Cervia ha i pompieri tutto l’anno Ma il porto resta senza squadra

La riorganizzazione nazionale chiude il distaccamento I sindacati: «Meno sicurezza». Il comandante: «Presidio non previsto»

Al prossimo eventuale incendio in una industria del porto o del petrolchimico a Ravenna i pompieri impiegheranno più tempo per arrivare di quanto ne avrebbero impiegato fino alla fine di settembre: il riordino delle strutture territoriali dei vigili del fuoco, decretato dal ministero dell’Interno in agosto e effettivo dal primo giorno di ottobre, ha causato la chiusura del distaccamento portuale per ridistribuire il personale in dotazione e garantire la trasformazione del distaccamento di Cervia da stagionale per il solo periodo estivo a permamente per tutto l’anno. «E si sa che per domare un incendio è fondamentale intervenire entro i primi cinque minuti», dicono alcuni rappresentanti sindacali – Giuseppe Iuffrida e Marino Pederzoli del Cisal e Ivano Maltoni della Cisl – che esternano la propria preoccupazione: quello che potrebbe sembrare un miglioramento del servizio per la cittadinanza con una presenza continuativa in un territorio che nel periodo invernale era servito dalla centrale sarebbe in realtà da leggere come una diminuzione della sicurezza per il territorio provinciale nel suo complesso. Con il paradosso di una caserma che caserma non è: a Cervia il Comune cerca una soluzione migliore e intanto per gli spogliatoi verrà installata una struttura prefabbricata temporanea.

Con le nuove disposizioni la configurazione logistica del comando provinciale dei vigili del fuoco ora è costituita dalla sede centrale in viale Randi a Ravenna, dai distaccamenti permanenti di Lugo, Faenza e Cervia a cui si aggiunge il distaccamento dei volontari di Casola Valsenio e il distaccamento portuale solo con personale nautico e sommozzatori. In effetti quello del porto, sebbene di fatto lo fosse, non è mai stato considerato un distaccamento terrestre nella tabelle ministeriali: «Per i dirigenti dell’Interno là stanno i corpi speciali nautici e sommozzatori – dice l’ingegnere Pierpaolo Patrizietti, comandante provinciale dallo scorso gennaio –. La presenza di una squadra terrestre era una scelta del comando territoriale per dislocare mezzi e personale in città in un punto aggiuntivo oltre alla sede centrale». In totale, secondo i sindacati, la media negli ultimi tempi si è attestata sui 1.100-1.200 interventi annui. Che significano quasi un terzo del totale provinciale perché dal porto oltre a coprire l’area industriale, sostengono sempre i sindacalisti, veniva garantita la copertura dei lidi nord e spesso anche di quartieri cittadini molto popolosi come San Giuseppe e Darsena. Insomma con la vecchia organizzazione la città aveva a disposizione due Partenze, termine tecnico che indica la prima squadra composta da almeno cinque uomini che interviene con una autopompa dotata di serbatoio capace di garantire ogni tipo di operazione (autobotti, autoscala e autogru sono mezzi aggiuntivi presenti solo in centrale che si aggiungono in appoggio ove necessario).

La novità di Cervia è arrivata contestualmente a un aumento del personale in provincia: un aumento di 10-12 uomini che porta a 176 le unità (su 194 previste dalla pianta organica) ma non sufficiente per garantire la permanenza contemporanea dei distaccamenti di Cervia e porto. I 24 uomini necessari a Cervia (sei per turno) hanno portato a togliere la presenza di personale terrestre al porto. E così ora la centrale di viale Randi è competente per tutta la città e negli interventi complessi ha il supporto da Cervia. E gli effetti già si vedono leggendo i numeri dei primi 21 giorni con la nuova organizzazione: «La sede centrale – dice Pederzoli – ha svolto in totale 144 interventi di cui 39 sarebbero stati a carico del distaccamento del porto. Nello stesso periodo Cervia ha svolto 17 interventi di cui due nell’area di competenza dell’ex porto».

La novità di Cervia, dice il comandante, non è una scelta casuale del ministero ma solo l’accoglimento di richieste che vanno avanti da anni. Nel territoro cervese la presenza estiva è una prassi da metà degli anni Ottanta per coprire un territorio che con il turismo raccoglie grandi presenze e maggiori richieste di interventi. I numeri, forniti dal comando, lo confermano: nei mesi di giugno, luglio, agosto e settembre di quest’anno i pompieri da Cervia hanno svolto 360 interventi, il 15 percento dei 2.300 totali in provincia. Nel periodo autunno-inverno l’esigenza del territorio cervese solitamente cala, secondo i sindacati, a circa 70 interventi in totale.

«Se mi chiedono se era utile il distaccamento del porto la mia risposta è senza dubbio sì – dice il comandante Patrizietti –. E se ci fossero le risorse di personale non l’avremmo tolta così come sarebbe bello ripristinarla in futuro. Ma oggi le direttive del ministero dicono che in questa provincia deve esserci un distaccamento permanente a Cervia e le squadre della centrale dovranno coprire tutta la città e avrà quindi più interventi da fare perché non c’è più la ripartizione con il porto. Credo che le cose vadano viste in un’ottica diversa: in un periodo in cui le sedi vengono ridotte qui ne abbiamo una che diventa permanente». Sui problemi strutturali il comandante riconosce la necessità di intervenire: «Il personale sta dimostrando grande disponibilità per adattarsie il Comune sta facendo il possibile per migliorare il contesto».

Ma come è stato possibile mantenere sia porto e sia Cervia durante le ultime estati? Prova a spiegarlo Maltoni (Cisl): «Il ministero definiva Cervia come presidio misto e il turno era composto da quello che veniva chiamato 3 più 2: tre professionisti e due cosiddetti supplenti richiamati per completare la squadra. Con questa conformazione avevamo personale per mantenere i due presidi, quasi in tutti i turni. Ora il presidio non è più misto e il 3 più 2 non è consentito. Sarebbe consentito il 4 più 1 perché i supplenti vengono conteggiati come effettivi solo se ci sono almeno quattro professionisti. Come sindacato sarebbe questa la nostra proposta: il 4 più 1 riuscirebbe forse a permettere ancora il mantenimento di qualche uomo al porto per dare appoggio alla centrale».

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