Samantha Comizzoli rimpatriata dopo l’arresto. Interrotto lo sciopero della fame iniziato in carcere. Nel 2011 si candidò a sindaco
Dopo il suo arresto, avvenuto a Nablus nel corso di una manifestazione pro Palestina, la 45enne di origine novarese ha scelto di non accettare l’espulsione e cominciare lo sciopero della fame per attirare l’attenzione sui bambini palestinesi attualmente detenuti nelle carceri israeliane ma lo sciopero della fame è durato solo poche ore perché la donna, messa sotto pressione e in isolamento, ha interrotto la protesta.
«Senza vittimizzarsi – dice l’avvocato Luca Bauccio che l’assiste dall’Italia –, lei ha commesso la violazione. È chiaro che per Samantha la violazione più grande l’ha commessa Israele che occupa la Palestina senza visti e senza autorizzazioni. Cioè in violazione delle risoluzioni Onu: il primo da espellere sarebbe Israele. Per questo ha rifiutato l’avvocato d’ufficio: non riconosce la giurisdizione di Israele. La sua posizione è coerente, ostinata, cocciuta. Samantha verrà espulsa, ma ha una sua forza morale e politica netta».