Il caso delle torri Hamon tra arroganza e cerchiobottismo

Torre Hamon Zanni

La seconda torre Hamon in fase di demolizione (foto di Adriano Zanni del 17 aprile 2024)

Andrea AlberiziaA prescindere dal merito – se abbattere o conservare – la questione delle torri Hamon dimostra quanto il potere, economico e politico, possa essere insensibile al limite dell’arroganza verso i cittadini.

Le operazioni di abbattimento sono partite il 29 marzo e da allora procedono senza sosta (il 16 aprile si è iniziato a intaccare il secondo manufatto), come raramente si è visto da queste parti per un cantiere (affidiamo a loro i lavori del palazzetto?).

La stampa locale dedica paginate al tema con tutte le angolazioni possibili, associazioni più o meno piccole portano gente in piazza addirittura in un piovigginoso lunedì di Pasquetta, ma le gru non prendono pause. Sia mai che si mostrino segni di debolezza di fronte a sussulti di contestazione.

La demolizione coinvolge direttamente due soggetti: Eni che sta eseguendo i lavori in quanto proprietaria dell’area e Autorità portuale che comprerà l’area e la gradisce sgombra. Nessuno dei due ha ritenuto che fosse il caso di mettere in pausa la demolizione per uno straccio di dibattito. Possibile che non si debba sapere quanto costa demolire e quanto costerebbe conservare? Era così un danno fermare i lavori temporaneamente? Anche solo per mostrarsi magnanimi verso la plebe. E pensare che Eni ripete spesso quanto sia legata a questo territorio. Così legata da non degnarlo di una informazione preventiva. Per il presidente di Ap non sono le piramidi quindi avanti con le ruspe. Ma Ap incassa fondi Ue per un museo virtuale online in cui vengono inserite le stesse torri Hamon (sic).

La Soprintendenza ai Beni culturali è la realtà più ricercata dalle redazioni locali ma si mantiene nella nebbia. R&D ci ha provato per più giorni con telefonate in ufficio, al cellulare e email ma non è servito. Ci siamo preoccupati: stavamo per allertare la prefettura per una persona scomparsa. Poi da un consigliere comunale si è appreso che la soprintendente avrebbe chiesto documenti al Comune. Quindi è viva. Allora perché mai non avere un rapporto trasparente con media e cittadini?

E infine il Comune. Che dire? Cerchiobottismo puro. Sindaco e assessori avrebbero potuto risparmiarci la parte dei “tristi ma impotenti di fronte a Eni azienda privata”. Possiamo dire che definire Eni privata è una presa in giro? O quanto meno è incoerente con quanto detto e fatto in passato. Se Eni è privata e il Comune non si immischia in questioni di privati, come si spiega la campagna di questa giunta pro estrazioni ai tempi del blocco delle trivelle? C’è Eni a estrarre, non altri. Ma ok, prendiamo per buona la versione di Eni privata. Allora significa che chi regge il Comune – che resta pur sempre il governo locale – conta talmente poco che un’impresa non lo considera meritevole di ragionare di quel progetto, nemmeno come gesto di educata sensibilità istituzionale. Che invece è quella sintonia che hanno sempre sbandierato nei comunicati.

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