Il palazzetto, occasione da non sprecare

Una pioggia di soldi così a Ravenna non si vedeva da un pezzo e c’è da non crederci. Dopo dieci anni in cui, per salvare servizi e welfare, si sono lasciate le buche nelle strade, ora sembrano esserci soldi per tutto o quasi, se il Comune si dice pronto, in caso non si trovino sponsor, a spendere la stratosferica cifra di 15milioni di euro per costruire un nuovo palazzetto dello sport (certo, polivalente, ospiterà anche i concerti, ma è stato pensato in primis per basket e volley). Non c’è da stupirsi che l’annuncio susciti reazioni.

Naturalmente la prima questione è: si tratta  di una priorità? Si tratta di una scelta politica, come tale condivisibile o meno, e peraltro per una volta davvero a prescindere da appartenenze partitiche. A difesa dell’Amministrazione c’è da dire che per ora tagli su altri settori non ne sono annunciati, che anzi si sono messi in cantiere lavori di manutenzione e investimenti attesi da anni (dalle scuole alla Rocca fino agli stradelli retrodunali). Dunque, i soldi ci sono e saranno spesi per una struttura da 6mila posti che servirà peraltro ad animare una parte della città che ospita l’ormai finalmente nota scultura di Burri. E ammettiamo pure che sia ciò di cui la città ha davvero bisogno. Perché non cercare di farne un’opera architettonica che diventi un segno distintivo della città?

Le perplessità avanzate da alcuni alleati della compagine di giunta, tra cui l’ex assessore nonché architetto Guido Guerrieri, in questo caso non paiono meramente strumentali. Nessun rimpianto, sia chiaro, per i tempi in cui Matteucci andava a farsi fotografare con Calatrava per vagheggiare un ponte che non sarebbe mai arrivato a riqualificare una darsena dove intanto si metteva la caserma dei vigili urbani (a proposito, ci sarebbe anche quella nella lista delle necessità da tempo stilata). Però l’idea del segno architettonico ad arricchire una città millenaria ferita nelle sue periferie da scelte urbanistiche perlomeno discutibili dei decenni passati aveva fascino e senso.

Un investimento in quell’area potrebbe dunque essere un’occasione da non sprecare affidando la progettazione agli uffici comunali in nome (presumiamo) di un risparmio che forse appare un po’ un ripiego, un po’ provinciale per una città che, come ci ricorda di continuo il sindaco, aspira sempre più a una dimensione internazionale. E in quel 2021 in cui celebreremo il settecentenario di Dante sarebbe magnifico tagliare anche il nastro a un’opera pubblica che ridisegni lo skyline verso il mare. Potrebbe servire anche a far digerire meglio quei 15 milioni a chi non ci andrà mai, ma ci passerà davanti migliaia di volte.

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