Una storia che parte dalla foto in copertina di “I Am a Bird Now”

Siamo nel tardo inverno del 1974 e Candy Darling sta per morire. Darling è un’attrice transgender, nata nel Queens 29 anni prima, in una famiglia violenta. Si è fatta conoscere all’interno della Factory di Andy Warhol, come attrice in Flesh ed altri titoli prodotti dall’artista. Ha perfino ispirato Lou Reed: Candy Says dei Velvet Underground parla di lei, e l’artista la nominerà anche in Walk On The Wild Side. Non ha ancora trent’anni, ma è malata di una leucemia che non le lascerà scampo. Negli ultimi giorni di vita, in una stanza del Cabrini Health Care Center, riceve la visita di un amico. Il suo nome è Peter Hujar, di professione fa il fotografo ed è più vecchio di dieci anni. Qualche anno prima ha deciso di mollare il suo lavoro da capo assistente in un prestigioso studio di fotografia commerciale, per inseguire il progetto della sua vita: documentare per immagini il sottobosco LGBTQ+ newyorkese di quegli anni, perennemente in bilico tra un realismo brutale e diretto e la spinta di militante per i diritti civili. Potremmo considerare il suo lavoro come una versione più oscura e politica di Robert Mapplethorpe. Hujar ha conosciuto Darling negli anni della Factory, ha stretto un’amicizia profonda, e ora la vuole fotografare nei suoi ultimi giorni di vita. L’attrice accetta. Le foto sono nel severissimo bianco e nero di Hujar. La stanza è una stanza d’ospedale come tante, Candy è truccata di tutto punto e avvolta nelle lenzuola. C’è una rosa sul letto, e ci sono fiori in tutta la stanza. Pochi giorni dopo morirà. Delle foto scattate quel giorno Hujar ne pubblicherà una, intitolata Candy Darling on her deathbed. Diventerà uno dei suoi più celebri ritratti, forse il più celebre: un momento di bellezza assoluta, all’apice di una tragedia irraccontabile. E sarà proprio quella foto il tassello mancante per la canonizzazione dell’attrice come una delle massime icone transgender del dopoguerra statunitense.
Anche Hujar morirà da giovane, per la precisione a 53 anni, in una stanza dello stesso ospedale dove ha fotografato Candy Darling. Dieci mesi prima gli era stata diagnosticata l’Aids. L’importanza del suo lavoro sarà riconosciuta soprattutto dopo la sua morte, e oggi è una figura fondamentale della storia della fotografia.
Vent’anni dopo la morte del fotografo, Candy Darling on her deathbed entra nell’iconografia musicale. In qualche modo c’è ancora lo zampino di Lou Reed. È lui, infatti, ad imporre all’attenzione del mondo musicale il nome di Anohni Hegarty. Fino a quel momento il suo nome (che all’epoca è ancora Antony) è appannaggio di un circolo molto ristretto di appassionati: aveva esordito nel 2000, quando David Tibet dei Current 93 aveva deciso di pubblicare con Dutro, la sua etichetta, una raccolta dei suoi demo. In cerca di un cast di supporto per portare a termine l’ambiziosissimo concept-album The Raven, lui e Laurie Anderson s’imbattono nel suo primo disco, e si convincono ad invitare la cantante per una reinterpretazione di Perfect Day (la quale, curiosamente, in origine usciva su una delle due facce di un singolo assieme a Walk On The Wild Side, la canzone in cui Reed parlava di “Candy”). L’impatto sul mondo di The Raven, l’ultimo capolavoro di Lou Reed, farà il resto, e dal 2003 in poi quello di Anohni è uno dei nomi su cui gli appassionati di musica sono disposti a scommettere forte. Ci vorranno ancora due anni per incassare le puntate: un contratto con Secretly Canadian e le dieci spettacolari canzoni che andranno a comporre I Am A Bird Now, il suo primo “vero” disco di studio. Il quale viene pubblicato nel febbraio del 2005, nell’estasi generale della critica, che grida da subito al capolavoro. Da lì in poi Anohni è intoccabile. Pubblicherà altri dischi, salutati quasi tutti come capolavori del cantautorato contemporaneo; in Hopelessness, ambizioso disco di cantautorato sperimentale prodotto assieme a Oneohtrix Point Never e Hudson Mohawke, rende ufficiale il nome che nella vita privata utilizza da anni. Dal 2023 ha ricominciato a suonare in full band, Anohni And The Johnsons, e pubblicato un disco che i fan hanno salutato come un ritorno alla sua forma migliore, My Back Was a Bridge for You to Cross (l’album che presenterà a Ravenna Festival, in unica data italiana, sabato 15 giugno al Pala De André). In copertina, come da tradizione per i dischi della band, la bellissima foto di un’icona LGBTQ+: Marsha P. Johnson, la persona da cui prende il nome The Johnsons, la backing band della musicista. Attivista e fondatrice del Gay Liberation Front, morta nel 1992 a New York in circostanze mai davvero chiarite. Ma a dispetto di un cursus honorum invidiabile e di uno status da testa di serie della musica contemporanea, il miglior disco di Anohni rimane ancora il suo capolavoro del 2005, I Am a Bird Now. Il disco in cui bellezza e disperazione si fondono nella maniera più perfetta ed assoluta. Il disco sulla cui copertina c’è una foto scattata nell’inverno del 1974 al Cabrini Health Care Center, e intitolata Candy Darling on her deathbed.