L’ultimo Natale da sindaco di Matteucci: «Regalate un po’ di gentilezza…»

«Tante volte si urla vergogna, anche a sproposito, poche volte si dice grazie. Ma viviamo in tempi di precarietà e la crisi è stata disastrosa»

Fabrizio Matteucci si appresta a vivere l’ultimo Natale da sindaco di Ravenna e così la sua lettera di auguri a tutti i ravennati si fa riflessiva, con tanto di una piccola analisi dei tempi che stiamo vivendo.

«Nel corso del mio lavoro quotidiano svolto in questi ormai dieci anni che sono sindaco di Ravenna ho incontrato migliaia di persone – si legge nel testo –. Tutte mi hanno lasciato o regalato qualcosa, un segno, un’emozione, un momento di riflessione. Le parole sono importanti. Oggi, istintivamente, la maggior parte di noi è contro qualcosa. E la parole si adeguano a questo sentimento. Poche volte si dice grazie. Tante volte si urla vergogna, spesso anche a sproposito. E spesso si grida anche di peggio. La crisi economica, la più dura dal dopoguerra che ha effetti umanamente incalcolabili, il terrorismo internazionale, paesi in guerra dai quali si apre un esodo migratorio di proporzioni anch’esse non calcolabili: ecco, tutto questo non contribuisce certo a promuovere buoni incontri. Se poi l’incontro è con la politica, con le istituzioni, talvolta è ancora peggio: viviamo nei palazzi della politica e delle istituzioni una crisi profonda di autorevolezza e di prestigio, legata certamente ai fattori che ho richiamato e che ci rendono molto difficile svolgere il nostro lavoro, ma anche dal fatto che nei partiti pieni di gente e di dirigenti onesti sono riusciti a infilarsi troppi ladri».

Il sindaco riflette poi su altre due parole «che danno il senso del tempo in cui viviamo»: velocità e precarietà. «Le nuove tecnologie – scrive Matteucci – hanno fatto irruzione nelle nostre vite, hanno modificato il nostro modo di stare con noi e con gli altri. Di informarci. Di vivere il tempo. La nuova rivoluzione culturale è segnata dalla velocità. L’angoscia del tempo che passa spinge le persone a sfiorare le cose più che a ricercare la profondità. Siamo spesso nella solitudine della nostra stanza, isolati dal mondo ma convinti di essere al centro di una serie di relazioni che sono virtuali, fittizie. D’altra parte solo chi ha un lavoro fisso, una famiglia solida dietro le spalle, può forse concedersi il lusso di progettare lentamente. Chi vive in una dimensione di permanente precarietà che investe i rapporti personali e il lavoro, ha come imperativo quello di sopravvivere e cercare oggi, qui, subito, soluzioni. Ed ancora: viviamo in un mondo in cui ha preso piede un’idea di libertà che ammazza il principio di responsabilità individuale. La vera libertà è riconoscere l’altro, è fare comunità. Io questo Natale vorrei augurarvi di fare buoni incontri, di riuscire a passare più tempo con chi vi sta a cuore ma anche con voi stessi, di regalare e di regalarvi un po’ di gentilezza».

Matteucci augura poi in particolare un buon Natale «a chi lavora anche in queste ore: donne e uomini delle Forze dell’Ordine, della Polizia Municipale, dei Vigili del fuoco, del nostro Ospedale, delle Case di riposo, dei ristoranti, degli alberghi, dei locali del nostro divertimento. Buon Natale a chi non sta bene. Buon Natale ai ravennati in vacanza. Buon Natale a chi, come me, trascorrerà questi giorni nella nostra bella Ravenna, nei borghi del forese, nei nostri 9 lidi, perle del nostro turismo. Buon Natale Ravenna».

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