E adesso che si fa con i daini? Se sono un problema, va risolto

Andrea AlberiziaCon i daini della pineta di Classe siamo da capo. Il Parco del Delta del Po dice di averne contati più di 700 esemplari all’ultimo censimento (oggi potrebbero essere già di più) e vorrebbe ridurre il branco perché dice che sono troppi. L’ente competente per la zona protetta dove vivono gli ungulati teme una modificazione irreparabile della biodiversità dell’ambiente perché non sono una specie autoctona e si stanno divorando il sottobosco. Poi ci sono gli agricoltori che hanno i campi attorno al bosco e lamentano danni dal pascolo degli animali.

Il Parco ha fatto un’indagine di mercato per cercare operatori interessati a catturarne qualche centinaio ma nessuno si è presentato. Quando una gara pubblica va deserta non è una bella figura per l’ente. Significa che si sta cercando un privato che svolga un servizio per la collettività ma le condizioni non sono sufficientemente attraenti. In questo caso non c’erano nemmeno soldi sul tavolo. Il Parco ha detto: venite a catturarceli, mettendoci voi le spese per le operazioni, e guadagnateci sopra facendo quello che vi pare delle bestie, compresa la cessione agli allevamenti destinati alla macellazione.

Mondo animalista in fibrillazione. Alla ricerca di mercato non ha risposto nessuno perché non era economicamente allettante o perché le proteste del mondo ambientalista e animalista fanno paura? Nel 2014 il Parco ci aveva già provato a mettere mano alla situazione ma gli scontri fra cacciatori e tifosi degli animali fecero alzare la tensione di parecchio fino a minacce, denunce, vandalismi e interventi delle forze dell’ordine.

E adesso che si fa? Che fa il Parco? La natura non aspetta i tempi della burocrazia ma fa il suo corso e la crescita riproduttiva di quella specie è del 30 percento all’anno. Se 700 sono già tanti, più si aspetta e più il problema si ingigantisce. Se ne parla da anni ma gli enti pubblici non hanno fatto altro che temporeggiare, come se aspettassero che il branco scomparisse da solo.

Gli ambientalisti e gli animalisti mettono in dubbio il conteggio degli esemplari (che si fa con gruppi di persone appostate in vari punti ai confini del bosco all’imbrunire per contare i daini a occhio quando escono e cercano cibo) e la reale entità dei danni all’agricoltura visto che gli indennizzi erogati sono bassi. I contadini rispondo che non è possibile farsi indennizzare per davvero perché si richiede di avere protezioni installate ma quelle protezioni non sono installabili vista la particolarità del paesaggio.

Agli animalisti però bisognerà segnalare che nel resto della regione ogni anno vengono ammazzati a fucilate 6.500 daini in maniera regolare e regolamentata ma non si registrano proteste.

Ravvena&Dintorni: l'editoriale
EROSANTEROS POLIS BILLBOARD 15 04 – 12 05 24
NATURASI BILLB SEMI CECI FAGIOLI 19 – 28 04 24
CENTRALE LATTE CESENA BILLB LATTE 25 04 – 01 05 24
CONAD INSTAGRAM BILLB 01 01 – 31 12 24