Variante Delta: più contagiosa ma i vaccini riducono il rischio ricoveri

Secondi i dati Oms un caso su quattro di Covid in Italia è un contagio della mutazione del virus nata in India

Vaccino AnticovidLa variante Delta (B.1.617.2) del virus Sars-Cov-2, di cui si parla molto per la sua particolare contagiosità, è stata individuata per la prima volta a dicembre 2020 in India (da qui il motivo per cui è nota anche come variante indiana). Si caratterizza per tre mutazioni (sottotipi di variante) specifiche (T478K, P681R, L452R) in grado di potenziare la trasmissione dell’infezione. Queste tre mutazioni rendono la variante Delta molto contagiosa, circa il 60 percento in più rispetto alla variante Alfa, nota come variante inglese (già più contagiosa rispetto al virus originale).

Attualmente (dati Oms) la variante Delta è dominante in Gran Bretagna e Portogallo, dove si attesta rispettivamente al 98% e al 96% dei casi rilevati, seguono gli Stati Uniti con il 31%, quindi Italia (26%), Germania (15%), Francia 6,9%). In particolare, nel nostro Paese, sono stati isolati alcuni focolai a Milano, Cremona, Piacenza e Brindisi, segno di una maggiore diffusione sul territorio nazionale rispetto alle altre varianti presenti.

La variante Delta ha migliorato la sequenza genetica nella sua proteina spike (“recettore” del virus) potenziando la sua capacità di contagio. Trasmette più facilmente il virus perché si adatta maggiormente alle cellule delle vie aeree dell’uomo, soprattutto nell’apparato respiratorio superiore, il che significa una maggiore quantità di virus presente nella persona infetta. Il paziente positivo può quindi espellere – attraverso i droplets – più virus nell’aria.

Dai casi clinici analizzati in Italia nelle ultime due settimane la sintomatologia appare leggermente differente con febbre e mal di testa, raramente anosmia (perdita dell’olfatto), ovvero più simili al raffreddore o alla sindrome influenzale. Il rischio dei sintomi lievi è quello di trascurare il malessere e non auto isolarsi, contribuendo ad una maggiore diffusione del virus.

Un recente studio pubblicato sulla quotata rivista scientifica “Lancet” ha suggerito che le persone vaccinate hanno meno probabilità di essere ricoverati in ospedale per la variante Delta rispetto alle persone non vaccinate. Secondo i dati dell’Oms, una singola dose di vaccino (Pfizer/BioNtech o AstraZeneca) ha un’efficacia del 33% nei confronti di questa variante, percentuale che dopo la seconda dose sale rispettivamente all’88% ed al 67%. Un recente studio inglese attesta che l’efficacia del ciclo completo nel prevenire l’ospedalizzazione è del 98% con il vaccino Pfizer/BioNtech e del 90% con quello AstraZeneca, mentre nel prevenire le infezioni gravi sintomatiche i vaccini sono efficaci rispettivamente nell’88% e nel 64% dei casi.

Le varianti possono causare un aumento dei contagi e dei ricoveri, ma solo grazie ad una pianificazione sanitaria precisa e mirata – attraverso le cure domiciliari, la funzionalità della rete territoriale, la campagna vaccinale e le misure preventive – il numero dei casi di malattia grave e dei decessi possono rimanere controllati. Si impara qualcosa che non si conosce, si avanza – anche e soprattutto nella ricerca scientifica – perdendo per un attimo l’equilibrio. Vale la pena riportarlo alla mente in questo tempo che prova a semplificare, che aggiunge diritti più che doveri, che prova a terrorizzare o a tranquillizzare più che stimolare.

A volte vale la pena mettersi scomodi per comprendere l’importanza dell’essenzialità, perché questo è un momento “scomodo” in cui potremo vincere la lotta contro l’infezione da Sars-Cov-2 non solo se abbiamo imparato ad essere consapevoli e responsabili, non solo se realizziamo l’inutilità di “lanciare in aria le mascherine” e vivere incuranti e indifferenti, ma se abbiamo imparato a rispettare noi stessi ed il prossimo nelle giuste “regole” di convivenza. Non possiamo scegliere il “per sempre” ma possiamo scegliere ogni giorno, questo possiamo e dobbiamo farlo.

L’autore dell’articolo Giacomo Farneti è Ricercatore ISS nella task force Covid-19, responsabile sanitario di Santa Teresa Ravenna

 

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