Il progetto da due miliardi di euro è arrivato a un punto decisivo del percorso autorizzativo. Ora si attende l’asta per gli incentivi del governo. Potrà produrre l’energia pari al fabbisogno di 500mila famiglie
Il progetto Agnes a Ravenna, 75 pale eoliche e fotovoltaico galleggiante in mare e una centrale per la produzione di idrogeno a terra, ha ottenuto il definitivo decreto di compatibilità ambientale dal ministero dell’Ambiente, passaggio finale della procedura di Via (valutazione di impatto ambientale). «Siamo al 90 percento delle autorizzazioni – dice l’ingegnere Alberto Bernabini che ha ideato l’investimento –. Questo traguardo rappresenta un record per il nostro Paese perché è il più grande e complesso impianto di energie rinnovabili ad aver mai ottenuto un risultato simile». Manca solo l’Autorizzazione unica, ma era la Via la tappa più critica del percorso. Se non ci saranno intoppi, all’inizio del 2027 potrebbe essere in funzione la parte a mare capace di produzione l’energia elettrica pari al fabbisogno di mezzo milione di famiglie (l’equivalente di quelle residenti in Romagna).
Se sarà così, vorrà dire che saranno passati dieci anni da quando Bernabini e i colleghi della società Qint’x avviarono i primi studi di fattibilità. Ma la procedura di autorizzazioni è partita solo nel 2021 e arrivare alla Via dopo tre anni è un record: «È un tempo più lungo di quanto si sarebbe potuto fare se la pratica fosse stata affidata a un commissario straordinario come successo con il rigassificatore e come avevamo richiesto – commenta il sindaco Michele de Pascale –, ma pur sempre molto più breve del percorso solito grazie a una riorganizzazione delle commissioni per la Via».
Un passaggio importante verso la realizzazione dell’opera ora sarà l’asta del decreto Fer2 che promuove la realizzazione di impianti di produzione da fonti rinnovabili non pienamente mature o con costi elevati di esercizio. «Le nostre fonti romane – spiega Bernabini – ci dicono che il ministero ha già firmato il decreto e potrebbe essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale per fare l’asta entro fine 2024, ma c’è il rischio che slitti al 2025 per richieste del Gestore dei servizi energetici».
In buona sostanza il governo offre un incentivo di partenza di 185 euro per ogni megawatt/ora prodotto per 25 anni. I concorrenti alle aste faranno offerte al ribasso per aggiudicarsi il contributo. In linea teorica se Agnes non riuscisse a vincere non verrebbe realizzato l’investimento, ma le condizioni ci sono tutte per essere competitivi sul prezzo: «Il mare Adriatico è poco ventoso e quindi la produttività è bassa anche usando pale speciali molto grandi (diametro 260 m, ndr) ma la possibilità di ancorare le torri al fondale anziché farle galleggianti come richiesto in altri mari italiani riduce molto i costi di costruzione e rende il nostro investimento più competitivo». Chi vince l’asta dovrà realizzare l’opera entro cinque anni, ma Agnes stima di poterlo fare in 2-3 anni. L’investimento totale si aggira sui due miliardi di euro.
Dal punto di vista occupazionale, Agnes parla di migliaia di posti di lavoro per la fase realizzativa – con la volontà di costruire nel porto di Ravenna le pale e gli aerogeneratori – e di centinaia di posti per la gestione della manutenzione una volta in funzione. Vanno poi aggiunte le opere di compensazione per i territori prospicenti all’impianto per un valore di circa 60 milioni di euro.
Le caratteristiche del progetto Agnes per eolico, fotovoltaico e idrogeno a Ravenna
Il progetto Agnes prevede due campi fotovoltaici in mare denominati Romagna 1 e Romagna 2: in totale 75 aerogeneratori con fondazioni fisse da 8 MWp cadauno, per una capacità di 600 MWp; un impianto fotovoltaico offshore composto da moduli galleggianti con sistemi di ormeggio collegati al fondale marino per una capacità complessiva di altri 100 MWp; un sistema di stoccaggio di elettricità onshore con batterie agli ioni di litio di capacità 50 MWp; un impianto di elettrolizzazione onshore per la produzione di idrogeno di capacità 60 MWe. Entro settembre verrà richiesta l’autorizzazione per un terzo campo fotovoltaico in mare (Romagna 3) con una capacità di altri 400 MWp. La disposizione delle pale (distanti fra loro di circa 1,5-2 km) è stata studiata in base ai corridoi di traffico in entrata e uscita dal porto in modo da non modificare le rotte navali. Fra le pale sarà consentita l’attività di pesca, a partire dalla raccolta delle cozze alla base dei piloni.



















La prima fase di lavoro è avviata dalla scultura dell’unicorno che condivide con una serie di altri animali – fra cui un armadillo (2005) – la particolarità. La seconda caratteristica è determinata anche e soprattutto dai materiali – smalti, vetri e le tipiche murrine veneziane – che restituiscono qualcosa di prezioso e singolare. Unicità e ricchezza sono in sintesi le direttrici di questi lavori che determinano il cammino anche quando il tema del lavoro è un oggetto inanimato: un esempio è la sorprendente parete dal titolo Ricami di vetro (2005) che fin dal titolo asseconda il gusto dell’occhio. Lo sguardo indugia sulle superfici che rendono quasi evanescente la materia, trasformandosi quasi in soffici damaschi. In questa prima produzione, Dusciana rispetta la tradizione del mosaico ravennate così esuberante e ossessivo per ricchezza e fastosità. Si sorvolano i pesanti apparati simbolici bizantini per un senso più contemporaneo, che porta alla scelta di soggetti che slittano nel loro doppio fantastico o in un contesto inedito.
La seconda fase creativa di Bravura, che si sviluppa nella successione delle stanze espositive, chiarisce un importante passaggio tecnico: oltre alla necessità di un lavoro manuale, viene inserita la variante della progettazione al computer. L’approdo sembra apparire agli antipodi ma in realtà il processo di frammentazione della produzione di immagini virtuali ha caratteristiche affini alla separatezza delle tessere musive, che permettono di riconoscere l’insieme solo a distanza. In questi lavori realizzati nel 2021 Dusciana progetta partendo da icone significative – spesso ritratti di volti di persone o figure intere – isolate nel campo visivo o ripetute in serie. Il materiale non sono più smalti o pietre ma tessuti stampati a textures che dividono l’immagine, la ricompongono, ne sottolineano alcune parti o ne sottraggono altre. In questa discontinuità che cita la tecnica musiva ma anche i processi selettivi della Pop Art, le opere mantengono una profonda eleganza stilistica che non ha cedimenti né nelle scelte iconiche, né nelle textures. Interessante è anche la scelta iconografica indirizzata verso la riscoperta di figure femminili del passato di grande rilievo storico come Franca Viola – la prima donna italiana a rifiutare la procedura del matrimonio riparatore -, la ciclista di primo ‘900 Alfonsina Strada, la biochimica inglese Rosalind Franklin, nota per gli studi pionieristici sul DNA, l’astronauta e politica russa Valentina Tereskova e l’intramontabile Marilyn Monroe.
La terza e ultima fase creativa, che comprende gli ultimi due anni di lavoro, trae le fila di molte opere precedenti. Nelle sale si riconoscono alcuni ritratti femminili sempre fissati su stoffe a textures mentre la passione verso animali fantastici o simbolici si riafferma nell’installazione di un enorme uccello blu a mosaico che fissa immagini di altre specie di uccelli stampate su stoffa decorata. La tecnica utilizzata in queste opere si divide fra la manualità preziosa e lenta del mosaico e la progettazione/esecuzione di immagini a computer in cui le caratteristiche rilevanti rimangono preziosità e frammentazione.
Non va dimenticata un’ultima linea creativa che procede dalle indagini sull’astrattismo geometrico degli anni precedenti: al 2024 appartiene una serie di creazioni astratte di formato ovale e circolare, prodotte con vetro e murrine. Di nuovo la lentezza esecutiva del mosaico che imita le ondulazioni e i trapassi cromatici evidenti in alcune sezioni di pietre si riafferma a favore di una produzione meno incline alla narrazione o alla fantasia ma più adatta all’incanto delle forme.




