venerdì
18 Luglio 2025

Mirabilandia apre il 28 marzo con un lungo weekend pasquale

Nella nuova programmazione uno spettacolo sulle Winx per i 20 anni delle fatine

Mirabilandia

Mirabilandia riapre i cancelli giovedì 28 marzo (orario 10.30-18) con un lungo weekend pasquale che durerà sei giorni.

Nelle prossime settimane sarà svelata la nuova programmazione. Tra le altre iniziative, quest’anno il parco rinnova la collaborazione con le Winx, le mitiche fatine create da Iginio Straffi, presentando in esclusiva lo spettacolo permanente “Forever Winx-The Musical” con attori, cantanti ma anche performer e ballerini, per festeggiare tutti insieme i 20 anni del Winx Club.

Da sabato 15 giugno a domenica 1° settembre torna anche il parco acquatico Mirabeach.

La stagione si concluderà domenica 3 novembre.

Per ulteriori informazioni e calendario: mirabilandia.it 

L’opera contro le guerre dell’ex ministro: «Con la lirica per penetrare nell’animo»

Patrizio Bianchi firma il libretto dello spettacolo in arrivo il 7 febbraio all’Alighieri: «Raccontiamo il ritorno di Ulisse a Itaca, per parlare anche della situazione attuale»

Ulisse 70x100 RAVENNAArriva mercoledì 7 febbraio (ore 20.30) all’Alighieri di Ravenna Le guerre di Ulisse, progetto interdisciplinare che unisce letteratura, musica e recitazione in un’opera moderna, una coproduzione del Teatro Comunale di Ferrara e dello stesso Alighieri. Il progetto nasce dalla collaborazione dell’ex ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi – che ne firma il libretto – con la Fondazione Scuola di Musica Carlo e Guglielmo Andreoli di Mirandola, diretta da Mirco Besutti, e il compositore Marco Somadossi, le cui musiche originali sono affidate alla Banda giovanile “John Lennon”, formazione di novanta musicisti fra i 13 e i 25 anni che include persone con disabilità. In scena anche la giovane e talentuosa Frida Bollani Magoni come voce solista e pianista (oltre che autrice di alcune parti dello spettacolo) e l’attore e doppiatore Luca Violini, la cui voce ripercorre il ritorno di Ulisse a Itaca; Teresa Auletta guida invece il Coro Accademia Vittore Veneziani. Attraverso gli occhi di Penelope, il ritorno di Ulisse a Itaca diventa un’occasione per riflettere sul presente, una denuncia dell’insensatezza della guerra e un messaggio di speranza.

Ne abbiamo parlato con l’ex ministro Bianchi, oggi professore emerito all’Università di Ferrara.

Professore, da dove nasce il progetto?
«Dalla mia ormai lunga frequentazione musicale con la straordinaria banda giovanile Johan Lennon di Mirandola, conosciuta nei giorni del terremoto dell’Emilia del 2012: da allora abbiamo realizzato eventi musicali in tutto il mondo. La Banda John Lennon è l’esempio concreto di una scuola aperta, inclusiva ed affettuosa che rappresenta il modello educativo adeguato per i nostri tempi. Dopo aver esplorato il mondo di Verdi e dell’opera italiana, dopo un’incursione nella musica contemporanea con particolare attenzione ai Beatles, abbiamo sentito il bisogno di misurarci con i capisaldi della nostra cultura classica».

Quali sono le “Guerre di Ulisse”? Qual è il messaggio che ha voluto lanciare?
«Le guerre di Ulisse qui sono pensate, musicate e cantate nel ritorno dell’eroe a casa, a Itaca, cioè quando si deve confrontare con la violenza che porta la guerra anche per chi resta, per le mogli, per i figli, per tutti coloro che diventano comunque sconfitti, perché nelle guerre tutti, infine, sono sconfitti. Il riferimento è anche alla situazione globale attuale, dove sta tornando a soffiare il vento gelido della guerra».

Cosa ne pensa del ruolo dell’Italia nei conflitti in Ucraina e in Medio Oriente?
«L’Italia e l’Europa tutta devono svolgere una funzione di ricerca della pace, opponendosi, come dice la nostra Costituzione, a usare la guerra quale modo per risolvere i conflitti, opponendosi con assoluta chiarezza contro ogni tentativo di prevaricare i diritti inviolabili delle persone».

Del tema se ne sta occupando anche personalmente e professionalmente…
«Sto lavorando con i miei collaboratori per la cattedra Unesco in Educazione, crescita ed eguaglianza che mi è stata assegnata, per riportare a livello internazionale il principio, affermato dalla stessa Unesco, che la pace si costruisce educando le persone alla pace, cioè a uno sviluppo umanamente sostenibile, basato su una reciproca comprensione, rispetto e comune ricerca delle condizioni di crescita, nei principi di libertà e giustizia. Un lavoro, il mio, che unisce 44 cattedre in Italia – di cui sono coordinatore e portavoce – e 850 nel mondo, insieme impegnate a costruire reti di pace al di sopra di ogni guerra».

Che rapporto ha invece con la musica e in particolare l’opera lirica?
«La lirica è l’espressione più completa dell’arte, poiché la voce diviene il perno della narrazione musicale. In questo senso è evidente che dobbiamo continuare a esplorare questo straordinario patrimonio dell’umanità costruito in quattro secoli, dal Seicento al Novecento, ma dobbiamo anche continuare una ricerca musicale producendo lavori contemporanei in cui voce umana e musica strumentale ci permettano di penetrare nell’animo umano di questa nostra epoca».

Anche per avvicinare i giovani…
«Quest’opera moderna che portiamo a Ravenna è realizzata da giovani musicisti per un pubblico di giovani e di adulti che insieme siano disposti a farsi emozionare dalla musica».

Da ex ministro, sta seguendo l’attività del suo successore Valditara? Quale dovrebbe essere secondo lei la priorità del suo mandato?
«Fin dall’inizio della sua nomina, ho comunicato i migliori auguri al ministro. Personalmente in quella veste ho dovuto affrontare il difficile compito di riportare a scuola 10 milioni di persone, tra docenti e studenti, tutelandoli il più possibile durante il Covid, facendo loro comprendere il valore morale della scuola come comunità educante, una scuola aperta, inclusiva e affettuosa, un pilastro necessario e fondamentale per una società giusta e democratica. L’augurio, non solo all’attuale ministro, ma a tutto il popolo della scuola, è di lavorare insieme per consolidare il ruolo democratico della scuola, anche operando utili riforme che ne enfatizzino la connotazione aperta ed inclusiva definita dalla nostra Costituzione».

A Cervia la pista del ghiaccio in piazza Garibaldi resta aperta fino al 25 febbraio

Con iniziative (e luci) speciali per San Valentino

Pista Del Ghiaccio

La pista del ghiaccio in piazza Garibaldi, a Cervia, rimarrà aperta fino a domenica 25 febbraio.

La prossima settimana, in occasione di San Valentino, è organizzato l’evento “Cupido on ice”: da mercoledì 14 a domenica 18 febbraio i pattinatori troveranno un’atmosfera unica, creata da luci colorate rosa-rosso e viola, decorazioni a tema, una playlist realizzata appositamente per l’evento e due cuori giganti dove gli innamorati potranno fotografarsi sul ghiaccio.

Per la giornata di San Valentino, inoltre, la pista osserverà un orario di apertura prolungato, dalle 15 alle 23, ed è previsto uno sconto speciale per tutte le coppie che vorranno salire in pista.

Fino al 25 febbraio la pista osserverà i seguenti orari di apertura: dal lunedì al venerdì dalle 15.30 alle 20; sabato dalle 10.30 alle 23; domenica dalle 10:30 alle 20.

Colpisce due auto in sosta: denunciata una 43enne alla guida ubriaca

Aveva un tasso alcolemico nel sangue pari a circa 6 volte il consentito

FordFiesta

Ubriaca alla guida di una Ford Fiesta, ha colpito due auto in sosta in via Lapi, a Faenza, nei pressi dello Sferisterio. La donna, una faentina di 43 anni, sottoposta all’alcol test dalla polizia locale, ha fatto registrare un tasso alcolemico nel sangue pari a circa 6 volte il consentito.

L’automobilista è stata quindi denunciata per guida in stato di ebbrezza, con l’aggravante di aver provocato un incidente. Immediato anche il ritiro della patente e il sequestro dell’auto.

I fatti – riportati oggi dalla polizia locale – risalgono al 29 gennaio, attorno alle ore 20.

La sfilata del Carnevale cittadino – FOTO

Sette i carri, che hanno coinvolto nove parrocchie

9Il Carnevale dei Ragazzi “Città di Ravenna” ha colorato le strade di coriandoli e sorrisi grazie all’organizzazione del comitato della diocesi. La sfilata dei carri allegorici – sette, coinvolgenti nove parrocchie – si è tenuta con partenza da via di Roma, davanti a Santa Maria in Porto, alle 14.30, mentre domenica prossima, 11 febbraio, si replica in viale dei Navigatori a Punta Marina alla stessa ora.

“Giocando in allegria” è il tema scelto dal comitato e ognuna delle parrocchie partecipanti l’ha interpretato a modo suo. Quest’anno sono stati sette i carri che hanno sfilato con un coinvolgimento di nove parrocchie.

Il Ravenna vince a Corticella e rimane primo in classifica

Entrambi i gol nel primo tempo

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Umberto Nappello

Il Ravenna espugna il difficile campo del Corticella, terzo in classifica, vincendo 2 a 0.

Entrambe reti nel primo tempo: al 3° minuto segna Umberto Nappello su calcio di rigore, al 41° raddoppio di Cherif Diallo. Il Ravenna sale a 46 punti, mantenendo la testa della classifica del girone D della serie D.

Da Esopo a Calvino, il fascino di fiabe e favole rimane intatto

Alla Classense un sorprendente percorso espositivo corredato da illustrazioni e incisioni di grande raffinatezza

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“The Arthur Rackham Fairy Book”, London, George G. Harrap, 1933

Ancora affascinanti, ancora ricche di successo. Dopo secoli, addirittura dopo millenni non hanno perduto niente dello smalto originale ma semplicemente si sono modificate adattandosi con leggerezza al momento storico, alle richieste del tempo, al pubblico che a seconda dell’epoca poteva essere fatto di adulti o bambini. Parliamo delle fiabe e delle favole, clamorosamente inossidabili, se pensate che Biancaneve ha più di 150 anni e che la prima Cenerentola – che si chiamava Rodopi ed era una schiava egiziana – è apparsa per la prima volta 2.600 anni fa. Calcolando le differenze, ecco, rispetto alle origini – talvolta perse nelle nebbie di tradizioni orali, di storie che dall’Oriente e dall’India passano all’Occidente venendo rilette e modificate – le favole sono state messe oggi sotto stretta sorveglianza pedagogica. E questo è un bene se possiamo evitare ai più piccoli la violenza di quelle antiche – dallo stupro della bella addormentata nel bosco ai piedi automutilati delle sorelle di Cenerentola, alla morte (definitiva) di Cappuccetto Rosso nella pancia del lupo – che rispecchiavano un mondo esposto alla legge del più forte rispetto a un mondo ricco di spunti da cronaca nera.

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Hans Christian Andersen, “Fiabe”, Milano, Terre di mezzo, 2021 – illustrazione di Quentin Greban (1977) per la fiaba “La Sirenetta”

Ma non è la dimensione splatter delle antiche fiabe a fare da cornice alla bella mostra realizzata in Classense, C’era una volta… Favole e fiabe dalle raccolte classensi, che analizza la storia di favole e fiabe in Europa attraverso i libri del patrimonio comunale dai più antichi del ‘400 fino a edizioni recentissime e meravigliosamente illustrate. Per cui c’è spazio di gradimento per i più esigenti bibliofili, per chi si occupa di illustrazioni e grafica o chi si interessa di pedagogia, per chi – piccoli e grandi – si abbandona al piacere della fantasia. Intanto impariamo dai ricchi apparati in mostra, curata da Daniela Poggiali, che c’è differenza tra favole e fiabe: le prime sono più antiche, abbastanza brevi e spesso caratterizzate da protagonisti animali che hanno lo scopo di edificare moralmente. Le fiabe nascono più tardi, presentano un andamento narrativo più complesso e lungo, spesso sostanziato da avvenimenti e personaggi magici.

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Hans Christian Andersen, “Fiabe”, Milano, Terre di mezzo, 2021 – Illustrazione di Quentin Greban (1977)

Si inizia da Esopo, l’antesignano della creazione di favole brevi ed edificanti – come la volpe e l’uva – ascoltate almeno una volta nella vita di tutti. La tradizione vuole che fosse intelligentissimo ma quasi deforme – testa enorme, calva, corpo striminzito – forse schiavo o servo nella Grecia del VII-VI secolo prima di Cristo, quando ancora non esisteva il Partenone.
Le sue favole ebbero un enorme successo in epoca umanistica come testimonia la frequenza di pubblicazioni fra Quattro e Cinquecento, a cominciare dalla prima volgarizzazione pubblicata nel 1479 in mostra, corredata da raffinate incisioni al tratto. La cura dei testi e delle immagini è talmente forte nel Rinascimento da ispirare anche l’editoria moderna come nel caso del facsimile (1963) dell’incunabolo del 1485 dove le illustrazioni sono una gioia per gli occhi. Esopo deforme – brutto come dovevano essere per cliché i servi o gli appartenenti a un’etnia diversa – ci viene invece presentato in un’immagine di un’edizione veneziana del 1581. Il successo interstellare sarà confermato dalle reiterate edizioni delle sue intramontabili narrazioni, illustrate da artisti famosi come Walter Crane, che nel 1887, al sorgere del movimento delle Arts and Crafts e della successiva Art Nouveau, costituisce uno dei perni della illustrazione, grafica e pubblicità nel mondo anglosassone. Più recentemente, le favole di Esopo saranno illustrate magnificamente dagli statunitensi Alice Twitchell e Martin Provensen che firmano una bella edizione di Mondadori (1971), da Attilio Cassinelli e Pirro Cuniberti, fantastici traduttori rispettivamente degli Animali nelle favole (1987) e delle recenti Favole del lupo e della volpe (2011).

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Fabian Negrin, “In bocca al lupo”, Roma, Orecchio acerbo, 2003

La mostra spiega anche l’esistenza di un ramo millenario delle favole risalente all’India del IV-VI secolo: la raccolta intitolata Pañcatantra – che nasce più o meno nel periodo in cui Ravenna è capitale dell’impero d’Occidente – si diffonderà come è facile intuire in un mondo al lume di lucerna privo di Tv e internet. Le favole indiane verranno riprese dal noto umanista Anton Francesco Doni nel 1552, ripubblicate più volte fino all’edizione seicentina di Bertoni che ci fornisce un’immagine nutrita dalle fantasie bizzarre e un po’ spaventose di Jeronymus Bosch, un artista in preciso dialogo con l’aura fantastica delle favole. Le prime fiabe – di cui l’antesignana nel mondo antico è la vicenda di Amore e Psiche – a essere pubblicate in Europa sono quelle italiane di Giovanni Francesco Straparola – un autore ancora misterioso – e il più celebre Giambattista Basile, il cui cupo Cunto de li cunti fu amato dai fratelli Grimm e più recentemente è stato celebrato dal un bel film di Matteo Garrone.

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Elizabeth Tyler Wolcott, “Jack e il fagiolo magico”, New York, National Child Welfare Association, 1918

Attraverso l’umanista Gabriele Faerno e le numerose edizioni delle sue Cento novelle – di cui in mostra si vede la bella edizione del 1577 illustrata da un allievo di Tiziano – il patrimonio favolistico del mondo latino fornisce lo spunto per la produzione di Jean la Fontaine, lo scrittore di favole più famoso in Europa. I protagonisti delle sue favole – animali che incarnano i vizi e le virtù degli umani – hanno avuto un tale successo da non contare le riedizioni: in mostra si vedono fra le tante quelle illustrate da Gustave Doré, Marc Chagall, dai contemporanei e premiati Quentin Blake e Rebecca Dautremer.

Non possono poi mancare gli autori classici come Perrault – il principe della fiaba per adulti nella Francia del Re Sole – e i fratelli Grimm, che aprono senza filtri la strada al recupero della tradizione popolare e orale più antica nel contesto romantico della riscoperta delle origini. In mostra poi le fiabe di Andersen che, ispirato dalla realtà e dalla sua infanzia, impiega un linguaggio talmente colloquiale da inserire la fiaba nella modernità. Fra gli italiani non si può dimenticare Italo Calvino, ricercatore appassionato delle tradizioni narrative italiane che considera questo patrimonio la sintesi dei reali destini di uomini e donne.

“C’era una volta… Favole e fiabe dalle raccolte classensi”. Fino al 2 marzo – Ravenna, Biblioteca Classense, Corridoio grande. Orari: mar-sab 9-19, ingresso gratuito

Ponte mobile chiuso nella mattinata di martedì 6 febbraio

Per consentire l’esecuzione di un intervento di manutenzione ordinaria all’impianto oleodinamico

Sul ponte mobile di Ravenna transitano in media fino a 20mila veicoli al giornoNel quadro delle attività di manutenzione sul ponte mobile, periodicamente svolte dall’Autorità di Sistema Portuale di Ravenna, al fine di garantire la sicurezza della circolazione stradale in transito, il ponte resterà chiuso al traffico veicolare e ciclo-pedonale dalle ore 9,30 alle ore 11,30 di martedì 6 febbraio.

La chiusura al traffico si rende necessaria per consentire l’esecuzione di un intervento di manutenzione ordinaria all’impianto oleodinamico.

Al Mar nasce “Pagine d’arte”, curata da Matteo Cavezzali

Tra gli ospiti, il fumettista Leo Ortolani il critico Jacopo Veneziani

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Leo Ortolani

Nasce Pagine d’arte, rassegna di letteratura e arte al Museo d’Arte della città di Ravenna in collaborazione con ScrittuRa festival e curata di Matteo Cavezzali. Cinque appuntamenti per esplorare l’arte e i suoi protagonisti attraverso libri e fumetti. Tutti gli incontri si svolgono al Mar alle 17.30 e sono a ingresso gratuito.

Apre la rassegna il 14 febbraio Leo Ortolani, uno dei più importanti e premiati fumettisti italiani, padre di fumetti di culto come Rat-Man, Cinzia e molti altri, nonché già autore per Marvel di un ciclo di storie de i Fantastici Quattro. Al Mar parlerà del rapporto tra immagine e destino con Tarocchi (Feltrinelli).

Il 22 febbraio sarà ospite Paolo Bacilieri con Piero Manzoni. Basta a ciascun giorno la sua pena (Coconino Press). Genio irriverente, Piero Manzoni attraversò come una meteora le avanguardie europee del Secondo dopoguerra, lasciandoci linee da srotolare, sculture gonfiabili o commestibili, i celebri Achrome e soprattutto la pratica di un’arte totale che non distingue tra opera e vita.

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Jacopo Veneziani

Il 2 marzo Otto Gabos parlerà di Goya e la tentazione dell’abisso (24 Ore Cultura). Un’immersione e un confronto serrato con l’opera dell’artista, il suo tempo e la sua straordinaria attualità. Otto Gabos ha deciso di adottare l’autofiction e ha raccontato senza filtri il suo incontro con Goya: dalla lettura e la ricerca attraverso saggi e cataloghi all’immersione totale che lo ha portato a ricreare condizioni di lavoro che rispecchiassero quelle di Goya, come la simulazione di sordità.

Il 18 aprile arriva quindi Mara Famularo con Destinazione Manga (Il Mulino). Negli ultimi anni, in Italia come in molti altri paesi, i manga hanno conquistato sempre più spazio nelle librerie e sbancato le classifiche di vendita. Da lettura di nicchia sono diventati un fenomeno globale. Ispirano film e serie tv; piacciono agli adolescenti come agli ultraquarantenni. Facciamo il punto su questo fenomeno culturale e di consumo, per capire quali sono stati i primi manga ad arrivare in Italia e attraverso quali vie, quali i più letti, le serie più longeve, i generi e i lettori di riferimento.

A chiudere, il 19 maggio, ecco lo storico dell’arte Jacopo Veneziani, che presenta La grande Parigi. 1900-1920. Il periodo d’oro dell’arte moderna (Feltrinelli). Ottobre 1900. Dopo un estenuante viaggio di trenta ore, due giovani artisti arrivano alla Gare d’Orléans, carichi di bagagli e attrezzi del mestiere, ma soprattutto di sogni. Si chiamano Pablo Picasso e Carlos Casagemas. Fuori li aspetta, immensa ed elettrizzante, Parigi, il luogo in cui – dopo la rivoluzione degli Impressionisti e di straordinari scultori come Auguste Rodin – ogni artista vuole essere. È la città degli infiniti cantieri e dell’Esposizione Universale, delle invenzioni mirabolanti e delle folle febbrili. Ovunque rimbomba il brulicare minaccioso ed eccitante della grande metropoli, con le sue luci, i teatri e i locali notturni, ma anche con le sue librerie e le nuove gallerie d’arte.

La commissione che lavora per portare il cinema in Emilia-Romagna

L’organismo regionale stima una ricaduta di 46 milioni di euro nell’ultimo triennio, il doppio rispetto a quello precedente

PopcIl consiglio regionale dell’Emilia-Romagna ha approvato a metà gennaio il programma per il cinema e l’audiovisivo per il triennio 2024-2026 che rappresenta le linee di azione definite dalla giunta Bonaccini per incentivare la settima arte sul territorio.

In buona sostanza, con lo stanziamento di fondi e il coordinamento della struttura pubblica della Film Commission composta da cinque dipendenti pubblici e un esterno per la comunicazione, si punta a incentivare le aziende e i professionisti del territorio e ad attrarre produzioni nazionali e straniere, specie con Francia e Germania, aumentando la distribuzione dei prodotti cinematografici del territorio.

Il 30 gennaio si è aperto un bando, con una dotazione di 1,35 milioni di euro, per la concessione di contributi a imprese con sede nazionali, europee ed extraeuropee che realizzano opere cinematografiche e audiovisive sul territorio regionale. Il direttore della Film Commission, Fabio Abagnato, spiega le novità principali: «La valorizzazione delle collaborazioni con autori musicali, il sostegno della promozione delle opere concluse, l’attenzione alla composizione delle crew in base a età e genere».

Il bando attribuisce contributi in percentuali variabili tra il 30 e il 70 percento delle spese sostenute per l’acquisizione di beni e servizi, l’assunzione di professionisti e le collaborazioni per le colonne sonore. Requisito fondamentale per ottenere i contributi è quello di usufruire di maestranze residenti in regione e registrate alla banca dati istituita dalla Regione. Oggi conta poco meno di mille soggetti, di cui 115 in provincia di Ravenna, tra imprese e professionisti singoli. La Film Commission dell’Emilia-Romagna è nata formalmente nel 1997, ma è una legge regionale del 2014 ad averle dato una nuova struttura e una maggiore potenza di fuoco grazie allo stanziamento di fondi.

«Ci muoviamo su tre linee di azione con l’intento di essere l’interlocutore ideale di produzioni, enti, imprese e professionisti che operano sul territorio regionale – spiega Abagnato –. La mission è incoraggiare, promuovere e sostenere le produzioni cinematografiche e audiovisive, sia italiane sia estere, con l’obiettivo di valorizzare il patrimonio culturale, ambientale e storico dell’Emilia-Romagna, nonché le risorse umane che vi operano. Agevoliamo l’accoglienza sfruttando le capacità tipiche della regione, assegnamo incentivi economici con attenzione particolare alle imprese locali e infine guardiamo alla crescita dei talenti che possono maturare esperienze dalla collaborazione con una produzione straniera che viene sul territorio».

Ma come solleticare l’interesse di una produzione straniera perché scelga una location tra Piacenza e Rimini? «C’è un lavoro costante che io e i miei colleghi portiamo avanti con appuntamenti e incontri sui vari mercati per presentarci e spiegare qual è la nostra offerta. E poi c’è uno strumento prezioso come il passaparola: un produttore che si trova bene può diventare un traino per molti altri». Tutto questo partendo da una convinzione: la diffusione di prodotti realizzati sul territorio porta ricadute economiche dirette e visibilità del territorio. «Il triennio 2021-2023 abbiamo misurato 46 milioni di euro di impatto, nel triennio precedente erano stati 24».
Ogni regione italiana, escluso il Molise, ha la sua commissione e tutte hanno lo stesso scopo. Abagnato assicura che c’è spazio per tutti: «Per troppo tempo le produzioni sceglievano i luoghi dove giravano in base a dove c’erano soldi. E questo ha fatto sì che per molti l’Italia sia solo Firenze, Venezia e Roma».

 

70mila euro all’anno dal Comune di Ravenna al mondo del cinema

Poco più di un decimo dei 540mila euro che il Comune di Ravenna assegna ogni anno al mondo della cultura attraverso il metodo delle “convenzioni”, riguarda il mondo del cinema. In particolare, vengono assegnati 16mila euro a Ravenna Cinema (che si occupa in particolare del festival Soundscreen), 11mila a Italsar (la società che gestisce il Mariani, per l’organizzazione di rassegne d’essai e incontri) e 43mila euro a Start (in aggregazione con Ascig e Pagine), l’associazione che organizza tra le altre cose il Nightmare e il festival rivolto in particolare alle scuole Visioni Fantastiche. Proprio per quanto riguarda quest’ultima rassegna, sono circa 4mila i bambini e ragazzi che, attraverso i propri istituti, hanno dato una preadesione, ma gli insegnanti hanno tempo fino a sabato 17 febbraio per iscrivere la propria classe al festival, inviando la domanda all’indirizzo segreteria@startcinema.it. Le proiezioni si terranno poi dal 13 al 23 marzo, al cinema Jolly (via Renato Serra 33), e saranno gratuite.

LA PROVINCIA – La metà dei 18 comuni non ha una sala

La metà dei diciotto comuni della provincia di Ravenna non ha un cinema. Oltre al capoluogo – che ne conta tre con la multisala Cinemacity, il Mariani e il Jolly – i comuni dove c’è ancora un grande schermo operativo sono Alfonsine (Gulliver), Bagnacavallo (Palazzo Vecchio), Casola (Senio), Cervia (Sarti), Faenza (Cinedream, Italia, Sarti, Europa), Fusignano (Moderno), Riolo (Comunale).

Particolarmente significativo il caso di Castel Bolognese. Il Moderno – sala parrocchiale tra le più antiche d’Italia con l’avviamento nel 1937 – è stato danneggiato dall’alluvione di maggio (60 cm di acqua e fango) ma grazie a una raccolta fondi online (26mila euro da trecento donatori) è ripartito lo scorso novembre.

L’ultima chiusura in provincia per ragioni economiche risale invece a settembre del 2022: titoli di coda per il San Rocco di Lugo (250 posti, gestione parrocchiale). Lo scorso hanno una raccolta fondi promossa da un consigliere comunale di opposizione e insegnante, Davide Solaroli, ha permesso di organizzare una rassegna per famiglie per sei domeniche. In futuro è possibile che l’auditorium in costruzione in via Emaldi venga utilizzato per qualche proiezione.

IL CONTENITORE PUBBLICO – Il palazzo dei Congressi in cerca di una destinazione

A un certo punto, si cominciò a parlare di Palazzo del Cinema per indicare il palazzo dei Congressi di largo Firenze a Ravenna. Si era vagheggiato un futuro da contenitore di attività promosse dal Comune anche per sopperire l’allora chiusura delle varie sale in centro a ridosso o nel periodo di poco successivo all’apertura dei Cinemacity. Ma quel progetto non ha mai preso davvero una forma definitiva, la sala è stata per anni gestita di fatto da Fondazione Flaminia che ora non ha rinnovato la convenzione. E così il Comune torna alla piena gestione di una sala da 300 posti che sembra non trovare una precisa collocazione in città e che resta, quindi, prevalentemente inutilizzata. Negli uffici comunali stanno calcolando quali saranno i reali costi delle utenze, in primis il riscaldamento (a oggi in buona parte sostenuti da Flaminia) e per le piccole manutenzioni. Sul futuro ancora nessuno si sbilancia. «Al momento è prematuro fare previsioni e non abbiamo ancora i dati necessari per poter pubblicare un eventuale bando – dice l’assessore alla Cultura, Fabio Sbaraglia –. Posso assicurare però che la sala continuerà ad aprire per i festival e gli eventi cinematografici che già si svolgevano lo scorso anno ed è naturalmente disponibile anche per realtà che al momento scelgono altre soluzioni, qualora dovesse essere di loro interesse». Al momento l’unico festival che ancora si svolge nella sala è il Nightmare Film Fest, mentre Soundscreen per la scorsa edizione si è trasferito al Mariani e i Corti da Sogni hanno sempre mantenuto il legame con il Rasi.

 

Centrodestra, Mazzolani corre a Cervia

«Diffuso e trasversale bisogno di miglioramento. Guardiamo al futuro»

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Massimo Mazzolani

Con una carriera politica in passato nelle file di Alleanza Nazionale e poi del Pdl, Massimo Mazzolani ha sciolto la riserva e ha deciso di candidarsi a sindaco per il centrodestra (per una volta unito) a Cervia.

67 anni, consulente finanziario, Mazzolani ha annunciato la creazione di una lista civica a suo sostegno, ha chiesto la giusta autonomia agli alleati e ha avviato una serie di incontri per coinvolgere diverse realtà nel progetto che intende presentare alla città.
Mazzolani, la sua candidatura era auspicata da molti nel centrodestra e la notizia è stata infatti accolta dall’appoggio di FdI, Fi e Lega. Cosa l’ha convinta a lanciarsi in questa avventura?
«L’amore per la mia città, dove vivo e lavoro, e i costanti contatti con i cittadini che mi hanno incitato a impegnarmi in prima persona. Essere sindaco di Cervia ritengo che sia una missione, non un lavoro e anche perché sono convinto di questo ho atteso e riflettuto a lungo prima di decidere».
Da anni il centrodestra a Cervia raccoglie la maggioranza dei consensi alle politiche, ma non è mai riuscito a vincere le amministrative. Cosa la fa sperare che questa volta le cose andranno diversamente? Quanto conterà sull’appoggio dei big nazionali? Crede che il consenso per il governo Meloni possa essere decisivo?
«Anzitutto, ho intercettato un desiderio diffuso e trasversale di miglioramento della città, di cui tantissimi cervesi parlano quotidianamente, e mai come oggi ritengo che questa necessità possa rivelarsi determinante. Non penso che queste elezioni comunali potranno dipendere dalla presenza o meno dei big nazionali della politica, proprio per ciò che ho detto prima, vale a dire che qui parliamo dei temi locali e di come i cittadini pensano che debbano essere declinati e risolti. La politica nazionale ha altri orizzonti. Il nostro è il benessere della comunità di Cervia. E riguardo al consenso del governo Meloni, non credo che sarà decisivo per le elezioni comunali, ma sicuramente sarà rilevante per quelle europee».
A proposito del governo: cosa ne pensa del capitolo “concessioni balneari”?
«È un problema che ci trasciniamo da anni, scontando anche le grandi differenze da regione a regione e a volte anche da città a città nella modalità di gestione delle concessioni balneari, il che si riverbera anche sulle scelte che le singole realtà ritengono risolutive o che contrastano con le loro esigenze. È certo che deve essere prioritaria la tutela e la salvaguardia di un patrimonio imprenditoriale e turistico che caratterizza la nostra città. Non si deve permettere che venga disperso».
Quali sono le prime voci su cui chiederà un confronto agli alleati e che metterà in agenda se dovesse diventare sindaco?
«Tutti coloro che vorranno partecipare alla costruzione di un futuro migliore per Cervia saranno coloro con cui una mia amministrazione si confronterà. Non è solo un tema di confronto con gli alleati, poiché è con tutta la città. Si cammina tutti insieme».
Cervia è il comune che storicamente dichiara i redditi pro capite più bassi della provincia. Di recente è stata individuata un’importante evasione. Come se lo spiega? Ritiene che sia una questione da affrontare? E se sì, come?
«Il Comune ha un potere di intervento soprattutto nella lotta all’evasione per quanto concerne i tributi e le imposte locali. Su tale tema non c’è dubbio che sia doveroso agire per individuare eventuali sacche di illegalità. Non so quali dati possano far ritenere che Cervia sia una città dove si evade più di altre, se non leggendo macro dati che non tengono conto di fattori specifici. Cervia, da quel che so io, è una città dove si lavora duramente».
Quali sono, secondo lei, gli errori più gravi commessi dalle precedenti giunte di centrosinistra? O anche: perché i cervesi dovrebbero decidere di cambiare colore dell’amministrazione?
«Indipendentemente dagli errori, ciò che sto ripetendo da quando ho ufficializzato la mia candidatura è che occorre migliorare e costruire il futuro della città. Ciò significa che il progetto a cui lavoro nasce per guardare avanti e non ha molto senso perdere tempo a far l’elenco degli errori. È molto più importante e costruttivo fare ciò che serve alla comunità cervese non nei prossimi mesi, bensì nei prossimi anni. Quello che propongo è un cambio di visione e su questo chiederò la fiducia dei cittadini cervesi».
Che opinione ha del suo avversario del centrosinistra, Mattia Missiroli?
«Mi farebbe piacere che durante questa campagna elettorale ci fossero occasioni per confrontarci apertamente sulle rispettive proposte e idee. Al momento non ho opinioni sul candidato del centrosinistra».
Che campagna elettorale dobbiamo aspettarci?
«Spero che sarà una campagna elettorale fatta di idee e contenuti, che è poi quello che i cittadini chiedono. Sarebbe un’occasione persa e un danno per la città se la campagna non venisse interpretata così da tutti i protagonisti».

La scuola di Roncalceci sarà arricchita da un punto di lettura

Sarà un luogo aperto a tutta la comunità

Librerie 2

Dopo i lavori urgenti di ripristino post alluvione alla scuola primaria di Roncalceci “Martiri del Montone” delle murature interne ed esterne, della palestra e degli spogliatoi, sono in fase avanzata anche quelli riguardanti l’allestimento di un punto di lettura che, a partire dall’avvio del prossimo anno scolastico, avrà la duplice funzione di biblioteca scolastica a servizio degli alunni e di luogo aperto alla comunità.

Per questo è già stato realizzato l’ingresso indipendente, sistemato il vialetto di accesso, tinteggiate le pareti. A breve saranno installati il cancello pedonale e la nuova illuminazione, mentre si stanno valutando le tipologie degli arredi, sia interni che esterni, finalizzati alla realizzazione di uno spazio di lettura all’aperto.

Le spese sostenute e quelle ancora da sostenere per tutti i lavori della scuola hanno potuto complessivamente contare sui 215mila euro delle donazioni di Corriere della Sera-La 7 (200mila) e Mediolanum (15mila). Lo spazio per la lettura sarà, inoltre, arricchito da un primo nucleo di libri donati dall’Associazione nazionale bersaglieri della provincia di Ravenna. Tutta l’operazione è realizzata, inoltre, con la preziosa collaborazione dell’Istituzione Biblioteca Classense.

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