martedì
23 Settembre 2025

A “scuola” di Cina per far cadere le barriere: «Ma a Ravenna l’integrazione è reale»

Ne parla l’esperta Paola Bianchi, che conduce corsi e laboratori per adulti e bambini

Paola Bianchi Cina

«Conoscere la cultura di un paese è l’unico modo per capirlo veramente. Ciò che sembra assurdo, anche a livello linguistico, prende significato e le barriere iniziano a cadere».

Paola Bianchi, di origine bresciana ma ravennate d’adozione, è un’esperta di cultura cinese che lavora sul territorio per assottigliare le distanze tra due patrimoni intellettuali tanto diversi. La passione per l’Oriente nasce quasi per caso: «Sono cresciuta in una casa frequentata da artisti provenienti da ogni parte del mondo. Questa dimensione internazionale mi ha portata a essere sempre più curiosa verso gli altri popoli, senza avere però una particolare predilezione per la Cina. Gli studi di lingue e culture orientali a Cà Foscari sono stati una vera folgorazione». Nel 2003 – dopo aver conseguito la laurea nella prestigiosa università veneziana e un corso di perfezionamento linguistico a Pechino – Bianchi lavora per quasi un anno per un’azienda francese a Shangai, entrando sempre più in contatto con la cultura locale. «Durante i miei studi ho capito che è impossibile comprendere una lingua straniera così lontana dalla nostra senza conoscere gli aspetti culturali che la formano».

Per questo motivo oggi la sua occupazione principale è legata alla divulgazione culturale, ancor prima che all’insegnamento della lingua, organizzando laboratori per adulti e bambini. I corsi dedicati agli adulti riguardano principalmente esercizi di calligrafia con china su carta di riso o talk di approfondimento su tradizioni antiche ma ancora poco conosciute nel nostro paese, come il capodanno cinese.

Un altro aspetto fondamentale riguarda la preparazione di commerciali e addetti marketing all’incontro con clienti cinesi: «Al fine di concludere una buona trattativa, il linguaggio del corpo e il contesto culturale sono fondamentali. Con la globalizzazione le distanze sono più sottili, ma una buona preparazione ha sicuramente il suo impatto. Il numero 4, ad esempio, porta sfortuna nella tradizione cinese. Sarebbe bene non far alloggiare mai un cliente al quarto piano dell’hotel, o nella stanza 4, 14, 44… L’8 invece è un buon numero, simboleggia l’abbondanza». Anche al ristorante va seguita una certa etichetta: «Infilzare il cibo con le bacchette è un gesto di pessimo gusto, perché ricorda un rito funebre. Meglio appoggiarle in parallelo vicino al piatto. Anche il bianco è considerato un colore da funerale, nonostante per noi simboleggi la purezza e l’innocenza».

Corsi Cinese

Per i bambini, la scoperta della cultura cinese diventa invece un gioco, tra realizzazione di maschere del drago e lanterne tradizionali. «Spesso, gli adulti che scelgono di frequentare questi corsi hanno già una passione particolare per l’oriente, o un fine lavorativo per cui farlo. I bambini invece, sono davvero delle “spugne”, accolgono la diversità con entusiasmo e devo dire che Ravenna è particolarmente ricettiva in questo. Uno degli esercizi più emblematici è quello della “Via della Seta”, dove io interpreto un mercante cinese e gli studenti gli abitanti degli stati che si trovano lungo il percorso. Il gioco consiste nello scambio di tipicità locali, approfondendone l’origine e il valore. Nel Ravennate, l’esercizio assume una connotazione diversa: molte classi sono composte da bambini di provenienza diversa, felicissimi di portare e scambiare oggetti appartenenti alla loro cultura. Così, nelle vesti del mercante cinese che cammina lungo la “Via della Seta” invece che passare per Uzbekistan, Iran e Kazakistan mi ritrovo ad attraversare Marocco, Italia o Europa dell’Est, in una bellissima esplosione di multiculturalità».

I corsi di Bianchi si rivolgono anche ai ragazzi cinesi che vogliono approfondire la lingua italiana, esercitandosi nella conversazione: «Si tende a pensare alla comunità cinese come “chiusa”, ma non è così. I giovani, soprattutto, hanno tanta voglia di ibridazione. Ravenna, da questo punto di vista, è ineccepibile. Nonostante la comunità cinese sia presente e vivace, non esiste una “chinatown” né una ghettizzazione di sorta. I cinesi sono perfettamente stratificati nel tessuto sociale ravennate, gestendo attività di diversa natura e integrandosi in maniera sempre più efficace, una volta superata la barriera linguistica e valutando il giusto contesto sociale, età e provenienza. Noto anche la partecipazione sempre più nutrita ai progetti dedicati all’integrazione e alla multiculturalità, come i miei. Sarò di parte, ma lo trovo un mix meraviglioso».

Conclusi dopo tre mesi i lavori tra Castel Bolognese e Russi: 50 km di nuove rotaie

Tornano i treni del Bologna-Ravenna lungo l’itinerario Solarolo-Lugo-Bagnacavallo

FERROVIE FS

Si sono conclusi come da programma i lavori di Rete Ferroviaria Italiana (Gruppo Fs) per il rinnovo dei binari fra le stazioni di Castel Bolognese e Russi, sulla linea Bologna-Ravenna.

Le attività si sono svolte prevalentemente durante la notte, ma hanno comportato una temporanea riduzione della capacità della linea. I Regionali fra Bologna e Ravenna/Rimini, che con l’apertura dei cantieri erano stati istradati via Faenza, da oggi (17 agosto) ripercorrono l’itinerario via Solarolo/Lugo/Bagnacavallo.

Obiettivo dell’intervento, avviato il 12 maggio scorso, è stato quello di aumentare l’affidabilità della linea, compreso il tratto pesantemente danneggiato dalle alluvioni dello scorso anno.

Complessivamente sono stati posati 50 chilometri di nuove rotaie – pari a 25 chilometri di doppio binario – sostituite oltre 41mila 500 traverse in cemento armato, risanati quasi 20 mila metri cubi di pietrisco.

Circa 80 i tecnici di Rfi e delle imprese appaltatrici che sono stato impegnati nei cantieri, coadiuvati da numerosi mezzi d’opera. Fra questi due veri e propri treni-cantiere, ciascuno della lunghezza di circa 500 metri, che sono stati utilizzati rispettivamente nelle fasi di risanamento della massicciata e di rinnovamento dei binari.

L’investimento di Rfi è stato pari a circa 23 milioni di euro.

Spinge la moglie giù dalle scale davanti ai figli: allontanato da casa

Il litigio dopo un compleanno. Per la donna una prognosi di 15 giorni

Carabinieri Notturna
Foto di repertorio

Un 36enne è stato allontanato da casa dal giudice in seguito a una lite con la moglie avvenuta domenica sera dopo un compleanno, nel Ravennate.

Al culmine del litigio, l’uomo avrebbe spinto giù dalle scale la moglie, che ha denunciato l’accaduto ai carabinieri con in mano un referto da 15 giorni di prognosi consegnatole dopo le cure dal caso dal pronto soccorso.

La notizia è riportata su entrambi i quotidiani locali in edicola oggi, 17 agosto.

Il litigio sarebbe avvenuto anche davanti ai tre figli; il più grande avrebbe tentato di fermare il padre, venendo a sua volta respinto a malo modo.

Dopo l’intervento dei carabinieri, il giudice ha deciso per l’allontanamento dalla casa familiare e l’uomo dovrà rispondere del reato di lesioni personali in danno della moglie convivente in presenza dei figli minori.

La protesta a Marina Romea: «Manutenzioni per strade e marciapiedi»

Un centinaio di persone hanno bloccato il traffico. Raccolte 1.200 firme

Marina Romea Protesta

Un centinaio di persone sono scese in strada nel pomeriggio di ieri, 16 agosto, a Marina Romea per chiedere «manutenzione ordinaria e straordinaria delle strade». Si tratta di una protesta partita a inizio agosto con una petizione che ha portato nel giro di poco tempo a raccogliere circa 1.200 firme da parte di un comitato spontaneo di residenti, turisti e commercianti della località che si lamentano per lo stato di strade e marciapiedi, distrutti in particolare dalle radici degli alberi.

I manifestanti hanno bloccato il traffico tra viale Italia e viale Ferrara, chiedendo garanzie al Comune per interventi promessi ma ancora non formalizzati.

Il trio del Mongol Rally a 4.600 m di altitudine: uno al volante, gli altri a piedi

Prosegue l’avventura dei tre ravennati in marcia verso il Kazakistan a bordo di una utilitaria del 2003 ribattezzata “la Fogna” che non ce l’ha fatta a pieno carico sulla Pamir Highway. Esperienze surreali in Turkmenistan: la ruota panoramica accesa per un giro e poi spenta, la rotta autorizzata disegnata alla dogana a penna su un pezzo di carta

Photo 5906640751939405584 YLe chiamano highway, autostrade, ma sono fatte di sabbia e pietre. Ci possono volere anche 16 ore di guida per coprire 300 km, l’equivalente di Ravenna-Milano che richiede tre ore. Le strade del Turkmenistan hanno messo a dura prova la Toyota Yaris dei tre trentenni ravennati che stanno partecipando al Mongol Rally, la corsa non competitiva ideata da una società inglese per raccogliere fondi a scopo benefico. La traversata del Paese asiatico, infatti, è costata una ruota: «Sembrava di viaggiare sugli scogli, a forza di buche e spuntoni un cerchione è diventato quadrato – racconta Massimiliano Farina che sta viaggiando con Antonio Capone e Luca Senni –. Abbiamo montato una delle due ruote di scorta e abbiamo proseguito». Alla prova dei fatti si è rivelata utilissima la placca di metallo installata sul fondo dell’auto a protezione del motore: «Senza di quella penso che avremmo rotto ben altro oltre alla ruota».

Per raggiungere il Turkmenistan è stato necessario attraversare il mar Caspio: ventuno ore di navigazione a bordo di un traghetto carico di camion che parte da da Baku (Azerbaijan) a suo piacimento, senza una tabella di orari. «Abbiamo aspettato quasi due giorni nel piazzale del porto (da dove ci avevano inviato informazioni per l’altra puntata del diario di viaggio) e poi la nave è partita. A bordo c’erano altri quattro equipaggi del Mongol Rally e siamo diventati una specie di attrazione per i camionisti che venivano a turno a salutarci e darci consigli, ci hanno insegnato come salutare le persone». Lo sbarco sulla sponda orientale ha segnato un drastico cambio di paesaggio: «Ci siamo trovati nel deserto, le strade sono diventate terribili e sono comparsi i cammelli, ovunque».

I giorni trascorsi in Turkmenistan hanno lasciato parecchi ricordi ai viaggiatori, alcuni al limite del surreale: «La città di Turkmenbashi prende il nome dal presidente turkmeno Saparmyrat Nyýazow morto nel 2006 che si era ribattezzato Turkmenbashi, padre di tutti i turkmeni. È stato un personaggio stravagante: aveva chiuso il Paese verso il resto del mondo, vietato lo studio delle lingue straniere, scritto una sorta di Bibbia per il popolo con rivisitazioni storiche e i cittadini dovevano impararne dei versi. Addirittura aveva cambiato il nome dei giorni della settimana: il venerdì era diventato Anna, il nome della madre, e infatti in un ufficio statale abbiamo visto un vecchio calendario con quelle diciture». E che dire della capitale Ashgabat: «È completamente bianca perché al dittatore piaceva il bianco. In giro per la città non c’è nessuno, non ci sono turisti e non si vedono persone, ci sono enormi edifici bianchi e vuoti, pieni solo di gente che tiene pulito e pota la vegetazione perché nonostante sia in mezzo al deserto, la città ha molto verde». Straniante l’esperienza sulla ruota panoramica: «È gigantesca e spenta. Abbiamo chiesto di salire, l’hanno accesa e pulita, ci hanno fatto fare un giro e poi l’hanno spenta di nuovo».

In Turkmenistan si entra solo chiedendo un invito in anticipo e alla frontiera si riceve un foglio con la mappa del Paese su cui viene tracciato a penna il percorso che si è legalmente autorizzati a percorrere: «A un certo punto ci siamo resi conto che non avevano disegnato il tragitto di uscita verso l’Uzbekistan. Abbiamo dovuto trovare un ufficio pubblico, pagare, e ottenere il documento per lasciare il Paese».

Photo 5906640751939405586 YTappa obbligata è stata quella che viene chiamata Porta dell’inferno: il cratere gassoso Darvaza originato dal collasso di una caverna di gas naturale e intenzionalmente dato alle fiamme dai russi per impedire la diffusione di gas metano. Si pensava si sarebbe spento in fretta ma pare bruci da mezzo secolo. «Abbiamo dormito su una duna sotto le stelle accanto al cratere in mezzo al deserto, è stata un’esperienza davvero bella».

Dopo la tappa in Uzbekistan, dove città come Samarcanda attirano anche numerosi turisti italiani, il trio a bordo della Fogna – il soprannome dato alla piccola utilitaria da mille centimetri cubici – è entrato in Tagikistan: «Abbiamo percorso la Pamir Highway che costeggia un fiume e corre accanto al confine con l’Afghanistan. Qualche base militare con le bandiere talebane l’abbiamo vista». Ma l’avvistamento più utile è stato quello di un gruppo di bambini che vendevano carburante: «L’abbiamo pagato l’equivalente di un euro al litro. Quello è stato l’unico momento in cui abbiamo rischiato di trovarci senza benzina».

La Pamir si spinge fino al passo passo Ak-Bajtal (4.655 m), una sfida troppo faticosa per la Fogna: «In alcuni tratti gli altri due sono scesi e io sono rimasto a guidare perché non ce la faceva l’auto – racconta Massimiliano –. La scelta è stata inevitabile, sono scesi i due più pesanti». Ormai la Yaris sembra non temere più nulla, nemmeno guadare un corso d’acqua: «Un ponte è crollato di recente e abbiamo attraversato con l’auto. Non è stato semplicissimo, abbiamo dovuto spingere la macchina e abbiamo cominciato a sentire puzza di bruciato dalla frizione ma alla fine ce l’abbiamo fatta».

Attualmente il gruppo si trova in Kirghizistan. Anche qui non manca l’aneddoto: «Ai controlli al confine i militari kirghizi sono impazziti quando hanno visto la Polaroid di uno di noi e hanno voluto farsi foto con noi che si sono tenute».

Il viaggio prosegue per raggiungere la regione di Oksemen in Kazakistan (il traguardo ufficiale non è più in Mongolia per evitare il passaggio nel territorio russo). La regola del Mongol Rally è semplice: non vince chi arriva primo, ma vince chiunque riesce ad arrivare.

Il Nobel per la pace Mukwege incontra il vescovo di Ravenna per la crisi del Congo

Il ginecologo e pastore protestante cura le donne vittime della violenza nella guerra che insanguina il Paese africano e cerca alleati per costruire un percorso di pace

WhatsApp Image 2024 08 13 At 14.21.48Il medico, attivista e pastore protestante congolese Denis Mukwege, premio Nobel per la pace nel 2018, è arrivato a Ravenna nei giorni scorsi e ha incontrato l’arcivescovo di Ravenna-Cervia, monsignor Lorenzo Ghizzoni, per far conoscere il dramma che sta vivendo il Congo e cercare alleati per azioni di pace. All’incontro hanno partecipato anche Dino Angelaccio e Odette Mbuyi (del comitato di valutazione dei progetti 8×1000 per lo sviluppo dei Popoli) e l’economo Andrea Romagnoli.

WhatsApp Image 2024 08 13 At 14.22.34La missione del ginecologo congolese in Italia nasce dalla scarsa copertura mediatica internazionale di quanto sta accadendo in Congo. Dopo essere stato premiato come Uomo di Pace ad Assisi dalla Caritas il 7 agosto ed essere stato ricevuto dal presidente Sergio Mattarella, il 14 agosto ha incontrato anche il presidente della Cei, Matteo Maria Zuppi, al quale ha sottoposto il progetto di organizzare in Italia una conferenza di pace per il Congo.

WhatsApp Image 2024 08 13 At 21.16.03Nel suo ospedale, il Panzi Hospital, Mukwege cura le donne che hanno subito violenze nella guerra che insanguina il Paese. Negli ultimi venti anni, la guerra sotterranea con il Ruanda ha prodotto sei milioni di vittime, milioni di feriti, mutilati e orfani oltre che un impressionante numero di sfollati e profughi verso i Paesi circostanti, 400mila gli stupri ogni anno, utilizzati come armi di guerra nei confronti di donne e bambini oltre alle sistematiche rapine di tutte le risorse naturali presenti nel Paese (diamanti, oro, coltan, cobalto, rame, manganese, etc) ad opera di bande armate, Paesi confinanti e multinazionali internazionali.

L’arcivescovo ha ascoltato e condiviso molte delle considerazioni del premio Nobel offrendo sostegno nell’opera di divulgazione di quel che sta succedendo in Congo e un sostegno al Panzi Hospital di Bakavu.

Verdi: «Piscine in spiaggia per evitare la mucillagine? No, meglio salvare il mare»

I portavoce Galletti e Zamboni chiedono una serie di politiche graduali preventive come avvenuto negli anni ’80 e ’90 per ridurre gli inquinanti in mare: «Riempire piscine in tempo di siccità crea altri problemi»

mucillagineDi fronte al fenomeno mucillaggine che sta segnando le coste del nord Adriatico nell’estate 2024, con danni d’immagine e ricadute economiche sul turismo, c’è chi sta ventilando uno scenario futuro fatto di piscine da costruire sulle spiagge con vista mare. I portavoce di Europa Verde – Verdi Emilia-Romagna, Paolo Galletti e Silvia Zamboni, criticano questa possibilità: «Riteniamo miope nascondere la testa sotto la sabbia e cercare di tranquillizzare gli animi che le mucillagini sono un fenomeno naturale, non da combattere ma da aggirare con un’ondata di piscine sulle spiagge. Piscine che sotto la morsa della siccità legata alla crisi climatica sarà sempre più dispendioso riempire di acqua potabilizzata. Uno scenario che fa sorgere il dubbio che anche a questo servono le ventilate nuove dighe in Romagna».

Per i Verdi, invece, la mucillagine (qui speghiamo come si forma e da quando esiste) dovrebbe far cogliere un altro messaggio: «L’aumento della temperatura genera fenomeni naturali e meteo estremi, che vanno contrastati alla fonte. A cominciare dalla salvaguardia ambientale dei fiumi, ridotti a canali spogliati dalla vegetazione riparia (che svolge cruciali compiti depurativi), e veicolo di scarichi contenenti fosforo e azoto provenienti da allevamenti intensivi e da agricoltura industriale. Nutrienti che, potenziati dagli effetti dell’emergenza climatica, innescano il fenomeno delle mucillagini. Occorre intervenire sugli allevamenti e sull’agricoltura industriale e imparare a gestire i fiumi come habitat viventi».

Secondo Galletti e Zamboni servono politiche graduali, ma serie e determinate, di conversione e riqualificazione ambientale, per un mare pulito. «La scorciatoia delle piscine, già bocciata dalla Regione a inizio degli anni ’90 dopo la prima esplosione delle mucillagini, è un diversivo che non agisce sulle cause del problema e che può semmai creare altri problemi. Bisogna tornare alle misure preventive, come si fece negli anni ’80 e ’90 quando fu prima tolto il fosforo dai detersivi e, dopo lunghe lotte con in testa i Verdi, fu realizzato il depuratore a Milano per ridurre gli inquinanti che finivano nel Po, e da lì al mare. Dare per perso il mare e proporre di sostituirlo con una marea di piscine in spiaggia indica che si preferisce persistere in un modello sbagliato e insostenibile invece di guardare la realtà in faccia e predisporre i necessari cambiamenti».

Il meteorologo Randi: «Le ondate di calore sono tra i fenomeni climatici più letali»

Il presidente di Ampro (Associazione Meteo Professionisti) e consulente tecnico dell’Agenzia Nazionale Italia Meteo fa chiarezza su alcuni termini e sui modi in cui si parla del cambiamento climatico

Pierluigi Randi AMPRO«Un’ondata di calore è un periodo prolungato di temperature insolitamente alte rispetto alla media climatica della regione in questione, e che può avere impatti significativi sulla salute umana, l’economia, l’agricoltura e l’ambiente. Non si tratta di semplici giornate calde, ma di eventi estremi che oggi sono in aumento a causa del cambiamento climatico». Le parole sono importanti, diceva Nanni Moretti nel film “Palombella Rossa”, e Pierluigi Randi tratta le parole del clima con la dovuta e necessaria attenzione. Randi è il presidente di Ampro (Associazione Meteo Professionisti) e consulente tecnico dell’Agenzia Nazionale Italia Meteo. Molto seguito sul suo profilo Facebook per post chiari, ironici, divulgativi. Con una verve molto romagnola, pare instancabile nel condividere previsioni e dati. Pamela Tavalazzi dell’omonimo studio di comunicazione gli ha rivolto alcune domande le cui risposte sono state inviate alla stampa. Ecco qualche puntualizzazione sul clima che stiamo vivendo.

Ogni giorno assistiamo, nella cosiddetta vita pubblica, ad un sistematico bisogno da parte di una piccola porzione di persone di negare il cambiamento del clima. Lei, con pazienza, risponde a tutti. Fornendo dati, analisi, proiezioni passate, etc. Perché lo fa? Sapendo che, nella maggior parte dei casi, soprattutto sui social media, nessuna spiegazione è sufficiente a chi dice “è estate, normale faccia caldo”.

«Rispondo a chi nega il cambiamento climatico perché credo fermamente nell’importanza dell’informazione e della conoscenza scientifica. Viviamo in un’epoca in cui la disinformazione può diffondersi rapidamente, specialmente sui social media, e questo può avere conseguenze reali sulla nostra capacità di affrontare le sfide globali, e questo aspetto riguarda tutti i campi, non solo quello meteorologico o climatologico. Fornire dati, analisi e proiezioni è un modo per mantenere viva la discussione su basi scientifiche, sperando che anche chi inizialmente rifiuta l’evidenza possa, con il tempo, essere aperto a nuove informazioni. È un lavoro di pazienza e di costanza, ma ogni piccolo passo verso una maggiore consapevolezza può fare la differenza. Sebbene chi afferma: “è estate, normale faccia caldo”, potrebbe non cambiare idea immediatamente, piantare il seme del dubbio razionale può portare a riflessioni future più approfondite».

Quanto è importante usare un linguaggio scientificamente corretto? Ad esempio cos’è una “ondata di calore” e come dovrebbe essere usata questa definizione?

«Usare un linguaggio scientificamente corretto è fondamentale per garantire una comunicazione chiara e precisa. Termini come “ondata di calore” hanno definizioni specifiche e sono basati su criteri oggettivi. Un’ondata di calore, ad esempio, è definita come un periodo prolungato di temperature insolitamente alte rispetto alla media climatica della regione in questione, e che può avere impatti significativi sulla salute umana, l’economia, l’agricoltura e l’ambiente. Usare correttamente queste definizioni aiuta a evitare malintesi e a far comprendere meglio la gravità di certi fenomeni. Quando si parla di ondate di calore, è importante sottolineare che non si tratta di semplici giornate calde, ma di eventi estremi che oggi sono in aumento a causa del cambiamento climatico».

Il clima non è politico, e non è di nessun partito. E il caldo estremo non è altro che il controaltare di alluvioni, etc. Ma essendo un evento estremo silenzioso non è percepito pericoloso, eppure…

«Il clima non appartiene a nessuna ideologia o partito politico, e gli impatti del cambiamento climatico non fanno distinzioni di alcun tipo. Gli eventi estremi come le ondate di calore, le alluvioni e le tempeste violente sono tutti segnali di un sistema climatico sempre più instabile. È vero che il caldo estremo, essendo spesso meno immediatamente distruttivo rispetto a un’alluvione o a un tornado, può essere percepito come meno pericoloso. Tuttavia, i dati dimostrano che le ondate di calore sono tra i fenomeni meteorologici più letali, soprattutto per le categorie di persone più vulnerabili. Ignorare la pericolosità di questi eventi perché “silenziosi” è un errore che può costare vite. È essenziale che la percezione del rischio venga adeguatamente comunicata, facendo capire che il caldo estremo è una minaccia reale e crescente, come dimostrano gli ultimi anni».

All’affermazione “nego, dunque sono” cosa risponderebbe?

«Di fronte all’affermazione “nego, dunque sono”, risponderei sottolineando che la negazione non cambia la realtà. Il cambiamento climatico non è una questione di opinione, ma di fatti scientifici verificabili e inoppugnabili ottenuti in base al metodo scientifico. Esso è costituito da una serie di processi logici e ordinati che permettono di investigare il mondo naturale in modo obiettivo, sistematico e riproducibile. È ciò che distingue la scienza da altre forme di conoscenza, poiché si basa su evidenze concrete e su una verifica rigorosa delle ipotesi. Negare l’evidenza può dare un temporaneo senso di sicurezza, ma non ci protegge dalle conseguenze del cambiamento climatico. Anzi, ci rende meno preparati ad affrontarle. Viviamo in un mondo in cui le scelte che facciamo oggi avranno un impatto significativo sul nostro futuro e su quello delle prossime generazioni. Accettare la realtà è il primo passo per poter agire e cercare soluzioni. L’invito è a informarsi presso fonti autorevoli, e ce ne sono, a dialogare con esperti e a non avere paura di cambiare idea di fronte a nuove evidenze. Negare può sembrare un atto di ribellione, ma riconoscere la verità e agire di conseguenza è il vero atto di responsabilità».

Parte la serie A: due ravennati tra i seicento calciatori delle 20 squadre

Il centrocampista Matteo Prati al Cagliari e l’attaccante Antonio Raimondo al Venezia, entrambi ventenni, sono pronti all’esordio stagionale domenica 18 agosto alle 20.45

Schermata 2024 08 16 Alle 11.17.20Comincia il nuovo campionato di calcio di serie A e tra gli oltre seicento calciatori che compongono le rose delle venti squadre ci saranno anche due giovani ravennati: Matteo Prati (2003) al Cagliari e Antonio Raimondo (2004) al Venezia. Per il centrocampista Prati si tratta della seconda stagione con i sardi nella massima serie italiana (25 gettoni e un gol nel 2023-24), mentre l’attaccante Raimondo ha solo esordito in A con il Bologna e ora proverà a guadagnare minuti in campo convincendo l’allenatore Eusebio Di Francesco (l’8 agosto è arrivata l’ufficialità del trasferimento in prestito dagli emiliani ai lagunari).

Per entrambi la prima giornata di serie A prevede l’esordio alle 20.45 di domenica 18 agosto: Lazio-Venezia e Cagliari-Roma.

454714796 951074260371145 44769834700557516 NCresciuto nel settore giovanile del Bologna con cui totalizza 80 presenze con 44 goal e sette assist, Raimondo ha esordito in serie A il 17 maggio 2021 contro il Verona. Nell’estate del 2023, l’attaccante è andato in prestito alla Ternana in B, con cui ha totalizzato tra campionato e play-out, 40 partite con nove goal e un assist. A livello internazionale, Raimondo ha realizzato 12 gol in 27 partite nelle nazionali giovanili dell’Italia.

Il sito del Venezia Fc riporta le prime parole del giocatore che è stato avversario nello scorso campionato cadetto: «Ricordo l’atmosfera che si respirava l’anno scorso al Penzo, con i tifosi a sostenere incessantemente la squadra nonostante la grande nebbia. Questo è stato sicuramente un fattore che ha inciso nella scelta di vestire la maglia arancioneroverde. La squadra è composta da un bel mix di giocatori giovani ed esperti, c’è grande entusiasmo e Cà Venezia è una struttura bellissima. La scorsa stagione è stata positiva da un punto di vista personale, anche se a livello di squadra purtroppo le cose non sono andate come speravamo. Ora però, sono pronto a dare tutto me stesso per il Venezia».

454989985 1045682390252447 4638202329432226069 NPer Prati la nuova annata è iniziata nel migliore dei modi: nella prima partita ufficiale, giocata contro la Carrerese in Coppa Italia il 12 agosto, il 21enne è andato in gol per il definitivo 3-1 in favore dei sardi. «L’anno scorso ho cercato molto il gol nelle partite in casa – ha detto Prati ai giornalisti dopo la partita – però mi era stato annullato e non ero riuscito a farlo per diversi motivi. Diciamo che a Reggio Emilia contro il Sassuolo è stato forse il gol più importante della stagione e quindi non ci lamentiamo. Appena ho fatto gol contro la Carrarese ho liberato tutte le emozioni che avevo nella passata stagione di riuscire a segnare in casa perché i tifosi, anche oggi, sono stati fantastici e non era banale essere presenti, quindi li ringraziamo come tutte le volte. Cerchiamo di dare sempre il nostro massimo per cercare di renderli sempre più partecipi».

Fiamme in una pineta all’alba, interviene l’elicottero dei vigili del fuoco

Incendio partito da un piccolo boschetto a monte del centro abitato sul litorale. Dieci pompieri a terra e il mezzo aereo hanno domato il rogo

Photo 5907007688175371097 YUn incendio si è sviluppato all’alba di oggi, 16 agosto, in una piccola pineta sul litorale ravennate. Per spegnere le fiamme sono intervenuti dieci vigili del fuoco, supportati da quattro mezzi antincendio a terra e un elicottero da Bologna.

Il bosco interessato dall’incendio si trova a monte degli abitati di Punta Marina e Lido Adriano, a nord di via Bonifica, all’interno del bacino d’acqua della ditta Ecocave raggiungibile da via dello Scolone. Le fiamme hanno interessato sterpaglie e una parte del sottobosco.

Ci sono stati momenti di grande apprensione tra i residenti nelle vicinanze: le fiamme hanno rapidamente coinvolto una vasta area della pineta, minacciando di estendersi ulteriormente e il fumo che avvolgeva la zona rendeva difficile il lavoro di contenimento per i pompieri a terra. L’elicottero ha giocato un ruolo fondamentale nelle operazioni di spegnimento, effettuando numerosi lanci d’acqua che hanno contribuito a ridurre l’intensità del fuoco nelle aree più inaccessibili.

Le autorità invitano tutti a prestare la massima attenzione e a segnalare tempestivamente eventuali situazioni di pericolo.

Al via la stagione della Consar Ravenna: «Obiettivo play-off»

Il 19 agosto il raduno. Il campionato di A2 al via in ottobre

RAVENNA 5/06/2024. CONSAR PORTO ROBUR COSTA RAVENNA VOLLEY. Presentazione Di Antonio Valentini Nuovo Allenatore
La presentazione di Antonio Valentini, nuovo allenatore

Lunedì 19 agosto prende ufficialmente il via la stagione sportiva 2024/25 della Consar Ravenna. In mattinata è previsto il raduno della squadra, cui seguiranno le visite mediche. Nel pomeriggio, al ristorante Il Molinetto, la società presenterà la prima squadra e gli obiettivi della nuova annata. Il lavoro di pesi nella mattinata di martedì 20 sarà la prima fatica in palestra, mentre l’allenamento del pomeriggio permetterà ai giocatori di riprendere confidenza con il pallone.

Il campionato di A2 della Consar (il terzo consecutivo in questa categoria dopo la retrocessione) prenderà il via (a inizio ottobre) contro la neopromossa Virtus Volley Fano, degli ex Stefano Mengozzi e Manuel Coscione,

Al raduno del 19 mancheranno solo Hampus Ekstrand e Manuel Zlatanov, impegnati con le rispettive nazionali. Qualche giorno dopo lascerà il gruppo Giacomo Selleri per raggiungere la nazionale Under 20 con cui andrà a giocare gli Europei di categoria, in programma dal 26 agosto al 7 settembre a Vrnjačka Banja (Serbia) e Arta (Grecia).

«Nei primi giorni di preparazione, per ovviare a queste assenze integreremo l’organico con alcuni ragazzi del nostro settore giovanile – anticipa coach Valentini – e fin da martedì entreremo in palestra alternando lavoro fisico e con i pesi a sedute in piscina e a una ripresa tecnica. Ci attendono, da qui all’inizio del campionato, sei settimane piene di preparazione necessarie per conoscerci, per capire i sistemi di lavoro, per tracciare il percorso da seguire poi durante la stagione».

Definiti anche i primi due allenamenti congiunti, con il doppio incontro con il Delta Group Porto Viro, il 14 settembre in Veneto e il sabato successivo a Ravenna.

Con il coach Antonio Valentini lavoreranno il confermato vice Saverio Di Lascio, al momento impegnato come scoutman nel lungo collegiale di preparazione dell’Under 17 ai Mondiali di categoria, in programma dal 24 al 31 agosto in Bulgaria, e il nuovo terzo allenatore Giorgio Zauli, beacher e maestro di beach volley proveniente dalla Powerbeach.

Esce dallo staff tecnico della prima squadra, ma resta nei ranghi del club in qualità di coordinatore del settore giovanile, Francesco Mollo, che si appresta a seguire il camp pallavolistico che la società ha organizzato a Tredozio dal 25 al 31 agosto, riservato ad atleti e atlete dal 2008 al 2014, e poi si occuperà della squadra di serie C, del gruppo dell’Under 19 e della squadra Under 15 d’Eccellenza.

«La squadra che mi appresto ad allenare mi piace, ha una buona base – osserva Valentini – e il giusto mix tra giocatori di esperienza e di livello per la A2, e ragazzi giovani e giovanissimi, alcuni dei quali chiamati al debutto in categoria e a confermarsi da titolari. Dobbiamo lavorare tanto ma anche con serenità, sapendo che sotto il profilo tecnico e fisico ci sono tutti gli elementi per cercare di ottenere un posto nei playoff, che è l’obiettivo tracciato anche per questa annata».

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