«Dei giochi di società amo l’aspetto artistico, narrativo e di condivisione»

Il ravennate Riccardo Crosa, 51 anni, è l’autore del long seller “Sì, Oscuro Signore” e del nuovo “Looterz” ma anche socio dell’editore Pendragon di Milano: ci racconta come è cambiato il settore sui tavoli

Crosa2

Riccardo Crosa

Noto forse più come disegnatore e autore di fumetti (tra i più recenti il fortunato Le avventure di Drago Nero di cui si attende la seconda serie), il ravennate Riccardo Crosa, classe 1967, è anche autore di giochi di società di successo, tra cui il celeberrimo Sì, Oscuro Signore (noto anche come Sos), 300mila copie vendute nel mondo, traduzioni in 17 lingue, un long seller da quattordici anni a questa parte prodotto dalla Pendragon, di cui Crosa stesso è socio. A Lucca, la più importante fiera di settore in Italia, è stato appena presentato Looterz, il nuovo gioco di carte realizzato da Crosa e anch’esso ispirato, come Sos, al suo personaggio Rigor Mortis, protagonista di una serie a fumetti.

Come è stato accolto Looterz e come sta andando?
«Allo stand a Lucca è andato esaurito e per la verità era già nei negozi da qualche mese dove sta andando molto bene, anche grazie al traino di Sì, Oscuro Signore. In questo caso si tratta di un gioco più classico con le carte».

Crosa1Ma cosa va per la maggiore oggi sul mercato? Cosa è cambiato da quando era uscito Sos e oggi cosa sceglie di pubblicare un editore?
«È cambiato soprattutto il settore dei giochi da tavolo. Sì è allargato molto, uscendo dal piccolo ghetto di appassionati e arrivando in qualche modo anche al grande pubblico. Oggi ogni mese escono tantissimi giochi. Questo fa sì che il mercato si stia anche un po’ saturando. Inoltre, per forza di cosa, cambiano anche i gusti e quindi le tipologie di giochi che vanno per la maggiore».

E come cambiano?
«Si era partiti da giochi molto complessi, con tante regole pensati per veri appassionati, mentre adesso quello che vende di più è il gioco dalla meccanica semplice ma profonda, più diretto alle famiglie e ai giocatori meno specifici. Ci sono ancora molte proposte particolari, ma quelle che vendono di più sono queste».

687474703a2f2f7777772e6465736b6f76656872792e636f6d2f776f726470726573732f77702d636f6e74656e742f75706c6f6164732f323031362f31302f6c6f6f7465727a2d30372e6a7067Come editori quale tipologia privilegiate?
«Ne facciamo di vari tipi, da quelli più di nicchia a quelli più generalisti. Noi siamo un Game Studio, nel senso che sì, localizziamo prodotti esteri, ma il primo obiettivo di Pendragon è produrre progetti originali e venderli ai nostri partner internazionali. In nostro mercato di riferimento è principalmente quello internazionale».

Ci sono grandi differenze tra il mercato estero e quello italiano? Ci sono cose che qui funzionano o altrove no?
«Il mercato italiano è per forza di cose piccolo, resta comunque una nicchia, come l’editoria… Non direi che ci siano differenze particolari fra generi che si vendono di più o di meno. Ci sono i macrogeneri, come i giochi alla tedesca, detti German, come Agricola, Stone Age, Puerto Rico, che sono più improntati a una strategia molto pensata e con poco spazio per la casualità e giochi più all’americana, detti anche American, che danno più spazio a narrativa e ambientazione e in genere sono prediletti dai giocatori più “light”».

Quest’anno avete importato anche il gioco Breaking Bad, vero? Come sta andando? E a che filone appartiene?
«Sì, è andato molto bene, anche per via del nome e dell’interesse per la serie tv: è un gioco dalle meccaniche semplici, che si spiega in pochi minuti ma che rimane fedele alle dinamiche della serie. Lo metterei fra gli american».

Crosa3Che aspettativa di vita ha un gioco?
«Purtroppo la longevità è un tasto dolente, il mercato si sta saturando e non c’è più molto spazio negli scaffali dei negozi, che fanno un ricambio veloce. La vita di un gioco è breve ed è sempre più difficile diventare un long seller. Un po’ come per i libri: ci sono giochi che venderanno sempre, ma per i nuovi è complicato. Ed è anche difficile prevedere quale potrà avere più o meno successo».

I giocatori preferiscono comprare online o nei negozi?
«Tutti e due, ma è sempre meglio trovare un posto, come una fiera per esempio, in cui ti facciano provare il gioco».

Lei è un giocatore? E se sì, che tipo di giocatore è?
«Sì, nei limiti di tempo a disposizione. Amo giocare e lo faccio da sempre, con gli amici. Amo anche i videogiochi, ma lì l’esperienza è diversa, più solitaria. A me piacciono molto i giochi ben ambientati e belli da vedere. Preferisco quelli non troppo aggressivi, non amo quelli di guerra, come i war games. In un mondo sempre più digitale, è bello vedere in tavolo che si popola di token, colori e allegria, insomma, di cose fisiche, che si possono toccare, miniature scolpite. Mi affascinano l’aspetto artistico ovviamente, quello narrativo e l’idea della condivisione».

DeM1zXOW0AE1JViPredilige il genere German o American? E il gioco del cuore?
«Direi il secondo, sono più nel versante caciarone e leggero… E comunque vado a periodi. Adesso stiamo giocando ad Arkham Horror il gioco di carte, fantastico gioco collaborativo a campagne, 7th Continent, Zombiecide Black Plague…»

Ma è vero che il gioco resta soprattutto una faccenda da maschi?
«No, assolutamente no. Picchiarsi sì, è da maschi, i War Games lo sono… ma il gioco è trasversale, ci sono un sacco di donne a cui piace giocare e sono sempre di più. Si tratta sempre di trovare il gioco giusto. Ce ne sono tantissimi. Dixit è il classico gioco per fare giocare tutti. Magari abbiamo gusti diversi, ma l’amore per il gioco è sempre lo stesso».

MAR MOSTRA SALGADO BILLB 15 – 21 04 24
NATURASI BILLB SEMI CECI FAGIOLI 19 – 28 04 24
CONAD INSTAGRAM BILLB 01 01 – 31 12 24