A pranzo con gli operatori dell’offshore, che difendono i pescatori Dopo le accuse di Greenpeace: «I mitili sono sani, ci sono le analisi»
Così Franco Nanni, presidente del Roca (l’associazione che raggruppa le aziende del settore offshore ravennate), commenta il pranzo a base di cozze (a cui hanno partecipato anche alcuni politici del Pd tra cui il candidato sindaco Michele de Pascale) promosso mercoledì, 6 aprile, all’azienda Bambini di Marina di Ravenna, da operatori dell’offshore e associazioni dei pescatori, per fare il punto sugli effetti che il blocco dell’attività di manutenzione ed estrazione di gas produrrebbe sul tessuto economico ravennate ed emiliano-romagnolo.
Le cozze sono finite al centro della polemica dopo che Greenpeace ha scritto che quelle raccolte dai piloni delle piattaforme contengono metalli pesanti e sono inquinate.
Da decenni – spiegano nella nota inviata alla stampa da Roca – l’attività di raccolta di cozze è affidata a due cooperative (Conisub e La Romagnola), che occupano una cinquantina di persone. Ogni giorno escono in mare otto imbarcazioni e, grazie ai sub che scendono fino a 12-14 metri, si raccolgono circa 6 mila quintali di cozze ogni stagione; queste, poi, vengono smistate sui principali mercati nazionali a partire dalla Versilia fino a Porto Cervo.
I pescatori operano su 14 piattaforme Eni, che si trovano entro le 12 miglia dalla costa. Su un’altra trentina di impianti estrattivi viene effettuata la pulizia da incrostazioni, ma non c’è raccolta di mitili, perché le condizioni marine non consentono la loro crescita.
Conclude Sara Segati, biologa marina: «Qui vengono effettuati controlli assolutamente idonei, adeguati e costanti. La qualità di questi mitili è elevata e il prodotto messo in commercio è assolutamente salubre».