Lavorare con la voce: «Fare il telecronista era il sogno fin da bambino» – VIDEO

Luca Alberto Montanari racconta il Cesena. «Con la pandemia cerco di portare passione negli stadi vuoti»

Quel suo «Zeccaaaa» gridato (tre volte, vedi video qui sotto) al 91’ di Cesena-Sambenedettese (finita 2-1 grazie a quel gol allo scadere di Giacomo Zecca) resterà nel cuore di molti tifosi del Cesena a fine stagione. Perché una vittoria gustata in tv non sarebbe la stessa cosa senza la voce del telecronista.

La voce del Cesena è quella di un ravennate, Luca Alberto Montanari, giornalista che sulla carta stampata segue la squadra bianconera da vent’anni e che da qualche tempo ne racconta anche le gesta, in tv. «Fare il telecronista era uno dei sogni che avevo fin da bambino, quando ero io a fare le telecronache quando giocavamo al campetto tra amici, o in salotto».

Ora le fai sul serio, su TeleRomagna. Come ci sei arrivato?
«Sono partito con la radio, a San Marino, e poi ho fatto le mie prime telecronache su TeleRomagna, fino all’esperienza più bella, quella su Sky, per cui ho fatto le partite del Cesena per la pay tv in serie B e il bordo campo il 30 maggio 2010 a Piacenza, il giorno della promozione in A, con la telecronaca di Riccardo Gentile, uno dei più bravi».

Ecco, quali sono i tuoi modelli, le tue fonti di ispirazione?
«Nessuna ispirazione in realtà, non credo ci sia una “scuola”. Il tuo stile arriva semplicemente dalla malattia di guardare mille partite fin da bambino. Il primo mito non fu calcistico, però: Bruno Gattai nello sci (legato ai successi di Alberto Tomba, ndr). Fino ad arrivare a Massimo Marianella, che considero ancora il migliore oggi, insieme a Stefano Borghi, che però ora non seguo, non avendo Dazn…».

Com’è fare il telecronista negli stadi vuoti ai tempi del Covid?
«Diciamo che la responsabilità aumenta, perché sei l’unico esterno, o quasi, che può assistere alla partita. Senza pubblico avevo anche paura che fosse più difficile farmi coinvolgere, o al contrario che potessi sembrare uno squilibrato. E in effetti alla prima giornata a Verona, ricordo ancora come mi hanno guardato tre carabinieri, girandosi a bordo campo verso la tribuna, dopo il gol di Bortolussi…».

Come ti poni davanti al tema del telecronista tifoso?
«Io la vedo così: è indispensabile, a maggior ragione adesso, dare ritmo, tempi e passione, per rendere la partita più vivace e godibile. Soprattutto quando il livello calcistico non è eccelso».

Come in serie D, quando con TeleRomagna avevate l’esclusiva del Cesena, post fallimento.
«In D bisognava essere bravi a trovare l’aneddoto, la curiosità, il personaggio sconosciuto. Ricordo che a quei tempi sembrava l’inizio della fine e invece è stato molto divertente. Abbiamo fatto tutte le dirette in trasferta in campi improponibili, con tribune stampa improvvisate, in mezzo ai tifosi, senza un tavolo dove appoggiarci, le sedie di vecchi cinema di legno marcio. Contro il Matelica eravamo in quattro in una cabina da due, che se ci fosse stato il Covid. A San Mauro Pascoli in un container sopra le panchine».

Vi seguono in tanti?
«In serie D, quando non avevamo concorrenza, ricevevamo messaggi da tutta Italia e anche dall’estero».

Critiche al telecronista?
«Direi nessuna in particolare, forse solo quando paradossalmente fui io stesso troppo critico contro il Cesena per una prestazione opaca».

Che rapporto hai con i giocatori e gli allenatori?
«Direi buono, in serie D quando mi vedevano arrivare mi chiamavano Marianella. Poche settimane fa, invece, un calciatore mi ha detto che dal campo sentono la mia telecronaca, con le porte chiuse, di stare attento a non fare errori».

Obiettivi da telecronista?
«Beh, ho avuto l’onore di raccontare la promozione del Cesena dalla B alla A e poi dalla D alla C. Mi manca quella dalla C alla B (il Cesena sarà a breve impegnato nei play-off per la promozione, ndr)…».

Un ravennate “tifoso” del Cesena. Mai avuto problemi in città?
«Solo qualche battuta degli amici. Ma adesso mi sono trasferito a Cesena a vivere, chiudendo un cerchio. E comunque sono tanti i tifosi bianconeri in provincia di Ravenna…».

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