Dopo il risultato delle elezioni comunali del 2021, il candidato del centrodestra Filippo Donati riconobbe la vittoria di Michele de Pascale al primo turno con una battuta che al tempo stesso univa autoironia e una frecciata al vincitore: «Sono l’unica cosa che De Pascale ha asfaltato negli ultimi cinque anni».
Il 63enne albergatore di Ravenna è poi entrato in consiglio comunale tra i banchi dell’opposizione con la lista civica Viva Ravenna. Il bilancio personale è a metà: «È stato positivo essere dentro alla macchina organizzativa e conoscere tanti dipendenti pubblici che hanno a cuore il loro lavoro e la loro città. Ma è davvero avvilente vedere una maggioranza che deve bocciare qualunque proposta venga dall’opposizione perché ha i numeri per farlo e solo perché non vuole riconoscere nulla all’altra parte politica. È l’arroganza di sentirsi migliori degli altri. Così come non è stato bello vedere conoscenti dell’area politica di centrosinistra che hanno cambiato modo di trattarmi perché mi ero candidato».
La pagella di De Pascale è piena di insufficienze, secondo Donati: «Mi è sembrato un sindaco in attesa di qualcosa di nuovo sin dal principio, come se avesse messo in conto di mollare in caso si presentasse un’occasione per fare carriera. La prima buona è stata la Regione e non ha avuto incertezze, anche se l’avevamo sentito dichiarare che pensava solo a fare il sindaco. Io non avrei lasciato a metà del mandato: c’è chi si mette al servizio di una città e chi usa la città per il proprio servizio».
Donati osserva gli ultimi tre anni in cui è stato a Palazzo Merlato e li somma ai cinque precedenti e l’opinione è netta: «De Pascale ci ha abituato a inaugurare cantieri e non opere finite, lascia una città con tanti lavori incompiuti con ritardi clamorosi e per i pochi finiti mi chiedo se siano consapevoli di quanti costi di manutenzione richiederanno in futuro. Penso al Parco Marittimo e alla passerella sulla banchina in darsena. E già ora non vedo grande puntualità nella cura degli spazi pubblici».
Il turismo è il pane quotidiano per Donati da tutta la vita ed è quello il settore in cui vede le maggiori criticità dell’operato del sindaco uscente: «Qual è il piano strategico di questa amministrazione per la gestione turistica? Mi riferisco soprattutto ai lidi. Ci avevano annunciato che volevano dare a ognuno una sua identità per i diversi segmenti del mercato, ma non vedo nulla di questo. Dovevano mettere in rete le pro loco e non è successo. Questa amministrazione ha navigato a vista sul turismo, per questo non li considero responsabili quando i dati sono in calo, ma nemmeno è merito loro quando crescono: semplicemente le cose capitano e la giunta le prende come vengono senza una progettualità».
A proposito di lidi, Donati ne cita tre: «Casal Borsetti è stata completamente dimenticata, Marina di Ravenna ha palese bisogno di un rilancio e Porto Corsini per i prossimi anni avrà il boom delle crociere ma non è stato pensato e progettato un piano per la logistica di merci e persone in una località che già ora soffre quei flussi. Con il paradosso che molti crocieristi sbarcano a terra e non trovano offerte per la mobilità».
Eppure si potrebbero imbastire piani con entrate garantite: «Dalla tassa di soggiorno arrivano circa due milioni di entrate per il Comune ogni anno. Significa un totale di quasi 16 milioni nell’era De Pascale. Mi sembrano un’entrata importante che poteva sostenere il finanziamento di un piano di investimento. E invece come sono stati spesi questi soldi concretamente?».
Come sarebbe stata la Ravenna con Donati sindaco? «Avrei messo più attenzione nella tutela delle reti commerciali, in centro e in periferia. I piccoli negozietti sono presidi di civiltà che vanno aiutati».