venerdì
22 Agosto 2025

In vetrina al Meet di Milano il progetto Dare sulla rigenerazione della Darsena

Dare MilanoCon l’iniziativa del 13 dicembre, il Meet di Milano, Centro di Arte e Cultura Digitale fondato da Maria Grazie Mattei, ha ospitato l’evento “Rigenerazione Urbana Reale con il Digitale” conclusivo del progetto Uia-Dare che, sotto il coordinamento del Comune di Ravenna, ha sviluppato un nuovo approccio alla rigenerazione urbana supportata, appunto, dal digitale (info su https://www.darsenaravenna.it/)

Si è trattato di una giornata non solo di “presentazione degli esiti del progetto” ma, ancor di più, di condivisione dedicata a idee, metodi e strumenti digitali per la rigenerazione urbana sviluppati e testati dal Comune di Ravenna e dagli 11 partner del progetto per la rigenerazione del quartiere Darsena unico progetto Uia italiano approvato in ambito Digital Transition.

«Un momento emozionante – ha detto l’assessora Federica Del Conte, che ha aperto i lavori – perché arriviamo alla conclusione d’un percorso iniziato nel 2019 che ha coinciso con la pandemia che ha convinto a sviluppare ancor di più il digitale. Abbiamo – ha proseguito l’assessora – sperimentato queste nuove forme di rigenerazione urbana utilizzando tutte le strumentazioni che il digitale ci mette a disposizione. Lo abbiamo fatto cercando di non perdere il valore che è rappresentato dalle persone, dai nostri cittadini intesi come persone che vivono questo quartiere. Un quartiere simbolo, laboratorio dove esistono aree abbandonate da tempo che devono trovare vita con nuovi utilizzi: passando da attività produttive a luogo di città, di residenza, di spazi pubblici. Il progetto Dare: ha narrato il quartiere; ha promosso forme di partecipazione accanto ad azioni formative e informative e ha costruito una Rete di cittadini, promotori di progetti di rigenerazione, proprietari di aree, Amministrazione comunale utile per future collaborazioni. Un percorso, insomma, che dovrà continuare a vivere rafforzando la Rete e l’azione di concerto tra Pubblico e Privato».

Inoltre, l’assessore Igor Gallonetto ha aggiunto che «con il progetto Dare il comune di Ravenna, insieme al partenariato, ha avuto il coraggio di osare soluzioni innovative, mai prima tentate, per offrire al territorio una migliore qualità della vita, attivando sinergie inedite e accettando la sfida posta a livello mondiale dalla transizione digitale. Abbiamo creato il portale della rigenerazione urbana della darsena che terremo in vita in modo che diventi sempre più un punto di riferimento per la conoscenza del quartiere e delle sue trasformazioni, per la cittadinanza, per la pubblica amministrazione, e che sia una vetrina e una fonte di informazioni e strumenti di supporto per promuovere il quartiere anche verso potenziali imprenditori e investitori intenzionati a contribuire alla rigenerazione».

Videomapping e caro bollette, Ancisi (LpRa): «Il Comune spende oltre 55mila euro»

Senza considerare le spese dell’energia elettrica e i costi indiretti della macchina comunale

Bernabini San FrancescoParte oggi (17 dicembre), come annunciato, il videomapping sulla basilica di San Francesco, in centro a Ravenna, in occasione delle feste natalizie.

E il decano dell’opposizione, il consigliere comunale Alvaro Ancisi di Lista per Ravenna, coglie l’occasione per ricordare ai cittadini quanto costano le videoproiezioni alle casse comunali. Facendo notare come fino a pochi giorni fa fosse in vigore una limitazione dell’accensione della pubblica illuminazione al fine di risparmiare in questi mesi di caro energia.

«Impossibile reperire dagli atti della Giunta quanta energia elettrica e quale suo costo pubblico si sarebbero potuti risparmiare lasciando San Francesco nella sua sobrietà – commenta Ancisi -. Dagli atti mi è stato invece possibile ricavare i costi vivi da pagare a terzi per questo solo videomapping. I terzi, già letti in passato, sono: Neo Visual Project di Andrea Bernabini, “per la replica del video mapping sulla Basilica […] poiché detentore della proprietà intellettuale […] e realizzatore dello spettacolo per il 2021” = 6.710 euro; Visual Technology srl, “per il noleggio e installazione degli apparati necessari per realizzare la proiezione” = 45.140 euro; Lotti & Partners Studio Tecnico Associato, “per la redazione di documentazione necessaria per l’installazione delle apparecchiatura e strutture necessarie per la proiezione” = 3,486 euro. Totale 55.338 euro».

«Aggiungendo a forfait conclude Ancisi – un ragionevole 20% per i costi indiretti della macchina comunale (il personale dei vari servizi coinvolti, il fitto figurativo per i locali impegnati, le stampe della tipografia interna, l’informazione pubblica, le spese generali per telefoni, poste, trasporti, utenze, materiali, mezzi e attrezzature d’ufficio, eccetera), si arriva, con cifra tonda, a 66.400 euro, costo della luce incognito».

Più trattorie romagnole per combattere il degrado culturale delle recensioni sul web

Trattoria Cervo PremilcuoreA volte mi capita di non voler entrare in un ristorante che ha un punteggio troppo alto su Tripadvisor. È il risultato di un processo finale molto lungo e doloroso, in cui i portali di rating si sono trasformati da utili risorse per discernere il modo in cui si mangia a principale agente di distruzione della cultura culinaria regionale.

Prendiamo la tipica trattoria romagnola, ovvero la più alta e nobile espressione del cibo sul pianeta. Le sue caratteristiche base: apri la porta d’ingresso ed entri dritto negli anni settanta (arredamento, illuminazione a lampadario, quadri alle pareti). Ti siedi al tavolo, arriva un cameriere con un vestito messo peggio di quello della cuoca, ti dice cosa c’è nel menu (tre minestre, tre secondi, due contorni) e tu ordini. L’alternativa tecnologica è che ti porge una fotocopia unta del menu dentro una bustina di plastica usurata. Il vino arriva in una bottiglia smarcata, sangiovese di qualità altalenante tra punte di splendore assoluto e abissi di disgusto. Mangi, bevi, ascolti le chiacchiere delle persone al tavolo vicino, quasi sempre ultrasettantenni e vestite a festa (l’argomento più caldo dell’ultimo biennio: i danni irreversibili del 110% sulla quiete del quartiere), paghi ed esci. Agli occhi del tipico utente di un portale tipo Tripadvisor questa trattoria si becca 2 o 3 stelle su 5. «Il ristorante ha bisogno di qualche ammodernamento, pochissima scelta nel menu, carta dei vini inesistente!!!, non accettano variazioni, ho chiesto il pecorino al posto della forma e lo chef è uscito dalla cucina per parlarmi, aveva in mano un coltello e alla fine il POS non accettava il circuito Maestro. PS FATE QUALCHE LEZIONE D’ITALIANO AL CAMERIERE, chiama “minestre” anche la pastasciutta, non capivamo niente».

È molto più facile che si becchi un buon punteggio il classico ristorante medio-medio, strutturatissimo, con un menu sterminato (spesso con le foto accanto ai piatti), la capacità di servire 450 coperti e tanta flessibilità, prezzi non eccessivi eccetera. Quelli che io chiamo i carnai, quelli che potenzialmente possono ospitare matrimoni e battesimi: vanno bene quando sei per strada e devi riempire la pancia.

O in alternativa i ristoranti con un forte concetto filosofico dietro, quelli in cui assieme ai passatelli asciutti ti vengono venduti un’esperienza e il privilegio di partecipare alla visione dell* chef. Non voglio fare l’hater: molti di questi ristoranti sono eccezionali e mi hanno salvato la vita. Ma sono comunque il frutto di un’evoluzione del gusto, dell’imporsi di questo populismo finto-classista da intenditori di tutto, e di questo passo la trattoria romagnola dura e pura è diventata una sorta di rarità, soprattutto nei centri delle città: resistono stoicamente alcuni posti che hanno investito migliaia di euro in opere di rebranding selvaggio per vendere la tradizione romagnola acchittando il posto con le pietre a vista, i quadri col fante di danara alle pareti e il telaio di un carretto esposto a far design, quella che io chiamo sindrome di Santarcangelo, e qualche eroe di età avanzata che ha comprato i muri del ristorante e può permettersi di mandarlo a morire di morte naturale.

Resiste, naturalmente, la periferia, in cui Tripadvisor ha ancora un potere d’influenza piuttosto limitato. Soprattutto la collina, e penso soprattutto a quella di cui sono originario, la valle del Savio, in cui un pugno di pionieri continua ad ospitare settimanalmente famiglie patriarcali che hanno un tavolo riservato da quando al Quirinale c’era Giuseppe Saragat. Le quali naturalmente sono i veri posti nei quali l’esperienza e la visione sono più intensi e catartici, e non vengono nemmeno caricati nello scontrino.

E quindi io dico: torniamoci, torniamoci più spesso, esigiamo più trattorie romagnole dalla nostra vita, parliamone alle persone a cui vogliamo bene. Poi OK, magari andarci da vegetariani non è semplicissimo, questo devo concedervelo, ma in molti hanno sbattuto col muso con l’evidenza che in una tavolata di under-55 ci possano essere due o tre vegetariani, e iniziato a considerare che un sugo alle melanzane non sia necessariamente un assalto alla mascolinità del posto o un insulto alla memoria del Passatore.

Cesenate trapiantato a Ravenna, Francesco Farabegoli scrive o ha scritto su riviste nazionali, musicali e non, come Vice, Rumore, Esquire, Prismo, Il tascabile, Not. 

Un cortometraggio e un videogame contro alcol e droghe alla guida

In arrivo in provincia 328mila euro dal Governo. Serviranno anche per acquistare etilometri di nuova generazione

Etilometro Vigili UrbaniPrevenire e ridurre gli incidenti stradali legati all’assunzione di alcol e sostanze stupefacenti è l’obiettivo di un progetto – presentato dalla Polizia Locale del Comune di Ravenna quale soggetto capofila, ma che vede la partecipazione di moltissime realtà di tutta la provincia – al quale il Dipartimento per le politiche antidroga della Presidenza del consiglio dei ministri ha riconosciuto un finanziamento di 328.500 euro.

Gli altri partner del progetto sono: Regione Emilia-Romagna – Osservatorio sulla sicurezza stradale, Unioni dei Comuni della Bassa Romagna e della Romagna Faentina, Comuni di Cervia e Russi, Provincia di Ravenna, Ausl della Romagna – Servizio dipendenze patologiche di Ravenna.

Il progetto, dal titolo “Troppo tardi per tornare indietro”, prevede tra l’altro la realizzazione di un cortometraggio, di un videogame e l’acquisto di etilometri di nuova generazione da assegnare a tutti gli organi di polizia stradale del territorio, comprese le Forze di Polizia dello Stato. In particolare si è pensato alla realizzazione di un videogame e di un cortometraggio per coinvolgere i ragazzi utilizzando strumenti e linguaggi a loro congeniali.

Un’altra azione di coinvolgimento sarà portata avanti, con la collaborazione del Servizio dipendenze patologiche di Ravenna, realizzando momenti informativi direttamente nei luoghi più frequentati dai giovani, dove potranno essere distribuiti gadget quali etilometri monouso e materiale informativo. Previsti anche almeno cinque incontri nelle scuole superiori di tutto il territorio provinciale.

Il contributo ottenuto, che coprirà l’intera realizzazione del progetto, fa parte del “Fondo contro l’incidentalità notturna”, alimentato dagli importi delle sanzioni amministrative irrogate nelle ore notturne e nelle ipotesi di guida in stato di alterazione psicofisica per uso di sostanze stupefacenti o sotto l’influenza di alcol, le cui risorse devono essere utilizzate proprio per la promozione, il coordinamento e il monitoraggio di attività di prevenzione, sperimentazione e contrasto dell’incidentalità stradale legata all’uso di sostanze alcoliche e stupefacenti.

Apre il presepe di Villa Prati. Ogni anno oltre 5mila visitatori da tutta la regione

Tra le novità una sezione in cui scoprire l’arte di muovere le statue tramite leve azionate da vecchie ruote di bicicletta

Presepe Villa Prati Notte 3Apre al pubblico domenica 18 dicembre con nuovi allestimenti il presepe animato meccanicamente di Villa Prati di Bagnacavallo, tra i più attesi della provincia.

Visitato mediamente ogni anno da oltre cinquemila persone provenienti da tutta la regione, il presepe – realizzato principalmente con materiale di recupero su una superficie di oltre 70 metri quadrati – si presenta con una scenografia rinnovata che ricrea un paesaggio studiato fin nei minimi particolari.
Per l’illuminazione dei diorami sono state utilizzate esclusivamente lampade e strisce led: ciò ha permesso oltre a un abbattimento dei consumi energetici di ottenere un’illuminazione molto suggestiva con variazioni dei colori di alba e tramonto tramite controlli computerizzati.
Tra le novità, nel diorama principale è stato inserito un movimento con lavandaie intente a lavare i panni e i vestiti che sventolano.

Quest’anno poi accanto al presepe trovano spazio un’esposizione di immagini della Sacra Famiglia “dalle case dei nostri nonni” e la sezione “L’arte delle leve” nella quale il visitatore, grazie a meccanismi non più in uso nel presepe, può prendere visione dell’arte di muovere le statue tramite leve azionate da vecchie ruote di bicicletta fatte girare da motorini di tergicristallo di recupero.

Il presepe e gli altri allestimenti, curati dall’associazione Amici del Presepe, saranno visitabili dal 18 dicembre al 15 gennaio nei seguenti orari: festivi dal 18 dicembre al 15 gennaio: 14.30-19; feriali dal 27 dicembre al 7 gennaio: 14.30-17.30.

Le ex scuole elementari di Villa Prati sono in via Sinistra Canale Inferiore 67.

Morte Mihajlovic, il ricordo di Raimondo e Valdifiori: «Non ti dimenticheremo mai»

Il giovane attaccante del Bologna aveva debuttato grazie al mister Serbo, con cui l’esperto centrocampista della Vis Pesaro ha invece vissuto due stagioni al Torino

Raimondo Miha
Raimondo con Mihajlovic

«Addio mister, ti ringrazio per tutto quello che hai fatto per me, non ti dimenticherò mai». Così il 18enne ravennate Antonio Raimondo, centravanti del Bologna, ha ricordato sui social il suo ex allenatore, Sinisa Mihajlovic, che in queste ore sta piangendo tutto il mondo del calcio, e non solo.

Mihajlovic l’anno scorso aveva fatto debuttare in serie A a soli 17 anni Raimondo, tra l’altro proprio in questi giorni convocato per la prima volta in Nazionale maggiore da Roberto Mancini per uno stage dedicato ai giovani talenti italiani.

Valdifiori Torino
Mirko Valdifiori (il secondo da destra) ai tempi del Torino

Ma c’è un altro calciatore ravennate che ha condiviso un pezzo della sua carriera con l’ex calciatore e allenatore serbo. Si tratta del russiano Mirko Valdifiori, 36 anni, da poche settimane alla Vis Pesaro in serie C, che con Mihajlovic ha vissuto due stagioni in maglia granata (la seconda però solo fino a gennaio, quando il mister venne esonerato), al Torino in serie A.

«L’ho scoperto in pullman insieme ai miei compagni e mi si è gelato il sangue – ci racconta al telefono Valdifiori -. Dopo l’esonero di Bologna pensavo si stesse riprendendo e invece questa notizia è stato come un contraccolpo. Dopo Torino mi era capitato di sentirlo e vederlo, anche da avversario, ci mandavamo gli auguri, gli ho scritto quando è diventato nonno, quando stava affrontando la malattia: era rimasto un bel rapporto, anche con i suoi collaboratori. Condoglianze a loro e a tutta la sua famiglia».

«Oltre a un grande allenatore, come ha dimostrato di essere – continua Valdifiori ricordando la figura del suo ex mister – Sinisa era un uomo vero: sincero, leale, che ti diceva le cose in faccia, nel bene o nel male, riuscendo a farti tirar fuori il meglio. In campo voleva gente che si prendeva responsabilità. Lui tirava fuori gli artigli, ma era sempre il primo a difendere i suoi giocatori. Era un uomo duro, tosto, ma quando c’era da gioire era sempre il primo a ridere e scherzare. In un mondo del calcio in cui ci sono anche falsità e ipocrisia, lui era all’opposto. E di fronte a questa malattia non ha mai mollato, è stato sempre vicino ai suoi ragazzi. Anche nelle difficoltà è stato un esempio, un maestro da seguire. Mi porterò dentro il cuore il suo ricordo per tutta la vita».

 

Esposti alla Classense i “disegni e volumi di una costumista Ravennate”

Inaugurata una rassegna dedicata all’artista di scena Emma Calderini, che ebbe grande successo tra gli anni ’30 e ’60. Resterà aperta al pubblico fino all’8 marzo

Calderini Costume Di ScenaInaugurata alla biblioteca Classense (Corridoio Grande) la mostra “Emma Calderini. Storie di lana, seta e crinoline. Disegni e volumi di una costumista ravennate tra teatro, cinema e tv”. La mostra presenta al pubblico un nucleo di disegni di costumi storici conservati in Classense e realizzati dalla raffinata artista di scena Emma Calderini (1899-1975), costumista e storica del costume.

L’esposizione è anche occasione per ricostruire la figura di un’artista ravennate che ebbe grande successo tra gli anni Trenta e Sessanta; da Ravenna, dove frequentò l’Accademia ed ebbe come maestro Giovanni Guerrini, si trasferì a Milano: qui lavorò per riviste e case di moda prima di dedicarsi allo spettacolo come costumista. Fra gli altri, Ettore Romagnoli, Anton Giulio Bragaglia, Enzo Ferrieri, Sandro Bolchi le chiesero di collaborare alle rappresentazioni teatrali, cinematografiche o televisive che diressero.

Emma Calderini Ritratto
Un ritratto di Emma Calderini

Emma Calderini produsse centinaia di bozzetti, schizzi e disegni che sono custoditi in varie istituzioni italiane, dalla Raccolta Bertarelli di Milano, alla Galleria d’Arte Moderna di Roma, alla Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori di Milano e che, soprattutto, confermano le sue capacità creative ma anche il suo rigore filologico, testimoniato soprattutto nelle sue opere edite, anch’esse esposte in mostra: Il costume popolare in Italia (1934), volume pubblicato sotto gli auspici di Corrado Ricci e Aldo Spallicci, e Acconciature antiche e moderne (1962).

La mostra resterà aperta fino all’8 marzo. Orari: lunedì dalle 14 alle 19; da martedì a sabato dalle 9 alle 18.30.

Una mostra fotografica per celebrare il distretto Upstream ravennate di Eni

182ad45b 063c 42d6 Bc75 881e933dd8adEni ha inaugurato nei giorni scorsi la mostra fotografica “70 anni e oltre. Il Distretto Upstream di Ravenna, la sua storia, il suo futuro” aperta al pubblico gratuitamente fino al 27 dicembre ai Chiostri Francescani di via Dante.

Eni 70 Oltre
Una foto di Coralie Maneri in mostra

Tanti gli scatti che compongono l’allestimento, in gran parte provenienti dal patrimonio dell’Archivio Storico di Eni e dall’Associazione Pionieri e Veterani Eni, per celebrare i 70 anni dalla nascita del Distretto Upstream: un viaggio per immagini che parte del passato, ma vuole essere di ispirazione anche per il futuro, scrivono da Eni…

Vandali al campo da calcio: distrutti cartelloni su fair play e cultura sportiva

Solidarietà della Figc al Low Ponte

Low PonteAnche la delegazione provinciale della Figc ha esprime «solidarietà e vicinanza» alla società Low Ponte per l’atto vandalico subìto la scorsa settimana.

Nella serata del 9 dicembre, infatti, sono stati distrutti diversi cartelloni affissi al centro sportivo di Ponte Nuovo con l’obiettivo di promuovere il fair play, invitando atleti e genitori a rispettare arbitri, tecnici, figli e più in generale le buone maniere anche fuori dal campo.

«Un episodio da stigmatizzare – commentano dalla Federazione – e che non ha nulla a che vedere con i valori del calcio, vero centro del nostro movimento».

La società ha presentato denuncia contro ignoti.

Il segretario Pd e Vasco Errani a confronto su come “ridare senso alla sinistra”

Il 21 dicembre un dibattito a Campiano

Vasco Errani
Vasco Errani

Mercoledì 21 dicembre, alle 20.30 a Campiano alla sala “Le dune”, si svolgerà un confronto sul tema “Ridare senso alla sinistra” con la partecipazione di Alessandro Barattoni, Segretario provinciale del Pd e Vasco Errani, già Presidente della Regione ed ex Senatore.

L’iniziativa è promossa da Fondazione Bella Ciao e Associazione Aurora che, «nel quadro della loro missione culturale e politica – si legge in una nota dei promotori -, intendono dare un contributo propositivo al dibattito in corso sul futuro della sinistra dopo la sconfitta elettorale del 25 settembre».

Il confronto del prossimo 21 dicembre vuole essere un primo contributo a una discussione collettiva e partecipata.

Dove i tutor stimolano gli studenti e chi viene sospeso aiuta alla Caritas…

Intervista alla dirigente dell’istituto professionale Olivetti-Callegari: «Qui c’è tanta umanità. Siamo vittime di pregiudizi»

Open Day Olivetti Callegari
Un recente open day all’Olivetti Callegari

«Credo che tutti i professori dovrebbero insegnare per almeno un anno in un istituto professionale». A dirlo è la nuova dirigente scolastica dell’Olivetti-Callegari di Ravenna, Antonia Sallustio, con alle spalle 30 anni di insegnamento, la maggior parte proprio nei professionali, stanca dei pregiudizi che pesano su quella che viene spesso considerata come una Cenerentola tra le scuole superiori.

«Ho sempre amato insegnare in questi contesti: i ragazzi sono sempre gli stessi, alle prese con problematiche legate all’adolescenza, ma qui la composizione è realmente eterogenea e hai a che fare anche con una provenienza socio-culturale svantaggiata, con famiglie non sempre presenti. Ma anche con tanta, tanta umanità. Qui si lavora davvero sul piano relazionale e motivazionale».

Gli istituti professionali sono stati coinvolti da tre riforme nel giro di una decina d’anni, volte in particolare ad abbassare il tasso di dispersione, solitamente molto più alto rispetto alla media delle altre scuole. «Ora ci concentriamo in particolare nel biennio, per fare in modo che la bocciatura sia l’extrema ratio. Il primo anno è quasi come fosse un primo quadrimestre. In ogni classe ci sono diversi tutor che hanno un ruolo simile a quello di un allenatore di calcio: devono motivare e stimolare gli studenti, relazionarsi con le famiglie. Ogni ragazzo poi, qui ha un proprio progetto formativo individualizzato, un proprio percorso che lo accompagna per cinque anni, in modo da rimodulare le ore sulla base delle proprie carenze e delle proprie aspettative. Le riforme hanno anche aumentato le ore di laboratorio nei nostri istituti, che diventano così come una sorta di laboratorio permanente di formazione, molto vicino al mondo del lavoro, con i progetti di alternanza che partono già dal secondo anno. Tutto questo – continua la preside – ha avuto sicuramente effetti positivi».

A pesare in un ambiente così inclusivo – come sottolinea la dirigente – è però anche l’aspetto comportamentale. «Di fronte a molte note e provvedimenti di sospensione, ci siamo chiesti come poter incidere – continua Sallustio – e abbiamo deciso di puntare sulla formazione anche dei docenti, su sportelli di ascolto, su convenzioni con enti esterni. Abbiamo per esempio stretto accordi con il Comune e la Casa delle Culture per gli studenti stranieri, utilizzando mediatrici linguistiche, così come con la Caritas, sulla scia di quanto detto dal ministro Valditara sui lavori socialmente utili per i “bulli”. Quando i ragazzi del nostro istituto vengono sospesi, se c’è il consenso della famiglia, ora intraprendono un percorso di supporto alla Caritas. In alternativa predisponiamo progetti scolastici su temi di educazione civica, per far capire loro dove hanno sbagliato».

E gli smartphone? «Stiamo cercando di porre un freno, perché altrimenti è complicato ridurne l’utilizzo: in alcune classi in seguito a provvedimenti disciplinari vengono consegnati direttamente all’ingresso, in una cassetta portavalori. Ora stiamo procedendo con la modifica in questo senso del regolamento d’istituto, per estendere la prassi in tutte le classi».

Per frenare la vivacità dei ragazzi, in particolare nel biennio, la dirigente ha introdotto anche laboratori di teatro. «Proprio adesso c’è un’attrice in aula magna che lavora sull’emotività…». E da gennaio ne partiranno altri, dedicati anche alla danza, alla scrittura creativa, allo sport.

Perché scegliere un professionale? A chi si rivolte il Callegari-Olivetti? «Purtroppo spesso in fase di orientamento non veniamo presi in considerazione, ma in questo periodo sono subissata di richieste di famiglie che hanno iscritto i loro figli al liceo o in un istituto tecnico e vogliono venire al professionale, dopo le prime difficoltà. Io cerco di accogliere tutti, ma non è semplice e non è questo il percorso giusto. La nostra è una scuola completa a cui guardare dopo le medie, con due indirizzi (manutenzione e servizi commerciali, ndr) che svariano dal turismo all’amministrazione condominiale, in grado di formare figure professionali di cui c’è necessità sul territorio. I numeri ci dicono che i ragazzi del professionale non hanno problemi a trovare lavoro: il 60 percento dei nostri studenti viene assunto entro un anno dal diploma. La nostra poi – conclude la dirigente – è una scuola davvero inclusiva, dove anche i ragazzi disabili o con problematiche trovano la loro strada e possono sperimentare attività lavorative».

La Callegari-Olivetti è anche tra gli istituti che riceveranno maggiori finanziamenti dal Pnrr. «Ci stiamo riunendo in queste settimane per definire i progetti per cui verranno utilizzati. Verranno seguiti in generale due percorsi, uno per combattere la dispersione scolastica, l’altro sulla transizione digitale e il rinnovo di aule e laboratori. Si tratterà di una più generale modernizzazione degli ambienti scolastici, con laboratori e classi che si dovranno fondere in un ambiente unico, all’insegna delle connessioni digitali».

Non ci sarà un altro bando: il Pala De André verrà gestito dal Comune di Ravenna

Almeno per tutto il 2023. Da gennaio tornerà a giocarci l’OraSì Basket

Ravenna BasketIl Comune di Ravenna gestirà direttamente il Pala De André, almeno per tutto il 2023.

L’annuncio ufficiale è del sindaco Michele de Pascale, in un’intervista al Carlino Ravenna in edicola oggi, 17 dicembre.

La decisione arriva dopo che il bando per la gestione del palazzetto era andato deserto.

Il primo appuntamento della “nuova” gestione sarà con il basket di serie A2, con l’OraSì che tornerà a giocare al Pala De André dopo la parentesi a Cesena.

Per il futuro, confermato l’intervento di riqualificazione energetica con l’installazione di un impianto fotovoltaico, grazie anche a fondi del Pnrr, che dovrebbe portare a una riduzione dei costi energetici.

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