Nessuno vuole catturare i daini: la ricerca di mercato del Parco va deserta

Il 15 settembre sono scaduti i termini per rispondere all’avviso pubblico per affidare la riduzione della popolazione di circa 700-1000 esemplari, compresa la destinazione al macello. Secondo l’ente si potrebbero ricavare 80mila euro in tre anni. Ora si valuterà cosa fare, tutte le strade sono ancora aperte

Daini Pineta Classe Ph Willy Maurizio Cazzanti

Foto di Willy Maurizio Cazzanti

Nessuna impresa è interessata ai potenziali guadagni dalla cattura dei daini della pineta di Classe. Non sono arrivate risposte alla ricerca di mercato del Parco del Delta del Po per selezionare operatori a cui affidare l’incarico di ridurre la popolazione di ungulati oggi stimata in circa 700-1000 esemplari. L’avviso pubblico si era aperto a fine agosto ed è scaduto il 15 settembre. Secondo l’ente parco ci sono margini per catturare 900 animali in un triennio e ricavare circa 80mila euro grazie alla vendita delle bestie (compresa la possibilità di destinarle alla macellazione).

Se fossero pervenute manifestazioni di interesse alla scadenza dei termini, gli operatori sarebbero poi stati invitati alla gara di appalto vera e propria. A questo punto il Parco potrà valutare come muoversi. La ricerca di mercato non era vincolante. Si potrà quindi procedere con una nuova indagine di mercato modificando i termini oppure pubblicare un bando di gara. I vertici del Parco affronteranno a breve la questione perché permane la volontà di ridurre il branco nella pineta.

Secondo le autorità i daini stanno distruggendo la biodiversità dell’area in una zona dove storicamente il daino non è mai stato presente. Ma i circa mille ettari di bosco non bastano nemmeno e così a branchi escono in cerca di cibo nelle campagne circostanti spaziando su altri 1.500 ettari dove pascolano distruggendo le coltivazioni agricole. L’area dove è insediato il nucleo di ungulati è al 90 percento zona protetta all’interno dei confini del Parco del Delta del Po e tocca all’ente di gestione ridurre il numero degli animali (l’altro 10 percento è di competenza della Regione).

2022 Daini Pineta Classe Ph Willy Maurizio Cazzanti«Un intervento che riduca la presenza dei daini è indispensabile, non si può più aspettare – dice il biologo ravennate Massimiliano Costa, direttore del Parco del Delta da luglio 2021 –. Se siamo in questa situazione è proprio perché non si è fatto niente in passato quando ci sono state reazioni contrarie. Dobbiamo tenere presente due cose: le linee guida nazionali dell’Ispra prevedono la completa eradicazione degli animali da quel punto perché è una specie alloctona e proprio per questo sta distruggendo il sottobosco e quindi è a rischio la biodiversità della zona. Se non interveniamo continueranno a riprodursi».

La critica dal mondo ambientalista è soprattutto per la scelta che va verso l’abbattimento dei capi a discapito di opzioni meno cruente. «La possibilità di trasferirli altrove a piccoli gruppi non è percorribile. Sempre l’Ispra ha dato il permesso per spostamenti al massimo di 30 esemplari all’anno fra Volano e Classe e quindi è facile capire che non sono numeri utili a risolvere il problema». C’è chi propone la cattura per sterilizzazione e il ritorno in natura: «È un problema di costi. Per la cattura di tutti servirebbero oltre 200mila euro, a cui sommare le spese di sterilizzazione che sono 180 euro per ogni animale. E se qualcuno non viene catturato fra qualche anno il problema si ripresenterà. Ho letto che l’Enpa lamentava che non abbiamo partecipato a un bando per fondi pubblici ma era riservato alla sperimentazione di un farmaco solo per i cinghiali». Si può lasciare che la natura agisca spontaneamente per bocca dei lupi? «Ci risulta una sola coppia di lupi nella zona, con alcuni cuccioli. Che quando crescono si allontanano dai genitori».

Qualcuno si è fatto avanti con la richiesta di adottare gli animali: «Qualche lettera di questo tipo è arrivata. E ne terremo certamente conto. Ma la legge stabilisce che un privato cittadino che non ha un allevamento da riproduzione possa tenere al massimo tre animali e dopo averli sterilizzati. Un vincolo che negli anni ’90 non esisteva. E vanno rispettate le disposizioni del servizio veterinario dell’Ausl per recinti, ricoveri, spazi, vaccini».

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