mercoledì
05 Novembre 2025

Caridi: «Nella mia pasticceria l’innovazione parte dal rispetto della tradizione»

L’imprenditore calabrese premiato dal Gambero Rosso per il suo locale a Faenza: «La creatività è importante, ma non farò mai un tiramisù alla fragola…»

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Nel suo concetto di pasticceria, l’innovazione parte sempre dal rispetto della tradizione. Il suo dolce preferito è la “foresta nera” e giura che dal suo laboratorio non uscirà mai una stramberia come un “tiramisù alla fragola”: Sebastiano Caridi è uno dei più importanti pasticceri sul panorama nazionale, vincitore dell’edizione 2014-2015 del talent di Rai2 “Il più grande pasticcere” e premiato quest’anno nella 14esima edizione della guida “Pasticceri & Pasticcerie” del Gambero Rosso con “due torte” e un punteggio di 88/100 per il suo locale a Faenza, con una menzione speciale per la pasticceria salata. Nato a Reggio Calabria nel 1988, muove i primi passi nel mondo della pasticceria nel laboratorio del padre. Lascia la sua regione a 19 anni per formarsi prima nell’Accademia lombarda di Iginio Massari e poi a Faenza, dove impara l’arte del cioccolato sotto la guida del maestro Stefano Laghi. Qui deciderà poi di mettere radici, tanto da sentirsi per sua stessa ammissione (e nella speranza di non far arrabbiare i compaesani) «ormai più romagnolo che calabrese». Sempre a Faenza Caridi inaugura il suo primo punto vendita (in corso Aurelio Saffi48), insieme al socio Giorgio Gonelli, e presto se ne aggiungono altri due, a Bologna e a Imola, dove dallo scorso ottobre ha dato nuova vita allo storico bar Bacchilega.

Sono solo due le pasticcerie in Italia (l’altra è quella di Dalmasso di Avigliana) premiate dalla guida nell’ambito della pasticceria salata. Cosa significa questo riconoscimento?
«Ricevere premi è sempre bello, perché ti dà la conferma di essere sulla strada giusta. Il Gambero Rosso è una vera istituzione sul panorama nazionale e un risultato come questo è una bella emozione, soprattutto in un settore come quello della pasticceria salata su cui stiamo puntando tantissimo… anche se devo ammettere che ancora fatico a realizzare, preso dalla volata verso il Natale…».

Come mai questa predilizione per la pasticceria salata?
«Perchè credo sia un settore troppo poco considerato. Un tempo c’era tanta richiesta, poi è stato quasi dimenticato. La mia idea di pasticceria è quella “di un’originalità che torna alle origini” e mi piace trasformare i classici della bakery – dalla pizza alle focacce passando per i mignon salati – in chiave moderna, piccola e sfiziosa, perfetta per aperitivi, ricorrenze, catering e coffee break. Sono tra i pochi in Italia a tenere corsi sull’argomento, e noto con piacere che la richiesta da parte dei colleghi sta crescendo, ridando il giusto valore a questo ramo».

Quindi tra tradizione e innovazione chi ha la meglio?
«La pasticceria è creatività: il segreto sta nel riuscire ad innovare rispettando la tradizione. La pasticceria tradizionale cammina benissimo da sé, ma nulla ci vieta di giocare con spezie e consistenze per ottenere qualcosa di più contemporaneo. È importante però non snaturare mai la base alla ricerca di qualcosa di nuovo e quasi mai necessario. Un tiramisù alla fragola, per esempio, non lo farò mai nemmeno sotto tortura».

E tra pasticceria italiana e francese?
«Su questo sono molto nazionalista, credo che gli ingredienti italiani non abbiano rivali. Dalla frutta secca agli agrumi del sud, passando per le farine, abbiamo prodotti che tutto il mondo ci invidia. Della pasticceria francese apprezzo lo spirito di condivisione, lo scambio di tecniche e ricette che mi rappresenta più del sentimento di chiusura e rivalità del nostro Paese. Sui banconi delle mie pasticcerie i croissant troveranno sempre posto a anco ai cornetti, ma io spingerò sempre per i secondi»

Per quello che riguarda la pasticceria vegana invece? Può portare nuovi spunti nel settore?
«Non ho capito, hai detto qualcosa? (ride, ndr). In caso di intolleranza però cerco sempre di venire incontro alla clientela preparando qualcosa di buono».

In che modo la vittoria a “Il più grande pasticcere” ha influito sulla sua carriera?
«È stata una grande rampa di lancio per farmi notare, ma a volte penso di non averla sfruttata al meglio. È stato facile far vedere a tutta Italia che qualcosa di buono so farlo anche io, ma mi reputo più bravo a farlo piuttosto che a vendermi. Va bene così, quello che ho oggi l’ho creato da solo e non attraverso un talent. Spesso la televisione alimenta grandi fuochi di paglia che si spengono in fretta: nel mio caso forse la fiammata è stata più bassa, ma la luce più duratura. Il vero successo del brand sta arrivando adesso con la terza apertura, grazie a un lavoro di crescita costante e alla ricerca della qualità senza compromessi».

Chi sono oggi i suoi punti di riferimento nel settore?
«Sebastiano Caridi. Scherzo, ovviamente, ma ho una mia identità e sono consapevole che qualcosa di buono lo sto facendo. Ci sono però professionisti che stimo tantissimo, come pasticceri e come imprenditori, in primis i miei maestri: da mio padre, a Eliseo Tonti, da Stefano Laghi a Iginio Massari»

Com’è stato il periodo di formazione con Massari?
«Impegnativo. Con un maestro così o diventi qualcuno o vieni totalmente neutralizzato. Ero molto giovane quando ci siamo incontrati e ho avuto modo di conoscere la persona al di là del personaggio televisivo. È come se non si fermasse mai: per lui la qualità e la ricerca sono un aspetto imprescindibile della pasticceria, e cerca di migliorarsi ogni giorno nonostante la fama. Dopo tanti anni siamo ancora in contatto. È venuto, a sorpresa, anche alla conferenza stampa organizzata per l’apertura dell’ultimo punto vendita a Imola. Essere al suo fianco non più da allievo ma da collega è stato un bellissimo regalo».

Quali sono le sfide più grandi di un pasticcere contemporaneo?
«Saper gestire la propria azienda, sia a livello imprenditoriale che nel rispetto dei propri dipendenti. Io sono “figlio d’arte” e ho vissuto i traumi del vecchio mondo della pasticceria. Anche se si tratta di un lavoro duro, che richiede tanti sacrifici, sono io a farli e non lascio che ricadano sui miei ragazzi. Purtroppo però non è così per tutti: giro spesso per l’Italia e cerco di farmi “antibiotico” per quelle infezioni aziendali che credono ancora nel concetto del “io ti do un lavoro, quindi tu dovrai fare di tutto per me”. Un’idea obsoleta e sbagliata, che non trova riscontro nel mondo di oggi. Il segreto è sapersi organizzare e preferire la qualità alla quantità nella produzione».

Sono previste nuove aperture dopo il successo di Imola?
«No, rischierei un infarto! Per il momento ci siamo fermati, anche perché la priorità è dare il massimo in quello che già abbiamo, lanciando la nuova pasticceria e mantenendo un alto standard nelle altre».

Dal 3 all’11 dicembre nuovi test It-Alert in Regione: le simulazioni in provincia

Messaggi di allerta sui cellulari per mettersi al sicuro da incidenti industriali e dal collasso di grandi dighe: le in programma prove che coinvolgeranno 43 comuni e circa 516mila cittadini emiliano-romagnoli

IT Alert

L’Emilia-Romagna sarà nuovamente coinvolta, dal 3 all’11 dicembre, da una serie di test IT-Alert, il sistema di allarme pubblico nazionale che simula situazioni di grave rischio per la popolazione. Sono 43 i comuni coinvolti in Regione e in tutto si svolgeranno quattro esercitazioni su aziende potenzialmente pericolose e cinque test sulle dighe, tramite l’invio di messaggi ai cittadini presenti o in transito nelle aree interessate, secondo le linee guida del Dipartimento nazionale di Protezione civile in caso di calamità o disastro.

Sono due le date che toccheranno Ravenna: martedì 3 dicembre sarà simulato un grave incidente nelle imprese Yara Italia spa, mentre mercoledì 11 dicembre l’esercitazione prevederà un’emergenza alla diga di Ridracoli. 

Queste esercitazioni mirano a testare e migliorare i sistemi di allarme pubblico, assicurando che le procedure operative siano efficaci in situazioni reali di emergenza.
Potenzialmente saranno coinvolti in tutta la Regione 515.461 cittadini che, trovandosi nelle aree interessate, riceveranno un messaggio di test sui propri cellulari accesi e connessi; 43 i comuni esposti virtualmente al pericolo e circa 250 i volontari di Protezione civile che garantiranno presidio e coordinamento durante le prove.

Finisce fuori strada con l’auto, muore un uomo di 58 anni

È successo in collina alle porte di Casola Valsenio

Ambulanza

Un uomo di 58 anni è morto in un incidente avvenuto in una stretta strada di collina di Casola Valsenio, via Torre, nella serata di sabato 30 novembre.

Stando alle prime informazioni raccolte, l’uomo ha perso il controllo della Volkswagen Golf che stava guidando, finendo fuori strada.

I soccorritori del 118 al loro arrivo non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso. Impegnati per i rilievi, e per tentare di ricostruire la dinamica dell’accaduto, gli agenti della polizia locale dell’Unione della Romagna Faentina.

 

Tragedia ieri sera attorno alle 19 in via Torre, la strada in collina poco fuori dal centro abitato di Casola Valsenio. La vittima è il 58enne Giordano Baldassarri, noto come Rambo. Ha perso il controllo dell’auto finendo nel fossato a lato della strada. Non si esclude che l’incidente possa essere stato provocato da un malore.

Aggiornamento 01/12/24:

Secondo quanto riportato dai quotidiani locali in edicola oggi (domenica 1 dicembre) la vittima è Giordano Baldassarri, residente a Casola Valsenio e conosciuto in paese come “Rambo”. Un tempo dipendente della cooperativa Montana Valle del Senio, sembra che al momento dell’incidente fosse di ritorno da una battuta di caccia al cinghiale.

Sfida di alta classifica al Pala De André: la Consar Ravenna ospita Cuneo

Le due squadre sono appaiate al terzo posto del campionato di A2

RAVENNA 17/10/2024.. VOLLEY PALLAVOLO. Consar Ravenna Gruppo Consoli Sferc Brescia 1 3.

Inizia contro Cuneo l’intenso mese di dicembre della Consar Ravenna che, come del resto tutte le altre squadre del campionato di A2 di volley, scenderà in campo sei volte. Per Goi e compagni quattro di queste saranno al Pala De Andrè, una buona occasione per alimentare ulteriormente una già buona classifica, potendo contare sulla spinta del proprio pubblico.

Domenica 1 dicembre (fischio d’inizio degli arbitri Stefano Nava di Monza e Maurina Sessolo di Fontanelle di Treviso alle 18, diretta streaming su Volleyballworld.tv e differita sul canale 78 di TeleRomagna martedì alle 15) arriva la Ma Acqua San Bernardo Cuneo che con la Consar condivide una quasi totale rivoluzione d’organico estiva e il piazzamento in classifica, nel gruppone delle formazioni al terzo posto a quota 17 in una classifica che vede sette squadre in tre punti.

Entrambe le squadre arrivano a questa sfida con voglia di rivalsa e di tornare al successo. Goi e compagni hanno perso le ultime due partite, la Ma Acqua San Bernardo ha lasciato strada domenica scorsa alla Tinet Prata, ora nuova capolista, nel match in cui per la prima volta in questa stagione non ha preso punti.

«Autoritratto è uno spettacolo comunitario per affrontare anche la mafia in me»

Dopo il debutto a Spoleto, parte dal Teatro Goldoni di Bagnacavallo la tournée del nuovo, atteso, lavoro di Davide Enia che questa volta affronta Cosa nostra. «Il primo morto ammazzato l’ho visto a otto anni»

Enia

Dopo il debutto al Festival di Spoleto, lunedì 2 dicembre (ore 21) partirà dal Teatro Goldoni di Bagnacavallo la tournée del nuovo, atteso, spettacolo di Davide Enia dal titolo Autoritratto. Classe 1974, palermitano, Enia è una delle voci più autorevoli e amate del cosiddetto teatro di narrazione italiano. Abbiamo fatto due chiacchiere con lui a proposito di questo Autoritratto, di cui è come sempre autore e interprete, con le musiche di Giulio Barocchieri, le luci di Paolo Casati e il suono di Francesco Vitaliti. Una co-produzione che vede insieme CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia, Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, Spoleto Festival dei Due Mondi e, ancora una volta, Accademia Perduta/Romagna Teatri. Come per i precedenti spettacoli, anche in questo caso, ci dice, «prima o poi dovrebbe esserci anche un libro». Intanto, lo spettacolo, dedicato al difficile tema di Cosa nostra, è pronto per la tournée.

Partiamo proprio da questo legame Palermo-Romagna. Come nasce l’ormai storica collaborazione con Accademia Perduta e la Romagna?
«Perché fin dai miei inizi mi hanno dimostrato grande affetto e stima, hanno sempre supportato il mio lavoro con grande cura e mi hanno fatto scoprire un territorio bellissimo. Sento i romagnoli molto vicini alle geometrie sentimentali del sud Italia, trovo lo stesso carattere sanguigno».

Nel suo teatro la Sicilia è sempre molto presente. Questa volta si misura con il tema della mafia, di Cosa nostra. Si è sentito in qualche modo in dovere, da siciliano, di affrontarlo?
«Io parlo sempre della Sicilia nel tentativo di raccontare il mondo. Ed è vero, sì, Autoritratto affronta il tema della maa, un tema inevadibile per noi palermitani. E anzi, in particolare parlo di Cosa nostra e del rapporto di totale nevrosi che noi abitanti di Palermo abbiamo avuto nei suoi confronti. Il racconto attraversa gli anni della mia infanzia, ossia gli anni ‘80, e arriva no al 1992, per poi affrontare la morte del piccolo Giuseppe Di Matteo. E di come era chiaro fin da prima che si sarebbe arrivati fino a questo tipo di abiezione (il bambino fu rapito a 12 anni, tenuto prigioniero per tre anni, inne strangolato e sciolto nell’acido, ndr)».

Ma perché affrontare questo tema proprio adesso?
«A questo posso dare più di una risposta. La prima è che, dopo L’abisso, mi sono chiesto: e ora di che cosa parlo? Quali sono le zone di ombra che devo esplorare e cosa può riportarci a uno sguardo comunitario, come era stato quello che offriva quello spettacolo? E così scelgo di prendere di petto uno dei temi più raccontati e abusati e cerco di raccontare il deposito del trauma. Cosa signica vivere in una città segnata da Cosa nostra».

In che senso è un “autoritratto”, come suggerisce il titolo?
«Il primo morto ammazzato l’ho visto a otto anni tornando a casa da scuola. Queste sono le prime parole dello spettacolo, perché la maa per chi ha vissuto Palermo in quegli anni è come un imprinting. Se non l’avevi visto tu, il morto ammazzato, lo aveva visto tuo fratello o i tuoi genitori. Padre Pino Puglisi (il sacerdote ucciso nel 1993 da Cosa nostra nel giorno del suo 56° compleanno per il suo impegno sociale, ndr) è stato il mio professore, il nostro professore di religione al liceo. Migliaia di ragazzi avevano al massimo un grado di separazione da Falcone e Borsellino. Eppure, c’è sempre stata una rimozione collettiva. L’atteggiamento era quello di negare, sottostimare o mitizzare pur di non affrontare Cosa nostra per ciò che era: uno specchio del patriarcato, del familismo che era dentro le nostre famiglie e le nostre vite. In questo spettacolo ho voluto affrontare innanzitutto la maa che è in me».

Tra gli elementi fondanti, c’è quello di mettere in parole, di smantellare l’omertà come elemento fondante di Cosa nostra.

«Ne L’abisso si trova un consiglio: qualunque cosa ti è accaduta, parlane, perché parlare è liberatorio. Si tratta di scardinare una delle impostazioni culturali della mafia che è la dottrina del silenzio. È una modalità di controllo feroce fuori e dentro le famiglie. Invece abbiamo bisogno di nominare tutto, di connetterci con il nostro desiderio per riuscire a suturare le ferite. È necessario parlare. Se ci pensiamo, nella lotta alla mafia le cose iniziano a cambiare quando Brusca comincia a parlare, inizia a frantumare la corazza del silenzio di Cosa nostra».

Anche in questo caso, accanto alla vicenda autobiografica, c’è stato un lavoro di documentazione?
«Io mi sono avvalso della collaborazione di tre funzionari della Dia, dipartimento antimafia, che mi hanno fatto una lezione di semiotica, mi hanno aiutato a leggere i segni della mia città e storicizzare come loro hanno combattuto la mafia. Ho avuto il privilegio di poter ascoltare e discutere con queste persone sul mio territorio e la mia città e ho finalmente potuto decodificare i codici».

Che cosa racconta ai ragazzi che al tempo di Falcone e Borsellino non erano nemmeno nati?
«Per ora sono stato solo a Spoleto con lo spettacolo, ma la mia sensazione è che anche chi non era nato sa chi sono Falcone e Borsellino, per una sorta di memoria genetica. Il nostro è un paese che mente in maniera organica, ma c’è una memoria che attraversa le generazioni. E oggi i ragazzi vivono in una città che sta di nuovo soccombendo».

Eppure ricordo che non troppo tempo fa si parlava di una rinascita di Palermo sotto molti aspetti.
«Io la mia città per la prima volta l’ho vista a 17 anni, tornando da un viaggio all’estero: per la prima volta mi sono chiesto perché dalle altre parti avevano ricostruito, mentre da noi c’erano ancora i palazzi distrutti durante la Seconda guerra mondiale. Una distruzione che faceva gioco al famoso Sacco di Palermo, negli anni Settanta. Poi, è vero, Palermo è rinata dopo le bombe e con il primo mandato del sindaco Orlando. Ma oggi sta di nuovo vivendo una crisi violentissima per un processo di trasformazione che riguarda tutte le città vampirizzate dai turisti, dove le abitazioni vengono trasformate in B&B. In questo clima di follia non importa più il cittadino, ma tutto è Disneyland. E in tutto questo tra i giovani di Palermo dilaga il disastro del crack, una droga interclassista dal prezzo bassissimo. Mentre per gli adulti continuano a esserci mignotte e cavalli e cocaina».

Eppure la sua scrittura e il suo teatro riescono a essere, come si dice, intergenerazionali…
«Questo lo spero. Il punto è che la letteratura o parla dello sterminato o del piccolissimo, che sono poi la stessa cosa. Autoritratto è anche la storia delle ansie e delle angosce di un bambino che diventa adolescente, delle ragazze a cui non riuscivamo a parlare e del perché il mondo che abitavamo ci era ostile con una violenza manifesta, anche se molti luoghi considerati capitali del decoro non sono meno violenti».

Hera premia cinque associazioni ravennati nell’ambito del progetto Cambia il finale

L’operazione di economia circolare sostenuta dalla multiutility e da Last Minute Market compie 10 anni. Sette in totale i riconoscimenti in Romagna

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“Operazione Mato Grosso” di Mezzano,”Cooperativa Sociale San Vitale” di Cervia, “Cooperativa Sociale Mani Tese” di Faenza,”Il Melograno Aps” di Lugo e il “Comitato di Amicizia” di Faenza: queste le cinque realtà della provincia di Ravenna premiate da Hera nell’ambito della decima edizione di “Cambia il finale”. Il progetto di economia circolare, ideato nel 2014 dal Gruppo Hera in collaborazione con Last Minute Market, vuole premiare quelle realtà che ogni giorno si impegnano per dare nuova vita a quegli oggetti che diversamente diventerebbero rifiuti. I cittadini possono contattare il Servizio Clienti della multiutility al numero gratuito 800.999.500, richiedendo il ritiro a domicilio di beni più o meno ingombranti: a questo punto l’operatore chiede al informazioni sullo stato degli oggetti e, se ancora in buone condizioni, fornisce al cliente i riferimenti per contattare gli enti partner del territorio che partecipano a “Cambia il finale”. Dopo aver eseguito le eventuali riparazioni, gli enti donano gli oggetti recuperati a persone in difficoltà o li mettono in vendita nei mercatini no profit, utilizzando il ricavato per sostenere i loro progetti.

Tutte le 16 associazioni aderenti al progetto hanno effettuato oltre 56.000 ritiri a domicilio di beni riutilizzabili. Il numero dei singoli pezzi raccolti supera i 2.100.000 oggetti, per un peso stimato di circa 8 mila tonnellate. Di questi, oltre il 70%, (equivalente a circa 5,6 mila tonnellate di materiale in buono stato), è stato avviato al riuso attraverso gli enti partner e ai loro volontari. Solo nel ravennate sono stati avviati al riuso 1.280 tonnellate di beni. In Romagna sono state premiate anche altre due realtà: “La fraternità di Poggio Torriana” (Rimini) e “Campo Emmaus” di Forlì-Cesena.

«Con questo evento riconosciamo il grande impegno degli enti partner che negli anni hanno permesso a “Cambia il finale” di crescere, fino a diventare un punto di riferimento per la comunità. – commenta Giulio Renato, Direttore Centrale Servizi Ambientali e Flotte del Gruppo Hera – Questo compleanno, però, non è un punto di arrivo, ma una tappa del percorso basato sui principi di economia circolare e responsabilità sociale intrapreso dall’azienda. Il progetto, infatti, alimenta un circuito solidale e allo stesso tempo porta benefici all’ambiente poiché, favorendo il riuso e allungando la vita agli oggetti, previene sia la produzione di rifiuti sia il fenomeno dell’abbandono degli ingombranti sul suolo pubblico. Siamo qui oggi per ripercorrere orgogliosamente la strada fatta finora, ma soprattutto per guardare avanti».

Confcommercio nomina 31 nuovi “Maestri” in provincia, premiando le attività storiche

Aquile d’argento, d’oro e di diamante ai soci che hanno svolto l’attività commerciale per oltre 25, 40 e 50 anni. Riconoscimento speciale a Gian Carlo Minardi e Luciano Gulmini premiato come centenario

30 11 2024 Ravenna Alla Camera Di Commercio Premiazioni Presidente Ottavio Righini 50 E Piu Confcommercio Maestri Del Commercio Premiate Trentuno Persone , Acquila Di Ferro A Gian Carlo Minardi

Sono 31 i nuovi “Maestri del Commercio di 50&Più” della provincia di Ravenna premiati con lei Aquile d’argento, d’oro e di diamante. Il premio viene conferito con cadenza biennale ai soci che hanno svolto l’attività commerciale per oltre 25, 40 e 50 anni. Per l’occasione, stato premiato anche il centenario Luciano Gulmini e il premio speciale “Aquila di ferro 2024 è stato conferito a Gian Carlo Minardi. «Gian Carlo Minardi è un prestigioso imprenditore della Formula 1 di Faenza conosciuto e apprezzato in tutto il mondo, non solo dello sport e dell’industria. – commenta Ottavio Righini, presidente di 50&Più – Nasce in una famiglia di automobilisti e il suo destino è segnato. La sua prestigiosa scuderia, Minardi Team, ha partecipato a ben 340 Gran Premi portando in questo mondo oltre 30 importanti piloti, fra i quali ne ricordiamo uno, ancora in attività: Ferdinando Alonso. Parliamo di un mondo particolarmente affascinante, ma anche molto difficile Oltre a grandi capacità sono infatti necessari grandi capitali. Gian Carlo Minardi non vuole che il suo sogno, diventato una grande realtà, svanisca e con lungimiranza, dopo aver dato vita a Faenza ad una industria con 200 addetti, prende la saggia decisione di passare la mano per assicurare la continuità ed il lavoro ai suoi collaboratori. Così la Scuderia faentina nel 2005 passa alla Red Bull, assicurando la permanenza in Romagna. Oggi conta oltre 600 addetti. Un grande imprenditore, un grande sportivo, un grande uomo. Grazie Minardi per quanto ha fatto per il nostro territorio e per quanto ancora saprà fare».

Sono stati premiati con l’Aquila d’argento per i 25 anni di attività Antonella Chiarini (Faenza – mangimi e animali da cortile) e Loretta Dal Prato (Casola Valsenio – ristoratrice). L’aquila d’oro per i 40 anni di attività va invece a Cesare Brusi (Cervia – direttore Confcommercio Cervia),  Lorena Poni (Cervia – albergatrice), Paolo Caroli (Faenza – cartolibreria), Pietro Maretti (Faenza – agente di commercio), Gabriella Cappelli (Lugo – direttore Confcommercio Lugo), Romano Bertaccini (Ravenna – funzionario Confcommercio Ravenna), Lazzaro Bosi (Lugo – agente di commercio), Patrizia Cimatti (Sant’Alberto – articoli per la casa), Emanuela Collina (Faenza – bar), Silvia Galli (Riolo Terme – cartolibreria – articoli da regalo), Danilo Marchiani (Ravenna – ristoratore), Giovanna Pampolini (Ravenna –  ristoratrice), Giampaolo Piani (Faenza – prodotti ortofrutticoli), Giovanna Pipani (Ravenna – profumeria), Vittorio Squassoni (Ravenna – agente di commercio), Claudio Zanellato (Lugo – agente di commercio). Sono 13 le Aquile di diamante consegnate per i 50 anni di attività: Marina Medri (Cervia – albergatrice), Antonia Palmisano (Cervia – albergatrice), Vittorio Roncagli (Cervia – libero professionista), Iride Siboni (Cervia – albergatrice), Roberto Benazzi (Marradi – gioielleria), Dorothea Bielke (Brisighella – articoli ortopedici), Rosa Casadio  (Faenza – commercio calzature), Pietro Pedna (Faenza –  vendita mangimi – animali da cortile), Gianfranco Zanotti (Bagnacavallo – agente di commercio), Bruna Focacci (Ravenna – Tendaggi), Anacleta Pasi (Russi – ferramenta), Tiberio Roncuzzi (Ravenna – prodotti ortofrutticoli), Onorio Vecchi (Alfonsine – agente di commercio).

La cerimonia è stata coordinata dal presidente 50&Più Ottavio Righini, alla presenza di Giorgio Guberti, presidente della Camera di Commercio di Ferrara Ravenna, Annagiulia Randi, assessore comunale allo sviluppo economico, Mauro Mambelli, presidente Confcommercio provincia di Ravenna, Franco Bonini, VicePresidente Nazionale 50&PIU’ , dei Direttori Confcommercio di Faenza e Lugo, Francesco Carugati e Luca Massaccesi e del neo Consigliere regionale di Fratelli d’Italia Alberto Ferrero.

La Casa della Comunità inaugura dopo il rinnovo degli ambienti. Open day mercoledì 4

Spazi più ampi, totem digitali per eliminare le code e introduzione di nuove tecnologie nel polo sanitario

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È tutto pronto per l’inaugurazione dei nuovi spazi ristrutturati della Casa della Comunità di Massa Lombarda, in calendario mercoledì 4 dicembre alle 12.

Si parte alle 12 con l’inaugurazione dei locali di via Baravelli 29, in cui sono collocati gli ambulatori dei Medici di Medicina Generale. Gli spazi sono stati recentemente interessati da importanti lavori di riqualificazione: al piano terra la sala d’attesa è stata ampliata e resa più confortevole e accogliente dotandola di un totem elettronico elimina code (donato dalle associazioni di volontariato del Comune di Monte Urano in provincia di Fermo); il totem è risultato utile per organizzare l’accesso alla segreteria dei medici, che è stata anch’essa ampliata per ospitare tre postazioni di lavoro e il back office; anche al primo piano gli spazi per l’attesa sono stati rimodulati e complessivamente gli ambulatori sono stati aumentati da 5 a 6. Dopo il saluto delle istituzioni comunali e della direzione USL Romagna, interverranno i professionisti della Casa della Comunità, per finire con il taglio del nastro e il buffet.

Dalle 14 alle 16 sarà possibile partecipare all’Open day negli spazi di Viale della Resistenza, 7, dove i cittadini potranno visitare i servizi accompagnati dai volontari delle Associazioni Cittadine e sottoporsi a vari esami di screening come: Hpv test, test rapido Hiv, screening bronco pneumopatia cronica ostruttiva, mappa del rischio cardiologico.

I lavori alla Casa della Comunità non sono stati solo di carattere strutturale, ma anche organizzativo. Verranno infatti introdotti mezzi più tecnologici e applicazioni, oltre che l’ampliamento della fascia oraria di apertura di segreteria, al fine di facilitare l’accessibilità al servizio, con il coinvolgimento di professionisti sanitari, associazioni, farmacie e enti locali.

Walter Veltroni a Ravenna per l’80esimo anniversario della Liberazione

Il politico è atteso al Teatro Socjale di Piangipane per una riflessione sulla resistenza e i valori democratici

Walter Veltroni

Walter Veltroni, ex Vicepresidente del Consiglio dei ministri della Repubblica, sarà ospite del Teatro Socjale di Piangipane (via Piangipane 153, Ravenna) in occasione di un evento speciale dedicato alle celebrazioni dell’80esimo anniversario della liberazione della città, giovedì 5 dicembre alle 20.

Durante la serata, il politico offrirà una riflessione sull’importanza della Resistenza e dei valori democratici di oggi. Il programma prevede un momento iniziale di convivialità con l’assaggio di cappelletti e vino, seguito da un omaggio musicale alle canzoni dei partigiani a cura di Luca Rambelli. Saranno inoltre presenti Eleonora Proni e Alessandro Barattoni per i saluti. A chiudere l’evento (promosso dal Partito Democratico di Ravenna e della Fondazione Bella Ciao, dopo l’intervento di Veltroni, la musica dal vivo di Vittorio Bonetti. La serata è a cura del Partito Democratico di Ravenna e della Fondazione Bella Ciao.

Presentato ufficialmente Viae Sancti Romualdi, il cammino da Ravenna a Fabriano

Il percorso, dedicato al santo Ravennate, prevede 30 tappe lungo un itinerario di 500 chilometri

Thumbnail In Cammino

Presentato ufficialmente Viæ Sancti Romualdi (VSR), il cammino dedicato a San Romualdo muove “i primi passi” verso il millenario del santo ravennate nel 2027.

Il percorso, nato nel 2012 dalla collaborazione tra Trail Romagna e la sezione Cai di Ravenna era inizialmente limitato alla tratta Ravenna-Camaldoli, per crescere poi con il supporto dell’Associazione Romagna-Camaldoli e, in seguito, grazie alla collaborazione dell’associazione umbra Eticamente. Il sentiero ha quindi ha raggiunto la dimensione finale che da Ravenna, città che vide i natali di Romualdo intorno al 951, raggiunge Fabriano, dove il santo morì nel giugno del 1027 e dove si conservano ancora oggi le sue spoglie.

Riconosciuto dal Ministero del Turismo tra i settantadue cammini spirituali d’Italia, VSR diventa ora camaldolese. A sugellare il passaggio, la firma del protocollo d’intesa tra il rappresentante della Congregazione Camaldolese, Don Cesare Bovinelli, monaco di Fonte Avellana e i presidenti delle associazioni che da dodici anni promuovono e seguono il cammino che rimarranno comunque nella governace.

«Oggi, afferma Don Cesare, si compie un passo in avanti, verso il millenario e verso il futuro, con un impegno che responsabilizza la Congregazione dei Monaci Camaldolesi in un cammino che deve trarre ispirazione da tre grandi monaci, ‘maestri’ da prendere come modello: Romualdo, Pier Damiani e Paolo Giustiniani. Ma il cammino – sottolinea il monaco – non va inteso come proposta di turismo religioso, ma come percorso di incontro, aperto a tutti coloro che amano l’ambiente, la spiritualità e la cultura. Sarà proprio la cultura il pilastro fondante e il mezzo principale per veicolare contenuti e idee».

Il cammino si articola in 30 tappe, attraversando con i suoi 500 chilometri quattro regioni: Emilia-Romagna, Toscana, Umbria e Marche. Un percorso che segue rotte non lineari zigzagando, come amava fare il santo ravennate, tra luoghi romualdini e benedettini con frequenti immersioni in grandi aree verdi, ora protette, come l’antica Pineta di Classe, le Foreste Casentinesi, i parchi di Monte Cucco e la Gola della Rossa, a testimonianza di quanto il rapporto uomo-natura sia simbiotico sin dalle origini della congregazione. Il progetto si immagina anche come incentivo all’economia dei piccoli borghi attraversati, opportunità che non si limita all’accoglienza ma che può interessare filiere dimenticate come i prodotti del legno e tutto il mondo fitosanitario, esperienze storicamente camaldolesi.

Approvato il progetto di fattibilità per l’ampliamento del Tecnopolo

Un investimento da oltre 1,34 milioni di euro sostenuto da Regione e Comune. Si punta all’avvio del cantiere nell’estate 2025

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L’Amministrazione comunale di Faenza ha approvato il progetto di fattibilità tecnico-economica per l’ampliamento della sede cittadina del Tecnopolo di Ravenna, segnando un significativo passo in avanti nell’iter progettuale. L’obiettivo ora è quello di vedere partire il cantiere entro l’estate 2025.

L’intervento complessivo, dal valore di oltre 1,34 milioni di euro, beneficia di un contributo regionale di 1.078.571 euro, co-finanziato dal Comune di Faenza con 269.642 euro, oltre a risorse aggiuntive di 250.000 euro stanziate per lavori essenziali per il complessivo miglioramento di quei luoghi di lavoro. L’obiettivo è quello di aumentare la possibilità di crescita in ambito della ricerca e della formazione di chi usufruisce di questi luoghi, Romagna Tech, Università di Chimica dei materiali, il Master Macof e il Corso Ifts, per ampliare le loro attività.

Il progetto, che verrà realizzato presso l’immobile di via Granarolo 62, prevede la riqualificazione strutturale ed energetica della sede per potenziare le attività di ricerca e in generale la funzionalità di tutto il Polo. Tra le novità, la creazione di laboratori dedicati, come 2 laboratori Ciri Mam, 2 laboratori Cad/Cam e altri spazi misti e la realizzazione di un’area gestionale per il soggetto operatore Cifla – Fondazione Flaminia e l’adozione di soluzioni avanzate per l’efficientamento energetico, tra cui un nuovo impianto fotovoltaico e interventi sull’impianto di climatizzazione.

«Questo progetto -spiega il vicesindaco di Faenza Andrea Fabbri – rappresenta un investimento strategico per il nostro territorio, volto a migliorare la capacità operativa del Tecnopolo e a sostenere le imprese e i ricercatori che vi operano. Il potenziamento delle infrastrutture e l’efficientamento energetico sono azioni cruciali per consolidare la competitività e l’attrattività di Faenza come centro di eccellenza scientifica e tecnologica. I nuovi locali saranno il primo embrione del laboratorio congiunto nel quale troverà spazio anche il C-Hub, il primo Hub interamente dedicato alla progettazione e realizzazione dei materiali ceramici, compositi e del manufacturing avanzato».

L’intervento si inserisce nel Programma Triennale dei Lavori Pubblici 2024-2026 del Comune di Faenza e si avvale di una convenzione con la Regione Emilia-Romagna, che disciplina gli impegni delle parti e le modalità di erogazione dei contributi.

«Telefonini e schermi distraggono, ma è difficile accertare le violazioni su strada»

Il comandante della polizia locale ritiene che le novità delle sospensioni brevi delle patenti e il blocco del motore se l’automobilista ha bevuto potranno avere un effetto deterrente sugli automobilisti

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«Aumentare le cifre delle sanzioni per le infrazioni al Codice della strada non credo farà aumentare l’effetto deterrente sugli automobilisti, invece credo che daranno più risultati le sospensioni brevi delle patenti o gli strumenti che impediscono l’accensione del motore se non si ha un tasso alcolemico a zero».

È l’opinione del comandante della polizia locale del Comune di Ravenna, Andrea Giacomini, a proposito delle ultime modifiche alla legge che regola la circolazione dei veicoli.

Comandante, punizioni più severe per chi sgarra, ma le autorità hanno le forze per eseguire concretamente i controlli e far rispettare le regole?

«È un tema concreto da sempre. Maggiori livelli di sicurezza stradale si ottengono anche con maggiori controlli, a regole invariate. Per quanto riguarda Ravenna abbiamo un organico quasi al completo e cerchiamo di fare il massimo per il presidio. Però c’è anche un tema che riguarda la difficoltà di strumenti per accertare alcune infrazioni».

Un esempio?

«L’uso del telefonino. Con le nuove disposizioni aumenta la gravità delle sanzioni e la logica è giusta perché è una distrazione molto pericolosa. Al tempo stesso, però, è difficile accertare chi infrange le regole: l’agente in servizio deve vedere l’automobilista nell’atto di usare il cellulare, deve fermarlo e deve contestare la violazione. L’automobilista è bravissimo a sbarazzarsi dell’apparecchio o a trovare scuse fantasiose per spiegare che lo stava solo spostando e non utilizzando».

Come si potrebbe avere un accertamento indiscutibile?

«L’agente può chiedere di esaminare l’apparecchio, ma il cittadino può rifiutarsi. Si può procedere con un sequestro nel caso la condotta rientri in un caso che configura un’ipotesi di reato, ma anche questo è un percorso difficile. Sarebbe più facile utilizzare videocamere ad alta definizione per riprendere il comportamento di chi guida, ma mi rendo conto che prevale la tutela della privacy e non si possa trasformare il controllo delle strade in un’attività oppressiva».

Il telefonino è la distrazione più grande per chi guida?

«Non solo. Le auto moderne hanno monitor sempre più grandi e la dimensione e l’attrazione dei monitor sui cruscotti diventano fattori con cui le case produttrici si contendono il mercato. Più funzioni si hanno a disposizione con il touch screen e maggiori sono le possibilità che qualcuno si distragga. E la scomparsa dei tasti fisici, sostituiti dagli schermi tattili fa sì che sempre più funzioni richiedano di distogliere lo sguardo dalla strada. Purtroppo è una questione culturale di approccio: siamo convinti che la guida sia un’attività che si può fare facendo tanto altro».

Il rinnovo della patente richiede una visita medica ma non ci sono corsi di aggiornamento richiesti. Sarebbero una misura utile?

«Le regole circolatorie non hanno subito particolari novità nel tempo e il potere legislativo non prevede un aggiornamento del cittadino al cambio di leggi. Però è vero che la guida è consentita con il possesso di una licenza e forse un accertamento periodico del mantenimento dei requisiti avrebbe un’utilità».

Tra le novità più significative dell’ultima riforma al codice della strada c’è un cambiamento nei controlli sulla guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti.

«Su strada si fa un accertamento che può essere positivo o negativo, cioè mostra o meno la presenza di droghe nel sangue. Finora serviva il parere di un medico che visita e parla con l’automobilista e deve esprimere una valutazione sulla stato di alterazione. Questo faceva sì che spesso i medici si trovassero nella posizione di essere quelli che decidevano per le sorti dell’automobilista ed era una posizione da qualcuno considerata scomoda, visto che i controlli sono eseguiti da polizie e carabinieri. La nuova norma dice che non serve più il parere medico ma basta il test in strada».

Per i monopattini da ora ci vorranno targa, assicurazione e casco. Servirà a ridurre i pericoli di questi mezzi?

«Sicuramente aumenteranno le segnalazioni di infrazioni dai cittadini, che già ora sono tante. Dovremo attrezzarci perché prevedo un’ulteriore impennata. Al tempo stesso dovrebbero esserci più tutele per gli utilizzatori e i pedoni che erano la categoria più in pericolo da un uso sconsiderato».

Andrà a finire che il monopattino sarà meno attrattivo?

«Sì. Erano un’opportunità nuova per un tipo di mobilità efficace, ma come collettività non è stata usata bene. Rispettare le regole che già c’erano sarebbe bastato per renderli un mezzo funzionale. Non è andata così e ora interviene la legge».

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