La direttrice di Ravenna Farmacie: «Siamo al limite delle nostre possibilità»

Barbara Pesci testimonia la difficoltà del momento: «Eravamo già sotto stress per i tamponi dei green pass per lavorare, ora si aggiungono quelli di fine quarantena. Tutti i dipendenti hanno rinunciato alle ferie»

Farmacia Comunale 8

La Farmacia Comunale 8 di Ravenna, aperta 24 ore su 24, con la gente fuori in fila per i tamponi

Le farmacie stanno facendo il conto alla rovescia verso il 15 febbraio. La speranza è che l’entrata in vigore dell’obbligo vaccinale per gli over 50 rallenti la corsa ai tamponi di chi ora ne fa uno ogni due giorni per ottenere il green pass base per lavorare (al prezzo fisso di 15 euro come stabilito dal commissario per l’emergenza).

«Noi eravamo già molto sotto pressione quando facevamo i test solo per i certificati verdi – spiega Barbara Pesci, direttrice di Ravenna Farmacie, l’azienda a controllo pubblico che gestisce 16 farmacie comunali in provincia con un fatturato annuo di circa 70 milioni di euro –. Ora si sono aggiunti anche quelli per l’uscita dalle quarantene e isolamenti e, nonostante lo sforzo dei nostri dipendenti, gli straordinari, le ferie cancellate, siamo davvero arrivati al limite delle nostre possibilità. Ci tengo a ricordare che le farmacie avevano e hanno tutt’ora il loro ruolo principale da portare avanti, che è il servizio farmaceutico per tutta la cittadinanza. In questa situazione, purtroppo non è possibile riuscire a garantire il servizio veloce cui la clientela era abituata in passato, e per noi è frustrante».

Eseguire diverse migliaia di tamponi a settimana ha imposto nuove organizzazioni del lavoro. Ad esempio l’individuazione di locali adatti per accogliere le persone o l’assegnazione di personale a questa attività, anche figure specifiche come infermieri assunti per lo scopo. «Abbiamo i telefoni roventi tutto il giorno, tra le telefonate di chi si vuole prenotare e chi vuole avere informazioni – continua Pesci –. Così le linee sono spesso occupate, la gente perde la pazienza, sale la tensione». E si può finire anche oltre le righe. Soprattutto nelle ore passate in coda davanti all’ingresso: «La gente è nervosa, c’è rabbia. Finora moltissime delle persone che si vengono a tamponare sono no vax che in fila poi si lamentano per le attese e fomentano le altre persone in attesa dichiarando a gran voce le loro convinzioni, creando un clima di grande aggressività».

Barbara Pesci Ravenna Farmacie

Barbara Pesci, direttrice di Ravenna Farmacie

Le Comunali danno sempre la precedenza a chi si è prenotato – al momento solo per via telefonica o di persona ma in futuro potrebbe arrivare un sistema online – ma per andare incontro alle esigenze di chi lavora e non trova altre soluzioni, provano a soddisfare anche chi si presenta senza appuntamento. In alcuni casi è stato necessario rimuovere la macchinetta con i numerini per la fila perché c’è stato chi ha fatto man bassa dei biglietti per rifornire amici e parenti: «Temo ci sia stato anche del bagarinaggio ma non ne abbiamo la certezza». La tensione ha toccato i livelli più alti quando qualche lavoratore si è trovato biglietti minatori sul parabrezza delle auto: «Abbiamo informato la prefettura e il Comune e non è mancato il supporto discreto delle forze dell’ordine». “Basterebbe assumere più personale”, è la soluzione che più spesso si borbotta tra chi è in coda per un tampone o si sfoga sui social. «Non si trovano farmacisti – replica Pesci –. Li abbiamo cercati, abbiamo fatto dei bandi di assunzione ma la risposta è bassa. Del resto la domanda di farmacisti è aumentata in questi due anni ma il sistema universitario non può sfornare un numero maggiore di nuovi laureati in così poco tempo». E poi c’è un altro aspetto: «Anche i farmacisti, seppure vaccinati, sono persone che vivono in pandemia e quindi possono contagiarsi, essere contatti di contagiati, avere figli in quarantena… insomma, le assenze per Covid capitano anche per noi».

Attualmente l’azienda conta circa 180 dipendenti, due terzi in farmacia e il resto a livello amministrativo: «Il numero è stabile rispetto al 2019 ma è il risultato di assunzioni, pensionamenti, trasferimenti. Perché, mi si perdoni la battuta, c’è un mercato di farmacisti da fare invidia a quello dei calciatori». In questo sce- nario non resta che una soluzione: «Chiedere il massimo sforzo ai dipendenti con straordinari e ferie cancellate sperando di arrivare a un punto in cui la situazione migliorerà. Finora possiamo solo ringraziare i nostri lavoratori per tutto l’impegno, la disponibilità e la responsabilità che mettono a disposizione di tutta la cittadinanza, in un clima non sempre semplice».

E c’è anche qualcun altro che lo apprezza, invece di lasciare biglietti di minacce: «Soprattutto nei paesi più piccoli, i nostri farmacisti ci raccontano che qualcuno al mattino porta la colazione al negozio, un sorriso, un ringraziamento. Sono piccoli gesti bellissimi, che ci ripagano degli sforzi che facciamo». Come ricordava la stessa Pesci, l’attività principale di una farmacia sarebbe un’altra. Che pur tra mille difficoltà è proseguita.

Ed è cambiata per effetto della pandemia. La fotografia viene guardando l’andamento delle vendite: «L’inverno scorso, con limitazioni ai ritrovi e misure di sicurezza, praticamente non ci sono state influenze stagionali. È sceso il consumo di aspirine e antibiotici. Però c’è stato un boom di termometri a distanza e saturimetri, strumenti che prima praticamente non esistevano nelle nostre case. Ora il mercato si è stabilizzato perché ce l’hanno tutti». E poi dai bilanci di una farmacia si possono vedere anche cambiamenti di consumi che non sono di tipo strettamente medico ma derivano comunque dal particolare periodo storico: «Sono crollati i cosmetici perché si esce meno e si esce mascherati. Si vendono più ansiolitici e molto meno viagra e preservativi».

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