sabato
19 Luglio 2025

Un albero cade su un’auto a causa del forte vento, illese le due passeggere

Il fatto in via delle Industrie in direzione ponte mobile, la circolazione è stata per ora interdetta in entrambe le direzioni

VentoAttorno alle 12.15 di sabato 2 dicembre un albero, spezzato dal vento fortissimo di queste ore, è caduto in via delle Industrie (all’altezza del civico 90, in direzione ponte mobile) colpendo una Fiat Punto con a bordo due donne, madre e figlia, per fortuna rimaste illese.

Sul posto è giunta la Polizia con una volante e poi Azimut per rimuovere il tronco dell’albero.

I Vigili del Fuoco sono sommersi di chiamate a causa dei danni provocati dal vento in tutta la provincia.

Si ricorda che per la giornata del 2 dicembre è stata diramata un’allerta rossa per il forte vento, ora divenuta arancione.

Non una mensa per poveri, ma un progetto di cucina popolare aperto a tutti

L’iniziativa si unisce al circuito di attività solidali promosse dalla cooperativa Cervia Social Food, in un’ottica di inclusività, lotta agli sprechi e attenzione al riuso

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Una cucina popolare aperta a tutti, solidale e attenta al riciclo e al riuso. È da queste premesse che nasce “Cucina Sorriso”, il nuovo progetto della cooperativa Cervia Social Food che, insieme al Centro del Riuso (mercatino di oggettistica e arredo contro lo spreco), andrà ad aggiungersi ai progetti già attivi sul territorio, Libridine – piccola farmacia letteraria (libreria di seconda mano che vende a prezzi scontati libri e fumetti provenienti da donazioni, dando impiego a ragazzi con disabilità, aperta in centro città dal 2022), Risvolto – Sartoria Sociale (atelier che raccoglie abiti e stoffe da privati e attività e li rimette sul mercato a prezzi popolari, producendo anche pezzi unici, personalizzazioni dei capi e offrendo un servizio di sartoria a prezzo calmierato) e l’Emporio solidale (ne parliamo qui).

Il servizio di cucina popolare, già attivo a Cesena e Bologna, ha aperto nella zona artigianale di Cervia (via Levico 11) lunedì 20 novembre, con il servizio di asporto, mentre la sala ristorante sarà aperta al pubblico da lunedì 27 novembre. Il servizio è garantito tutti i giorni dal lunedì al sabato, con pranzo in loco e cena d’asporto. La cucina resterà aperta anche durante le festività (compreso Natale) e in qualche serata.

«Si tratta di un ristorante particolare, ma aperto a tutti – racconta Daniela Poggiali, coordinatrice del progetto – ci saranno posti riservati ai cittadini più fragili, ma chiunque potrà frequentare il ristorante pagando la cifra simbolica di 8 euro a pasto. Il pagamento avverrà tramite un’apposita tessera, in modo da rendere indistinguibili i clienti paganti e protetti».

L’idea è infatti quella di allontanarsi il più possibile dall’immaginario comune e ghettizzante di “mensa per poveri”, ma di creare un luogo inclusivo e accogliente dove condividere un pasto e intrecciare relazioni. I clienti paganti che partecipano all’iniziativa contribuiranno poi al sostenimento della stessa. 

L’apertura di Cucina Sorriso è stata possibile grazie alla collaborazione tra oltre venti realtà (Cooperativa San Vitale-Cervia Social Food, Mensa Amica, Comune, Caritas, parrocchie e associazioni di volontariato), la vincita di bandi regionali e privati, le donazioni ricevute (come nel caso delle due celle frigorifere, o delle carte da parati che rivestono la sala ristorante), e al sostegno del Comune di Cervia impegnato a sostenere l’avvio del progetto nei primi 3 anni. 

All’interno del ristorante vengono serviti esclusivamente cibi di recupero: ogni mattina i volontari raccolgono le eccedenze alimentari da forni, frutta e verdura, supermercati, botteghe e alimentari e, dopo un’attenta selezione, li smistano tra cucina, celle frigorifere e Emporio Solidale, un “supermercato” dove le famiglie in difficoltà possono reperire i beni di prima necessità gratuitamente. A cucinare i pasti caldi, gli chef dei ristoranti locali (tra gli altri, Darsena del Sale, Playa Caribe, Royal Beach, Saretina, Al Porto, Casa delle Aie, Ciurma) che si alterneranno dietro ai fornelli come volontari, ma anche persone estranee al settore, come suore, medici o poliziotti, mossi dal senso di comunità. 

Tra gli aspetti fondamentali dell’iniziativa, anche quello dell’inclusione sociale: a servire a tavola saranno infatti i ragazzi disabili del centro socio-ocupazionale Ikebana della cooperativa San Vitale di Ravenna. Gli stessi ragazzi si sono occupati della decorazione di tavoli e sedie all’interno del ristorante e lavorano come commessi nelle attività di Risvolto, Libridine (entrambe affacciate su Piazza Garibaldi) e Centro del Riuso (adiacente alla cucina popolare). «Abbiamo voluto portare la disabilità in piazza, letteralmente e metaforicamente – racconta Poggiali – vogliamo lanciare un segnale forte, e invitare la popolazione a usufruire di tutte le realtà solidali collegate al ristorante. Tutti i fondi provenienti dal Centro del Riuso, Libridine e Risvolto infatti confluiscono nel mantenimento degli stessi e a sostegno dell’attività di ristorazione».

Le attività infatti pagano canoni di mercato per l’affitto dei locali, oltre i trentamila euro annui dello stabile comprendente ristorante, emporio e Centro del Riuso a cui si aggiungono i quasi ventimila di libreria e sartoria. 

Tra i progetti futuri della cooperativa, l’installazione di un forno di comunità, dove le famiglie potranno trovarsi a cuocere le proprie preparazioni e l’apertura di un Emporio della Bellezza dedicato alle categorie più fragili, con farmacia, parrucchiere e barbiere, estetista e servizi dedicati alla cura della persona.

Tra alluvioni e siccità, in un anno il settore in provincia ha perso 170 aziende

Nei campi è occupato il 5,8 percento dei lavoratori ravennati
Le imprese femminili sono il 15 percento

Annata

Piogge eccessive con le disastrose alluvioni di maggio in pianura e frane in collina, gelate primaverili e siccità con temperature sopra le medie prolungate nel tempo. Il 2023 per l’agricoltura è stato un anno paradossale e la circostanza emerge bene dal rapporto dell’annata agricola illustrata da Cia Romagna che riunisce diverse cooperative del settore.

La flessione delle imprese agricole in Romagna risulta superiore a quella del 2022, in provincia di Ravenna in termini unitari sono -170, e pressoché tutti i settori e le produzioni risultano compromessi. L’economia romagnola vale il 2,2% del Pil nazionale in termini di produzione e di contribuzione. Rimettere in piedi il territorio romagnolo, con interventi sostanziosi e rapidi, è un investimento non un costo: prima ripartiranno tutte le attività produttive, come quelle legate al settore agricolo, meglio sarà per tutta l’economia italiana.

Al 30 settembre 2023 la Romagna rispetto a un anno prima riscontra un calo delle imprese attive complessive pari a -1,5%, maggiore della variazione negativa regionale (-1,1%) e nazionale (-0,7%); riguardo al settore agricolo, la flessione risulta superiore (-3,1%), con maggiori difficoltà per le relative imprese femminili e giovanili.

In provincia di Ravenna, l’Agricoltura conta 6.269 imprese attive (18,2% delle imprese totali provinciali e 12,1% delle imprese agricole regionali); rispetto al 30.09.22 si registra un calo delle stesse del 2,6% (Emilia-Romagna: -2,4%, Italia: -2,7%), che corrisponde, in termini unitari, a -170 imprese agricole.

Le imprese femminili agricole sono 934 (-42 unità rispetto ai 12 mesi precedenti), il 12,8% sul totale delle imprese femminili e il 14,9% delle imprese del settore. Le imprese giovanili agricole sono 224 (-4 unità rispetto ai 12 mesi precedenti), il 9,8% sul totale delle imprese giovanili e il 3,6% delle imprese del settore.

Nel 2022 gli occupati in agricoltura in provincia di Ravenna sono risultati complessivamente 10.064. Il settore impiega il 5,8% degli occupati totali provinciali (il 3,3% a livello regionale e il 3,8% a livello nazionale) mentre nel 2021 l’incidenza era pari al 6,3%; rispetto all’anno precedente si rileva un calo annuo degli occupati agricoli del 6,6%.

I detenuti di Ravenna in scena in carcere con uno spettacolo tra catarsi e mito

Terza edizione per il festival Trasparenze: da quest’anno, anche rappresentazioni di compagnie esterne dedicate esclusivamente al pubblico di carcerati

Thumbnail Foto Archivio Ravenna

La Casa Circondariale di Ravenna (via Port’Aurea, 57), si farà palcoscenico di Che Fatica, Ercole! di Lady Godiva Teatro Aps. Lo spettacolo andrà in scena nell’ambito del festival Trasparenze di Teatro, dal 4 al 7 dicembre (ore 14), e vedrà protagonisti i detenuti della casa circondariale ravennate insieme a un gruppo di attori e cantori.

Peculiarità del progetto è lo sviluppo di un tema comune tra le attività teatrali attive in 14 sezioni di 8 Istituti Penitenziari per adulti nelle città di Ravenna, Forlì, Bologna, Ferrara, Parma, Castelfranco Emilia, Modena e Reggio Emilia e con minori in carico ai Servizi di Giustizia Minorile dell’area penale esterna. Il programma prevede una “sfida” tra sette compagnie teatrali che, con poetiche ed esperienze pregresse, talvolta molto distanti tra loro, si danno un tema comune da sviluppare su tre anni: tema del triennio 2022-2024 è Miti e Utopie, che si sviluppa con un sottotitolo di tre parole: Errare/Perdono/Comunità.

Tre ambiti di ricerca particolarmente significativi per il luogo, il carcere, nel quale si svolgono le attività di produzione. Così nelle note di regia, a cura di Eugenio Sideri in collaborazione di Beatrice Cevolani: «Proseguiamo il cammino nel mito, incontrando Ercole, la sua nascita, il suo destino, le sue imprese. Siamo partiti dall’inizio, strizzando l’occhio a Zeus ed Era, un po’ come in una commedia all’italiana, per incontrare poi Tiresia, Euristeo e le 12 immancabili fatiche. Il percorso di una figura tra le principali della mitologia, sia greca che latina; un uomo che, ancor prima di essere divino, affronta le imprese che la vita ci pone, ogni giorno, davanti, e che sono da superare».

L’edizione 2023 del festival (partita il 13 novembre e attiva fino al 23 dicembre) si arricchisce inoltre di una nuova sezione: accanto alle piece di cui sono protagonisti i detenuti, andranno in scena anche quattro spettacoli teatrali di compagnie esterne, che entrano in carcere per presentare le opere a un pubblico esclusivamente di spettatori-detenuti.

«Si muove da una azione necessaria – precisa il Sideri  – È l’azione del fare teatro, necessaria e dirompente, a farci ritrovare il senso alle cose. Qui (in carcere), il senso del teatro si fa energia, tragedia e commedia, rito e catarsi; qui la comunità (perché è di lei, della Comunità, il soggetto di cui stiamo parlando!) della società civile si ritrova davanti a se stessa, davanti alle proprie vittorie e alle proprie sconfitte… e davanti a ciò che la scena racconta, vediamo un po’ di noi, come spettatori riflessi, gli uni sugli altri; e gli attori, che attraversano i nostri occhi, si fanno mediatori di un racconto che ognuno legge per sé. L’opera di un gruppo, seppur ristretto, si fa opera di tutti, di una comunità che è costretta a ritrovarsi e per quaranta minuti non può evadere».

L’iniziativa nasce grazie al Coordinamento Teatro Carcere Emilia Romagna, formato delle compagnie che operano con progetti teatrali nelle carceri della regione Emilia-Romagna e organizzato dal Teatro del Pratello Cooperativa Sociale in collaborazione con il Coordinamento Teatro Carcere Emilia- Romagna ed è sostenuto dal Ministero della Cultura.

Torna al Cisim “Il Grande Teatro di Lido Adriano”

Da gennaio ripartono i laboratori al Cisim, il nuovo lavoro dell’estate 2024 sarà tratto da Panchatantra, o le mirabolanti avventure di Kalila e Dimna

Grande Teatro

Dopo il successo del primo anno dello spettacolo Mantiq At-Tayr – Il Verbo degli Uccelli, torna il progetto de Il Grande Teatro di Lido Adriano, realizzato in co-produzione Cisim|Lodc e Ravenna Festival, con la collaborazione con Ravenna Teatro/Albe e del Comune di Ravenna.

Il Grande Teatro di Lido Adriano è nato da riflessioni e scambi tra un gruppo di artisti e operatori di Ravenna, legati alla periferia della città, del lido più popoloso e cosmopolita della riviera.

«Il CISIM – spiega l’assessore alla Cultura e Politiche giovanili Fabio Sbaraglia – si conferma una delle esperienze di comunità più significative sul nostro territorio. Un esempio straordinario di costruzione di partecipazione attiva che, attraverso progettualità culturali importanti come questa del Grande Teatro di Lido Adriano, genera appartenenza e condivisione al grado più profondo. La grande metafora del mosaico trova qui massima espressione nell’intreccio di esperienze, portati culturali, provenienze ed età così diverse tra loro. Dopo il grande successo di Mantiq At-Tayr, il percorso prosegue con nuovi stimoli e nuove visioni che arricchiranno non solo i tanti partecipanti al progetto, ma l’intero territorio».

Franco Masotti, direttore artistico del Ravenna Festival, descrive il progetto come «una necessità, un progetto che rende il lavoro in campo culturale alleggerito dalla bellezza del fare, dalle comunità attive alle comunità produttive, e Il Grande Teatro di Lido Adriano racchiude tutto questo al suo interno».

Il progetto nasce dall’osservazione della comunità di artisti, frequentatori di laboratori, spettatori, operatori culturali che in questi anni si è consolidata attorno alle attività del Centro Culturale CISIM e alle proposte gestite dalla cooperativa Librazione in questo territorio. Il progetto, che prevede l’avvio di sette laboratori da gennaio 2024, vedrà due tappe di avvicinamento nel mese di dicembre, per raccontare alla comunità il lavoro che si andrà a costruire.

«Il CISIM ha una responsabilità di lavoro culturale per promuovere il modello di convivenza tra culture e diversità – afferma la madrina del progetto Ouidad Bakkali – e lo sta portando avanti con questo progetto».

I laboratori, da gennaio, saranno tutti gratuiti e così suddivisi:

lunedì rap, dagli 8 ai 12 anni dalle 16.45 alle 17.45 | dai 13 anni in su dalle 18 alle 20

martedì i laboratori di teatro:

teatro per bambini (5-12 anni) dalle 16.30 alle 18); teatro per adolescenti (13-17 anni) dalle 18 alle 19.30; teatro serale (dai 18 anni in su e famiglie) dalle 19.30 alle 21

mercoledì 18-20 musica d’insieme e voce e canto;

giovedì danza hip hop dai 6 ai 12 anni 16.45-18, dai 13 anni in su 18.15-19

Saranno poi avviati un laboratorio di cucito e sartoria, realizzato in collaborazione con Librazione e un percorso per volontari e volontarie che vorranno lavorare “dietro alle quinte” durante le repliche dello spettacolo.

Il 13 dicembre e il 19 dicembre, alle 18.30, al CISIM, sarà raccontato, dal gruppo organizzativo, il nuovo lavoro tratto da Panchatantra, o le mirabolanti avventure di Kalila e Dimna, in quell’occasione sarà possibile iscriversi ai laboratori che avranno inizio nel 2024.

Il testo, composto in sanscrito nel III secolo A.C., sotto il titolo Panchatantra e tradotto in seguito in arabo col titolo Kalila wa-Dimna (Kalila e Dimna), è una raccolta di favole orientali di origine indiana. Opera sapienziale destinata ad insegnare ai re e ai governanti i principi del buon governo. Kalila e Dimna sono due sciacalli che vivono alla corte del leone, re del paese. Se Kalila è soddisfatta della sua condizione, Dimna aspira invece agli onori, qualunque sia il mezzo per conseguirli. Ciascuno dei due giustifica la propria posizione collegando tra loro aneddoti, che hanno come protagonisti uomini e animali, e veicolano precetti etici e morali. Le storie mirano anche a regolare la buona condotta dell’individuo a livello personale, familiare e civile.

Come l’anno scorso, ad animare questa iniziativa, ci saranno: Luigi Dadina, Alessandra Carini, Francesco Giampaoli, Tahar Lamri, Lanfranco Vicari, Nicola Montalbini, Massimiliano Benini, Federica Savorelli. E da quest’anno il GTDLA sarà arricchito dalla collaborazione della giovane compagni ravennate Spazio A.  La direzione organizzativa del progetto è di Federica Francesca Vicari. Il Coro del Grande Teatro di Lido Adriano sarà composto da persone di tutte le età, attori, cantanti, musicisti e danzatori.

Il progetto vedrà la collaborazione di tanti soggetti, tra cui: il progetto artistico Equidistanze, le cooperative sociali Teranga e CIDAS, Festival delle Culture; Accademia di Belle Arti di Ravenna; creando una rete sempre più fitta di realtà operanti sul territorio della Provincia di Ravenna, collegando la città di Ravenna, il mare e il forese.

“Breaking free”, 20 scatti di Sakher Almonem che è importante vedere

Dal 3 al 21 dicembre nella saletta di vicolo degli Ariani sarà visitabile la mostra fotografica gratuita di Forgotton children of war

Ajna Jusic
Ajna Jusić

La mostra è organizzata da Iscos Emilia-Romagna e assessorato alle Politiche e cultura di genere del Comune di Ravenna nel contesto Rassegna di eventi dedicata alla giornata internazionale contro la violenza sulle donne. L’allestimento sarà a cura di Senedin Hrnjica di ZDR in arrivo da Sarajevo. In considerazione dei temi trattati la visita è consigliata a un pubblico dai 15 anni in su.

L’inaugurazione è prevista alle 16.30 di domenica 3 dicembre nella sala Spadolini della Biblioteca Oriani, con gli interventi di Federica Moschini, assessora alle Politiche e cultura di genere; Francesco Marinelli, segretario generale Cisl Romagna; Alba Bonetti, presidente Amnesty Italia Ajna Jusić, presidente Zaboravljena Djeca Rata; Alen Muhić, Zaboravljena Djeca Rata, Andrea Cortesi e Tamara Cvetković, Iscos Emilia-Romagna.

Nata dagli attivisti dell’associazione Forgotten children of war (Zaboravljena djeca rata), “Breaking Free” trae ispirazione dalle storie di madri e dei loro bambini nati dagli stupri di guerra; è la storia di battaglie ignorate dalle istituzioni per moltissimi anni. Queste vicende, rimaste nell’ombra sotto il segno dello stigma e della discriminazione, con forza reclamano di uscire allo scoperto e di raccontare l’oscurità che hanno vissuto ed il contesto in cui si inseriscono: una società martoriata dai nazionalismi. Da diversi anni Iscos Emilia-Romagna sostiene le azioni di Zdr e promuove la mostra Breaking Free in Italia e in Europa.

L’esposizione si compone di 20 foto realizzate dall’artista franco-siriano Sakher Almonem, che Ajna Jusić, presidente dell’associazione Zaboravljena Djeca Rata, presenta in questi termini: “Ciò che noi consideriamo davvero importante e significativo di questa mostra, è che le nostre madri, comprese le donne che sono sopravvissute agli stupri durante la guerra, parleranno ad alta voce e invieranno, insieme ai bambini nati a causa della guerra, un messaggio comune. Per una società di eguali valori e non una società delle discriminazioni”.

L’associazione, il cui nome in italiano significa “i bambini dimenticati della guerra”, vuole far conoscere le storie dei bambini nati come conseguenza degli stupri di guerra e raccontare le terribili esperienze delle loro madri, per provare a liberarle dalle discriminazioni ed esercitare i loro diritti senza ostacoli. “Dal 1995 – spiega Andrea Cortesi di Iscos Emilia-Romagna, l’ong di cooperazione internazionale promossa dalla Cisl e attiva nei Balcani da oltre 20 anni  – con gli accordi di pace, la Bosnia Erzegovina ha vissuto un periodo di ‘pace fredda’: Una situazione pacificata, ma non pacifica. Sono ancora molte le sfide per rendere questa società più coesa ed equa, e nonostante lo sforzo di tante associazioni, la strada da percorrere è ancora lunga”.

A Sarajevo alcuni anni fa è nata la prima associazione di giovani nati dagli stupri di guerra degli anni ’90. Sono da poco trascorsi 30 anni dall’inizio della dissoluzione della Jugoslavia, con le cosiddette guerre balcaniche che hanno riportato in Europa, per la prima volta dalla fine della Seconda guerra mondiale, i campi di concentramento e le pulizie etniche. Dal 1995, con gli accordi di pace, la Bosnia Erzegovina ha vissuto un periodo di ‘pace fredda’: una situazione pacificata, ma non pacifica. Sono ancora molte le sfide per rendere questa società più coesa ed equa, e nonostante lo sforzo di tante associazioni, la strada da percorrere è ancora lunga.

Si stima che circa ventimila donne e uomini, maggiormente donne, siano stati violentate o abusate sessualmente durante la guerra (1992-1995). Oggi, le donne devono affrontare sistemi di protezione sociale complessi a causa delle differenze legislative tra le tre unità amministrative del paese: significa che le sopravvissute a violenze sessuali sono trattate in modo diverso a seconda del luogo in cui vivono, il che porta inevitabilmente a disuguaglianze e discriminazioni. La situazione per i loro bambini non è sempre migliore e, anche per loro, le complicazioni sono tante, senza contare che il peso dello stigma legato alla violenza sessuale è altrettanto forte per i bambini nati a causa della guerra.

Sono previste visite guidate per studenti delle scuole superiori di Ravenna e zone limitrofe su richiesta contattando almeno tre giorni prima  iscos.emiliaromagna@cisl.it / 3427410954.

La mostra è organizzata da Iscos Emilia-Romagna e assessorato alle Politiche e cultura di genere del Comune di Ravenna nel contesto della rassegna “Una società per relazioni”, in collaborazione con Cisl Romagna, Legacoop Romagna, Anolf Ravenna odv, Anteas Emilia-Romagna APS, Amnesty Emilia-Romagna e Gruppo scout Agesci San Mauro Pascoli e grazie al supporto operativo del Nucleo volontariato A.N.Carabinieri Ravenna e della Banca del tempo di Ravenna Aps.

Dal 3 al 21 dicembre nella saletta di vicolo degli Ariani 4/A; tutti i giorni dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19. Ingresso gratuito. Per informazioni: iscos.emiliaromagna@cisl.it / 051.256842

 

Il 4 dicembre è il 79° anniversario della liberazione di Ravenna

In quel giorno, nel 1944, la città fu liberata dal nazifascismo grazie all’operazione Teodora, condotta dalle truppe alleate e dai partigiani della 28ª Brigata Gap Mario Gordini

Ravenna2Le iniziative promosse per l’occasione dal Comune, con numerosi soggetti del territorio, prevedono per tutta la giornata, ma anche successivamente, momenti celebrativi, di riflessione, memoria e approfondimento storico – culturale.

Il primo appuntamento è quello del 4 dicembre alle 10.30 in piazza del Popolo, con la cerimonia di deposizione delle corone e l’omaggio alla lapide in memoria dei caduti della Seconda guerra mondiale, alla presenza del Picchetto d’onore militare e con l’esibizione della Banda musicale città di Ravenna.

Alle 11 al teatro Rasi verrà reso omaggio a Don Giovanni Minzoni nel centenario della morte. Sono previsti gli interventi del sindaco Michele de Pascale e di Albertina Soliani, presidente dell’Istituto Cervi di Gattatico e vice presidente nazionale dell’Anpi. Le ragazze e i ragazzi della scuola media Don Giovanni Minzoni, con la partecipazione dell’orchestra della scuola, proporranno la lettura “Vita di Don Minzoni”, una rappresentazione che trae ispirazione dai Diari ed è arricchita da brani musicali che accompagnano la narrazione. L’appuntamento è a cura di Ravenna Teatro in collaborazione con l’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Ravenna e provincia.

Alle 17.30 alla sala Spadolini della biblioteca Oriani si svolgerà un dialogo sul tema “Revisionismo e uso pubblico della storia”, alla presenza di Davide Conti, storico, e Daniela Padoan, presidente di Libertà e Giustizia. L’incontro sarà condotto da Stefano Kegljevic, in rappresentanza del Comitato in difesa della Costituzione di Ravenna, e preceduto dai saluti di Maria Paola Patuelli, del Coordinamento per la Democrazia costituzionale della provincia di Ravenna, e Fabio Sbaraglia, assessore alla Cultura. L’iniziativa è promossa da Comitato in difesa della Costituzione, Circolo Libertà e Giustizia e Coordinamento per la Democrazia costituzionale di Ravenna.

La giornata del 4 dicembre si concluderà alle 20 al teatro Socjale di Piangipane dove la compagnia Teatro dell’Orsa presenterà “Cuori di terra. Memoria per i sette fratelli Cervi”: progetto, ideazione e drammaturgia di Bernardino Bonzani e Monica Morini; ricerca e composizione musicale di Davide Bizzarri con Bernardino Bonzani e Monica Morini, in collaborazione con l’Istituto Alcide Cervi di Reggio Emilia (evento a pagamento promosso da Ravenna Teatro, info su www.ravennateatro.com)

Mercoledì 6 dicembre alle 20.30 alla sala Muratori della biblioteca Classense saranno proiettati filmati d’epoca realizzati durante la liberazione del territorio ravennate. L’appuntamento è organizzato nell’ambito della rassegna “L’Emilia-Romagna nelle riprese dimenticate dei cameramen alleati”, a cura di Marco Dalmonte e Candido Parrucci. Interverrà per i saluti istituzionali l’assessore alla Cultura Fabio Sbaraglia. L’iniziativa è promossa dall’associazione “Senio River 1944-1945”.

Arrivano in treno, ripartono in nave: da aprile oltre 20mila auto Bmw a Ravenna

Il presidente Sabadini parla del nuovo progetto della Sapir, in società con il colosso tedesco Ars Altmann. «Un valore aggiunto»

Bmw Terminal

L’esperimento pare ampiamente riuscito. E Ravenna ora può vantare un terminal “auto” dove da aprile a fine anno saranno passate oltre 20mila automobili. Il marchio è di quelli mondiali, quello del colosso tedesco Bmw.

Ne abbiamo parlato con Riccardo Sabadini, presidente di Sapir, società a maggioranza pubblica del porto di Ravenna che ha dato vita a una joint venture con un big della logistica, il tedesco Ars Altmann: ne è nata una vera e propria nuova società, Asia srl, che si occupa appunto di offrire servizi di logistica e trasporto integrati a favore di grandi brand automobilistici.

«Bmw in particolare ha avuto modo di vedere che dagli impegni siamo passati ai fatti» – commenta Sabadini, sottolineando come siano stati messi a disposizione i piazzali e le maestranze nei tempi utili, dando avvio concretamente al progetto in collaborazione con Bmw lo scorso aprile.

«Ora i treni con le auto arrivano quasi tutti i giorni e le navi specializzate partono 1-2 volte al mese», continua il presidente di Sapir, che sottolinea come si tratti di un progetto che ha dato concretezza a un’idea diffusa da tempo. «Che per arrivare nella penisola arabica, in India, nel Far East, quello di Ravenna possa essere un’ottima alternativa ai tradizionali grandi porti del Nord, risparmiando 5-6 giorni di navigazione e di conseguenza il costo dei noli. Non è stato facile far cambiare abitudini a un grande brand come Bmw – sottolinea Sabadini -, abbiamo dovuto offrire un prodotto in grado di garantire minor tempo e minor costo, ma di grande qualità». Per un progetto in grado di produrre un alto valore aggiunto per il porto di Ravenna. «Porta con sè una bella quota di lavoro, a partire dagli operatori aggiuntivi della Compagnia portuale e a quelli del terminal. Occuperà sempre più persone e creerà specializzazioni, perché non è certo immediato saper movimentare auto tra piazzali e grandi navi. E metteremo in campo anche nuovi servizi, ci occuperemo anche della sistemazione della auto, per esempio, per riparare piccoli difetti».

Per quanto riguarda lo sviluppo del porto più in generale, il presidente di Sapir sottolinea come il progetto Hub portuale, che il prossimo anno dovrebbero vedere un primo completamento, sia fondamentale per poter “giocare” ancora a certi livelli. «Senza l’adeguamento dei fondali non avremmo più potuto puntare sui container, che rappresentano il 52 percento del traffico mondiale, è bene ricordarlo. Senza una nuova infrastruttura, pian piano questo settore a Ravenna sarebbe andato ad azzerarsi, perché le navi che se ne occupano sono sempre più grandi».

E che fine ha fatto l’ipotesi di dividere l’attività immobiliare di Sapir da quella terminalistica? «Grazie alla riorganizzazione di questi anni, oggi i soci hanno di fronte un quadro chiaro della situazione, con le due business unit differenziate, potranno decidere cosa fare». Il tema è quello del controllo pubblico: secondo alcuni osservatori sarebbe necessaria l’uscita del Comune e degli altri enti pubblici dal gruppo dei soci, mettendo sul mercato le quote della società.

La fondatrice della Surgital premiata a Milano come “imprenditrice dell’anno”

RomanaTamburini

Da sfoglina a signora della pasta fresca made in Romagna, fino a vincitrice del premio “L’Imprenditore dell’Anno” nella categoria “Tradizione Italiana”: Romana Tamburini, presidente di Surgital Spa, ha ricevuto il prestigioso riconoscimento Ey (precedentemente noto come Ernst & Young, network mondiale con sede a Londra) durante la cerimonia che si è tenuta a Milano nella serata dello scorso 29 novembre a Palazzo Mezzanotte. Il premio, da 25 anni, mette in luce le figure imprenditoriali che con impegno e creatività hanno contribuito alla crescita del Paese.

Selezionata tra molte candidature, a convincere la giuria, e con un giudizio unanime, è la storia di una donna che ha saputo coniugare l’amore per la sua terra e per il buon cibo alla capacità di generare valore economico e sociale per l’azienda da lei fondata e per il territorio. La storia di Romana Tamburini racconta di una imprenditrice che ha saputo superare le convenzioni di un tempo, avviando nel 1980 un laboratorio artigianale di tortellini di 45 mq a Lavezzola, piccola località della provincia di Ravenna. Qui, insieme al marito Edoardo Bacchini, con cui sigla un sodalizio personale e professionale che ancora continua, mette a frutto le sue capacità manageriali.

«Ricevo con grande piacere e orgoglio questo premio che la giuria EY ha voluto assegnarmi quale riconoscimento alla mia storia personale di imprenditrice augurandomi possa essere di stimolo per le nuove generazioni. – ha dichiarato Romana Tamburini  – e non solo, lo ritengo particolarmente significativo poiché rende onore alla tradizione italiana, valore su cui ho fondato la mia azienda, di cui mi sono sempre sentita interprete, insieme alla mia famiglia e a tutti i miei collaboratori. Un bene prezioso che ci rende unici e distintivi nel mondo e che siamo chiamati a custodire, tutelare e mantenere, insieme allo sguardo costantemente rivolto al futuro».

Nel 1990 nasce Laboratorio Tortellini SRL, primo insediamento industriale di 1.000 mq di superficie produttiva e, a seguire, nel 1995, Surgital che, controllata interamente dalla famiglia Bacchini, diventa in pochi anni la prima azienda italiana produttrice di pasta fresca surgelata, grazie alla intuizione avuta con il marito nell’utilizzare il conservante più naturale che c’è: il freddo. Tecnologia unica e all’avanguardia che le ha permesso di entrare nelle cucine di tutto il mondo e conquistare i mercati internazionali esportando in 60 Paesi nel mondo.

Allerta meteo rossa per vento in quattro comuni della provincia di Ravenna

Allerta rossa anche in provincia di Ravenna per la giornata di domani, sabato 2 dicembre. Forte criticità per il vento, attese forti raffiche sulla fascia appenninica centro-orientale. Sulle coste, atteso al largo mare agitato con possibili localizzati fenomeni di ingressione marina ed erosione del litorale sulla costa ferrarese.

In particolare, in provincia di Ravenna l’allerta rossa per vento sarà in vigore nei comuni di Brisighella, Casola Valsenio, Castel Bolognese e Riolo Terme. “Solo” arancione a Faenza, Russi, Ravenna e Cervia; gialla sul resto della provincia.

Questo quanto previsto dal nuovo bollettino emesso dall‘Agenzia per la Sicurezza territoriale e la Protezione civile, sulla base dei dati previsionali di Arpae.

A Ravenna nel 2023 oltre 300 multe per chi “sbaglia” a buttare i rifiuti

Grazie alle telecamere e, dalla scorsa estate, anche agli accertatori di Hera. Differenziata al 75 percento

rifiuti abbandonati

Dall’inizio dell’anno sono oltre 300 le multe per errata raccolta differenziate dei rifiuti elevate dalla Polizia locale (sia in alcune vie della città di Ravenna che in tutto il forese da Lido di Dante, Lido Adriano a Ghibullo) grazie alle 10 fototrappole e alla telecamera, collocate a rotazione su una cinquantina di postazioni fisse in base alle segnalazioni dei vigili.

Inoltre, dall’inizio dell’estate a contestare le violazioni a chi non rispetta le regole della raccolta differenziata o a chi abbandona i rifiuti sono operativi su tutto il territorio comunale anche 7 agenti accertatori, nominati dal sindaco del Comune di Ravenna e opportunamente formati da Hera, ai sensi del regolamento Atersir. Sono 39 i verbali effettuati dagli agenti accertatori: nello specifico, 3 nel forese, 7 nei lidi, 6 nei quartieri di frangia (Classe, Ponte Nuovo e Borgo Montone) e 23 nel resto di Ravenna città. Le violazioni vengono contestate in flagranza, con sanzioni amministrative che vanno da 104 a 400 euro ciascuna, più spese di notifica. Sul totale dei verbali, 10 hanno riguardato attività economiche, mentre 27 sono stati notificati a utenze domestiche, sanzionate principalmente per abbandoni. Le violazioni accertate hanno riguardato diversi articoli del regolamento Atersir e dell’Ordinanza Comunale: 22 verbali per abbandono di materiale, 17 per esposizione dei contenitori errata, per esempio in giornate o in orari diversi da quelli specificati da calendario di raccolta.

«I comportamenti scorretti nella gestione dei rifiuti non solo producono impatto sul territorio, ma soprattutto sviliscono gli sforzi che la stragrande maggioranza della comunità ravennate sta mettendo in campo e che hanno portato la raccolta differenziata dal 55% al 75% nel giro di quattro anni – sostengono il sindaco Michele de Pascale e l’assessore alla transizione ecologica Gianandrea Baroncini -. Per questo oltre a un lavoro culturale di sensibilizzazione, andiamo anche a rafforzare gli strumenti di controllo e sanzione».

Dal «tramonto» del Pd alla fine «grottesca» del Terzo Polo: «Ora la “demopraticità”»

Matteo Casadio è stato tra i fondatori dei dem e ora pubblica un manifesto politico che conia un nuovo termine
Pronto per un movimento alle Comunali 2024? «Metto in circolo idee, aiuterò volentieri chi le condivide»

CasadioCon un passato politico in prima fila tra i cattolici del Pd, per cui è stato anche consigliere e assessore comunale, Matteo Casadio, oggi 57 anni, ha scritto e pubblicato online una sorta di manifesto politico articolato che affronta, dal suo punto di vista, numerose criticità che attraversano l’Italia del 2023. Posizioni riformiste che non si riconoscono né nell’attuale Pd, di cui pure Casadio è stato un fondatore, né tantomeno nella destra di governo, entrambi in qualche modo accusati, di fatto, di un conservatorismo innanzitutto generazionale. E, forse unico, Casadio rivendica la stagione di riforme di Matteo Renzi, pur non riconoscendosi oggi nel soggetto politico fondato dall’ex premier. L’autore cerca in realtà di delinare una posizione alternativa a quella in campo, invocando una nuova politica “generativa” come già si intuisce dal titolo: Cattolico demopratico.

Casadio, innanzitutto, ci dà una definizione di questo termine, “demopratico”?
«La democrazia si difende non solo a parole e va alimentata. Vorrei scongiurare il rischio che i cattolici in politica, invece, siano visti solo come quelli che si limitano ad evocare principi senza mai prendere posizione oppure che non hanno idee se non quelle “dettate” dalla Chiesa o che stanno al “Centro” solo per stare con il miglior offerente. La “demopraticità” invece è mettersi insieme ad altri dalla parte delle riforme, avere il coraggio di prendere posizione, senza paura, prendersi qualche rischio pur di promuovere idee di cambiamento a volte anche radicale, anche se non sta bene alla Meloni o ai sindacati». 

Il suo testo è continuamente attraversato dal tema generazionale. A un certo punto scrive: “Siamo la generazione più fortunata di sempre e pensiamo di essere bravi”. E però dice anche che per i giovani la piazza è un boomerang. Come e dove oggi i ragazzi possono trovare spazi per la politica attiva?
«Se i giovani non si interessano della politica non è perché non hanno passione, ma è perché la politica di noi adulti non si interessa di loro, perché parla solo dei propri problemi: la sicurezza, le pensioni, i diritti acquisiti. Li costringiamo a dipendere da noi adulti, dai nostri problemi e dalle nostre paure. Gli spazi per la politica attiva si creano se si parla di loro oppure se sono loro che se li creano, visto che hanno, più di noi, il senso delle sfide collettive, nonostante noi gli abbiamo lasciato in eredità una società dominata dall’interesse personale o di parte».

Tra le tante riforme che auspica c’è anche quella istituzionale. Lei si dice favorevole all’elezione diretta del presidente del Consiglio. Cosa ne pensa della proposta dell’attuale governo?
«A me interessa il principio. Io auspico riforme che rendano le nostre istituzioni più efficienti e quindi più credibili e la prima dovrebbe essere l’eliminazione del bicameralismo perfetto, perché oggi le leggi sono fatte e scritte male e spesso in contraddizione tra loro perché la procedura è complicatissima: la legge è incerta per tutti. Allo stesso modo, l’elezione diretta del Premier, insieme ad una legge elettorale maggioritaria, chiariscono le responsabilità della politica che oggi, invece, le scansa tutte, perché la colpa è sempre di altri. Fa un po’ senso vedere la destra impegnata in questi discorsi, dopo averli visti tutti schierati contro, insieme alla sinistra, nel referendum del 2016».

Nel libro sostiene che non c’è un rischio di ritorno al fascismo e anzi la politica sui rigurgiti fascisti è un regalo sontuoso alla destra. Ma siamo sicuri che i giovani di cui tanto parla siano consapevoli oggi di cosa sia stato davvero il fascismo in Italia?
«Oggi secondo me è così. Ma, in realtà, nel libretto aggiungo, con molta chiarezza, che oggi il pericolo vero nasce dal vedere un sacco di persone titolari di posizioni istituzionali di rilievo che hanno comportamenti inaccettabili che screditano le istituzioni. A me interessa che i giovani imparino, più di noi adulti, ad avere rispetto delle istituzioni e denunciare quei comportamenti, perché solo la credibilità delle nostre istituzioni garantisce la qualità della democrazia. Io dei vari Santanchè, Lollobrigida, Sgarbi, Salvini, Donzelli, La Russa e di tanti altri sono stanco e non li vorrei più vedere in quei ruoli, perché poi anche i cittadini si abituano al fatto che ognuno può dire e fare quello che vuole e così i rischi aumentano».

La sua ricetta economica e di riforme ricorda, come lei stesso risconosce, molte proposte di Renzi, a cominciare dalla flessibilità sul lavoro per ridurre il mismatch del mercato del lavoro, solo per fare un esempio. Ma queste soluzioni non hanno di fatto già fallito il loro obiettivo? Lo vediamo oggi, sempre più giovani poveri, sempre più famiglie in difficoltà economica, sempre meno garanzie sul lavoro…
«Non è la mia ricetta economica e nemmeno quella di Renzi, ormai è chiaro per molti. Il mercato del lavoro è la principale causa dell’arretramento delle condizioni di vita di chi ha meno di 50 anni, in Italia, questo perché lo Stato si era impegnato a dare in passato un sistema di garanzie che in realtà non sarebbero più sostenibili. La politica, a destra come a sinistra, ha lasciato così i giovani in braghe di tela, perché solo loro, i nuovi arrivati nel mondo del lavoro, sono costretti ad accettare la spietata competizione che caratterizza le dinamiche del mercato del lavoro che, ai nostri tempi, non esisteva. Ciò che ha fallito è la politica voluta da tutti in questi decenni: contratti di una volta per chi è già arrivato e contrattini per tutti gli altri, i giovani. I dati del triennio del famoso Jobs Act, dicono, invece, che l’aumento di assunzioni del 50 percento, con un aumento mai più registrato di assunzioni a tempo indeterminato, corrisponde a un numero molto più grande rispetto all’aumento dei licenziamenti del 50 percento e che l’occupazione totale è aumentata».

A più riprese spiega che ormai il progetto del Pd è definitivamente tramontato e auspica la nascita di liste civiche territoriali che possano poi dar vita a un grande partito riformista né di destra né di sinistra. Perché la sua idea dovrebbe avere più successo di Italia Viva e Azione o del cosiddetto Terzo Polo? Non c’è in realtà già un affollarsi di soggetti in quell’area?
«Purtroppo Calenda e Renzi hanno fatto tramontare anche il progetto del Terzo Polo, protagonisti di una vicenda che ha del grottesco. È chiaro che la loro smania di protagonismo prevale sulla prospettiva politica che pure era interessante, grazie al loro indubbio istinto riformista e anche chi, nei loro partiti, aveva intuito la forza del progetto, si è dovuto rassegnare. Mi dica lei con quale spirito uno, ad esempio come me, si deve mettere a scegliere tra Renzi e Calenda visto che dicono e pensano le stesse cose, sono stati i protagonisti del governo più riformista degli ultimi 30 anni e ora si comportano come i bambini di un asilo. Oppure mi dovrei andare a perdere in tutta quella galassia di vecchi e nuovi centrini promossi da ex parlamentari che magari lo fanno per provare a garantirsi un posto in qualche prossima elezione?».

Lei dice che anche a livello locale i “cattolici demopratici” potrebbe avanzare proposte e incidere sulle politiche. Nel 2024 ci saranno le elezioni in molti comuni delle provincie e per le Europee (dove lei vorrebbe candidati under 50). Dobbiamo aspettarci qualche nuovo simbolo?
«Non mi interessano i simboli alle elezioni. Spero che nascano associazioni e iniziative che incomincino ad aggregare non solo cattolici, ma persone, esperienze, idee e proposte innovative nel segno delle riforme anche a livello locale: per trasformare il welfare dei servizi in quello delle relazioni, per promuovere una nuova cultura del costruire e dell’abitare e del riqualificare, per la gestione collettiva di bisogni sociali, per sollecitare la sperimentazione di nuove soluzioni nella programmazione dei servizi sanitari più delicati e sofferenti dal punto di vista organizzativo nel segno di una maggiore collaborazione tra le varie categorie di medici, per migliorare i rapporti tra scuola e mondo dell’impresa e coinvolgere dirigenti e docenti scolastici in un approccio pioneristico all’orientamento e alle competenze trasversali per una didattica che valorizzi i ragazzi anche per quello che sono e non solo per quello che sanno». 

Questo suo manifesto, prelude a un suo ritorno alla politica attiva a livello locale? L’attuale sindaco De Pascale non si ricandiderà alla fine del secondo mandato…
«Nella vita ci sono gerarchie: in questi anni le mie priorità sono state tornare al mio lavoro a Bologna per non essere un peso per la politica, la famiglia e tornare a fare attività in parrocchia dove faccio l’animatore di un gruppo fantastico di giovani. Ormai ci siamo abituati a pensare che se uno mette in circolo idee, lo fa solo per fare “carriera” e quindi ci si mette tutti l’elmetto in testa per difendersi. Mi è già capitato in occasione dell’altro libretto su Ravenna, Capitale dei talenti. Ma se a sostegno di questa nuova cultura politica si aggregheranno, anche a livello locale, persone nuove e desiderose di dare il loro contributo disinteressato e senza pregiudizi, saranno loro a sollecitare la necessità di dare rappresentanza a ciò che oggi non è rappresentato e io darò volentieri una mano».

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