De Pascale, 8 anni da sindaco: «Soddisfatto per il porto, strade da migliorare»

Il bilancio del 39enne Michele de Pascale che lascia l’incarico a metà del secondo mandato per candidarsi alla presidenza della Regione: «Ho sofferto molto il fatto di non essere originario della città che ho amministrato»

OmbrelloIl secondo mandato di Michele de Pascale come sindaco di Ravenna sarebbe dovuto durare più dei cinque anni standard e invece si fermerà dopo tre e mezzo. Le elezioni comunali del 2021 slittarono dalla consueta primavera all’autunno per ragioni Covid e la naturale scadenza sarebbe stata la primavera 2027 per riallineare inizio e fine della legislatura ravennate con altre tornate elettorali. E invece il 39enne di Cervia, dove tutt’ora risiede, ha deciso di tentare la corsa alla poltrona di presidente della Regione Emilia-Romagna lasciata libera da Stefano Bonaccini che a sua volta ha chiuso in anticipo l’incarico per un seggio all’Europarlamento. E così anche la tradizionale intervista di fine mandato al sindaco arriva con due anni e mezzo di anticipo: De Pascale è stato ospite della redazione di Ravenna&Dintorni il 21 agosto per rispondere alle domande del direttore Luca Manservisi e dei giornalisti Andrea Alberizia e Federica Angelini.

Sindaco, non possiamo che partire dal motivo per cui stiamo facendo questa intervista oggi anziché nel 2027. Perché ha deciso di interrompere in anticipo il suo secondo mandato per candidarsi alla presidenza della Regione?
«Negli ultimi vent’anni le Regioni hanno assunto un ruolo centrale nella vita delle persone. Dalle Regioni, in particolare da quelle forti come l’Emilia-Romagna, oggi passano elementi decisivi in settori importanti. Ne cito due che tutti, purtroppo, abbiamo visto bene negli ultimi tempi: la salute e la lotta al dissesto idrogeologico. E poi mi sono trovato davanti alla richiesta della comunità, perché la mia candidatura viene dall’alto ma anche dal basso, da tutte le persone che hanno lavorato con me in questi anni. Quando ti vedono come la persona giusta non ti sottrai se senti di avere la passione e l’energia».

C’è anche un’ambizione personale?
«La chiamerei autostima, l’idea di poter essere un’energia positiva in questo momento per risolvere tanti problemi nella vita delle persone e dare continuità a cose che vanno difese. Così come ci sono delle criticità su cui bisogna agire».

402637236 896012555216120 1544856333853477941 NUn anno fa intervistammo il segretario provinciale del suo partito, Alessandro Barattoni, quando ancora non erano note le candidature alle Europee e ci disse che si augurava che il presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, «portasse a termine il suo mandato a Bologna, come tutti coloro che ricoprono un incarico grazie al voto dei cittadini». Barattoni non sarà contento della sua decisione di lasciare Palazzo Merlato in anticipo…
«Alessandro ha mantenuto una forte attenzione e preoccupazione. La mia preoccupazione era che la candidatura non arrivasse dopo mesi che il mio nome circolava sui giornali, e quindi era chiaro che c’era stata la mia disponibilità. Non sarebbe stato bello per i ravennati, negli ultimi due anni di mandato, che potevano pensare che per me fosse un ripiego restare a Palazzo Merlato. La stessa ragione per cui ho già detto che in ogni caso, anche se non dovessi essere eletto come presidente della Regione, lascerò il ruolo da sindaco e Ravenna andrà alle elezioni la prossima primavera. Se avessi guardato alle cose solo in ottica personale forse avrei dovuto considerare che la scadenza del mandato di sindaco coincide con le prossime elezioni per il Parlamento».

Qualcuno dice che in realtà fare il sindaco non era nei suoi piani e sia stato un po’ costretto per senso di responsabilità in quanto segretario del partito nel 2015 quando morì Enrico Liverani che era stato scelto come candidato.
«Prima che la scelta andasse su Liverani, il Pd era in difficoltà e in diversi mi avevano chiesto di candidarmi per il 2016. A me sarebbe piaciuto, ma temevo che avrei perso le elezioni: ero affascinato dall’idea, ma pensavo di non avere la conoscenza della città e il profilo con la forza necessaria. E così facemmo la scelta di candidare Liverani. Poi la sua morte ha cambiato completamente lo scenario e non mi sono sottratto».

14E poi come è andata una volta arrivato a Palazzo Merlato?
«Ho sentito molto il fatto di non essere originario della città che ho amministrato, forse l’ho sentito più io dei ravennati, visti gli esiti elettorali. Mi ha fatto male non avere a Ravenna i parenti, i compagni di scuola, gli amici e tutte le relazioni che hai da quando nasci a quando diventi sindaco. Più volte mi sono sentito inadeguato. Ho sempre cercato di sopperire con tutte le modalità che ho avuto, a partire dal dare il mio numero di telefono a chiunque al primo incontro, ritrovandomi una chat di Whatsapp ingestibile, ma anche nel cercare di essere più aperto possibile».

Dai suoi profili sui social network vediamo che quasi quotidianamente è da qualche parte in Emilia-Romagna per eventi di campagna elettorale. Le elezioni sono previste a novembre. In questo intervallo di diversi mesi Ravenna sta avendo e avrà un sindaco con la disponibilità di tempo che merita un comune da 160mila abitanti?
«In questa estate ho deciso di utilizzare i normali dieci giorni di ferie che ha chiunque per seguire la campagna elettorale. Sono consapevole di avere davanti due mesi senza tempo per dormire. Devo dire che per mia fortuna in Comune c’è una squadra molto rodata, a partire dalla giunta, ma anche da altre figure dell’amministrazione. E fare il sindaco dopo che lo fai da otto anni è molto diverso rispetto a farlo dopo otto giorni: per dirigere, ascoltare, indirizzare oggi mi serve meno tempo e sono assolutamente in grado di farlo per i prossimi mesi».

A fine anno lascerà Ravenna e passerà in Regione, come presidente in caso di vittoria o come consigliere in caso di sconfitta. E a Ravenna cosa succederà?
«Tra la carica di sindaco e qualunque incarico in Regione esiste quella che la legge sugli enti locali definisce incompatibilità. Cioè un sindaco può candidarsi e può essere eletto, ma a quel punto deve fare una scelta. Io lascerò Ravenna. Ho previsto che il mio ultimo intervento pubblico da sindaco sarà il 4 dicembre per l’anniversario della Liberazione e questo per me ha un valore molto forte. Tra fine dicembre e inizio gennaio il consiglio comunale voterà sulla mia decadenza. Se viene accolta rimane in carica tutta la giunta e tutto il consiglio comunale e non arriverà il commissario che invece arriverebbe se io mi dimettessi già oggi. Nella giunta verrà indicato un reggente facente funzioni di sindaco».

29 06 2016 Ravenna Comune Nuova Giunta Comunale Presentazione Bakkali , Fusignani , Baroncini , Fagnani , Signorino , Del Conte , De Pascale , Cameliani , Costantini , MorigiSarà il vicesindaco Eugenio Fusignani del Pri come parebbe naturale visto che, appunto, è il suo vice sin dal 2016? O darete l’incarico a qualcuno del Pd?
«La decisione non è ancora presa, valuteremo tutti insieme in giunta. Però ricordo a tutti che il centrosinistra ha già indicato il suo candidato sindaco (lo stesso Barattoni, ndr) e a gennaio saremo in piena campagna elettorale per le Comunali: il tema non sarà chi fa il reggente in giunta, ma cosa farà il candidato sindaco».

Qual è il lascito alla città dei suoi otto anni di cui va più orgoglioso?
«Leggere in tempo reale i fatti è sempre difficile. Però credo che la situazione del porto, un elemento strategico per la città, oggi sia oggettivamente diversa da quando ho iniziato il mio mandato. Se ricordate nel 2016 c’erano indagini su tutti i principali atti urbanistici e appalti del porto, uno scontro “termonucleare” tra Ap e Confindustria, il rischio di ritrovarsi con l’Autorità portuale di Ravenna come succursale di Venezia, il terminal crociere chiuso e il rischio di perdere 250 milioni di finanziamenti pubblici. Oggi la fase 1 dei lavori di dragaggio fino a 12,5 metri è conclusa, la fase 2 fino a 14,5 è finanziata e appaltata. La cantieristica navale ha un grande investitore come Ferretti e gli addetti ai lavori in Italia considerano Ravenna un porto da tenere in considerazioni per chi vuole fare investimenti nel settore».

Tra i risultati positivi del porto inserisce anche il rigassificatore?
«La scelta di realizzare nuovi rigassificatori io la condivido, ma capisco che qualcuno possa contestarla. Una volta però che il governo ha deciso che l’Italia aveva bisogno di due rigassificatori in più mi pare fosse inevitabile scegliere Ravenna per uno di questi, viste le competenze nel settore energetico. Rivendico che sarà una grande opportunità di lavoro e di economia, con 20 milioni di compensazioni ambientali: se l’avessero fatto davanti alle coste venete non sarebbe stato poi tanto più distante da noi, ma non avremmo avuto nessuna opera compensativa a terra».

13392282 1116941128328551 2915420590885417810 OChe cosa riconosce di non essere riuscito a fare in questi anni?
«Per le opere di grande viabilità attorno alla città arriviamo con due terzi di interventi finanziati e due grandi cantieri in corso sulla Classicana e l’Adriatica. Mancano la connessione tra Classicana e E45, il famoso bypass sul Candiano e l’adeguamento della Romea dir. Sinceramente quando mi insediai e ottenemmo i primi cento milioni dal ministro Del Rio ero fiducioso che ci fossero le possibilità per completare gli interventi nel corso del mandato. E invece Anas ha impiegato sei anni per mettere a terra quei cento milioni e con gli sei governi cambiati in otto anni non siamo riusciti a ottenere una seconda tranche di finanziamento. Se sarò chiamato in Regione spero di poter dare il mio contributo per completare questi interventi».

Le nuove infrastrutture non sono state completate e le condizioni delle strade esistenti non sono sempre ottimali…
«Un’altra cosa di cui non posso essere soddisfatto è infatti la manutenzione delle strade. In questi anni abbiamo giocato con il coltello fra i denti su ogni bando possibile e immaginabile per raccogliere fondi europei, statali e regionali: faremo asili, palestre, ciclabili e altri interventi per la collettività. Tutte le opere hanno previsto un cofinanziamento del Comune e quindi abbiamo dovuto impegnare una parte molto significativa del nostro bilancio, avendo meno risorse per le buche nelle strade che è sempre tra i primi posti nell’elenco delle segnalazioni che ricevo dai cittadini».

RAVENNA 18/09/2014. PRIMARIE PD, STEFANO BONACCINI.Tra i risultati poco soddisfacenti dell’esperienza va inserito il museo Classis? Lo ha inaugurato nel 2018, a conclusione di un percorso cominciato vent’anni prima, ma forse si sta rivelando meno attrattivo delle previsioni a prescindere dall’effetto Covid…
«Classis è un intervento di recupero di archeologia industriale fra i più belli e rilevanti nel Paese. È stata fatta una scelta che ha dotato il centro di Classe di un luogo dal grande potenziale evitando che si creasse una bomba ambientale e di degrado. Sono contento del lavoro della nuova direzione di Ravennantica che ha dato un impulso positivo a Classis. Però è ancora una sfida aperta rispetto al progetto pensato negli anni ’90: nell’investimento sul parco archeologico manca una parte significativa, ma si è indebolita la spinta degli altri attori oltre al Comune di Ravenna. La partita è aperta e ha bisogno di un’azione forte da parte dello Stato. Mi sorprende la freddezza del centrodestra quando abbiamo invitato il ministro Sangiuliano a visitare il sito mentre invece si chiede la salvaguardia di altri ritrovamenti, come la villa emersa dagli scavi del metanodotto per il rigassificatore».

Tra le altre promesse della campagna elettorale non portate a termine c’è il piano urbanistico generale, il Pug, uno strumento introdotto con la legge regionale 24 del 2017 che deve essere la cornice cui dovranno adeguarsi tutti gli interventi: dalle strade alla mobilità, dalle scuole alla bonifica, dagli insediamenti residenziali agli spazi commerciali. Il Comune di Ravenna ci lavora dal 2019 e ancora non è in vigore. Cosa è mancato?
«A gennaio 2022 c’è stata la cosiddetta assunzione del Pug con l’ok della giunta a una prima versione. Nella parte dei principi resta confermato, mentre la mole di osservazioni ricevute (alcune centinaia, ndr) ci ha portato a decidere di correggere la parte della normativa tecnica. Nel frattempo all’Urbanistica è arrivato un nuovo dirigente che sta seguendo in prima persona alcune modifiche. Siamo pronti, ma mi pare giusto che sia la prossima amministrazione a mettere un sigillo politico. Teniamo presente che tra i nove capoluoghi della regione solo Modena ha approvato il Pug e il nuovo sindaco ha già detto che è da correggere».

In attesa del Pug rimangono in vigore i vecchi strumenti urbanistici e si è potuto realizzare insediamenti previsti da piani del passato. Non approvare il Pug è stata anche una volontà politica per non interrompere quegli investimenti, come ha sostanzialmente affermato l’ex assessore Poggioli?
«In realtà è avvenuto il contrario. Tutti i piani regolatori dagli anni ’60 in poi hanno avuto una logica additiva ampliando le aree da urbanizzare. Per Ravenna, in attesa del Pug, resta valido il piano strutturale comunale (Psc) del 2003 che prevedeva espansioni urbanistiche fino al doppio di quelle che abbiamo visto. Faccio tre esempi: Classe e Ponte Nuovo potevano espandersi ancora molto, a Porto Fuori era previsto un insediamento anche oltre la statale 67, San Michele poteva raddoppiare. La legge urbanistica regionale del 2015 fa una cosa molto chiara e rivoluzionaria rispetto al passato: toglie ettari di urbanizzazioni già previste, ma non avviate. In attesa del Pug, infatti, è stata fissata una data, poi più volte prorogata fino all’ultima proroga per l’alluvione, entro cui potevano partire gli interventi previsti dal Psc e chi non lo faceva entro quella data perdeva per sempre i diritti alla realizzazione».

È soddisfatto dell’esito delle urbanizzazioni più recenti?
«La paura di perdere i diritti di costruzione ha causato un’accelerazione dei cantieri, alcuni comparti sono stati svenduti: di fronte all’alternativa di vedere un terreno tornare agricolo e non più edificabile, si è preferito vendere a cifre inferiori. E quindi in pochi anni abbiamo visto realizzare opere che avremmo visto in trent’anni, ma si tratta di opere già decise da progettazioni urbanistiche del passato. Ai Comuni era concessa la possibilità con il Pug di salvare una piccola parte degli interventi non arrivati entro le scadenze, ma Ravenna ha scelto di non salvare nulla. Rispetto le opinioni di tutti, e l’autocritica è un valore, ma è oggettivo che in questi anni si siano attuate parte delle previsioni fatte allora e che, per precisa disposizione della nuova legge regionale, oggi non era possibile bloccare».

Gli insediamenti urbanistici non realizzati sebbene autorizzati sono la conseguenza anche di una città che sta calando come popolazione? C’è un tema di case che restano sfitte?
«La popolazione sta calando un po’ soprattutto nei lidi e nel forese e si concentra nel centro abitato. Quindi case libere magari ce ne possono essere, ma non sempre dove sono cercate. Poi abbiamo due fenomeni in fortissima crescita: appartamenti a uso turistico e seconde case al mare e più studenti universitari. Il corso di Medicina da solo a regime conta circa 900 studenti. Dentro la circonvallazione piccola della città, anche al netto della legge che è cambiata, bisogna dire che le aree dove si è costruito non avrebbero avuto una possibilità di ritorno all’agricolo vista la posizione a ridosso delle aree abitate. Oggi Ravenna è una città ordinata in termini urbanistici: c’è una circonvallazione stretta, che necessita di un completamento al quartiere Mattei, e dentro c’è la vita con le abitazioni, la rete commerciale, i parchi pubblici. Poi hai la grande viabilità esterna che va completata con il bypass».

451135684 1036884701128904 5901010639835180901 NGli interventi dei privati hanno accelerato, molti cantieri pubblici invece sono in ritardo. Ne citiamo tre esemplificativi: il nuovo palazzetto dello sport, la nuova piscina e il parco all’ex caserma Alighieri. Al momento dell’annuncio si disse che dovevano essere pronti tutti per il 2021. Qualche anno fa in una nostra intervista ammise che forse c’era un problema nella stesura dei bandi. Avete trovato quel problema?
«Tutta la parte dei lavori Pnrr sta andando molto bene e anche i cantieri che sono partiti negli ultimi due-tre anni non hanno particolari problemi. Faccio l’esempio dell’ampliamento di via Bonifica. Questo, a mio avviso, dimostra che abbiamo corretto quei problemi che avevamo ammesso di avere nella stesura dei bandi nella prima parte del primo mandato».

E quali erano gli errori in quei bandi?
«Sul palazzetto la mia opinione è che ci sia stata una sottostima dei costi iniziali. A quella gara da venti milioni di euro parteciparono solo due ditte. Credo sia un dato significativo».

71839163 2569651529724163 3524005569557954560 OMarina Romea perché si è ritrovata a vivere l’estate con un cantiere sul lungomare? La realizzazione della ciclabile e riorganizzazione dei parcheggi dovevano essere finiti entro l’inizio di giugno, secondo le dichiarazioni dell’assessora ai Lavori pubblici.
«In ogni cantiere c’è il rischio che duri più delle previsioni perché i lavori li fanno le ditte. Il rifacimento della piazza di Lido Adriano non ha avuto problemi e la direzione lavori era sempre del Comune. Ma mando un messaggio a chi ha promosso le proteste dei giorni scorsi: le manifestazioni in estate si chiamano anti-turismo. Consiglio un patto sul marketing turistico alla pro loco: in estate si promuove la località, penso siano altri i periodi dell’anno per le proteste, anche quelle giuste nel merito come questa».

La protesta di Marina Romea è stata anche per le condizioni delle strade devastate dalle radici dei pini.
«Dove ci sono tanti pini la situazione delle strade resterà complicata, per quanto si possa cercare di migliorarla. Al mare bisogna aumentare le risorse per le manutenzioni, ma bisogna anche avere chiaro che le località si sono insediate in aree dove le pinete preesistevano».

Bisogna tenersi le strade danneggiate con i cartelli “degrado da radici”?
«Ciò che è importante è mantenere, e possibilmente migliorare, la qualità del verde pubblico e dell’abitare. Si interviene quando serve, se necessario si sostituisce la pianta con un’altra essenza per non intaccare l’identità verde del paese, ma nelle località con i pini si avranno strade più o meno ridotte male. Va anche detto che da anni facciamo interventi di bonifica da radici, ma quasi tutti gli alberi che abbiamo bonificato non ci sono più: se togli le radici alla pianta la indebolisci ed è ancora più a rischio crollo in caso di eventi climatici violenti. In questo senso ovviamente siamo aperti anche a soluzioni innovative da sperimentare».

A proposito di pini, in città stiamo assistendo a proteste per evitare l’abbattimento di quelli in via Maggiore, così come a Lido di Savio. Cosa intendete fare?
«Premesso che in via Maggiore non è previsto attualmente l’abbattimento di nessun nuovo pino, come sappiamo ci sono contesti dove si interviene per ragioni di sicurezza. E non si baratta la sicurezza dei cittadini in cambio di voti.  A chi dice che il pino è nel simbolo del Comune rispondo con una battuta: ci sono anche i leoni nel simbolo… Il pino è nell’identità di Ravenna non per via Maggiore ma per le pinete secolari e a Punta Marina è previsto un enorme piano di riforestazione della pineta costiera per cento ettari (una delle opere di compensazione del rigassificatore, ndr)».

BagnacavalloSe parliamo di cambiamenti della città in questi otto anni, va sicuramente citata l’introduzione della raccolta differenziata porta a porta che ha modificato le abitudini dei cittadini e anche lo scenario con l’esposizione dei bidoncini in strada. Molti cittadini la soffrono ancora. C’è bisogno di interventi?
«Raggiungere oltre il 70 percento della differenziata non è una scelta, ma un dovere etico, civico e morale su cui non si può tornare indietro. Quando si decise come eseguire la differenziata una decina di anni fa, nel dibattito non c’era spazio per chi proponeva alternative al porta a porta come i cassonetti intelligenti. Ma nell’obiettivo di arrivare all’80 percento di differenziata ci sono almeno un paio di altri strumenti che possono dare il risultato ottimale in base alla zona della città. Per il centro di Ravenna abbiamo deciso di fare una sperimentazione con i cassonetti intelligenti con una deroga rispetto alla gara, se funziona non è escluso che si possa estendere altrove. Nel 2025 è più facile chiedere ai cittadini di usare una tessera magnetica per gettare i rifiuti».

E le lamentele per la presenza di topi attirati dall’esposizione dei rifiuti in strada?
«Il collegamento tra porta a porta e topi non capisco come sia venuto in mente a qualcuno, anche la stessa Azimut non so su quali basi lo dica. Abbiamo un piano di derattizzazione consolidato condotto dall’Ausl per il centro di Ravenna come avviene in tutte le città e non abbiamo dati che segnalino un aumento delle presenze. Temperature e piogge possono aver determinato una variazione di alcune specie».

936181 10151603140670660 2064224457 NConcludiamo l’intervista con una domanda più personale. Da sempre è stato molto misurato nell’esposizione della famiglia. I suoi due figli e sua moglie come hanno preso la scelta di candidarsi alla Regione?
«I miei bambini hanno questo mito della figura del sindaco, quindi spiegare loro che il babbo non sarebbe stato più sindaco è stato un po’ un fulmine a ciel sereno. Mia moglie non ha mai vissuto il mio impegno politico con particolare entusiasmo. Ma l’Emilia-Romagna è sempre stata una terra che mi ha affascinato moltissimo. La preoccupazione più grande in casa è stata sul mantenimento di un’organizzazione paritaria con mia moglie, che in questi anni abbiamo sempre difeso: lei è avvocata a Faenza e finora abbiamo sempre suddiviso i compiti, per esempio portare e riprendere i figli a scuola. Voglio una Regione paritaria come lo è la mia famiglia».

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