Il 5 maggio in via Rivalona dalle 8 le società sportive locali si presentano per invitare i giovani a scoprire le attività. Fuochi d’artificio in serata
Una veduta dall’alto dei ragazzi impegnati nei tornei giovanili svolti a Godo
Il campo sportivo di via Rivalona a Godo, frazione del comune di Russi, ospita la prima festa dello sport. Appuntamento per domenica 5 maggio quando le società locali di calcio, baseball e ciclismo uniranno le forze per presentarsi al grande pubblico, in particolare bambini e ragazzi, dando a tutti la possibilità di avvicinarsi al mondo dello sport, di provare varie discipline e infine di scegliere quella più congeniale. Il tutto accompagnato da uno stand gastronomico aperto a pranzo e cena. A tutti i piccoli partecipanti verrà consegnato un gadget a ricordo della giornata. In caso di maltempo la festa sarà rinviata (per informazioni 338-8283997).
La giornata proporrà un articolato programma di varie iniziative volto a incuriosire chi vorrà partecipare. Ogni società metterà a disposizione i propri tecnici e atleti, che presenteranno le rispettive discipline. «Ci si divertirà – anticipano le società organizzatrici – si starà insieme, si giocherà, si mangerà, si ascolterà musica, si avrà modo di conoscere gli sport da vicino e, perché no, di innamorarsene per poi iniziare a praticarli. Speriamo di riuscire a coinvolgere molti giovani e di poterli affascinare».
Programma
Ore 8 – Apertura cancelli. Iscrizione alla pedalata Ciclostorica La Godese, 40 km di percorso nella campagna. All’arrivo… Pasta Party!
Ore 10.30 – Partita di campionato di baseball under 12
Ore 12 – Apertura stand gastronomico.
Ore 15 – Partita di Slow pitch. Ciclo cross per tutti i bambini ciclomuniti e con caschetto. Partita di campionato di calcio II Categoria
Ore 18 – Apertura stand gastronomico. Musica e divertimento con Marioromario e Angelo Savini.
Ore 20 – Chiusura della festa con fuochi artificiali
Controlli visivi e strumentali mostrano difetti delle piante che non possono essere messe in sicurezza con interventi meno drastici
Il Comune di Ravenna rende noto che dovrà abbattere 62 alberi in viale Galilei perché pericolosi per l’incolumità degli utenti della strada. Si tratta di pioppi cipressini che manifestano sintomi e difetti significativi, riscontrati in una prima fase con il controllo visivo e avvalorati poi dalle indagini strumentali: «La sicurezza è ridotta al punto che qualsiasi intervento di riduzione del livello di pericolosità risulterebbe insufficiente».
Viale Galilei è lungo circa 1.500 metri tra via Ravegnana e via Romea e gli alberi sono su entrambi i lati a ombreggiare anche una pista ciclopedonale. Il problema è emerso nell’ambito dei monitoraggi periodicamente svolti da Azimut per conto del Comune, finalizzati a valutare le condizioni degli alberi comunali sulla base di quanto indicato nel contratto per la manutenzione del verde pubblico.
I monitoraggi sono affidati ad un tecnico esterno specializzato nell’analisi della stabilità degli alberi. Da tali monitoraggi scaturiscono le indicazioni utili ai fini della definizione degli interventi da eseguire su ogni singola pianta: potature (rimonda del secco, potatura di riduzione ed altre), consolidamenti e, nel caso la valutazione evidenzi criticità estreme, l’abbattimento.
Gli esami della stabilità si basano su una metodologia denominata Vta (Visual tree assessment), che mette in relazione l’aspetto meccanico con quello biologico. La valutazione tende a mettere in analisi la resistenza del legno e di conseguenza la possibilità di schianto. Il metodo è basato sull’analisi delle singole parti in relazione alle condizioni ambientali di crescita e alle caratteristiche fisiche del sito d’impianto, e viene accompagnato da un’analisi strumentale qualora il professionista lo ritenga indispensabile.
I capigruppo decidono di rimuovere anche la bandiera della Palestina che era stata esposta, insieme a quella della Pace e a quella dello stato ebraico, con una mozione votata all’unanimità
I capigruppo dei partiti in consiglio comunale a Faenza rendono noto che nella mattinata di oggi, mercoledì 24 aprile, ignoti hanno rimosso la bandiera di Israele esposta sul loggiato del municipio insieme alla bandiera palestinese e a quella della pace, oltre allo striscione con la scritta “Cessate il fuoco ora”. L’esposizione delle tre bandiere era stata decisa con una mozione votata all’unanimità dal consiglio comunale il 23 marzo scorso. I capigruppo hanno deciso di rimuovere anche la bandiere della Palestina.
«La mozione approvata conteneva un messaggio chiaro – si legge nella nota dei capigruppo – volto a chiedere un immediato cessate il fuoco, consapevoli che la soluzione dei drammi che stanno vivendo i popoli nella striscia di Gaza può passare solo attraverso una pacificazione, una normalizzazione e un reciproco riconoscimento di Israele e Palestina. La presenza delle due bandiere, con in mezzo il vessillo della pace, era un grido alla pace, consapevoli che la strada per la soluzione del conflitto passi anche dal riconoscimento e dalla presa di consapevolezza della necessità di creare due stati per due popoli».
Dal 12 maggio al 16 agosto intervento da 23 milioni di euro sulla linea tra Castel Bolognese e Russi, cambia il servizio ferroviario
Per tre mesi i collegamenti ferroviari Bologna-Ravenna e Bologna-Rimini subiranno modifiche, con differenze nei tempi di percorrenza rispetto al solito, per consentire i lavori di rinnovo dei binari fra le stazioni di Castel Bolognese e Russi. Il periodo del cantiere è previsto dal 12 maggio al 16 agosto 2024.
Si tratta di un investimento di circa 23 milioni di euro che prevede il posizionamento di 50 chilometri di nuove rotaie (pari a 25 chilometri di doppio binario), la sostituzione di oltre 40mila traverse in cemento armato, il risanamento di quasi 20mila metri cubi di pietrisco. Circa 80 tecnici saranno impegnati nei cantieri, con numerosi mezzi d’opera. Fra questi due veri e propri treni-cantiere, ciascuno della lunghezza di circa 500 metri.
L’obiettivo dei lavori eseguiti da Rete ferroviaria italiana (Rfi) è aumentare l’affidabilità della linea, compreso il tratto pesantemente danneggiato dalle alluvioni dello scorso anno.
Le attività si svolgeranno prevalentemente durante la notte, ma comporteranno una temporanea riduzione della capacità della linea con conseguenti modifiche al programma di circolazione dei treni. Nel corso dei lavori si renderà necessaria la chiusura di alcuni passaggi a livello, quando interferenti con le aree di cantiere, con modifiche alla viabilità che verranno preventivamente comunicate.
Il servizio ferroviario sarà modificato come segue:
dal 13 maggio al 6 luglio
tutti i regionali fra Bologna e Ravenna e fra Bologna e Rimini via Ravenna seguiranno il percorso via Faenza;
la tratta fra Castel Bolognese e Ravenna via Solarolo/Lugo/Bagnacavallo sarà servita da 21 corse treno, con orario funzionale a consentire a Castel Bolognese l’interscambio con i treni deviati via Faenza. I tempi di percorrenza complessivi saranno di 60/65 minuti per effetto dei rallentamenti imposti dai cantieri;
previste inoltre 6 corse treno fra Castel Bolognese e Lugo, integrate con altrettante corse bus in connessione da e per Ravenna e 2 corse treno fra Castel Bolognese e Bagnacavallo.
dal 7 luglio al 16 agosto
tutti i regionali fra Bologna e Ravenna e fra Bologna e Rimini via Ravenna seguiranno il percorso via Faenza;
la tratta fra Castel Bolognese e Ravenna via Solarolo/Lugo/Bagnacavallo sarà servita da 21 corse treno, con orario funzionale a consentire a Castel Bolognese l’interscambio con i treni deviati via Faenza. I tempi di percorrenza complessivi scenderanno a 54/56 minuti per effetto dell’avanzamento dei cantieri.
previste inoltre 12 corse treno fra Castel Bolognese e Russi.
Un ricco ventaglio di proposte tra mostre, laboratori e spettacoli per tutta la famiglia. Da quest’anno, anche una sezione notturna per adulti dedicata al “comico-erotico”
Il Teatro del Drago si prepara alla 49esima edizione del del Festival Internazionale dei Burattini e delle Figure Arrivano dal Mare!: cinque giorni di appuntamenti tra Ravenna e Gambettola, con sessanta spettacoli di 32 compagnie dall’Italia e dal mondo. Tra le novità, rassegna notturna di comico-erotico dedicata al pubblico adulto.
Le esibizioni saranno accompagnate da tre mostre, una installazione, laboratori per adulti e bambini, un corso di alta formazione, una conferenza internazionale, e alcune presentazioni di libri.
A sostenere la storica compagnia e famiglia d’arte di burattinai del Teatro del Drago, i Comuni di Ravenna e di Gambettola, Ater Fondazione, Regione Emilia-Romagna e Ministero della Cultura.
«Il festival quest’anno – dichiara la direzione – indaga le fragilità umane, così presenti in questa nostra società tanto “dorata” quanto disastrata, le sue insicurezze emotive, le certezze di ideali svaniti che lasciano “senza parole” davanti alle tragedie quotidiane, piccole o grandi che siano. Dubbi, domande a cui l’arte visionaria della figura nelle sue molteplici follie prova a dare delle risposte laddove forse di risposte non ce ne sono. Il Teatro di figura, in questo gioco di anime molteplici, ha quella capacità di affondare nell’essere umano, perché umano non è, dell’uomo si nutre, per offrire una visione diversa, ma possibile».
L’edizione 2024 del festival propone un cartellone trasversale che va dalla prima infanzia con gli spettacoli Cat, Bird and Fish,Caro Lupo, 3Pigs, La Sinfonia dei giocattoli alla sezione “notturna”, passando per spettacoli che affrontano la violenza di genere, oppure opere realizzate con l’uso dell’intelligenza artificiale e a sostegno alla comunità Lgbtq+, (come nello spetacolo-installazione Artificial Intelligence dello spagnolo Andres Beladiez e la sua mostra Complex Universes, o l’esibizione Simple Machine di Ugo Dhaes, che mette in scena robot organici mossi da un’intelligenza artificiale).
La serata inaugurale del festival, mercoledì 22 maggio al Teatro Rasi di Ravenna (ore 21), propone in prima nazionale Edith and me, una collaborazione con Linea Rosa sul nuovo spettacolo di Yael Rasooly, artista israeliana di grande talento, per la regia di un altro grande maestro: Neville Trenter. Yael, già ospite del Festival in precedenti edizioni, è una delle performer più intense, creative, drammatiche e ironiche della scena internazionale del Teatro di Figura. In questo lavoro, Yael e Edith (Piaf), portano lo spettatore in un viaggio immaginativo, colorato, bello e avventuroso, un percorso altalenante che è istericamente divertente in un momento, per poi diventare doloroso e commovente nel momento successivo, arrivando ad affrontare anche il tema della violenza sessuale.
Il festival avrà un’anteprima a Gambettola sabato 4 maggio (ore 18) alla Stazione degli Artistidove sarà inaugurata la mostra Tra i fili di una eredità: la collezione di burattini dei Salici-Stignani, in collaborazione con il Museo Entografico (Met) di Santarcangelo di Romagna, che rimarrà aperta fino alla fine del festival: un’occasione per ammirare la collezione che, a causa dei lavori di ristrutturazione del museo, non può essere attualmente visibile altrove.
Il Festival dedica inoltre una sezione per adulti presentando 6 lavori, con diverse tecniche del teatro di figura, di cui 3 a firma femminile. Sono del resto numerose le artiste e studiose presenti al festival a testimonianza di un loro sempre maggiore coinvolgimento nell’arte della figura.
I titoli della sezione sono: Post Hot It di Beatrice Baruffini (22 maggio, Teatro Rasi), sorta di breviario erotico che indaga i meccanismi della seduzione; Flirtdi e con Silvia Torri (compagnia Creature Ingrate, 23 maggio, Teatro Rasi), sulle avventure sessuali di una ragazza moderna interpretate da un preservativo femminile; Bozzoli, sempre della compagnia Creature Ingrate, una riflessione sui sex workers (25 maggio, Artificerie Almagià); Eté69di Alain Moreau e Jean Dekoninck (24 maggio, Arteficerie Almagià): un viaggio indietro nel tempo, all’estate del ’69, con una mitica due cavalli; Toccami di Eleonora Longobardi (25 maggio, Artificerie Almagià, in collaborazione con Linea Rosa) che esplora l’autoerotismo femminile; Luminosi di Emanuela Dall’Aglio (25 maggio, Teatro Rasi), che mette in scena la lotta infantile e grottesca tra i due vertici maschili di un triangolo amoroso. «Abbiamo scelto di implementare la rassegna con la sezione “notturna” per indagare l’eros con uno sguardo originale, leggero e poetico – fanno sapere dalla direzione – un aspetto che fino ad oggi era rimasto un po’ in secondo piano, ma che ora il teatro di figura ci permette di esplorare, con spettacoli sul genere sempre più frequenti nella scena europea».
Il focus sull’empowerment femminile prosegue nella giornata del 23 maggio con la conferenza internazionale sul tema Figure di donna (Biblioteca Classense, ore 10) a cura di Cariad Astles, Cristina Grazioli e Yael Rasooly e con la presentazione, a Palazzo Rasponi (ore 15), del podcast Le donne raccontastorie a cura della burattinaia Margherita Cennamo, Francesca Tancini e Nader Ghazvinizad, che esplora la difficoltà ancora attuale per una burattinaia di trovare il proprio spazio nel mondo del teatro di figura e del libro di Giuseppina Volpicelli Piccoli personaggi grandi incanti,dedicato alla Signora e Maestra del Teatro di Figura Italiano, Maria Signorelli, in dialogo con il critico Alfonso Cipolla.
Come da tradizione grande attenzione viene data alle proposte per le scuole e le famiglie, con tanti spettacoli all’aperto e al chiuso, negli spazi della Rocca Brancaleone e dei Giardini Pubblici a Ravenna, di Piazza Pertini e della Sala Fellini a Gambettola. Ma anche a workshop come il laboratorio I pupi per bambini a cura di Sara Cuticchio, figlia del maestro Mimmo Cuticchio (Museo La Casa delle marionette, Ravenna).
Da non perdere anche Tuttatesta, performance di videoteatro (Teatro Rasi, 23 maggio ore 21) di e con Davide Calvarese, divertente, comico e grottesco affresco di una “società ordinata” turbata da un’ospite inatteso; la danza poetica contemporanea e di figura dei franco-alemanni Dirtz Theatre nello spettacolo Short stories(25 maggio, ore 18 – Teatro Rasi) vincitore del Premio EffeA2 – European Festival Association, in collaborazione con il Festival Golden Sparkle (Serbia), Ater e Cantieri Danza e Input Festival (Croazia) e Prefaby, originale progetto visivo e sonoro con immagini e animazioni di Plata Company (Rep. Ceca). Nella performance, il pubblico incontra liberamente i temi della vita quotidiana in un condominio di cemento, simbolo del sogno di vivere nei Paesi dell’ex blocco orientale.
Completano il programma i laboratori per adultiCostruzione di una baracca pantografo all’ex macello di Gambettola a cura di Maurizio Mantani e il workshopPhysical Puppet Theatre di danza e figura per professionisti; le mostre La montagna di vetro (Almagià), Meneghissima (Palazzo Rasponi), a cura di Alvise Crovato e Valerio Saccà, che ripercorre la figura della maschera simbolo di Milano e 45 anni di Teatro del Drago/Famiglia d’Arte Monticelli, a cura di Teatro del Drago (Palazzo Rasponi). L’attenzione del festival per le giovani compagnie si esplica inoltre con lo spettacolo di teatro politico Alle armi di Hombre Collettivo (24 maggio, Artificerie Almagià), che indaga il valore economico, politico e simbolico delle armi, tra teatro d’attore, d’oggetti e proiezioni.
Ospiti privilegiati del festival saranno le ragazze e i ragazzi del Corso di Alta Formazione Animateria, diretto da Teatro Gioco Vitain partnetariario con Fondazione Simonini e Teatro del Dragoche saranno protagonisti anche di tre masterclass tenuti da Alain Moreau, Yeale Rasooly a Dirtz Theater.
Il gran finale della 49a edizione del Festival dei burattini e delle figure Arrivano dal Mare! sarà domenica 26 maggio, a Gambettola, con la Fish parade, festosa e variopinta parata dei pesci koinobori con i bambini e le bambine della locale scuola primaria e la partecipazione della banda di Gambettola a cura di Michele Cafaggi; e ancora, spettacoli in piazza Pertini e al Teatro comunale, e dj set all’ex Macello per una festa finale a ingresso libero.
I biglietti per gli spettacoli sono acquistabili sul sito (dove è possibile consultare anche il programma completo degli appuntamenti) e nei luoghi degli spettacoli, a partire da un’ora prima dell’evento. Tutti gli eventi all’aperto e le mostre sono a ingresso gratuito.
Investimento del Comune su un edificio di sua proprietà in via Macello Vecchio. Sarà realizzata anche una sala civica. Approvato il progetto esecutivo
La giunta comunale di Lugo ha dato il via libera al progetto esecutivo per la ristrutturazione dell’edificio dell’ex supermercato Di Più in via Macello Vecchio, di proprietà comunale, dove troveranno posto due nuove palestre per le attività sportive del judo e della boxe. L’investimento è di 1,4 milioni di euro, interamente coperti con risorse dell’amministrazione comunale.
Si tratta di un intervento di rigenerazione urbana di un edificio a piano terra che originariamente era un fabbricato per lavorazioni artigiane e, negli anni ‘90, ha cambiato la destinazione ed è diventato un supermercato. Il recupero prevede che, oltre alle due palestre, venga realizzata anche una saletta civica con ingresso indipendente.
Le due palestre con pavimento in legno saranno rispettivamente di 242 metri quadrati per il judo (dove sarà appoggiato il Tatami) e 159 metri quadrati per la boxe, con i relativi spogliatoi, servizi igienici, docce. Tutti questi locali hanno già ottenuto il parere favorevole da parte del Coni per le attività non agonistiche.
Il prossimo passo, dopo l’approvazione del progetto esecutivo, è la pubblicazione della gara per il successivo affidamento dei lavori.
Il parcheggio su via Macello Vecchio rientra nei lavori ripristino post alluvione che interessano piazza Garibaldi e che verranno realizzati a partire dal prossimo maggio.
Dal simposio tra Margherita Hack e Peggy Gou alla riunione famigliare tra maiali giudicanti: l’artista ravennate Lucia “Bubilda” Nanni racconta la collaborazione con Elisa Perini, in un progetto che trasforma il modernariato in arte e concetto
Lucia “Bubilda” Nanni, ravennate classe 1976, approccia all’arte fin dall’infanzia, grazie alle giornate trascorse nello studio dello zio scenografo. Sogna una formazione artistica, ma viene indirizzata dalla famiglia verso quella scientifica, laureandosi poi in Filosofia all’università di Bologna. Ora le sue opere fondono concetto e indagine attraverso il particolare segno grafico della macchina da cucire.
Tra i suoi progetti più importanti, diverse riflessioni sul mondo entomologico e Lacrime, un censimento dell’ossario ravennate. Dal 2022, il sodalizio con un’altra artista ravennate, Elisa Perini (1973), ha dato vita a un nuovo ciclo, quello delle Sedie Pensanti, firmato “BubyPerry”, pseudonimo nato dalla crasi dei loro nomi e simbolo di una nuova identità condivisa.
L’ultimo lavoro di BubyPerry, dedicato ai “Suidi Pensanti”, è stato esposto all’M45 di Milano, nell’ambito della settimana del design, nella collettiva “Così lontano, così vicino” dedicata a quattro artiste (insieme a Nanni e Perini, Gisella Chaudry, Mara Fabbro e Alice Padovani). Da venerdì 19 aprile, SediMenti, i Gioielli Indiscreti, la prima serie di Sedie Pensanti, è esposta a Ravenna, negli spazi della Boutique Fantasque (via Cavour).
Nanni, come nasce BubyPerry?
«Da un rapporto di profonda amicizia tra me e Elisa Perini. Entrambe abbiamo sempre portato avanti progetti personali, passando comunque molto tempo insieme. Questa è un’altra forma della nostra amicizia. Il suo lavoro è da sempre incentrato sul materiale: dopo gli studi archeologici, si è trasferita in Spagna e ha lavorato come restauratrice al Museo Valenciano della Preistoria, dedicandosi allo studio dei materiali inorganici che ha perfezionato tra master e impieghi nei musei più importanti in giro per il mondo, come il British Museum. È lei a ricercare i pezzi di antiquariato e modernariato che usiamo come base per le nostre opere. Il suo amore per gli oggetti, che la porta anche a collezionare ombrelli e stranezze, si fonde alla perfezione con la mia anima analitica e filosofica, che mi fa entrare in profonda connessione con le cose».
E le Sedie Pensanti invece?
«Vedevamo la sedia come un oggetto a sé, un elemento essenziale, come una “piccola casa” dove si rimane soli e pensanti. La nostra prima serie,“SediMenti, le sedie pensanti come Gioielli Indiscreti”, è un cenacolo di figure femminili, dedicato a Moderata Fonte, signora veneziana del ‘500 che scrisse “Il merito delle donne”, un trattato pubblicato postumo sul rapporto tra uomo e donna, con evidenti critiche protofemministe. In queste pagine si intrecciano i racconti di sette donne, che parlano di desiderio e mancanza di libertà. C’è chi è nubile, vedova o zitella, chi ama la musica e chi le scienze, tante possibilità di vivere la femminilità accomunate dallo stesso bisogno di libertà. Tra le ispirazioni, anche “I gioielli indiscreti”, un libretto licenzioso di Diderot che immaginava una corte esotica messa in subbuglio dall’improvvisa capacità di parola degli organi sessuali delle cortigiane. Nel nostro simposio di Sedie Pensanti si mischiano, tra gli altri, i volti di Marie Curie e Maria Montessori, Clara Schumann e Peggy Gou, ed è bello pensare cosa si sarebbero dette in questo incontro. Siamo molto giocose nel nostro lavoro, ci siamo divertite a immaginare anche di cosa avrebbero potuto effettivamente parlare le loro vagine. Magari quella di Margherita Hack avrebbe avuto qualcosa da dire sugli astri…»
Dopo il simposio al femminile, una collezione dedicata alla figura del maiale, come mai è stato scelto proprio questo animale per rappresentare il nuovo ciclo?
«Ho iniziato a studiare l’iconografia legata al maiale preparando le scenografie per uno spettacolo di Andrea Spreafico, che ha debuttato in Norvegia la scorsa estate. Più studiavo il maiale e più mi innamoravo di lui, e lo stesso è stato per Elisa. Ci siamo innamorate del suo coraggio e della sua libertà, del suo “grufolare incessante” da cui tanto mi sento rappresentata. Abbiamo deciso di riscattarlo: oggi ogni epiteto legato al maiale è offensivo e dispregiativo, ma un tempo non era così. Ai tempi di celti e romani il maiale era simbolo di coraggio e forza, un animale libero e difficile da domare. Prima viveva nell’immensità dei boschi e oggi si trova stipato negli allevamenti intensivi, noi abbiamo cercato di ridargli una sua dignità. La somiglianza tra uomini e maiali poi è impressionante: non solo a livello medico, per la compatibilità di alcuni organi e del tessuto epidermico, ma proprio per il suo sguardo, più simile a quello umano di quello di qualunque scimmia. Questo sguardo ha giocato un ruolo fondamentale nella creazione della serie, che non vede i suidi solo pensanti ma anche giudicanti, come in un rimando alla scimmia di Restif de la Bretonne e al suo occhio di condanna verso gli abomini del genere umano. I Suidi Pensanti sono a tutti gli effetti una famiglia: Raimondo, il capostipite, figli e nipoti: è facile immaginarli un po’ giudicanti riuniti in una stanza».
L’utilizzo della macchina da cucire ha un significato particolare nella produzione di questi ritratti?
«È stato un caso in realtà. Dipingevo in giardino e vedevo gli insetti cadere sulla pittura fresca. Pensavo agli scritti di Walter Otto e Ernst Jünger, alla presenza divina dentro le cose e al paragone del nazista come insetto senza coscienza. Ho iniziato a riflettere sull’intelligenza materica dell’insetto: il suo corredo genetico è la sua sapienza, mentre noi per crearla abbiamo bisogno di studi e biblioteche. Ho iniziato ad indagarne la personalità e a innamorarmi della forma che racchiude la sua essenza: la bellezza della mosca e la sinuosità della zanzara. Così sono nati i primi ritratti di insetti, oltre che gli arazzi dedicati ad alcuni miei oggetti “totem”, come ad esempio i cotton fioc. Per realizzare queste opere sovrapponevo strati su strati di fili e stoffe, ma ad un certo punto non volevo più usare colla. Avevo bisogno di un nuovo strumento che mi permettesse di “attaccare” i tessuti, e ho provato la macchina da cucire, senza aver mai nemmeno fatto un corso di cucito. Facevo ciò che volevo fare nel modo in cui mi riusciva di farlo. Ho creato anche collezioni di vestiti, sempre “improvvisando”. Una mia collezione di giacche è stata presentata anche al Salone del Mobile nel 2018. Per creare le mie opere uso una vecchia macchina in acciaio, con pedale elettrico, uno strumento praticamente indistruttibile, che sopravvive alle generazioni. Non a me però, ne ho già rotte tre…»
Quella dei “Suidi Pensanti” è quindi la seconda esposizione nell’ambito della settimana del design, che rapporto c’è tra le due esperienze?
«In entrambe le occasioni ho avuto modo di esporre in spazi meravigliosi e di vivere una bellissima esperienza. Nel 2018 ho presentato le mie giacche, grazie a una collaborazione con Diamante Marzotto, nel quartiere Santa Marta, una delle zone più di rilievo in città. Quest’anno, grazie a Marco Bertoli e Angelo Enrico, abbiamo esposto all’interno del quadrilatero della moda, in una bellissima galleria nelle vie più centrali di Milano. Devo dire che l’esperienza di quest’anno si è fregiata di un valore unico: quando ho conosciuto le artiste con cui avremmo diviso lo spazio espositivo, mi è girata la testa. È scattata una complicità immediata, non sono abituata ad aprirmi così tanto e scoprire in questo modo il lavoro e la personalità delle altre artiste che mi circondano. Sono rimasta sorpresa e meravigliata».
All’interno del vostro percorso artistico rimane un qualche tipo di legame particolare con la città di Ravenna?
«Nel mio caso credo sia innegabile. Ritengo l’esposizione all’ossario di Ravenna la più importante che abbia mai fatto, un censimento dei volti “dimenticati”, della parte allora inagibile del cimitero della città. Un progetto a cui ho dedicato molti anni del mio lavoro, e che ancora si sta evolvendo. Anche il primo ciclo di Sedie ha un suo legame con la città: per gli scatti ufficiali abbiamo deciso di riportare metaforicamente gli strappi trecenteschi di Santa Chiara (conservati al Museo Nazionale, ndr) nella loro “sede”: l’abside di quello che oggi è il teatro Rasi. Ancora oggi devo ringraziare la allora conservatrice del Comune, Giorgia Salerno, e Alessandro Argnani di Ravenna Teatro, oltre che Elisa Emaldi e Serena Ciliani del Museo».
Cosa c’è nel futuro di BubyPerry?
«Tra i prossimi lavori, un nuovo ciclo di sedie legato alla numismatica, ispirato dalla bellissima raccolta del Museo Nazionale di Ravenna. Ho la casa piena di libri sull’argomento e non vedo l’ora di iniziare. Il nostro è un connubio destinato a durare e che non ha separazioni: integriamo saperi e conoscenze, guardiamo insieme mostre e passeggiamo per le città cercando scambi e ispirazioni».
Controlli dell’Ispettorato in un cantiere di Ravenna: gli operai risultavano formati ma non avevano seguito i corsi
Un imprenditore dell’edilizia è stato denunciato dall’Ispettorato territoriale del lavoro di Ravenna per false attestazioni e omessa formazione sulla sicurezza dei lavoratori. Gli accertamenti hanno riguardato un cantiere edile a Ravenna dove sono stati trovati al lavoro numerosi operai che risultavano formati per mansioni a “rischio alto” o “antincendio”, “primo soccorso” e “responsabile lavoratori per la sicurezza”. Dai riscontri è stato rilevato che 10 attestati risultavano mai rilasciati dall’ente formatore. Attestati apparentemente conformi, che nei fatti esponevano a gravi rischi per l’integrità psico-fisica gli operai, che venivano occupati nel cantiere edile senza l’obbligatoria ed idonea formazione.
Indagine congiunta di polizia di Stato e guardia di finanza contro il traffico di droga: recuperati 150 kg di cocaina da una nave in entrata al porto di Ravenna
Un carico di 150 kg di cocaina è stato trovato su una nave cargo battente bandiera delle Isole Marshall, giunta in rada a Ravenna dal nord Europa durante la notte tra il 16 e il 17 aprile. Il valore della droga recuperata può essere stimato in oltre 5 milioni di euro all’ingrosso e circa 25 milioni di euro se rapportato alla vendita al dettaglio (oltre 300mila dosi). Si tratta di un’operazione congiunta tra polizia di Stato (squadra mobile) e guardia di finanza (nucleo di polizia economico-finanziaria).
La cocaina era suddivisa in 139 panetti protetti da un confezionamento impermeabile e nascosti all’interno delle condotte delle prese a mare, situate a circa 9 metri di profondità dalla linea di galleggiamento. Per il ritrovamento sono intervenuti i sommozzatori del reparto operativo aeronavale di Rimini delle Fiamme Gialle che hanno scandagliato la parte immersa dello scafo, rinvenendo, dopo diverse ore di attività e nonostante le difficoltà legate alle pessime condizioni meteo-marine, diversi involucri. Gli inquirenti sottolineano che l’operazione ha inciso significativamente sull’approvvigionamento di cocaina in ambito nazionale.
Ecco dove, nei territori di Ravenna, Cervia e Russi
Cos’è e come si attiva Spid? Come si accede al Fascicolo sanitario elettronico? E per fare un pagamento online o stampare da Internet un certificato? Le nuove tecnologie possono semplificare davvero molto la vita, ma per tanti padroneggiarle al meglio non è semplice.
Affinché siano davvero un’opportunità per tutti, tra il 27 aprile e l’8 maggio nei territori dei comuni di Ravenna, Cervia e Russi apriranno 16 punti di facilitazione digitale, nei quali un facilitatore supporterà i cittadini offrendo loro assistenza e formazione gratuita per l’accesso e l’utilizzo dei servizi online e delle tecnologie digitali.
I facilitatori avranno il compito di accompagnare i cittadini in numerosi servizi quali l’utilizzo di Internet, delle tecnologie, dei dispositivi e dei servizi pubblici digitali, da quelli più generici (ad esempio come gestire le proprie email o pec, come fare le segnalazioni/reclami online, come prenotare online gli appuntamenti) a quelli relativi a specifiche piattaforme (ad esempio come attivare Spid – Sistema pubblico di identità digitale, il Fascicolo sanitario elettronico, come effettuare un pagamento online, come stampare i certificati anagrafici o prenotare la carta d’identità elettronica).
Con lo slogan “C’è un Punto dove il digitale è facile” il Comune di Ravenna, ente capofila in aggregazione con i Comuni di Cervia e Russi e in convenzione con la cooperativa sociale Librazione in raggruppamento con la cooperativa sociale Villaggio Globale, dà così avvio al progetto “Digitale facile in Emilia-Romagna”, a seguito dell’accordo con la Regione Emilia-Romagna per l’attuazione della misura 1.7.2 del Pnrr “Rete dei servizi di facilitazione digitale” finanziata dall’Unione europea.
L’obiettivo è diffondere le competenze digitali tra i cittadini, favorire l’uso autonomo, consapevole e responsabile delle nuove tecnologie, promuovere il diritto di cittadinanza digitale attiva da parte di tutti, incentivare l’uso dei servizi online pubblici e privati, attraverso assistenza individuale, corsi di formazione in piccoli gruppi e progetti speciali con i centri anziani di Ravenna, i centri civici di Godo e San Pancrazio e gli edifici Acer di Cervia.
Chiunque può quindi prendere un appuntamento e prenotare un incontro in uno dei punti di facilitazione più comodo, oltre a richiedere di partecipare a corsi di formazione su specifiche tematiche.
Per prenotazioni e informazioni è possibile telefonare al numero 0544.482482 dal lunedì al sabato dalle 8.30 alle 12.30 oppure accedere direttamente al sito di prenotazione affluences https://affluences.com/digitale-facile-ravenna
Per informazioni è possibile anche andare in tutti i 16 punti negli orari di apertura al pubblico:
Comune di Ravenna – Sportello polifunzionale, via Berlinguer 30, aperto dal 27 aprile tutti i mercoledì e sabato dalle 8 alle 13
– Biblioteca Classense, via Baccarini 3, aperto dal 29 aprile tutti i lunedì dalle 14 alle 19
– Ufficio decentrato di San Pietro in Vincoli, via Pistocchi 41/A, aperto dal 29 aprile tutti i lunedì e venerdì dalle 8 alle 13
– Informagiovani, via Luca Longhi 9, aperto dal 30 aprile tutti i martedì e giovedì dalle 9.30 alle 13
– Centro immigrati, via Oriani 44, aperto dal 30 aprile tutti i martedì dalle 14.30 alle 17.30
– Casa delle culture, piazza Medaglie d’Oro 4, aperto dal 30 aprile tutti i martedì dalle 9 alle 12
– Biblioteca di Piangipane, piazza XXII giugno 1944 numero 6, aperto dal 2 maggio tutti i giovedì dalle 8 alle 13
– Ufficio decentrato di Marina di Ravenna, largo Magnavacchi 5, aperto dal 2 maggio tutti i mercoledì e giovedì dalle 8 alle 13
– Informagiovani di Lido Adriano, viale Parini 48, aperto dal 2 maggio tutti i giovedì dalle 9 alle 12
– Ufficio decentrato dell’area Darsena, via Aquileia 13, aperto dal 3 maggio tutti i venerdì dalle 9 alle 13
– Mar, Museo d’arte della città di Ravenna, via di Roma 13, aperto dal 3 maggio tutti i venerdì dalle 9 alle 14
– Ufficio decentrato di Mezzano, piazza della Repubblica 10, aperto dall’8 maggio tutti i mercoledì dalle 8 alle 13
Comune di Cervia – Informagiovani/Seidonna, corso Mazzini 39, aperto dal 2 maggio tutti i giovedì dalle 15 alle 18
– Biblioteca, via circonvallazione Edoardo Sacchetti 111, aperto dal 2 maggio tutti i giovedì dalle 9 alle 13
– Urp, viale Roma 33, aperto dall’8 maggio tutti i mercoledì dalle 9 alle 12
Comune di Russi
– Via Cavour 21, aperto dal 30 aprile tutti i martedì dalle 9 alle 13
Pubblichiamo la recensione di Serena Simoni scritta prima del caso del presunto “falso” in mostra, poi sequestrato, ma che affronta un tema in qualche modo legato, quello dell’arte e del mercato, del capitalismo e del “sistema”.
Si intitola Banksy a Cervia ma poteva meglio definirsi Banksy, la vendetta o “la vendetta di Banksy” se preferite. Stiamo parlando della mostra dedicata allo street artist inglese più famoso al mondo le cui immagini sono virali a cominciare da quella Girl with Balloon del 2004, dove una bambina allunga le manine verso un palloncino a forma di cuore. A differenza di altri grandi street artist che lo hanno preceduto – non solo statunitensi ma anche europei come Blek Le Rat, che hanno iniziato ad operare almeno dagli anni ‘70 e ‘80 – è sicuramente il più famoso grazie ad alcune formule comunicative di grande effetto che quasi oscurano l’immaginario palpitante di Keith Haring.
La mostra di Cervia – inaugurata a marzo e aperta fino a giugno ai Magazzini del Sale – spiega bene chi è l’artista di cui nessuno, tranne i suoi collaboratori, la sua stamperia di fiducia e i suoi amici, conosce le fattezze. Banksy infatti è un po’ come l’Elena Ferrante dell’Amica geniale (o lei un po’ come lui): nessuno sa esattamente chi sia e chi collabora deve parlare con intermediari. Anzi, possiamo anche affermare che alcuni degli interventi sui muri del mondo siano progettati da Banksy ed eseguiti in luogo dai suoi collaboratori.
Abbandonando la preoccupazione di che faccia ha l’artista, una riflessione va fatta sulla mostra. MetaMorfosi, l’associazione culturale di Roma che ha curato l’evento e i due precedenti di Cervia dedicati a campioni della street art come Keith Haring- Buggiani e Obey, negli ultimi due anni è riuscita a piazzare la mostra dedicata a Banksy in varie città italiane: in ordine alfabetico Ancona, Bari, Cagliari, Chioggia, Ferrara, Firenze, Gallipoli, Genova, Lugano, Osimo, Otranto, Palermo, Parma, Reggio Calabria, San Marino, Sansepolcro, Sarzana, Teramo, Trento. Notiamo anche che solo nel 2023 – comprendendo anche altri enti organizzatori – mostre del medesimo artista sono state aperte ad Avellino, Bologna, Genova, Livorno, Torino e Trieste. Il che significa, come ha notato un collega – il giornalista Federico Giannini -, che «se non ti è ancora capitata una mostra di Banksy nel raggio di una cinquantina di chilometri, vuol dire che probabilmente vivi sulla Luna».
Affermazione questa che però giustificherebbe la scelta di questa ennesima mostra a Cervia perchè la distanza con Bologna e Ferrara supera i 50 km. così come quella con San Marino, se pure di un soffio. Ma come dice un mio amico a difesa delle mostre didattiche, fare una passeggiata fra opere reali – per quanto multipli – con didascalie e pannelli esplicativi ben informati, alzandosi dal divano di casa, è sempre meglio che sfogliare un libro sull’artista o guardare le sue opere in rete. Accettiamo la didattica ma dando un 6 meno meno alla scelta del format.
La mostra progettata da MetaMorfosi – che ha il pregio di non essere stata autorizzata dall’artista – presenta fotografie di inter- venti, video, litografie, stampe offset e soprattutto serigrafie, tutti pezzi autentici appartenenti per la quasi totalità alla Deodato, una galleria specializzata nella vendita online, che conta anche varie sedi fisiche in Italia fra cui una a Roma, due a Milano, una a Courmayeur, a St. Moritz e Bruxelles. Non ci sorprende anche che fra gli artisti proposti dalla Deodato ci siano vari street artist fra cui – oltre a Banksy – anche Obey e Keith Haring. Dunque la congiuntura Deodato e MetaMorfosi è evidente e probabilmente rende molto a entrambi. Nulla di male: il mondo dell’arte è anche di mercato, come sa bene Banksy, e la professionalità dei due enti costituisce una buona carta di presentazione, saldata nel lavoro del curatore Roberto Mastroianni, che illustra e contestualizza il lavoro di Banksy attraverso gli anni.
Quello che è chiaro è che il sistema attuato dalla joint-venture Deodato-MetaMorfosi è proprio quello che Banksy aborrisce e ridicolizza. Lo testimoniano varie opere in mostra eseguite a partire dal 2007, ovvero l’anno in cui la grande casa d’aste Sotheby’s batte per la prima volta un’opera dell’artista, che – chiariamo – non intasca nulla da queste vendite fatte sui suoi lavori immessi nel mondo del collezionismo. In mostra non vedremo l’olio di Banksy dal titolo Devolved Parliament del 2009 – venduto 10 anni dopo da Sotheby’s alla spaventosa cifra di oltre 12 milioni di euro – ma sarà possibile constatare ciò che già ne pensava l’artista nella serigrafia dal titolo offensivo Morons (2007), in cui in un’asta si sta vendendo un pezzo con la scritta “I can’t believe you morons actually buy this shit”. L’idea che comprare “questa merda” sia da “imbecilli”, l’artista lo ripete nell’insulto verso gli acquirenti e la stessa Sotheby’s nel 2018 quando – e in mostra c’è il video che illustra l’evento – la Girl with Balloon si autodistrugge con un tritadocumenti inserito apposta da Banksy nella cornice, appena l’opera viene venduta all’asta per più di un milione di sterline, fra lo stupore e le risate dei presenti. Si comprende bene quindi la posizione dell’artista sul mercato dell’arte, e in generale sul mercato stesso e sul capitalismo, che porta gli ignavi a piangere come in un gruppo della Pietà per la fine dei saldi o a vedere il carrello della spesa connaturato agli esseri umani fin dalla preistoria (Sale Ends Today, 2007; Peckham Trolley 2005- 2017).
C’è però un corto circuito nelle azioni descritte: Banksy, da ottimo comunicatore quale è, sa bene come colpire la pancia e l’immaginario del pubblico mondiale grazie a soggetti condivisibili e ad azioni eclatanti come ridurre in frammenti una sua opera appena venduta all’asta, inaugurare una propria mostra con una moltitudine di topi vivi e scorazzanti o con una elefantessa decorata, attaccare di nascosto le proprie opere sui muri dei più importanti musei del mondo per essere scoperto anche solo una settimana dopo. Queste incursioni e azioni sorprendenti diventano fenomeni di massa, eventi a cui accorrono le grandi star e i vip dei paesi ospitanti.
Così, il valore della rivoluzione – come attacco al mercato globale, opposizione alle multinazionali, all’inquinamento, alla guerra in Ucraina o in Palestina e pacifismo in generale – viene divorato dal mercato che riesce a trasformare ogni azione oppositiva in prodotto. Laconicamente lo vediamo in Festival (2006), una serigrafia in cui la massa “antagonista” si ritrova pacificamente in fila per comprare una maglietta che recita “Destroy Capitalism”. Banksy sa bene che non se ne esce. L’unica allora è adeguarsi alle leggi del mercato e indossare quella maschera che per lui è obbligatoria se si vuole essere onesti e dire qualcosa. L’unica è creare immagini nelle zone di guerra per non far cadere l’attenzione su quei luoghi. L’unica è vendere – come già ha fatto – per raccoglie- re soldi a favore di un ospedale pediatrico in Ucraina o comprare una nave al servizio del salvataggio dei migranti in Mediterraneo. Percheé, come Banksy afferma sui muri, c’è sempre speranza.
Banksy a Cervia – Magazzini del Sale (Torre) fino al 2 giugno 2024 Orari: lu-gio15-20; ven 15-23; sab e prefestivi 10-23; do 10-21.
Appuntamenti dal 7 al 12 maggio nei luoghi culturali della città, tra prime nazionali e esponenti della scena teatrale europea. Il 24 aprile un’anteprima all’Alighieri dedicata a Brecht, in collaborazione con Ravenna Teatro
Santa Giovanna dei Macelli
Torna a Ravenna Polis Teatro Festival, per il settimo anno della rassegna diretta da Davide Sacco e Agata Tomsic (ErosAntEros).
Ad aprire l’edizione, dedicata a un focus internazionale sul teatro contemporaneo dell’area di lingua tedesca, lo spettacolo Santa Giovanna dei Macelli di Bertolt Brecht, in un prologo straordinario del festival (in scena il 24 aprile alle ore 21 al Teatro Alighieri, in collaborazione con La Stagione dei Teatri). Si tratta del nuovo lavoro internazionale e multilingua firmato da ErosAntEros, con musiche originali dal vivo della band cult slovena Laibach, coprodotto con Emilia Romagna Teatro Ert / Teatro Nazionale, Slovensko Mladinsko Gledališče in collaborazione con Cankarjev Dom, Tnl – Théâtre National du Luxembourg, Teatro Stabile di Bolzano. Con questo spettacolo la compagnia continua la sua ricerca sul teatro impegnato che non dimentica la potenza estetica della forma, partendo da un grande classico teatrale del Novecento.
Il Festival entra poi nel vivo, dal 7 al 12 maggio 2024,per ospitare, nei principali luoghi culturali di Ravenna (Teatro Rasi, Artificerie Almagià, Teatro Socjale) numerosi eventi, tra cui, nomi di punta della scena teatrale europea, prime nazionali, coproduzioni e significativi momenti di confronto tra artisti, studiosi e operatori internazionali, che confermano la proposta artistica di respiro europeo distintiva del festival.
Tra le prime nazionali dei principali artisti della scena del teatro contemporaneo europeo: il collettivo femminista con base a Berlino She She Pop con Posseduto – Un monologo collettivo che rinnova il concetto di “teatro senza pubblico” attraverso un monologo polifonico in cui la comunità dice la sua. Seguito da un incontro con la compagnia e il critico Gianni Manzella.
Tra le importanti ospitalità internazionali: Rimini Protokoll, gruppo berlinese tra i più riconosciuti, con The Walks, performance itinerante ripensata appositamente per il festival, che utilizza lo spazio pubblico come uno scenario teatrale; l’artista svizzero Mats Staub con Death and Birth in My Lifeche affronta i temi universali della nascita e della morte attraverso testimonianze individuali creando un luogo intimo dove provare un’esperienza comune; la compagnia italo-tedesca Barletti/Waas con lo storico spettacolo Autodiffamazionedel Premio Nobel austriaco Peter Handke.
Altra coproduzione del festival, presentata in prima nazionale: Sulla difficoltà di dire la veritàdi ErosAntEros, tratta dal saggio politico-letterario di Brecht Cinque difficoltà per chi scrive la verità, innesca la ricerca sonora-vocale della compagnia con le immagini di realtà del fotografo Michele Lapini. Lo spettacolo è presentato anche in matinée come progetto speciale per le scuole superiori di secondo grado di Ravenna, nella formula già sperimentata con successo nel 2023. La rappresentazione porta con sé due occasioni d’incontro: la prima tra gli artisti e gli studenti, dopo la matinée; la seconda a seguito della replica serale dell’8 maggio con una tavola rotonda a cura del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Bologna e del Centro Europe Direct della Romagna sulla Disinformazione e rischio democratico a un mese dal voto europeo.
La programmazione di Polis è arricchita da ospitalità e residenze di giovani artisti: con ildebutto diMillenovecento/89 diLe Cerbottane, duo femminile, che, nell’ormai tradizionale formula della domenica a pranzo al Teatro Socjale di Piangipane, racconta la caduta del Muro di Berlino e la fine del P.C.I. mescolando memorie di famiglia a quelle storiche; Caterina Marino, selezionata attraverso la rete nazionale a sostegno della creatività emergente In-Box,che con Still Alive analizza il disagio di una generazione che non riesce a proiettarsi nel futuro; i due spettacoli scelti dagli spettatori ravennati tramite il progetto nazionale L’Italia dei Visionari, Be Womandi Antonella Salvatore/Istituto teatrale europeo e – in prima nazionale – Due Schiaccianoci della compagnia Poveri Comuni Mortali, seguiti da un incontro con gli artisti e i Visionari.
She she pop
Il programma accompagna gli spettacoli a momenti di incontro e convegni internazionali con artisti, critici e studiosi (trasmessi anche in streaming), attività formative e progetti partecipativi che si sviluppano durante tutto l’anno in un’ottica di inclusione e cittadinanza attiva che anima il festival sin dalla prima edizione. Ad esempio: il progetto Biglietti sospesi coinvolge le cooperative sociali del territorio; il progetto Biglietti Under30, grazie al contributo di Romagna Iniziative mette a disposizione una tariffa agevolata di soli 5 euro per i giovani sotto i 30 anni; il laboratorio per gli studenti internazionali del Master I-Contact, guidato dal critico internazionale Tom Mustroph, che coordina anche una tavola rotonda di approfondimento sul Teatro contemporaneo tedesco insieme ad importanti operatori internazionali ; la collaborazione con il Dipartimento di Interpretazione e Traduzione dell’UniBo per la traduzione del testo dello spettacolo di She She Pop; la collaborazione con il Centro Europe Direct della Romagna nell’organizzazione di incontri e tavole rotonde all’interno del programma del festival; la collaborazione con la Biblioteca di Storia Contemporanea Alfredo Oriani, che oltre ad allestire una vetrina con una bibliografia ad hoc per il festival, è presente in alcune date di Polis con un banchetto con possibilità di prestito.
Be Woman
Programma giorno per giorno
Mercoledì 24 aprile alle ore 21, anticipazione del festival al Teatro Alighieri, in collaborazione con La Stagione dei Teatri, con un omaggio al teatro politico con la messa in scena di Santa Giovanna dei Macellidi Bertolt Brecht. Lo spettacolo è introdotto dall’incontro delle ore 18 alla sala Corelli Work in the age of capitalism, tra la compagnia di Santa Giovanna dei Macelli e il pubblico, coordinato e moderato da Marco De Marinis. L’incontro è trasmesso anche in streaming sui canali del festival.
Martedì 7 maggio, primo giorno di festival, sarà dedicato ai due spettacoli selezionati nell’ambito del progetto nazionale L’Italia dei Visionari. Il Teatro Rasi ospita alle ore 20.00 lo spettacolo Be Womandi Antonella Salvatore/Istituto teatrale europeo.Lavoro di teatro fisico contemporaneo in cui musica, luci, proiezioni e il coinvolgimento in scena del pubblico di sesso maschile giocano un ruolo fondamentale; a seguire (ore 21.30) – in prima nazionale – Due Schiaccianoci della compagnia Poveri Comuni Mortali. Una storia contemporanea, che ci riguarda tutti oggi, ma raccontata seguendo le orme del surrealismo anni ’20. Si conclude la serata con un incontro con le compagnie e i Visionari.
Mercoledì 8 maggio (ore 20.00, Teatro Rasi, Ridotto) la compagnia ErosAntEros si confrontanuovamente con il lavoro di Brecht portando in scenaSulla difficoltà di dire la verità, tratto dal saggio politico-letterario Cinque difficoltà per chi scrive la verità, assieme ad alcune poesie dello stesso autore, in una forma che si concentra sul piano sonoro-vocale, con la performance vocale di Agata Tomsic e il live electronics di Davide Sacco, e sul piano visivo con la proiezione delle immagini di realtà del fotografo Michele Lapini, sensibile osservatore delle questioni sociali, ambientali e politiche che caratterizzano il mondo attuale.
A seguire (ore 21.00, Teatro Rasi, sala Mandiaye N’Diaye), tavola rotonda Disinformazione e rischio democratico a un mese dal voto europeo. Un dialogo tra Alberto Pagani e Michele Marchi (Università di Bologna Dbc), Davide Sacco e Agata Tomsic, Michele Lapini, condotto e moderato da Sara De Ponte, dottoranda in studi europei dell’Università di Genova. L’incontro è trasmesso anche in streaming sui canali del festival ed è a cura del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Bologna e del Centro Europe Direct della Romagna. Lo spettacolo Sulla difficoltà di dire la verità è in scena anche la mattina alle 10 per un progetto speciale per le scuole superiori di Ravenna, seguito da un incontro con gli studenti.
Giovedì 9 maggio (ore 18.00, con partenza dal Teatro Rasi) la performance itinerante The Walksdi Rimini Protokoll, una passeggiata audio-guidata – ripensata appositamente per Polis, in cui voci, suoni e musica trasformano luoghi familiari in scenari e paesaggi in palcoscenici, passo dopo passo attraverso la narrazione di storie, situazioni dialogiche, scoperte coreografiche o variazioni musicali e ritmiche sul camminare.
Alle ore 19.00 gli spazi delle Artificerie Almagià ospitano Death and birth in my lifedi Mats Staub (installazione audio-video per 20 spettatori). I progetti artistici di Mats Staub ci portano in viaggio ai quattro angoli del mondo, invitandoci a prendere tempo per ascoltare e guardare. Senza ricorrere al semplice spettacolo, Mats Staub ha sviluppato nel corso degli anni una poetica eccezionalmente coerente che ci regala ritratti di intensa umanità. Con raffinata delicatezza e meticoloso rigore formale, le sue opere esplorano la nostra dimensione più intima e personale, mettendoci di fronte alla complessità stratificata del nostro tempo.
La giornata si conclude al Teatro Rasi) con lo spettacolo Still Alive(ore 21) di e con Caterina Marino, selezione In-Box 2023.Still Alive esplora le varie fasi che attraversa il corpo depresso, tra il rifiuto e l’accettazione di una condizione non solo personale ma umana.
Venerdì 10 maggio, alle ore 17 con partenza dal Teatro Rasi, viene riproposta The Walks, performance itinerante; Alle ore 18, alle Artificerie Almagià,Death and birth in my life di Mats Staub. Alle ore 20.00 (Teatro Rasi, Ridotto) ErosAntEros è in scena con la replica di Sulla difficoltà di dire la verità. Chiude la giornata l’appuntamento delle 21.30, sempre al Teatro Rasi con Barletti/Waas e lo spettacolo Autodiffamazione.di Peter Handke, attraverso cui Lea Barletti e Werner Waas si fanno attori/testimoni di una presa di coscienza, un’educazione sentimentale alla parola: un gioco che sospende, almeno per i sessanta minuti dell’esperienza comune, il confine fra spettatori e attori, accettando la comune responsabilità di una storia collettiva. Spettacolo in tedesco e italiano con soprattitoli in tedesco, italiano e inglese.
Sabato 11 maggio la giornata di festival si apre alle ore 15.00, nella sala Mandiaye N’Diaye del Teatro Rasi con latavola rotonda Il teatro contemporaneo tedesco. Un dialogo tra Charlotte Orti / Staatsschauspiel Dresden, Florian Borchmeyer / Schaubuehne Berlin, Gábor Thury / Steirischer Herbst e altri ospiti, condotto e moderato da Tom Mustroph. Approfondimento con numerosi operatori teatrali internazionali. L’evento, esclusivamente in lingua inglese sarà trasmesso anche in streaming.
Si prosegue nel pomeriggio (ore 17.00, partenza al Teatro Rasi) con la performance itinerante The Walks di Rimini Protokoll; (ore 18, Artificerie Almagià) Death and birth in my life di Mats Staub e alle ore 20.00 (Teatro Rasi, Ridotto) ErosAntEros è sul palco con Sulla difficoltà di dire la verità. Alle ore 21.30 in scena al Teatro Rasi She She Pop, uno dei gruppi più provocatori della scena teatrale e artistica europea, che porta a POLIS, Posseduto – Un monologo collettivo. She She Pop è un collettivo femminista di arti performative con sede a Berlino, pratica una forma di teatro impegnata nella sperimentazione. Usa il palcoscenico come luogo pubblico assoluto: qui si prendono decisioni, si testano modi di parlare e sistemi sociali, si provano o si scartano espressioni e rituali sociali. Si conclude l’intensa giornata alle ore 22.30, nella sala Mandiaye N’Diaye del Teatro Rasi, con l’incontro con Gianni Manzella e la compagnia She She Pop. Anche in streaming sui canali del festival.
Domenica 12 maggio, ultima giornata di festival, si inizia alle ore 12.00, con il Teatro Socjale ospita lo spettacolo Millenovecento/89 – in prima nazionale – della compagnia Le Cerbottane. Laura e Francesca sono due bambine di 8 e 10 anni, quando la fine del Pci minaccia di distruggere il mondo in cui hanno sempre vissuto. Le loro famiglie sono comuniste, iscritte al Pci, sostenitrici di iniziative e battaglie civili, una Bologna e l’altra a Roma. Il crollo del muro di Berlino e a seguire la “svolta della Bolognina”, segnano un momento di forte confusione e vulnerabilità degli adulti. Questo smarrimento fa percepire alle due bambine la fine imminente di un qualcosa a cui si sentono di appartenere.
A seguire pranzo a base di cappelletti preparati dai volontari del Teatro Socjale (prenotazione il giorno stesso, prima dell’inizio dello spettacolo).
Si prosegue nel pomeriggio (ore 17, partenza Teatro Rasi) con The Walks. Alle ore 18, le Artificerie Almagià ospitano Death and birth in my life di Mats Staub. Alle ore 20.00 ErosAntEros conclude il programma del festival al Teatro Rasi, con il suo Sulla difficoltà di dire la verità.
È possibile acquistare i biglietti per lo spettacolo Santa Giovanna dei Macelli online, alla biglietteria del Teatro Alighieri (aperta dal lunedì al sabato 10-13, giovedì anche 16-18) o agli sportelli Iat di Piazza San Francesco, Teodorico e Cervia. Per tutti gli spettacoli in programma tra il 7 e il 12 maggio è possibile rivolgersi alla biglietteria del Teatro Rasi (aperta il giovedì pomeriggio dalle 16 alle 18 (giovedì 11 aprile, 18 aprile e 2 maggio), oppure acquistare i biglietti sui luoghi dello spettacolo o online
Le Cerbottane
Costi:
Teatro Alighieri
Sostenitore 25€ | Intero 20€ | Under30 5€
Teatro Rasi
Sostenitore 20€ | Intero 15€ | Under30 5€