E se di colpo sparissero gli immigrati? La provocazione del Festival delle culture

Dal 7 al 9 giugno in Darsena a Ravenna la 15esima edizione della manifestazione interculturale promossa dal Comune: spettacoli tipici, gastronomia dal mondo e dibattiti organizzati con l’Università per ragionare attorno all’ipotesi “Immigrazione zero”. Tra gli ospiti Gad Lerner, Eraldo Affinati, Vito Mancuso

“Immigrazione zero” potrebbe sembrare il programma dell’attuale ministro dell’Interno, l’obiettivo da raggiungere. A leggere alcuni numeri potrebbe essere un grave problema, invece. Pochi giorni fa l’ex presidente dell’Inps Tito Boeri spiegava come il saldo positivo degli stranieri è pari a 7 miliardi per l’ente previdenziale. E i dati parlano anche di un 9 percento di Pil realizzato grazie agli immigrati. Ecco allora che suona già meno provocatorio questo “Immigrazione zero” scelto come titolo per la XV edizione del Festival delle culture di Ravenna (7-9 giugno), promosso dal Comune, organizzato attraverso un complesso percorso partecipato e da quest’anno in ancora più stretta e diretta collaborazione con il Campus dell’Università locale.

La direzione scientifica dei dibattiti che affronteranno questo tema sotto il profilo economico, culturale e sociale è affidata a Francesca Curi, del Dipartimento di Scienze giuridiche. «Confesso che all’inizio il tema suggerito dall’assessora Valentina Morigi mi aveva lasciata perplessa, ma in realtà alcuni interessanti studi recenti si sono concentrati proprio su questi aspetti e quindi mi sono dovuta ricredere». Ne dibatteranno personalità di spicco note anche al grande pubblico come Gad Lerner, di recente bersaglio degli attacchi di Matteo Salvini e da poco tornato con un nuovo programma in tv, o Vito Mancuso ed Eraldo Affinati, insieme a docenti universitari ed esperti del tema, tra cui un rappresentante della Fondazione Moressa a cui si devono studi e analisi recenti proprio sull’argomento “Immigrazione Zero” (il dettaglio dei dibattiti in fondo all’articolo).

Tutte le sere alle 21 in una tensostruttura in Darsena, nell’area dell’Almagià, si svolgeranno gli incontri moderati da giornalisti del panorama nazionale. «Per noi si tratta di partecipare alla vita del territorio – ha spiegato Elena Fabbri, presidente del Campus ravennate – e dare il nostro apporto perché qualsiasi argomento possa essere conosciuto e dibattuto anche da un punto di vista scientifico e culturale». Anche l’assessora Morigi ha insistito su come il festival voglia sempre più essere non solo un’importante occasione di aggregazione sociale, ma anche uno strumento per «indagare il contemporaneo». Un punto di arrivo, quello di quest’anno, frutto di una collaborazione tra Amministrazione e Università, partita tre anni fa e che ha portato a dibattiti su temi come lo ius soli, la civil card, la cittadinanza. E che oggi ci porta a indagare le estreme conseguenze di ciò che vorrebbe chi appunto sogna un Paese “puro” senza stranieri».

Certo, dal Festival delle culture è facile immaginare che arriveranno risposte piuttosto univoche in questo senso. Il festival stesso è un fenomeno che da quindici anni anima la Darsena (una delle prime realtà ad animare una zona di Ravenna che sta finalmente acquistando una vita autonoma) e che senza immigrati non potrebbe esistere, basti dire che delle 54 associazioni che partecipano ben 31 sono di stranieri. Ma a essere coinvolti sono anche singoli invdidui e ben 49 classi delle scuole medie ravennati grazie al lavoro della Casa delle culture. Un percorso, ha spiegato la responsabile Antonella Rosetti, che ha portato alla realizzazione di una serie di “opere” che faranno parte di un allestimento artistico dal titolo “Il varco nel muro”, con riferimento anche ai 6mila km di muri che sono stati costruiti nel mondo negli ultimi anni. Ma arte e bellezza e spettacolo (all’interno dell’Almagià) saranno come sempre protagonisti di un evento unico nel suo genere che non trascura – e come potrebbe? – anche l’aspetto dell’enogastronomia con i cibi da tanti Paesi dal mondo lungo il canale, i laboratori per i bambini e non, le danze, la musica, le mostre (al Dock 61).

Si parte, come ormai tradizione, dal centro della città, venerdì 7 alle 17 con la fiumana di danze e spettacoli che attraversa il centro cittadino in un colorato e vivacissimo corteo fino in Darsena. Il programma dei tre giorni nel dettaglio: venerdì 7, sabato 8, domenica 9.

Il calendario dei dibattiti organizzati dal festival in collaborazione con l’Università prevede:

  • 7 giugno alle 21: “Immigrazione zero: Economia” con Gad Lerner (giornalista), Stefano Palombarini (professore di macroeconomia, Università di Parigi 8), Chiara Tronchin (ricercatrice Fondazione Leone Moressa), Chris Richmond Nzi (fondatore della startup Mygrants), modera Eva Giovannini.
  • 8 giugno alle 10.30 “Le prospettive di una società “sicura” che non accoglie” con Luca di Sciullo (direttore Idos), Paolo Fasano (Comune di Ravenna), Antonio Luordo (del sindacato SGB di Ravenna). Modera Barbara Gnisci.
  • 8 giugno alle 21: “Immigrazione zero: cultura” con Eraldo Affinati (scrittore e insegnante), Vito Mancuso (teologo), Francesca Mannocchi (reporter), modera Rosa Polacco.
  • 9 giugno alle 21: “Immigrazione zero: Società” con Gianumberto Accinelli (etnomologo), Stefano Allievi (professore di sociologia all’Università di Padova), modera Pietro Del Soldà.
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