I giovani talenti dell’Abchordis Ensemble a Lugo: «Un banco di prova stimolante»

Parla il direttore Andrea Buccarella, in scena a Purtimiro, alla riscoperta del barocco napoletano

Abchordis Ensemble

Abchordis Ensemble, Andrea Buccarella è il secondo da sinistra

Purtimiro, il festival di musica antica che anima il teatro Rossini di Lugo in questo autunno (il programma a questo link) presenta molti spunti di riflessione. Uno dei più interessanti è sicuramente quello della valorizzazione di giovani meritevoli ai quali viene data un’opportunità importante, apparendo a fianco di nomi che già da lungo tempo appartengono all’olimpo della musica. Quest’anno il festival lughese ha individuato un manipolo di persone giovani e talentuose che, grazie al loro incontro, nel 2011 hanno formato una splendida realtà, l’Abchordis Ensemble. Alla guida di questi musicisti vi è un il direttore romano Andrea Buccarella, clavicembalista ed organista che, nonostante la giovane età, ha già potuto calcare palcoscenici importanti in tutto il mondo.

Maestro Buccarella, è bello e sorprendente vedere un gruppo giovane e valente affiancare in cartellone nomi già affermati.
«Lo è davvero e questo appuntamento per Abchordis è stato inaspettato. Noi gruppi giovani siamo sempre attivi per proporci ai vari festival ma molto spesso non abbiamo fortuna, dato che è più facile vengano prediletti gruppi più noti. Questo genere di chiamate non sono così frequenti e quindi non potevamo esimerci dal rispondere affermativamente, specialmente con un programma così nelle nostre corde».
Pergolesi, Pergolesi e ancora Pergolesi. Inoltre il titolo del concerto (Virgo virginum preclara) rende l’idea del contesto del vostro concerto dell’8 ottobre. “Colpa” del vostro disco d’esordio?
«Beh, il nostro disco (Stabat Mater, Deutsche Harmonia Mundi, ndr) è stato sicuramente orientativo. Noi, un po’ per scelta e un po’ per caso, ci siamo orientati alla ricerca delle sonorità della Napoli barocca, perciò questo programma è, di fatto, conseguenza delle nostre indagini».
Il celebre Stabat Mater e due meno noti Salve Regina del compositore morto a Pozzuoli a 26 anni. Un bel banco di prova.
«Molto stimolante. Il Salve Regina in la minore è una delle prime composizioni sacre di Pergolesi, mentre quello in do minore è scritto quasi contemporaneamente al celebre Stabat Mater. In questo programma si può quindi vedere la parabola intera dello sviluppo compositivo del compositore, almeno per quel che riguarda la musica sacra».
Certamente interessante, Pergolesi è quindi uno dei vertici della scuola napoletana settecentesca?
«Pergolesi è un autore che tanto abbiamo frequentato e nella scuola napoletana tanti lo presero a modello. Si può affermare che ci sia stato un prima e un dopo. In 26 anni, appunto, ha determinato il futuro della scuola napoletana tanto che lo Stabat Mater, brano per il quale è maggiormente ricordato, è stato uno dei brani più ricopiati all’epoca, fatto che ci fa comprendere quanta influenza abbia avuto l’opera di questo compositore nonostante sia stato strappato alla vita molto prematuramente».
Ma Napoli non è solo Pergolesi, nel vostro disco, infatti, non vi è traccia. Vi dedicherete ancora ad altri compositori della scuola napoletana oppure prenderete una strada differente?
«In cantiere abbiamo un paio di progetti, uno dedicato all’indagine di compositori membri della bolognese Accademia Filarmonica, quindi non solo emiliani, l’altro invece che ritorna all’amore campano. Inoltre abbiamo in cantiere un secondo disco con brani sacri di Manna, e musica profana di Lizio e Santangelo».

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