifiutato di restituire i 3 euro del biglietto che invece il passeggero riteneva di dover avere in quanto sosteneva di aver solo dimenticato a casa l’abbonamento. Fondamentale per il suo riconoscimento è stato il filmato registrato dalla telecamera di sicurezza installata sui mezzi proprio a tutela dei conducenti e da questi attivata in caso di pericolo: il 23enne cercò invano di danneggiare la videocamera.

Il pomeriggio di quel giorno il 23enne in piazza a Savarna salì sull’autobus della linea 161 diretto ad Alfonsine. Inizialmente non voleva pagare il biglietto, opponendo al conducente del mezzo futili motivazioni, poi rinunciò alle polemiche pagando il dovuto: soltanto una calma apparente perchè all’altezza di Torri di Mezzano, in via Zuccherificio, una volta rimasti unico passeggero a bordo il cuoco pretese indietro i soldi del biglietto: al legittimo rifiuto dell’autista si scatenò una violenta aggressione che cagionò diverse lesioni al malcapitato 53enne.

I carabinieri della stazione di Mezzano hanno avviato le indagini partendo dall’itinerario dell’aggressore, riuscendo dunque a capire in quale zona risiedesse: sono stati poi gli stessi militari a riconoscere in quel filmato un sospettato con un curriculum di precedenti già importante a dispetto dell’età; le accuse nei suoi confronti sono di minaccia, lesioni personali, ingiuria ed interruzione di pubblico servizio.

Matrimoni gay: Ravenna in Comune li trascriverà, la Pigna è contraria

E il vicesindaco ribadisce la contrarietà del Pri: «A sinistra giocano
a chi la dice più grossa per ingraziarsi un elettore in più»

Se diventerà il prossimo sindaco di Ravenna promette di trascrivere i matrimoni omosessuali contratti regolarmente all’estero nel registro già sperimentato in altri Comuni d’Italia, «stimolando la politica nazionale a intraprendere le necessarie azioni a garanzia di parità di trattamento tra coppie omosessuali ed eterosessuali in attesa del Ddl Cirinnà o di qualsiasi altro tentativo di regolamentazione si profili nei prossimi mesi che abbia l’obiettivo di promuovere uguale dignità per tutti i cittadini». A prendersi l’impegno è Raffaella Sutter, candidata a Palazzo Merlato per Ravenna in Comune (Ric), neonato soggetto politico che raccoglie diverse formazioni e forze della sinistra in alternativa al Pd.

Il tema è di attualità in questi giorni dopo la discussione in consiglio comunale di una petizione a sostegno della trascrizione che invece l’attuale sindaco Fabrizio Matteucci ha scelto di non adottare pur avendo celebrato in municipio un finto matrimonio gay tra due donne, una sorta di festa per la loro unione: le due poi si sono sposate anche all’estero ma Matteucci non ha trascritto l’atto. «Ci chiediamo – scrive Ravenna in Comune – perché il sindaco non abbia spinto per un gesto politico forte, rilanciando invece comodamente la palla al Parlamento, senza neanche tentare l’applicazione di legge: ai sensi dell’articolo 16 del Dpr 396/2000 infatti in Italia i matrimoni trascrivibili “sono quelli celebrati tra cittadini italiani, ovvero tra un cittadino italiano ed uno straniero, innanzi all’autorità diplomatica o consolare competente, oppure dinnanzi all’autorità locale”, e non parla del sesso dei cittadini».

Sulla questione era intervenuto anche Michele de Pascale, segretario provinciale del Pd e candidato sindaco: «Da un punto di vista giuridico non vedo ragioni per cui un sindaco dovrebbe rifiutare la trascrizione di un matrimonio tra persone dello stesso sesso regolarmente contratto all’estero ed è, eventualmente, compito di un giudice quello di valutarne la legittimità». Ma altro si aspettava Sutter: «Certo è che se il Consiglio di Stato rigetta la trascrizione dei matrimoni regolarmente contratti all’estero per le coppie dello stesso sesso, dichiarando in sintesi, che non si può ridurre ad atti amministrativi ciò che necessità di scelte politiche, avremmo sperato che De Pascale in un impeto di coraggio, dichiarasse che sporcarsi le mani è compito di un candidato sindaco».

Alla posizione espressa da Sutter non è tardata la replica del Partito repubblicano che già aveva bacchettato il candidato da loro sostenuto. A parlare è Giannantonio Mingozzi, vice di Matteucci: «Mi sembra che il confronto in buona parte della sinistra ravennate sul riconoscimento dei matrimoni gay sia diventato un continuo gioco a scavalco tra chi la dice più grossa per ingraziarsi qualche elettore. In questo caso il primato dei Comuni e dei sindaci non può essere politico di partito ma amministrativo e per questo non serve coraggio ma buon senso e rispetto della legge. Raffaella Sutter, per tanti anni dirigente del Comune, non credo che in quella veste avrebbe accettato di sottoscrivere atti che un ufficiale di governo non può firmare. Augurare più coraggio nel perseguire errori ad un sindaco che voglia essere responsabile significa demolire quel concetto di “Stato di diritto” al quale tutti siamo chiamati a contribuire in ogni campo della vita civile».

Altrettanta ferma contrarietà alla trascrizione dei matrimoni omosessuali ma anche ai matrimoni omosessuali in sé, arriva da Maurizio Bucci, consigliere comunale del gruppo misto dopo l’uscita da Forza Italia e ora candidato sindaco per la lista civica La Pigna con l’appoggio di Fratelli d’Italia: «Inseriremo nel nostr programma la assoluta contrarietà al matrimonio omosessuale». Per cinque ragioni così riassunte dallo stesso Bucci. Uno: «I tre fondamentali temi di controversia sono il diritto a formarsi una famiglia, il diritto alla successione e il diritto alla reversibilità della pensione. Sono diritti che noi contestiamo fuori dal matrimonio tra uomo e donna». Due: «Se fosse solo l’amore a decidere il cosiddetto atto pubblico del matrimonio, perché limitarsi al matrimonio tra due persone dello stesso sesso? Perché non accettare di amarsi in tre o in quattro? Scenari catastrofici». Tre: «Nessuno pensa al fatto che un bambino adottato di una coppia omosessuale possa vivere la propria infanzia e adolescenza in grave disagio rispetto agli amici che chiamano e si rivolgono a una mamma e a un papà naturali?». Quattro: «Se il vincolo matrimoniale non è più quello tra un uomo e una donna, il diritto alla successione riguarderà prima di tutto il coniuge con le relative conseguenze economiche». Cinque: «L’impatto del matrimonio omosessuale sul tessuto sociale, se legittimato, esporrebbe la società civili a conseguenze gravi sul piano etico, culturale e naturale, andando a pesare persino sui conti pubblici in materia previdenziale».

Matrimoni gay: Ravenna in Comune li trascriverà, la Pigna è contraria

E il vicesindaco ribadisce la contrarietà del Pri: «A sinistra giocano a chi la dice più grossa per ingraziarsi un elettore in più»

Se diventerà il prossimo sindaco di Ravenna promette di trascrivere i matrimoni omosessuali contratti regolarmente all’estero nel registro già sperimentato in altri Comuni d’Italia, «stimolando la politica nazionale a intraprendere le necessarie azioni a garanzia di parità di trattamento tra coppie omosessuali ed eterosessuali in attesa del Ddl Cirinnà o di qualsiasi altro tentativo di regolamentazione si profili nei prossimi mesi che abbia l’obiettivo di promuovere uguale dignità per tutti i cittadini». A prendersi l’impegno è Raffaella Sutter, candidata a Palazzo Merlato per Ravenna in Comune (Ric), neonato soggetto politico che raccoglie diverse formazioni e forze della sinistra in alternativa al Pd.

Il tema è di attualità in questi giorni dopo la discussione in consiglio comunale di una petizione a sostegno della trascrizione che invece l’attuale sindaco Fabrizio Matteucci ha scelto di non adottare pur avendo celebrato in municipio un finto matrimonio gay tra due donne, una sorta di festa per la loro unione: le due poi si sono sposate anche all’estero ma Matteucci non ha trascritto l’atto. «Ci chiediamo – scrive Ravenna in Comune – perché il sindaco non abbia spinto per un gesto politico forte, rilanciando invece comodamente la palla al Parlamento, senza neanche tentare l’applicazione di legge: ai sensi dell’articolo 16 del Dpr 396/2000 infatti in Italia i matrimoni trascrivibili “sono quelli celebrati tra cittadini italiani, ovvero tra un cittadino italiano ed uno straniero, innanzi all’autorità diplomatica o consolare competente, oppure dinnanzi all’autorità locale”, e non parla del sesso dei cittadini».

Sulla questione era intervenuto anche Michele de Pascale, segretario provinciale del Pd e candidato sindaco: «Da un punto di vista giuridico non vedo ragioni per cui un sindaco dovrebbe rifiutare la trascrizione di un matrimonio tra persone dello stesso sesso regolarmente contratto all’estero ed è, eventualmente, compito di un giudice quello di valutarne la legittimità». Ma altro si aspettava Sutter: «Certo è che se il Consiglio di Stato rigetta la trascrizione dei matrimoni regolarmente contratti all’estero per le coppie dello stesso sesso, dichiarando in sintesi, che non si può ridurre ad atti amministrativi ciò che necessità di scelte politiche, avremmo sperato che De Pascale in un impeto di coraggio, dichiarasse che sporcarsi le mani è compito di un candidato sindaco».

Alla posizione espressa da Sutter non è tardata la replica del Partito repubblicano che già aveva bacchettato il candidato da loro sostenuto. A parlare è Giannantonio Mingozzi, vice di Matteucci: «Mi sembra che il confronto in buona parte della sinistra ravennate sul riconoscimento dei matrimoni gay sia diventato un continuo gioco a scavalco tra chi la dice più grossa per ingraziarsi qualche elettore. In questo caso il primato dei Comuni e dei sindaci non può essere politico di partito ma amministrativo e per questo non serve coraggio ma buon senso e rispetto della legge. Raffaella Sutter, per tanti anni dirigente del Comune, non credo che in quella veste avrebbe accettato di sottoscrivere atti che un ufficiale di governo non può firmare. Augurare più coraggio nel perseguire errori ad un sindaco che voglia essere responsabile significa demolire quel concetto di “Stato di diritto” al quale tutti siamo chiamati a contribuire in ogni campo della vita civile».

Altrettanta ferma contrarietà alla trascrizione dei matrimoni omosessuali ma anche ai matrimoni omosessuali in sé, arriva da Maurizio Bucci, consigliere comunale del gruppo misto dopo l’uscita da Forza Italia e ora candidato sindaco per la lista civica La Pigna con l’appoggio di Fratelli d’Italia: «Inseriremo nel nostr programma la assoluta contrarietà al matrimonio omosessuale». Per cinque ragioni così riassunte dallo stesso Bucci. Uno: «I tre fondamentali temi di controversia sono il diritto a formarsi una famiglia, il diritto alla successione e il diritto alla reversibilità della pensione. Sono diritti che noi contestiamo fuori dal matrimonio tra uomo e donna». Due: «Se fosse solo l’amore a decidere il cosiddetto atto pubblico del matrimonio, perché limitarsi al matrimonio tra due persone dello stesso sesso? Perché non accettare di amarsi in tre o in quattro? Scenari catastrofici». Tre: «Nessuno pensa al fatto che un bambino adottato di una coppia omosessuale possa vivere la propria infanzia e adolescenza in grave disagio rispetto agli amici che chiamano e si rivolgono a una mamma e a un papà naturali?». Quattro: «Se il vincolo matrimoniale non è più quello tra un uomo e una donna, il diritto alla successione riguarderà prima di tutto il coniuge con le relative conseguenze economiche». Cinque: «L’impatto del matrimonio omosessuale sul tessuto sociale, se legittimato, esporrebbe la società civili a conseguenze gravi sul piano etico, culturale e naturale, andando a pesare persino sui conti pubblici in materia previdenziale».

“Il tempo ritrovato“ riparte nel 2016 con Terranova, Augias e Scurati

Incontri a Palazzo Rasponi e al Caffé letterario, da mercoledì 13 gennaio alle 18.30

Nadia TerranovaRiprende nel 2016, mercoledì 13 gennaio, il ciclo di incontri letterari ravennati “Il Tempo Ritrovato“ – organizzato dall’associazione Onnivoro e condotto da Matteo Cavezzali in collaborazione con Stefano Bon, Angela e Alberta Longo ed Emiliano Visconti – che proseguirà fino a primavera Ad aprire la seconda parte della rassegna sarà la scrittrice siciliana Nadia Terranova che alle 18.30 a Palazzo Rasponi presenterà la sua ultima opera Gli anni al contrario (Einaudi), un romanzo ambientato nella Messina durante il ’77 tra scontri politici e le passioni di una gioventù sfrontata, un libro salutato dalla critica come uno dei più interessanti debutti letterari dell’anno. Stessa sede, stessa ora, giovedì 21 gennaio per l’incontro con Antonia Arslan, autrice di classici come La masseria delle allodole che parlerà di Rimozione di un genocidio. La memoria lunga del popolo armeno.

Corrado AugiasMercoledì 27 gennaio la rassegna si sposta al Caffè Letterario di via Diaz per discutere di musica con Emiliano Visconti e della sua ricerca intitolata Je so’ pazzo. Pop e dialetto nella canzone d’autore italiana da Jannacci a Pino Daniele.

La rassegna poi torna per una altra serie di appuntamenti negli spazi di Palazzo Rasponi, da lunedì 1 febbraio, per ospitare uno dei più irriverenti intellettuali italiani, Christian Raimo, professore e redattore della rivista “Internazionale“, che racconterà del suo dissacrante romanzo sulla scuola Tranquillo prof, la richiamo io (Einaudi). Fra gli incontri più attesi quello di mercoledì 3 febbraio con il grande saggista e giornalista, umanista e divulgatore letterario, Corrado Augias che illustrerà la sua indagine storica su Le ultime diciotto ore di Gesù, uno dei best seller italiani di fine 2014, edito da Einaudi.
Mercoledì 17 febbraio, sarà la volta dell’autrice Grazia Verasani penna noir di libri di successo come Quo vadis, baby con la nuovo opera Senza ragione apparente (Feltrinelli).
Il calendario degli incontri già fissati di chiude martedì 23 febbraio e vedrà come ospite il narratore Antonio Scurati con il romanzo Il tempo migliore della nostra vita pubblicato (Bompiani).

La rassegna, segnalano gli organizzatori, proseguirà con altri importanti protagonisti del mondo letterari nazionale fino ad aprile.
Ulteriori informazioni su facebook iltemporitrovatoravenna e www.iltemporitrovatoravenna.it.

In cassaforte dosi di coca e 37mila euro Arrestato 27enne, disoccupato dal 2009

Aveva a disposizione due auto: una Mini Cooper e una Brava La guardia di finanza l’ha fermato dopo un incontro sospetto

Nella cassaforte in casa aveva 36.700 euro in contanti e aveva due auto a disposizione ma dal 2009, quando è entrato in Italia dall’Albania, non ha mai avuto un lavoro. La spiegazione, secondo la guardia di finanza, sta in quel chilo e mezzo di droga suddivisa tra 150 dosi di cocaina in cassaforte con i contanti, in altri 350 grammi di coca dietro al lavello e in otto etti di marijuana: le Fiamme Gialle hanno arrestato a Milano Marittima un 27enne albanese incensurato (D. X. le iniziali). Tutta la droga sequestrata, una volta immessa nel mercato al dettaglio, avrebbe fruttato allo spacciatore all’incirca 70mila euro.

L’indagine è iniziata verso la fine di dicembre: l’attenzione dei militari impegnati in normali pattugliamenti è stata attirata da una Mini Cooper notato spesso negli stessi luoghi per fugaci appuntamenti a Cervia o Milano Marittima. La sera di sabato 9 gennaio i militari hanno deciso di intervenire sottoponendo a controllo il conducente mentre si incontrava con un cervese risultato poi essere un consumatore di cocaina. Nell’occasione sono stati rinvenuti in mano all’albanese circa 10 grammi di cocaina, già confezionata in 10 dosi pronte per essere cedute.

Le successive perquisizioni, con l’ausilio di una unità cinofila ed una pattuglia dei Baschi Verdi, hanno riguardato due distinte abitazioni nella disponibilità del 27enne. Nell’abitazione dove l’arrestato era solito dimorare, ubicata a Milano Marittima, sono stati rinvenuti, all’interno di una cassaforte, 110 grammi di cocaina già confezionati in 150 dosi nonché la somma in contanti di 36.700 euro. Dietro un intercapedine del lavello, nascosta in barattoli di vetro sigillati, sono stati scoperti altri 350 grammi di cocaina ancora da suddividere e 800 grammi di marijuana. Nella seconda abitazione, nei pressi del cimitero comunale di Cervia veniva invece rinvenuto tutto il materiale per il confezionamento e oltre 500 grammi di sostanza utilizzata per tagliare lo stupefacente. Le Fiamme Gialle hanno proceduto anche al sequestro preventivo delle due autovetture, una Mini Cooper ed una Fiat Bravo, utilizzate per l’illecita attività di spaccio.

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