Mercato del pesce, un secolo di storia: ora c’è un progetto per la riqualificazione

Negli anni Trenta in Europa solo altri quattro vantavano lo stesso sistema di asta che eliminava le polemiche sul mediatore. Il 1957 l’anno d’oro con 23mila quintali venduti, poi il declino

Il mercato del pesce a Marina di Ravenna ha un futuro. Sul tavolo del Comune, dopo anni di dibattito, c’è uno studio concreto per la riqualificazione della struttura e si cercherà di accedere a fondi europei che portino i finanziamenti necessari. Che un progetto esista lo conferma anche l’assessore alle Attività Produttive, Massimo Cameliani: «Per ora non posso dare troppi dettagli ma se tutto va come deve potrebbero esserci novità a breve».

Il complesso è costituito da un corpo centrale fronte canale, all’altezza del bacino pescherecci a valle dell’attracco del traghetto, in cui si trova la sala principale con l’asta meccanizzata e da due ali laterali, gli ex magazzini. Questi in alcuni casi sono stati riconvertiti in pescherie o piccoli negozi di vendita diretta del pesce. Al centro un grande piazzale usato come parcheggio e zona di carico/scarico ma che potrebbe essere riconvertito per eventi culturali. La differenza di questo nuovo studio, rispetto ad altre idee precedenti, starebbe nel mantenere centrale la pesca e in generale le attività ad esse legate, senza snaturare troppo la funzione originaria del mercato.

Le strade attorno, la banchina del bacino pescherecci e la struttura stessa avrebbero un gran bisogno di manutenzione. L’edificio del resto non è dei più nuovi: fu costruito alla fine degli anni Trenta quando, da una decina d’anni, il Comune aveva preso in mano la gestione diretta del mercato del pesce.

Oggi è tenuto in vita
grazie a una collaborazione
tra un’associazione di giovani biologi
e i pescatori del bacino

Si trattava allora di una struttura avveniristica, in particolare per l’asta elettromeccanica che poneva fine ad alcune polemiche legate al vecchio sistema che si affidava ad un mediatore per la vendita del pesce. Il nuovo meccanismo era presente solo in cinque mercati in tutta Europa e fece di Marina di Ravenna uno dei punti di eccellenza d’Italia. Il pesce – racconta Pericle Stoppa nel suo libro Porto Corsini, Marina di Ravenna, una storia – era «posto in cassette tutte uguali, veniva portato nell’antisala, dove si stabiliva l’accesso alle vendite con un semplice sorteggio tra i pescatori presenti. A quel punto, i pescivendoli e i mercanti venivano chiamati all’asta dal direttore col suono di una sirena e tutti i 150 posti riservati ai compratori nell’ampia sala ad anfiteatro venivano giornalmente occupati». Il mercato del pesce arrivò a vendere negli anni Cinquanta oltre ventimila quintali di pesce annuo, con il valore massimo nel 1957 (23.502 quintali). Gli scambi si sono via via ridotti: sei anni dopo, la quantità era scesa a quota 7.474 quintali. Negli anni Ottanta la pesca era già residuale e da una trentina d’anni l’asta meccanica non è più in funzione. La causa della decadenza del centro vendite di Marina è l’ascesa di mercati molto forti come quello di Cesenatico e Porto Garibaldi. Cozze a parte, la pesca vera e propria sopravvive grazie ai cosiddetti “barchini”: imbarcazioni che lavorano sotto costa con reti da posta e che si dedicano alla cattura di seppie, sogliole e altro pesce tipico dell’Adriatico. Abbastanza per sopravvivere singolarmente, vendendo anche al dettaglio, ma non per rimettere in moto l’asta.

In programma ci sono
visite guidate
e un’apertura serale

La sala del mercato del pesce è oggi tenuta in vita da Cestha, un’associazione di giovani biologi e ricercatori che per il secondo anno collabora con i pescatori del bacino. Il 23 aprile scorso, dopo qualche apertura sperimentale nel 2016, c’è stata la prima visita guidata al mercato a cui è seguita la degustazione di cozze di Marina di Ravenna. Ci saranno altre aperture e per la prima volta si dovrebbe riuscire a realizzare una visita guidata serale.  A raccontare la realtà di Cestha è uno dei fondatori, Simone D’Acunto: «Lo scorso anno abbiamo vinto un bando regionale che ci ha permesso di riaprire il mercato del pesce, anzi è stata proprio la presenza di questa struttura a rivelarsi un elemento chiave per ottenere i finanziamenti». Dietro la tribuna sono state realizzate delle vasche di recupero per le “catture accidentali” che finiscono nelle reti dei pescatori. Il primo passo di Cestha è stato proprio quello di collaborare con chi gestisce il mercato del pesce, la storica cooperativa La Romagnola. «I pescatori sono stati disponibili e interessati, così siamo riusciti a portare avanti i nostri progetti». La collaborazione è evidente: mentre D’Acunto racconta la loro realtà, i pescatori della “Nemo”, la barca che ha un piccolo banchetto all’interno del mercato, a pochi metri da lui sistemano le reti da seppie destinate alla pesca.

Proprio sulle seppie c’è stato uno dei progetti più interessanti di Cestha: il recupero delle uova e la costruzione di captatori per la deposizione in mare. Ne finiscono a migliaia nelle reti e finirebbero malissimo se non fosse per alcuni pescatori volenterosi che le recuperano, le portano al centro dove si fanno schiudere e si poi salvano i futuri seppiolini. «È evidente – spiega D’Acunto – che in questo modo ne guadagna anche il mare e, di riflesso, la pesca: la fauna ittica viene ripopolata». Lo scorso anno sono state salvate in questo modo 15mila seppie, quest’anno anche grazie ai collettori di uova si punta a 150mila. L’obiettivo di Cestha è diventare il primo centro di recupero per l’ittofauna, grazie anche alla crescente rete di collaborazioni che vanta tra i partner, il Cnr di Ancona e l’univesità di Bologna. L’associazione, presieduta dalla biologa marina Sara Segati, opera da quattro anni ed è partita occupandosi delle dune costiere e proprio a Casal Borsetti avvierà a giorni un nuovo programma sperimentale. L’apertura del mercato del pesce ha permesso a Cestha di farsi conoscere, anche grazie all’apertura alle scuole: ogni anno visitano le tribune del mercato, che è diventato una sorta di aula didattica, circa 1.500 alunni.

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