Il MaGio Bike Tour e quella strada dal Costa Rica fino alla «fine del mondo»

Il giro del globo in bici del ravennate Giovanni Gondolini è arrivato in Sudamerica. Le sue riflessioni su Panama…

Il Magio Bike Tour è arrivato in Ecuador, toccando il suo 39esimo Paese e pure il punto più alto  (4.100 metri sul livello del mare, prima della discesa verso la capitale Quito) di questo giro del mondo in bicicletta partito quattro anni fa da Ravenna e giunto ora in Sudamerica. Come abbiamo raccontato sul giornale e sul sito (a questo link l’ultima puntata), ora il ravennate Giovanni Gondolini (rimasto orfano di Marco Meini, con cui aveva iniziato l’avventura) sta viaggiando in compagnia di tre amici e del fratello Francesco, che lo accompagnerà fino al ritorno a Ravenna, presumibilmente nel 2019.

Ci ha scritto qualche giorno fa da San Augustin, un piccolo villaggio della Colombia, inviandoci anche le sue impressioni su Panama, «un’analisi un po’ più dura del nostro mondo ancora non aperto o almeno non aperto a tutti», scriveva via mail. «Un mondo con strade che si interrompono per non far passare i poveri, visto che noi occidentali ogni tanto possiamo permetterci il lusso di volare».

Ecco la sua testimonianza; il resto sul nostro settimanale in distribuzione da giovedì prossimo, 13 aprile.

Una verde striscia di terra lunga ottocento chilometri, uno stretto istmo largo ottanta che unisce l’America settentrionale all’America meridionale: questa è la Repubblica di Panama. Una terra fertile baciata da due oceani ravvicinati. I surfisti possono al mattino cavalcare le onde del Caribe e  nel pomeriggio osservare la “puesta del sol” nel Pacifico. Ma la sua fortuna come è ben noto si deve al Canale. Un’opera di ottanta chilometri di ingegno civile ultimata dagli Stati Uniti nel 1914. Possedere il controllo militare e doganale di queste laboriose dighe significava avere gran parte del controllo globale dei commerci marittimi. Il canale di Panama decretò l’inizio della leadership mondiale americana.  Solo da vent’anni la sua giurisdizione è passata nelle mani del governo panamense, quindi ora ricco degli introiti dovuti ai dazi di passaggio. A Panama ci sono meno di quattro milioni di abitanti e più di un panamense non si nasconde nel dirmi: «Se il nostro governo non rubasse, saremmo tutti milionari grazie al canale».

Mi piace raccontare però un’altra peculiarità di questo stato noto per i suoi cappelli. Panama è attraversata da una sola strada, che dal confine con il Costa Rica giunge alla “fine del mondo”: Yaviza. Yaviza è un piccolo paese in cui la infinita Panamericana si interrompe, rendendo impossibile raggiungere via terra la Colombia e l’America del Sud. Siamo riusciti a congiungere due oceani grazie a un fiume artificiale, ma non colleghiamo due continenti con una banale strada. Perché? La scusa sbandierata è quella di non creare un facile passaggio alla cocaina colombiana verso il Nord d’America. Ma la cocaina comunque e ovunque passa facilmente, anche grazie ai container che attraversano il canale. Chi non passa quindi sono solo gli uomini, non noi ricchi abili a volare, ma ancora una volta loro, i più poveri, gli ultimi. Sì ,anche questo è Panama, un paradiso fiscale corrotto, una City di grattacieli costruiti grazie all’evasione e al riciclaggio. Sì, anche questo è Panama, una meravigliosa striscia di terra che fa passare merci e dollari per il Nord del mondo e che lascia a terra e indietro troppe genti del Sud del mondo».
Giovanni Gondolini

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