venerdì
22 Agosto 2025

Vincitrice di Masterchef a Lido Adriano: tagliatelle, perizomi e corse in spiaggia

Tracy Eboigbodin e altre tre concorrenti ospiti della ravennate Elena Morlacchi, arrivata settima. Su Instagram le storie scherzando sull’intimo che la padrona di casa ha regalato come portafortuna all’amica

IMG 7065Tagliatelle, perizomi e corse sulla spiaggia sono stati il menù di ieri, 9 marzo, per il ritrovo a Lido Adriano di cinque concorrenti dell’undicesima edizione di Masterchef, appena conclusa, tra cui la vincitrice Tracy Eboigbodin. Nella località ravennate, come già raccontato su queste pagine durante le puntate, abita da tempo Elena Morlacchi, la 55enne casalinga originaria di Milano, che ha fatto gli onori di casa.

Pranzo in giardino a casa della settima classificata con un piatto di tagliatelle: a tavola c’erano anche Giulia Masetti, Tina Caruso e Anna Leone. Nelle storie pubblicate su Instagram anche l’invito virtuale lanciato allo chef Bruno Barbieri perché andasse a giudicare la qualità del piatto.

I perizomi di Elena sono stati il tormentone della giornata. Urge spiegazione: alla finale Tracy ha mostrato un particolare braccialetto al polso, regalo portafortuna della ravennate. Si è poi saputo in seguito che trattavasi di un indumento intimo. Da qui sono nate le gag che hanno animato le storie Instagram.

Dopo pranzo una passeggiata sulla sabbia tra le dune della spiaggia ancora spoglia con la vincitrice che ha festeggiato la vittoria con una corsa liberatoria.

 

A Riolo un tirocinio per tesi di laurea sulla Linea Gotica lungo la vena del gesso

Candidatura aperta agli studenti di Storia dell’ateneo di Bologna. Il Comune si impegna a divulgare la ricerca tramite promozione di una pubblicazione dedicata

Rilievo Trincee Tedesche
Rilievo delle trincee tedesche

Il Comune di Riolo Terme promuove una tesi di laurea magistrale in storia contemporanea inerente al passaggio del fronte durante la seconda guerra mondiale. Possono candidarsi al progetto, pensato in convenzione con l’università di Bologna, tutti gli iscritti ai corsi di laurea magistrale in storia di questo ateneo. I lavori di ricerca si dovranno tenere fra l’1 maggio e l’1 dicembre 2022. Il Comune si impegna a divulgare la ricerca tramite promozione di una pubblicazione dedicata.

Il tirocinio richiederà al tesista selezionato di approfondire l’assestarsi della Linea Gotica lungo la Vena del Gesso romagnola nell’inverno del 1944 (dicembre 1944 – aprile 1945). In questo periodo i granatieri tedeschi della 278esima divisione di fanteria fortificarono la cresta rocciosa che va da Monte Mauro a Monte della Pieve.

L’obiettivo della tesi di laurea è quello di valorizzare la ricognizione già effettuata sul campo, approfondendo fatti bellici del secondo conflitto mondiale dal punto di vista della storia militare.

Ancora oggi, nel Parco Regionale della Vena del Gesso, si possono vedere tracce di postazioni di tiro, trincee, scarpate fortificate, depositi di munizioni e piccole casematte difensive. Recentemente è stato operato il loro censimento (ne sono stati contati circa 200) dalla Federazione Speleologica dell’Emilia-Romagna e dal Cai di Imola.

Maggiori informazioni sono reperibili sul sito internet del Comune di Riolo Terme e dell’Unione della Romagna Faentina, e possono essere richieste al Servizio Affari Generali.

Si può tornare a far visita ai ricoverati in ospedale, con green pass

Nei reparti non Covid. L’assessore: «Un passo verso il ritorno alla normalità»

infermiere assistenza malatiNovità per i familiari dei ricoverati in ospedale. Da oggi – 10 marzo – potranno tornare a far visita nei reparti non Covid, purché in possesso di green pass rafforzato o semplice (se accompagnato da certificazione che attesti l’esito negativo del test antigenico rapido o molecolare eseguito nelle 48 ore precedenti).

Lo prevede la legge 11/2022 e la Regione Emilia-Romagna ne recepisce i contenuti.

«Questa novità contenuta nella legge – sottolinea l’assessore alle Politiche per la salute, Raffaele Donini – segna un passo verso il ritorno alla normalità. Questo non deve farci dimenticare quanto ancora sia necessaria la cautela delle nostre azioni, soprattutto nei confronti di chi è più fragile. Poter contare anche sulle visite dei familiari aiuta ad affrontare meglio il periodo della degenza e contribuisce ad umanizzare i percorsi ospedalieri».

Come funziona l’accesso

In sintesi, tutti i visitatori e i caregiver dei pazienti ricoverati (a esclusione dei reparti Covid) e gli accompagnatori per poter accedere ai reparti ospedalieri dovranno esibire il green pass Covid-19.

Invece, è sempre consentito l’accesso ad accompagnatori e caregiver, anche se non vaccinati ma provvisti di semplice Certificazione Verde prodotta a seguito di test antigenico o molecolare, nel caso assistano under 12, persone con disabilità fisica, psichica o cognitiva che richiedono supporto, donne in fase di travaglio, parto e post-partum, over 80, persone allettate o in condizione di fine vita, in presenza di barriere linguistiche.

I pazienti che accedono al pronto soccorso saranno sempre sottoposti a test antigenico. Per gli accompagnatori è invece previsto il possesso del green pass Covid-19 (anche se ottenuto tramite test antigenico rapido nelle ultime 48 ore).

Accesso libero, invece, per gli utenti e i pazienti che accedono alla struttura per attività ambulatoriale o di ricovero a ciclo diurno. Viene eseguito un test antigenico o molecolare solo in caso di presenza di sintomi potenzialmente riconducibili a Covid-19 e prestazione non differibile.

In caso di ricovero ospedaliero programmato tutti i pazienti saranno sottoposti a test antigenico o molecolare.

Infine, vengono mantenute in vigore le consuete precauzioni previste per limitare la diffusione dell’infezione Covid-19: misurazione della temperatura corporea, utilizzo della mascherina chirurgica, frizione delle mani con gel idroalcolico e mantenimento della distanza di almeno un metro da altre persone.

Il “best seller” dell’Elfo in scena al teatro all’Alighieri fino al 13 marzo

La rivisitazione di Ferdinando Bruno ed Elio De Capitani de Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte,  fenomeno letterario di Mark Haddon

Lo Strano Caso Del Cane Laila Pozzo

Lo spettacolo più visto nella storia dell’Elfo (più di 20.000 spettatori al debutto e nelle repliche torinesi) torna in scena per la terza stagione e arriva finalmente a Ravenna (dal 10 al 13 marzo alle 21, domenica alle 15.30) dopo il lockdown del 2021. Torna in scena perché la storia di Christopher – un 15enne che decide di indagare sulla morte di Wellington, il cane della vicina – continua a incantare, commuovere e conquistare lettori e spettatori: è stato così da quando Mark Haddon ha pubblicato nel 2003 Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte, tradotto in oltre venti paesi e poi approdato nel 2013 sul palco del National Theatre di Londra, nell’adattamento di Simon Stephens, ripreso nella stagione 2021-2022. Il suo testo ha ottenuto a Londra un eccezionale successo di pubblico e ha vinto sette Olivier Awards per poi trasferirsi a New York dove ha vinto quattro Tony Awards.

Un successo che Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani hanno saputo rinnovare sulle scene italiane con scelte registiche lontane da quelle iper-tecnologiche dell’edizione inglese, ma capaci di esaltare la qualità della scrittura, il suo ritmo, la polifonia dei personaggi e il lavoro attorale. I registi dell’Elfo hanno costruito uno spettacolo – debuttato nel dicembre 2018 – nel quale dialogano i più diversi linguaggi teatrali. Le scene di Andrea Taddei, come grandi pagine di un quaderno, si animano dei video di Francesco Frongia e dei disegni di Ferdinando Bruni; i movimenti scenici di Riccardo Olivier e Chiara Ameglio orchestrano la moltitudine di buffi e inquietanti personaggi che popolano il mondo del protagonista, mentre le musiche originali di Teho Teardo sembrano amplificare la sua emotività.
Al centro di tutto una compagnia intergenerazionale di dieci attori: nel ruolo di Christopher Daniele Fedeli, talentuoso giovane attore protagonista di un grande exploit, Davide Lorino nel ruolo del padre ed Elena Russo Arman in quello della maestra che lo convince a raccontare la sua storia; a spartirsi gli altri ruoli Corinna Agustoni, Cristina Crippa, Marco Bonadei, Alessandro Mor, Nicola Stravalaci, Debora Zuin, Cinzia Spanò.

Allo spettacolo è collegato Lo strano concorso del cane a teatro, che Ravenna Teatro ha indetto per tutte le classi delle scuole secondarie di primo e secondo grado di Ravenna. E grazie a Teatro No Limits la replica di domenica 13 marzo alle ore 15.30 è audiodescritta per non vedenti e ipovedenti (info: centrodiegofabbri.it).
Sabato 12 marzo, alle 18, la compagnia incontra il pubblico in dialogo con Claudia Cannella, direttrice della rivista “Hystrio”.

A Cervia la mostra su Keith Haring e “la vera origine della street art”

Ai Magazzini del Sale fino a giugno una ventina di opere dell’americano e oltre 30 pezzi del suo scopritore, Paolo Buggiani. Vernice il 10 marzo alle 17.30

Keith Haring Subway Drawings“Made in New York. Keith Haring (subway drawings) e Paolo Buggiani La vera origine della Street Art”, mostra curata da Gianluca Marziani e Stefano Antonelli, racconta dall’11 marzo al 5 giugno negli spazi del Magazzino del Sale Torre di Cervia, l’incontro tra due artisti che si conobbero e collaborarono nella New York dei primi anni Ottanta, in quel cortocircuito che mescolava ambientazioni urbane a sperimentazione artistica.

Fu proprio a New York, infatti, che Buggiani conobbe Keith Haring (Reading, 4 maggio 1958 – New York, 16 febbraio 1990) e, percependone genialità e talento, cominciò a staccare dai muri e conservare una cinquantina di subway drawings, le prime opere in gessetto realizzate da Haring sulle affissioni nere che coprivano le pubblicità scadute nei sotterranei della metropolitana newyorkese. I suoi motivi erano semplici ma unici e in breve sarebbero diventati il prologo di una rivoluzione creativa.

La mostra presenta circa 20 opere originali di Haring, realizzate sui muri della metropolitana tra il 1981 e il 1983, salvate e conservate da Buggiani. A riprova della loro amicizia, un prezioso disegno di Haring mostra un uomo con le ali e una dedica: for Paolo. Da quel momento, il personaggio volante di Buggiani sarebbe diventato uno dei soggetti pittorici del genio di Kutztown, dove la famiglia di Haring si trasferì a vivere subito dopo la nascita. Oltre alle subway drawings originali di Haring, la mostra presenta oltre trenta pezzi di Buggiani: decine di fotografie che documentano le sue performance e le sue installazioni a New York.
In occasione della mostra Buggiani allestirà inoltre le sue personalissime sculture: sono gli animali in lamiera leggera, coccodrilli, serpenti e altri rettili, che prenderanno vita nei grandi spazi degli ex depositi del sale di Cervia. Una sorpresa per la città che verrà svelata in occasione dell’apertura, sarà l’allestimento in esterno di alcuni dei suoi coccodrilli.

La mostra è prodotta dalla società MetaMorfosi Eventi, che ha firmato con il Comune di Cervia un accordo triennale per ulteriori esposizioni. L’inaugurazione è in programma il 10 marzo dalle 17.30.

In Emilia-Romagna sono arrivati quasi 5mila profughi dall’Ucraina, la metà minorenni

Tamponi all’ingresso (positività dell’1,3 percento con i primi 900), poi codice Stp per ottenere le prestazioni del sistema sanitario. Prefetture e questure faranno un censimento per l’inserimento scolastico nell’istituto più vicino alla residenza temporanea

Camminata Pace Ucraina RaIn Emilia-Romagna sono arrivati 4.681 profughi dall’Ucraina. Il dato è fornito dalla Regione, aggiornato a ieri sera, 9 marzo. Di questi, 1.508 sono donne e 2.151 sono minori. Solo 321 sono in carico alla Rete Cas, il resto attraverso un sistema diffuso di accoglienza. È prevista l’apertura di un hub a Castenaso, capace di ospitare 150 persone. Fungerà da centro di accoglienza temporanea finalizzato alla collocazione sui diversi territori. Lo screening anti-Covid previsto su tutte le persone in arrivo entro le prime 48 ore ha riscontrato una positività dell’1,3% sui primi 900 tamponi effettuati.

Negli hub vaccinali o altre strutture entro 48 ore dall’arrivo ai profughi, come prevedono le indicazioni nazionali, viene fatto il tampone Covid, garantendo la somministrazione del vaccino (prima, seconda o terza dose) su base volontaria; assicurate anche, sempre su base volontaria, altre vaccinazioni per cui si conosce l’esistenza di focolai in Ucraina (difterite, tetano e pertosse).

Inoltre, viene rilasciato il codice Stp (straniero temporaneamente presente) con validità sei mesi, eventualmente rinnovabile, che permette l’iscrizione al Servizio sanitario nazionale conferendo gli stessi diritti dei cittadini italiani per l’accesso alle prestazioni sanitarie. In questo modo tutti i profughi potranno usufruire di qualunque servizio o prestazione sanitaria, secondo le regole e le modalità ordinarie.

Le Aziende sanitarie si faranno carico di eventuali necessità sanitarie dei profughi, sia attraverso la rete dell’assistenza primaria e delle Case della Salute (visite specialistiche, erogazione di farmaci, etc.), sia attraverso la rete ospedaliera.

Il presidente della Regione Stefano Bonaccini, in qualità di Commissario all’emergenza, ha fatto il punto sull’accoglienza con varie autorità tra cui l’assessore alla Sanità, Raffaele Donini, l’assessore alla Protezione Civile, Irene Priolo, la direttrice della Protezione Civile regionale, Rita Nicolini. In collegamento il vicepresidente dell’Ufficio Scolastico Regionale, Bruno Di Palma, Prefetti, sindaci e presidenti delle Province, rappresentanti di Anci e Upi.

Durante la riunione è stata condivisa la volontà di un inserimento, il più rapido possibile, dei minori nelle strutture scolastiche della Regione, d’accordo con quanto previsto dal Governo e dalle normative regionali e nazionali e in conformità con la circolare emanata dal Ministero dell’Istruzione il 4 marzo.

Il meccanismo dovrà innanzitutto prevedere a monte il censimento da parte delle Prefetture, per il tramite delle Questure, dei minori presenti nelle singole province. Il tutto in stretto coordinamento con l’Ufficio Scolastico Regionale che avrà il ruolo, d’intesa con i Comuni e gli enti locali, di definire le scuole di potenziale inserimento dei minori fino a 18 anni, il più possibile in prossimità della residenza temporanea.

In attesa di eventuali ulteriori indicazioni da parte del Governo, la frequenza nelle scuole dell’infanzia e nelle scuole di ogni ordine e grado è comunque subordinata al rispetto di quanto prevede la normativa nazionale e regionale in ambito sanitario.

In particolare, dopo che i bambini e ragazzi provenienti dall’Ucraina avranno ricevuto le vaccinazioni previste, saranno individuate le scuole di potenziale inserimento presso gli istituti scolastici in base all’età. Le scuole potranno poi attivare il supporto psicologico e quello linguistico.

Inoltre si stanno sottoscrivendo convenzioni con le associazioni di categoria degli albergatori per – in caso di imprevisto e rilevante afflusso nei prossimi giorni – mettere a disposizione posti letto in strutture alberghiere o gestite dal volontariato, da attivare se i posti disponibili nei Cas (Centri accoglienza straordinaria) e nella rete Sai (Sistema di accoglienza di integrazione) non fossero più sufficienti.

La Giunta ha messo a disposizione uno stanziamento di 50mila euro – dai fondi per la cooperazione internazionale – per rispondere con estrema urgenza ai bisogni di profughi e sfollati ucraini in transito nelle città di Lviv (Leopoli) e Chernivtsi, diretti in Polonia e Romania o destinati a raggiungere i familiari nel resto dell’Unione Europea. Il bando, aperto fino alle ore 18 del 16 marzo, è rivolto a ong, onlus, organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale, cooperative sociali ed enti locali che potranno presentare un progetto sugli ambiti di intervento prioritario individuati dalla Giunta.

Al ristorante a lume di candela: l’11 marzo una cena contro il caro bollette

Iniziativa proposta da Confcommercio e Confesercenti: hanno aderito diversi locali della provincia

Pexels Anastasia Shuraeva 6232566La sostenibilità economica e i costi fissi delle imprese sono messi a dura prova dall’aumento di energia elettrica e gas. Confcommercio e Confesercenti Ravenna hanno raccolto l’esigenza dei pubblici esercizi di far sentire la loro voce: è in programma per venerdì 11 marzo, negli esercizi che aderiranno all’iniziativa, una “cena a lume di candela” contro il caro bollette.

In occasione della 18esima edizione di M’illumino di meno (Giornata del risparmio energetico), i locali sono invitati a promuovere una serata dedicata ad una cena o aperitivo a lume di candela, sia per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema e protestare pacificamente, che per contenere, almeno in parte, il consumo di energia elettrica.

Ecco i ristoranti ravennati che hanno già aderito all’iniziativa: Mercato Coperto, osteria Al Boschetto, ristorante Babaleus, ristorante Ca’ Rossa, ristorante hotel Classensis, ristorante La Campaza, ristorante La Gardela, ristorante pizzeria Field, ristorante pizzeria Naif.

L’iniziativa, nella stessa serata, verrà proposta anche da alcuni locali di Cervia, Faenza e dei comuni limitrofi.

Le attività che intendono partecipare possono comunicarlo ai seguenti contatti:
Confesercenti e-mail provinciale.ravenna@sicot.it – tel. 0544 292711
Confcommercio e-mail confcommercio@confcommercio.ra.it – tel. 0544 515667

L’Orchestra Cherubini con Giovanni Sollima all’auditorium di San Romualdo

Prove dall’11 al 13 marzo, poi si ritorna per il concerto del 18

Inferno SollimaL’Orchestra Cherubini ospita il grande violoncellista Giovanni Sollima (nel doppio ruolo di solista e direttore) nella sua nuova sede ravennate, l’auditorium di San Romualdo, dove dall’11 al 13 marzo sono in programma le prove del concerto che porteranno nei giorni successivi su altri due palcoscenici.

L’orchestra raggiungerà Salerno e Jesi rispettivamente il 15 e 17 marzo. Il primo concerto segue la riapertura del teatro Verdi dopo la pausa a causa della pandemia, mentre al teatro Pergolesi l’incasso della serata sarà devoluto alla Lega del filo d’oro, la Fondazione Italiana per i Sordociechi.

Il 18 marzo, invece, si ritorna a Ravenna, a San Romualdo, con un concerto promosso – in occasione della Giornata mondiale del Sonno – dall’International RBD Study Group, il convegno medico che si terrà negli spazi della biblioteca Classense dal 17 al 19 marzo e che vedrà neurologi e scienziati da tutto il mondo confrontarsi sul disturbo del comportamento in sonno Rem, che è anche un marcatore precoce di malattie neurodegenerative come il Parkinson.

L’appuntamento sarà trasmesso in diretta streaming sul sito www.ravennafestival.live. In programma, il brano di Sollima Fecit Neap 17, dedicato alla città partenopea dove si sono formati i suoi avi musicali e i musicisti della sua famiglia, e il concerto per violoncello di Gaetano Ciandelli, vera e propria scoperta musicale e novità assoluta per il pubblico di oggi.

Giovanni Sollima definisce spesso Ravenna, con cui ha un legame da oltre vent’anni, una “casa”. La sua ultima visita alla città risale all’estate scorsa, quando ha affidato alla Cherubini i suoi Sei studi sull’Inferno di Dante, commissionati dal Ravenna Festival per il VII centenario della morte del Poeta. Negli anni, sono state molte le occasioni di vederlo sulla scena ravennate con il suo violoncello Ruggieri. Un musicista che può spaziare dall’empireo della classica, dove ha suonato con i grandi, da Yo-Yo Ma a Riccardo Muti, da Sinopoli ad Argerich, e il più irriverente eclettismo, attraversando tutti gli strati della musica, dagli inni grunge e rock ai paesaggi assolati della sua Sicilia e del Mediterraneo.

La compagnia di Kiev in scena anche a Ravenna, lontano dalla guerra

Prosegue anche all’Alighieri la tournée del Circus-Theatre Elysium

Circus KievIl teatro Alighieri di Ravenna aderisce alla rete di solidarietà e accoglie la compagnia Circus-Theatre Elysium di Kiev con lo spettacolo “Alice in Wonderland”, che andrà in scena sabato 2 aprile alle ore 20.30. In questo modo la compagnia può proseguire la propria permanenza in Italia, al riparo dalla guerra, continuando una tournée iniziata in Europa in coincidenza con l’avvio dell’invasione russa in Ucraina.

«Un piccolo gesto di solidarietà – dichiara Michele De Pascale, sindaco di Ravenna e presidente di Ravenna Manifestazioni – prima di tutto perché consente concretamente di tenere al sicuro nel nostro paese questi giovani artisti, sorpresi dalla notizia della guerra. In secondo luogo, aderendo alla rete di solidarietà che sta coinvolgendo tanti teatri italiani, attraverso la cultura e l’arte vogliamo mandare un forte messaggio di pace, dialogo e fratellanza tra i popoli».

Lo spettacolo è adatto a un pubblico di tutte le età ed è capace di raccontare l’onirico, intrecciando molte discipline: teatro acrobatico, recitazione, danza. Inoltre, la storia di Alice, arricchita dall’amore per il Principe Azzurro, verrà raccontata anche attraverso scene 3D.

In Emilia-Romagna, oltre a quella di Ravenna, è in programma un’altra data per la compagnia: mercoledì 30 marzo al teatro municipale Valli di Reggio Emilia. «Anche il sistema culturale dell’Emilia-Romagna – affermano il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, e l’assessore regionale alla Cultura e Paesaggio, Mauro Felicori – fa la sua parte nell’esprimere concretamente solidarietà e aiuto all’Ucraina e al suo popolo. Tantissimi, soprattutto donne e bambini, stanno scappando da uno scenario drammatico e anche qui stiamo organizzando l’accoglienza per tutti i profughi che arriveranno».

È ora di “tirare il freno d’emergenza della storia”

Manifestazione il 12 marzo alle 11, in piazza del Popolo a Ravenna, per la pace e per il futuro, per contrastare la crisi climatica e il degrado dell’ambiente. Per la salvaguardia del territorio, dell’Adriatico e dell’intero pianeta

Agostino B Marina Di Ravenna

Riceviamo e pubblichiamo questo intervento di Marina Mannucci – attivista ambientalista e in campo sociale – che spiega perché la mattina del 12 marzo parteciperà in piazza a Ravenna assieme a “Femminile Maschile Plurale”, alla manifestazione nazionale indetta dalla Campagna “Per il Clima – Fuori dal Fossile”. Per far sentire la protesta di chi non vuole assoggettarsi alle scelte ambientali e sociali distruttive e all’inganno delle operazioni di “riverniciatura verde”, e non intende subire passivamente i venti di guerra, che nella dipendenza energetica trovano una delle cause principali.

«Un mondo abitabile per gli esseri umani dipende da una Terra che fiorisce
e che non ha gli esseri umani al centro», Judith Butler.

In tutto il mondo combustibili fossili e nucleare stanno tornando alla ribalta, le quotazioni dei titoli di energia pulita sono in ribasso e lo scenario di un forte impulso alle energie rinnovabili si allontana. Prima la crisi energetica e ora il conflitto in Ucraina stanno oscurando il dibattito nazionale su come implementare l’impegno per raggiungere la prevista neutralità climatica entro il 2050. La minaccia concreta che le promesse di transizione ecologica vengano archiviate ci impongono, quantomeno, di ripensare il modo in cui, finora, abbiamo pensato di proteggere le specie e i loro habitat.
Sono convita sia necessaria una rivoluzione che incentri le priorità politiche internazionali sul postulato che siamo una specie tra le altre. Walter Benjamin intendeva la rivoluzione come interruzione della continuità storica del dominio in vista di un reincantamento del mondo in grado di dare voce e forza ai vinti della storia che, attraverso l’azione dei contemporanei, possono realizzare quel riscatto capace di trasformare radicalmente i rapporti di forza sedimentati nelle moderne civiltà borghesi industrializzate.
Dovremo riconoscere i nostri diritti, per poterli difendere, a cominciare da quelli essenziali alla sopravvivenza umana come: respirare, avere acqua da bere, avere cibo da mangiare perché è questo che ci collega alla terra: «Come ho più volte scritto, sono l’acqua, il respiro, la pranaiama (cibo) le valùte della nostra vita. Non sono cose e oggetti, ma fanno parte del flusso della terra. Perciò i primi diritti sono i diritti che arrivano dalla Madre Terra, quindi i diritti della Madre Terra divengono i nostri diritti. Abbiamo un’intera Dichiarazione dei Diritti Umani ed ogni persona dovrebbe sedersi a leggerla […]. Mentre gli Stati sono molto attivi nel controllare i propri cittadini, sono totalmente inattivi nel regolamentare coloro che andrebbero controllati: i grandi poteri finanziari, i gruppi della tecnologia, l’industria farmaceutica, i grandi miliardari» (da un’intervista di Berenice Galli a Vandana Shiva del 20 marzo 2021 per il periodico online “Anfimafia 2000”).

Agostino B GreenpeaceMalgrado si parli di crisi ambientale da diversi decenni, a tutt’oggi non è stata creata una coscienza collettiva su queste tematiche. L’Homo sapiens sapiens deve reinterpretare la sua identità evolutiva attraverso lo studio, insieme alla storia della civiltà, anche delle origini della crisi climatica e della perdita accelerata di biodiversità. L’educazione all’ambiente deve entrare nelle fabbriche, nelle scuole, nelle politiche economiche, sociali, giuridiche e legate alla salute. La cultura della sostenibilità è indispensabile anche per saper distinguere quando la strategia di comunicazione di imprese, organizzazioni o istituzioni politiche è finalizzata a costruire un’immagine ingannevolmente positiva sotto il profilo dell’impatto ambientale, al solo scopo di distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dagli effetti negativi per l’ambiente dovuti alle proprie attività, ai propri prodotti o alle scelte governative.
Negli anni Novanta alcune grandi aziende americane chimico-petrolifere, come Chevron o DuPont, cercarono di spacciarsi come eco-friendly per distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dall’elevato inquinamento che producevano. In Italia, il Greenwashing (ecologismo di facciata) viene considerato pubblicità ingannevole ed è sottoposto al controllo dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato.
Tra le sentenze più rilevanti di condanne ad aziende che hanno fatto uso di questa strategia vi è quella del 1996 alla Snam per lo slogan “Il metano è natura” e quella per la pubblicità ENI Diesel+ del 2016-2019, sanzionata «per la diffusione di messaggi pubblicitari ingannevoli […] sia relativamente all’affermazione del positivo impatto ambientale connesso al suo utilizzo, che alle asserite caratteristiche di tale carburante in termini di risparmio dei consumi e di riduzioni delle emissioni gassose».

Ho cercato a lungo quali potessero essere alcune delle recenti informazioni di base indispensabili, a mio avviso, per la difesa dei diritti essenziali alla sopravvivenza umana. Nell’ottobre del 2021 il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, parlando ai giornalisti al Palazzo di Vetro, presentando il rapporto sul divario delle emissioni 2021 del Un Enviroment Program, dichiarava: «Oggi ho una brutta notizia. A meno di una settimana dalla Cop26 di Glasgow, siamo ancora sulla buona strada per la catastrofe climatica. Anche con gli attuali contributi determinati a livello nazionale e altri impegni dei paesi di tutto il mondo, siamo effettivamente sulla buona strada per un catastrofico aumento della temperatura globale di circa 2,7 gradi Celsius».

Per Il Clima Fuori Dal FossileVincenzo Balzani, professore emerito di Chimica all’Università di Bologna, membro dell’Accademia dei Lincei, coordinatore del comitato energiaperlitalia, insignito nel 2021 del Premio Unesco-Russia Mendeleev per la chimica per «il suo contributo allo sviluppo scientifico nella chimica di base e per l’impegno profuso, lungo tutta la carriera, nella promozione della cooperazione internazionale, dell’insegnamento ai giovani e dello sviluppo sostenibile», il 12 giugno 2020 scrive all’allora Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Lo scienziato chiede al Governo di «portare in primo piano i problemi della sostenibilità ecologica e sociale […] fermare il cambiamento climatico, che la Conferenza di Parigi del 2015 ha definito il pericolo più grave per l’umanità, dobbiamo sostituire i combustibili fossili con le energie rinnovabili […] transizione che però è fortemente ostacolata dalla lobby dei combustibili fossili (in Italia ENI), dall’apparato militare, da speculazioni finanziarie». Tema che riprenderà intervenendo il 21 giugno 2021 agli Stati Generali dell’Economia indetti dal governo individuando tre transizioni necessarie per uscire dalla crisi ecologica e sociale (vedi l’articolo).
La prima è la, già citata, transizione energetica dai combustibili fossili alle energie rinnovabili: «I combustibili fossili sono molto comodi da usare, ma da più di trent’anni ci siamo accorti che il loro utilizzo causa due gravi conseguenze: l’inquinamento e il cambiamento climatico». Sfruttando il sole, l’acqua, il vento e altre risorse sostenibili, si ottiene energia pulita e molto più efficiente del calore generato dai combustibili fossili. Secondo le stime di molti economisti, tra cui il premio Nobel Joseph Stiglitz, le energie rinnovabili, a parità di capitale investito, creano tre volte più occupati delle fonti fossili, facendo sì che gli investimenti in energia pulita contribuiscano al rilancio dell’economia.
Balzani, nel suo intervento, spiega inoltre che, secondo l’indagine di un gruppo dell’Università di Stanford, la transizione verso le energie rinnovabili porterebbe benefici in molti Paesi, particolarmente in Italia: gli impianti per sfruttare le energie rinnovabili occuperebbero non oltre lo 0,26% del territorio, la loro costruzione creerebbe 138.000 posti di lavoro e il loro funzionamento 140.000. Gli impianti fotovoltaici installati nel pianeta generano elettricità pari a quella di  170 centrali nucleari, senza produrre scorie radioattive, né anidride carbonica.
Lo scienziato afferma che la seconda transizione dovrà consistere nel passaggio dall’economia lineare dell’usa e getta, alimentata dai combustibili fossili, a un’economia circolare, che utilizzi le fonti di energia rinnovabile, ottimizzi la raccolta differenziata, progetti oggetti facilmente disassemblabili, in modo da facilitare il processo di riuso e riciclo.
Trovandoci di fronte a una limitata quantità di risorse energetiche, la domanda da porsi è come abituare le persone a un consumo energetico limitato. Balzani propone di aumentare l’efficienza energetica delle apparecchiature che usiamo. Talvolta, però, un dispositivo a basso consumo può incoraggiare un suo maggiore utilizzo, rischiando di ottenere l’effetto contrario. Per perseguire la via della sostenibilità, si rende necessario agire sulle persone. Convincere, e talvolta obbligare, le persone a ridurre l’uso in eccesso di energia.

Riassumendo, alla luce della situazione in cui ci troviamo, dovrebbero essere avviate tre transizioni: dai combustibili fossili alle energie rinnovabili, dall’economia lineare all’economia circolare, dal consumismo alla sobrietà.
L’inganno della decarbonizzazione basata sulla cattura e stoccaggio e uso della CO2 è l’oggetto della lettera aperta che oltre 50 accademici e scienziati italiani (a prima firma ancora una volta di Vincenzo Balzani), in data 12 dicembre 2021, indirizzano al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi.
Nel documento, a seguito dell’informazione diffusa dalla stampa che i 150 milioni di euro indicati all’art. 153 della legge di Bilancio 2022 possano essere destinati al finanziamento del maxi deposito di CO2 che Eni intende realizzare nell’Alto Adriatico, si mette in discussione che il cosiddetto CCUS, CarbonCapture Use and Storage sia realmente una tecnologia socialmente accettabile: «Il Ccus per produrre idrogeno da metano è una tecnologia che anziché contribuire a risolvere il problema lo rende più grave e lo prolunga nel tempo. Come dire, un doloroso e insensato accanimento terapeutico. Il proporre lo stoccaggio e l’uso della CO2 rappresenta un alibi straordinario per continuare a produrre anidride carbonica contribuendo all’attuale trend di crescita esponenziale del disastro ambientale. E perseverando scelleratamente a privatizzare utili e socializzare i costi».

Il ritardo nell’insediamento della Commissione Pniec-Pnrr (Piano Nazionale integrato per l’energia e il clima – Piano Nazionale ripresa e resilienza) organismo che svolgerà le funzioni di valutazione ambientale di competenza statale con al centro dell’attività la questione energetica e tutti gli impianti rinnovabili, avvenuto solo il 18 gennaio, ha causato, a suo volta, ritardi nel processo di autorizzazione di centrali solari con potenza maggiore di 10 Mw. Inoltre,  stato e regioni faticano a trovare un accordo per le autorizzazioni di impianti per la produzione di energia da fonte rinnovabile.
Tutto ciò rischia di rendere arduo l’obiettivo del nuovo Piano nazionale energetico (Pniec) che prevedeva per l’Italia, al 2030, 114 gigawatt di capacità produttiva da fonti rinnovabili (contro i 56 GW al 2020) e un taglio delle emissioni di gas serra del 51% rispetto al 1990. La cattura e sequestro della Co2 (Ccus) si presenta come una scorciatoia che rischia di compromettere un serio percorso di decarbonizzazione del sistema di produzione e consumo energetico di questo paese.

Piattaforma Angela Angelina Ravenna 1Il report del secondo volume del sesto rapporto di valutazione dell’Ipcc, Climate Change 2022. Impacts, Adaptation and Vulnerability (Cambiamento climatico 2022. Impatti, Adattamento, Vulnerabilità) pubblicato il 28 febbraio 2022, lancia un allarme: «Il cambiamento climatico sta modificando la Natura, la vita delle persone e le infrastrutture ovunque. I suoi impatti pericolosi e invasivi sono sempre più evidenti in ogni regione del mondo. Stanno ostacolando gli sforzi per andare incontro ai bisogni di base dell’umanità e stanno minacciando lo sviluppo sostenibile in tutto il mondo». Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres mette in evidenza che «La popolazione del Pianeta è colpita duramente e gli ecosistemi sono già adesso a un punto di non ritorno. È dunque fondamentale rispettare il taglio delle emissioni del 45% entro il 2030 e arrivare al net zero entro il 2050. Non ha dunque più nessun senso finanziare i combustibili fossili, ogni altro atteggiamento è criminale […] è importante ora aumentare la produzione di energia verde, l’unica che assicura sicurezza energetica, accesso universale, posti di lavoro».
Ogni generazione, scrive Benjamin nelle Tesi di filosofia della storia del 1940, ha ricevuto una «debole forza messianica». Anche la nostra. Se noi non l’usiamo, tutto sarà perduto.

«Ogni essere vivente ha un sistema di regolazione del metabolismo.
Se mangiamo cibo spazzatura,
il nostro sistema metabolico genera disordini come diabete e obesità.
Allo stesso modo vedo i cambiamenti climatici come un disturbo metabolico
della Terra causato da una dieta spazzatura a base di combustibili fossili»,
Vandana Shiva, attivista e ambientalista indiana.

Fausto Fori si racconta: ricostruire e ricostruirsi dopo l’incendio

Il pittore parla del rogo che ha distrutto il suo atelier in centro a Ravenna e gran parte delle sue opere, segnando una sorta di rinascita per l’artista, ora impegnato a “ritrovare la luce” FOTO/VIDEO

Lo studio di via Tombesi prima e dopo il rogo

Sono le ore 19:30 circa del 20 gennaio 2022, quando gli abitanti di Via Tombesi dall’Ova, nel centro di Ravenna, vedono fuoriuscire del fumo dalle saracinesche abbassate dell’atelier del pittore Fausto Fori, dando così l’allarme e permettendo ai vigili del fuoco di domare l’incendio che stava consumando le decine di opere d’arte contenute al suo interno.

L’atelier di Fausto Fori, o meglio il “posto di Fausto”, non era il comune studio di un artista: al suo interno erano appesi e accatastati qua e là una gran quantità di bozzetti, dipinti, sculture, installazioni e cimeli. Un horror vacui intriso di fascino che raccoglieva pezzo per pezzo i frammenti della storia personale del pittore, dai documenti attestanti le travagliate origini della sua famiglia alle reliquie collezionate lungo la sua intera vita: fotografie e oggetti appartenuti ai personaggi più significativi incrociati lungo il suo cammino.
Si trattava per lo più di oggetti comuni, dall’aspetto vissuto, il cui spessore era più che altro conferito dalle pittoresche narrazioni del Fori, come ad esempio la sedia su cui potrebbe o non potrebbe essersi seduto Van Gogh in persona.

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Fausto con indosso il cappotto bruciato dalle fiamme.

Proprio a causa dell’unicità di questo luogo e della quantità di vita in esso tramandata, la notizia dell’incendio non ha sconvolto solamente il diretto interessato ma anche parte della comunità locale: l’atelier dietro Largo Firenze era infatti era divenuto nel suo piccolo un luogo simbolo del crocevia ravennate di curiosi e passanti che si affacciavano alla finestrella dello studio che come un sipario separava la vita ordinaria dallo straordinario immaginario di Faustino.

Lo incontro proprio lì, tra le ceneri di quello che era il suo laboratorio. Ora è quasi completamente spoglio, vestito solo del nero che le fiamme hanno impresso sui muri. A terra qualche quadro, qualche attrezzo e una vecchia sedia in vimini sulla quale si siede prima di iniziare a raccontarsi e raccontare della sua recente perdita.
Senza la cortina di fumo dell’accatastarsi delle sue invenzioni, mi rendo conto che anche nella rovina l’atelier continua a mantenere viva parte del suo fascino, dato probabilmente dalla personalità
eclettica e bohémien di Fausto stesso più che dalla sua stessa produzione artistica.

Dopotutto, nella filosofia di Fori, nell’arte è bene che siano il trasporto e l’emozione a prevalere sulla tecnica. È lui stesso a rivelarmelo, parlando della prima forma d’arte da lui approcciata, la poesia: «Avevo circa 16 anni, ero molto insicuro all’epoca, non mi andavo bene come persona. Questa insicurezza mi causava una forte balbuzie quando comunicavo con gli altri. La poesia era per me l’unico modo di esprimermi e nasceva da questa necessità. Scrivevo poesie semplici, perché il mio vocabolario non era molto ricco, ma la cosa importante per me era riuscire ad emozionare chi leggesse».

La scoperta della pittura invece arriva in età adulta, da già sposato. Opera dopo opera, inizia a riempire dapprima le pareti di casa, poi le intere stanze. Ricorda quei periodi sorridendo: «Avevo ossessionato mia moglie, poveretta! Non era più una casa quella dove abitavamo, tutti gli spazi erano cosparsi di quadri e tavole. È una donna molto intelligente però e ha capito quanto fosse importante per me. Devo ringraziarla per avermelo permesso così a lungo. A un certo punto ho comunque capito che era l’ora di trovarmi uno studio tutto mio».

E così fece, affittando un locale in via Alberoni che ancora oggi ricorda con infinita dolcezza e un po’ di malinconia: «Sono molto legato al ricordo di quel posto, in quel palazzo c’erano tanti altri artisti e pittori e si creavano situazioni interessanti. Facevo i miei piccoli spettacoli in giardino, circondato dalle mie opere e installazioni. Era molto bello, organizzavo anche parecchie feste in quel periodo, c’era un gran via vai di gente…». Fu proprio l’intimità di questo luogo a dare a Fausto la possibilità di sperimentare e giocare con la propria arte: gli ampi spazi gli permettevano di dipingere tele di grandi dimensioni che venivano poi esposte in giardino e lasciate alla mercé delle intemperie. «Lasciavo che vento e sole e piogge consumassero i miei lavori. Volevo che la mia arte avesse la capacità di mutare, mi piaceva vedere le mie opere trasformarsi».

La vetrina dell’atelier

Dopo quasi 12 anni trascorsi in via Alberoni, Fausto si trova però costretto a dover lasciare lo studio, finendo per acquistare quello che all’epoca non era nulla più di un garage sfitto in via Tombesi. Di mese in mese, inizia a prendere forma l’atelier che gli ha permesso di mettersi in mostra agli occhi della città. «Questo studio è stato un’ottima vetrina per me. Avevo allestito un ingresso molto particolare: i miei disegni, le mie cornici, creavano una sorta di sipario dietro al quale potevo recitare la mia parte. Mi è sempre piaciuto recitare, però le mie interpretazioni sono sempre state in qualche modo vere: Non mi esibivo, ero semplicemente ciò che volevo apparire».

Ritrovandosi oggi nel vacuo scheletro di quel locale che per anni si era fatto museo e teatro, robivecchi e palcoscenico dove Fausto, con il romanticismo dei suoi racconti, mescola magistralmente fantasia e realtà fino a far dissolvere il confine che le divide, è inevitabile guardarsi intorno e chiedersi, tra le tante cose perdute (dagli schizzi dei volti delle passanti alle installazioni dorate) quale sia stata la scomparsa più dolorosa per l’artista: «Un quadro che ritraeva Clara, la mia maestra delle elementari. Il volto non l’avevo dipinto io, era stato preso da una fotografia, io l’avevo solo vestita. E l’avevo vestita con le sue stesse parole, prese dalle sue poesie». Ma a parte il dispiacere, non sembra esserci troppo spazio per la malinconia in Fausto, per lui è già tempo di guardare avanti, di ricostruire e ricostruirsi.

Lo spargersi della notizia dell’incendio, le cui cause restano ancora ignote, ha fatto sì che un nutrito gruppo di ammiratori e simpatizzanti si stringesse intorno all’artista abbozzando anche collette e raccolte fondi a suo favore, viste le ingenti spese di restauro a cui si dovrà fare fronte.
Da questi gesti di affetto Fausto ha trovato un pretesto per far rinascere la sua arte dalla tragedia: installa davanti alla sua vetrina la “cassettina della ricostruzione”, presidiata da lui in persona che ogni sera, con un megafono “imprestato” da un amico, decanta ai benefattori le sue poesie, fotografando i loro volti per poter donare a tutti, in futuro, un ritratto in cambio dell’aiuto ricevuto.  Questa iniziativa ha avuto però vita breve, Fausto ne parla con gratitudine e un velo d’imbarazzo: «Non volevo ricevere beneficenza in realtà, mi sembrava di andare a chiedere l’elemosina. Mi ha fatto molto piacere sapere di queste collette, ma non ho fatto davvero nulla per mantenerle attive, anzi, per ricompensare chi voleva offrirmi una piccola somma, ho promesso in cambio uno dei miei ritratti o una poesia, ma la cosa poi è naufragata, anche per mio volere».

L’unica installazione sopravvissuta alla notte del 22 gennaio

I lavori di restauro sono già attivi, ma è ancora difficile immaginare cosa potrà risorgere da queste ceneri e quanto ci vorrà per far sì che nuovi volti e nuove tele affollino lo studio, andando a tratteggiare nuovamente i dettagli di quella stanzetta dorata sospesa nel tempo. «Ci ho pensato tanto e sono arrivato alla conclusione che il mio nuovo studio, a differenza dei vecchi che erano invasi dalle ombre, per la prima volta sarà immerso nella luce. Voglio ritrovare la luce».

La nuova visione di Fausto sorprende lui stesso per primo. In quella che vede come ultima tappa del suo percorso artistico, cerca leggerezza.
Il fuoco che ha bruciato l’accatastarsi delle opere e memorie di una vita, gli ha permesso di liberarsi da costrutti e abitudini e di aprire il suo spazio a qualcosa di nuovo: «Non ci saranno legni e cose ingombranti, voglio che questo diventi un luogo di incontro. Ho conosciuto tanti giovani talentuosi in questi anni, scrittori, pittori, cantanti. Mi piacerebbe trasformare questo luogo in un punto di aggregazione che possa unire più generazioni, un luogo dedicato all’arte e allo scambio. Voglio che queste persone parlino, non voglio più essere l’unico protagonista, mi piacerebbe aggiungere altri personaggi alla mia storia».
Le porte della bottega di Faustino sono sempre state aperte a  tutti coloro che avessero voglia di ascoltare. La necessità di condivisione scaturita dalla perdita vuole ora trasformare ciò che era la ribalta di un unico attore nella più informale delle agorà, che ha come sola pretesa quella di farsi punto di unione e scambio. 

Prima di salutarci, Fausto mi ringrazia emozionato, chiude gli occhi e ispira profondamente: «Nel mio nuovo atelier vedo nuovi spazi. Spazi che prima non avevo mai percorso. Non ho ancora definito bene i contorni, ma so per certo che vorrei essere qualcosa di diverso da ciò che sono sempre stato. Non sarà facile, perché cambiare a 70 anni non è mai facile, ma cercherò di rinnovarmi. Immaginando di entrare dentro questo nuovo studio è come se mi apparissero all’improvviso tutti i visi delle persone che ho conosciuto grazie a questo bel posto».

Riprese e montaggio di Lorenzo Drei, fotografie di Maria Vittoria Fariselli

Patti Smith in concerto a Cervia il 31 luglio

Icona vivente del rock, salirà sul palco di piazza Garibaldi accompagnata dal figlio e dall’amico

Patti Smith 1Patti Smith sarà in concerto a Cervia, in piazza Garibaldi, domenica 31 luglio alle ore 21 (le porte apriranno già dalle 19).

I biglietti saranno in vendita da giovedì 10 marzo sul circuito Ticketone e Ciao Tickets.

Dopo essersi esibita all’Alighieri di Ravenna, nel dicembre 2019, la “sacerdotessa” torna quindi in Romagna.

Il concerto – che la porterà anche sul palco di Rock in Roma il 27 luglio – la vedrà ripercorrere la sua carriera di oltre quarant’anni, accompagnata dal figlio Jackson Smith alla chitarra, dall’amico di lunga data Tony Shanahan al basso e dal batterista Seb Rochford.

Mito e icona vivente del rock per tutte le generazioni, recentemente ha conseguito due nuovi riconoscimenti: il premio Puccini – assegnato dalla città di Viareggio e dalla Fondazione Festival Pucciniano, che è andato per la prima volta ad un artista rock – e le chiavi della città di New York, ricevute dall’ex sindaco Bill De Blasio.

Nella sua lunga carriera, ha attraversato il rock e analizzato il mondo in tutte le sue forme d’arte, lasciando il segno. È senza dubbio tra gli artisti più influenti della sua generazione.

Patti SmithPatricia Lee Smith, in arte Patti Smith, è nata il 30 dicembre 1946 a Chicago, Illinois. «Quando ero una ragazzina, – racconta la cantante – ho sempre saputo che avevo qualcosa di speciale dentro di me. Non ero attraente, non ero molto comunicativa, non ero molto intelligente, almeno a scuola. Non ero nulla di tutto ciò, e non ho mai dimostrato al mondo che ero qualcosa di speciale, ma ho avuto questa enorme speranza per tutto il tempo ed è questo lo spirito che mi ha mantenuto forte. Ero una bambina felice perché avevo la sensazione che sarei andata oltre il mio corpo fisico…». Negli anni ’60, poco più che ventenne, si trasferisce a New York per trovare la sua strada e guadagnarsi un posto nell’olimpo delle leggende del rock.

“People Have The Power”, “Gloria”, “Dancing Barefoot” e “Because The Night” sono alcuni dei suoi brani più famosi, diventati vere e proprie pietre miliari della musica.

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