Primare Pd, la mozione Zingaretti: «Dobbiamo parlare agli elettori delusi del M5S»

Parla Fabio Sbaraglia del comitato per il governatore del Lazio. Capolista il sindaco Michele de Pascale

Sbaraglia Fabio

Fabio Sbaraglia

Superfavorito alle primarie Pd del 3 marzo dopo la tornata nei circoli (a livello nazionale ha preso il 47,38% e a livello provinciale il 50,64%), Nicola Zingaretti si presenta sotto lo slogan “Prima le persone” e per il comitato in suo sostegno ha risposto alle nostre domande Fabio Sbaraglia, capogruppo Pd in consiglio comunale a Ravenna e candidato nella lista per l’assemblea nazionale dopo il sindaco Michele de Pascale, Milena Barzaglia, il consigliere regionale Mirco Bagnari e l’assessora Ouidad Bakkali.

Una candidatura nata nell’estate, quando ancora non c’era una data per il congresso. A chi vi siete rivolti all’inizio e a chi vi rivolgete adesso?
«Nella prima fase abbiamo provato a scardinare i rigidi schieramenti che negli ultimi anni avevano tenuto in ostaggio il Pd. Su un progetto di discontinuità, innanzitutto da queste logiche, abbiamo raccolto un consenso largo intorno alla candidatura di Zingaretti che supera trasversalmente le appartenenze storiche. Ora ci rivolgiamo a tutti gli italiani che, in netto contrasto alle politiche di questo Governo, credono in un’idea larga di centrosinistra e di un Pd rinnovato, più aperto, inclusivo e in dialogo con la società».

Nicola Zingaretti

Nicola Zingaretti

Se vince Zingaretti, dicono gli avversari, torneranno nel partito anche Bersani e D’Alema. Un bene o un male? Non sarebbe un ritorno al passato?
«Questo lo dicono loro! Io credo che né al Pd, né a nessun altro, né soprattutto al Paese, serva riproporre schemi del passato e di certo la candidatura di Zingaretti non punta in quella direzione. La verità è che se avessimo la lucidità per liberarci dall’ossessione dei nomi e osservassimo quel che succede nella maggioranza delle città e delle Regioni in cui governiamo, vedremmo che lo facciamo dentro coalizioni unite e costruite sulla base di una comune visione di lungo periodo».

Che rapporti deve tenere il Pd con i 5 Stelle? A livello nazionale, ma anche e soprattutto locale?
«Pd e M5S sono alternativi. Una prospettiva con chi blocca le estrazioni e le infrastrutture e condivide le posizioni della Lega in materia di immigrazione non è possibile. Quello che vedo è che anche a livello locale in quel movimento iniziano a prevalere logiche tipicamente partitiche. Presto anche in Consiglio Comunale a Ravenna chi si rifà alle posizioni dei 5S dovrà esprimersi politicamente sul decreto Salvini, per esempio. Vedremo come voteranno. Non si può ignorare però che oltre alla dirigenza di quel movimento c’è un elettorato che in buona fede, magari per mancanza di credibilità delle alternative, ha dato fiducia a loro e che a distanza di pochi mesi è deluso o disorientato. Non possiamo permetterci di non cercare un dialogo con queste persone».

Cosa vi convince meno nella candidatura di Martina e in quella di Giachetti?
«Proprio sabato Marco Minniti a Ravenna ha detto una cosa semplice e secondo me molto giusta: un grande partito quando perde così tanto in termini di consenso vuol dire che ha perso contatto con le persone, e allora deve riflettere e cambiare. Ecco, davanti a queste due oggettive necessità Martina mi sembra troppo debole sul fronte del cambiamento. Giachetti su entrambe».

Voi vi proponete come discontinuità, ma tra chi vi appoggia ci sono pezzi da novanta della passata stagione come Gentiloni e, appunto, Minniti.
«Non sono mai stato animato dal sacro fuoco della rottamazione. Se esponenti stimati nel Partito appoggiano Zingaretti credo sia solo indice della credibilità della sua proposta. La discontinuità che proponiamo non è un’abiura di tutto quello è stato fatto, si riferisce innanzitutto al modo in cui il Partito deve aprirsi alla società e ai bisogni delle persone».

Che cosa si salva dell’esperienza di Renzi e cosa va cambiato?
«Va salvato tanto del lavoro dei nostri governi a partire dagli interventi in materia fiscale, di diritti civili, beni culturali, terzo settore, lotta al caporalato, l’esperienza dell’accoglienza diffusa in materia di integrazione. Invece è più severo il giudizio sulla guida del Partito. In questi anni il Pd si è limitato a fare la claque al Governo, rompendo i rapporti con interi settori della società e isolandosi nella scena politica del centrosinistra».

Con la recente uscita del suo nuovo libro, Renzi sta dando una mano al congresso o lo sta sottilmente boicottando?
«Non credo stia boicottando. Credo che responsabilmente abbia colto che una stagione è finita, che sia necessario aprirne una nuova e che in questo momento il cambiamento non possa passare attraverso una sua presenza forte in campo. Renzi è e resta un patrimonio importante per il Pd e mi auguro non sia in discussione la sua permanenza».

EROSANTEROS POLIS BILLBOARD 15 04 – 12 05 24
NATURASI BILLB SEMI CECI FAGIOLI 19 – 28 04 24
CENTRALE LATTE CESENA BILLB LATTE 25 04 – 01 05 24
CONAD INSTAGRAM BILLB 01 01 – 31 12 24