Il Gruppo ravennate archeologico attacca le istituzioni: «Pessima gestione dei siti, ostacolano i volontari»
«L’antica nave depositata a Comacchio è evidente e palese incongruenza della gestione del patrimonio archeologico di questo Paese: se l’opera non richiama l’interesse di qualche dirigente rimane lasciata a se stessa in qualche deposito. E i depositi delle soprintendenze sono strapieni di incredibili reperti, spesso non studiati, mai esposti». A dichiararlo è Giovanni Fucci, presidente dell’associazione Gruppo ravennate archeologico (Gra) nata a metà anni ottanta e che oggi conta 65 soci volontari. In questi anni il Gra ha recuperato circa 1.400 casse di reperti archeologici.
Il Gra ci scrive all’indomani del nostro approfondimento su temi archeologici, dimostrando una certa insofferenza nei confronti dei metodi della Soprintendenza, a cui spetterebbe anche portare a termine tra le altre cose il definitivo restauro dell’antica ancora ritrovata a Punta Marina ma al momento scomposta e imballata in una stanza dell’Autorità portuale.