Ci risiamo: la solita questione delle donne in politica

La presidente. Così, facile, basta cambiare un articolo. Eppure dietro quell’articolo determinativo c’è un pezzo di storia della Sardegna e dell’Italia politica.

Al di là delle analisi sul voto, per la prima volta una donna (Alessandra Todde) ha vinto le elezioni sull’isola e quindi ricopre la carica più alta della Regione. Nei giorni dopo il voto a guardare i giornali nazionali con occhio attento all’annosa questione della parità di genere, c’era quasi da emozionarsi: la segretaria del primo partito (Pd) che abbracciava la neoeletta, mentre dall’altra parte la presidente del Consiglio (che vuole farsi chiamare “il presidente” ma si chiama pur sempre Giorgia Meloni) faceva battute sulla quaresima e sulla sconfitta. Intorno anche qualche uomo, certo, ma insomma, meno del solito. Per capire quanto questo “meno del solito” non sia roba da poco basta leggere le pagine politiche locali dove stanno uscendo i nomi dei candidati e delle candidate per le Amministrative di giugno in cui voteranno ben 14 comuni su 18 in provincia. E qui, non solo si torna al solito, ma si rischia di fare un passo indietro.

Tra i nomi a oggi noti del centrosinistra su 13 candidature, due (2) sono femminili. Ossia, se il centrosinistra confermasse il risultato di cinque anni fa (vittoria in 13 comuni su 14), avremmo una donna in meno tra i sindaci. Ok, vero che Lugo (con Elena Zannoni) è un comune importante, ma cinque anni fa si candidavano (e vincevano) due donne a guidare Bagnacavallo e Conselice. Resiste Russi, con Valentina Palli in corsa per il secondo mandato. Nel centrodestra per ora non va affatto meglio: Daniela Alì ad Alfonsine e Diletta Principale a Bagnacavallo. Certo, mancano ancora alcuni nomi, per esempio per Casola Valsenio, ma se nessuno adesso può azzardare previsioni certe sull’esito elettorale, su una cosa si può forse già scommettere fin da ora: comunque vada, il numero di prime cittadine non è destinato ad aumentare. Al solito. E perché accade questo? Non ci sono donne disposte a candidarsi? È possibile, ma perché accade che non ci siano donne disposte a candidarsi?

Nel mentre, a quelle che lo stanno facendo e l’hanno fatto va un ringraziamento da parte di tutti e ovviamente di tutte. Che vincano o perdano, che siano migliori o peggiori dei loro avversari, che siano di uno schieramento o dell’altro, abbiamo ancora talmente tanta strada da fare per raggiungere una vera parità che la loro semplice presenza, il loro esserci, esporsi, prendersi uno spazio pubblico è da applausi. Roba che scriviamo forse da vent’anni, certo, niente di nuovo. Tutto al solito, appunto.

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