domenica
06 Luglio 2025
Solidarietà e alluvione

Emergency a Faenza: gestiti 10mila volontari e distribuiti aiuti a 2mila famiglie

La coordinatrice della logistica della Ong racconta come è stata organizzata l’attività nei giorni dell’emergenza: «Non siamo più nel picco, ma i cittadini hanno ancora bisogno di aiuto materiale e emotivo»

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Emergency Media

Quello che è accaduto in Romagna nelle scorse settimane ha attirato l’attenzione del mondo intero, non solo per l’eccezionalità dell’evento climatico che ha devastato centri abitati e campagne mettendone temporaneamente in ginocchio la popolazione, ma anche per l’eccezionale spirito di solidarietà che si è diffuso consentendo di allestire una macchina operativa di aiuti umanitari particolarmente efficiente.

Una delle manifestazioni concrete dell’intervento in favore degli alluvionati è stata l’attività di Emergency a Faenza. «Siamo arrivati il 20 maggio per un colloquio con il sindaco – spiega Arianna Cappelli, coordinatrice della Logistica di Emergency –. Il 21 maggio alle 10 abbiamo iniziato ad allestire e la sera già avevamo ricevuto e distribuito tonnellate di donazioni per trecento nuclei familiari».

Tre sono state le principali attività gestite dalla Ong sul territorio faentino: la distribuzione di generi alimentari, beni per l’igiene della persona e della casa e di materiale per lo sgombero negli spazi della Fiera, la distribuzione porta a porta degli stessi materiali e il coordinamento dei volontari che si sono recati in città per prestare aiuto. «I volontari sono stati all’incirca diecimila e provenivano non solo dalla Romagna ma da tutta Italia – racconta Cappelli –. Abbiamo avuto volontari dal Veneto, dalla Sicilia, dalla Sardegna, dalla Lombardia. Ad esempio una signora e un ragazzo sono arrivati assieme in auto da Milano».

L’attività di coordinamento gestita da Emergency attraverso i vari info point allestiti in città è stata fondamentale: «Abbiamo indirizzato l’aiuto verso le reali necessità, soprattutto informando i volontari dei rischi e delle zone in cui non potevano assolutamente andare. Questo ha fatto sì che il volontariato a Faenza abbia potuto essere efficace, coordinato e sicuro». Nessuna polemica, quindi, nei confronti dei cosiddetti “angeli del fango”, che anzi «hanno dato tutti prova di estrema umanità, collaborazione ed empatia, seguendo immediatamente tutte le indicazioni fornite dal nostro staff».

Inizialmente l’azione è stata rivolta al comune di Faenza, poi si è estesa alle campagne circostanti come Reda e anche ai comuni limitrofi come Conselice e Solarolo. La squadra di Emergency, inizialmente composta da sette persone, si è ben preso arricchita del contribuito di altri volontari (milleduecento in totale) che hanno supportato l’attività di distribuzione diretta in Fiera gestendo la mole di lavoro molto elevata: «Quattro giorni dopo il nostro arrivo, il comune di Faenza ha istituito un filtro di accesso agli aiuti basato sulla residenza. Gli abitanti delle zone alluvionate potevano ricevere i beni distribuiti. Grazie a questo filtro siamo stati in grado di conteggiare precisamente i nuclei familiari che hanno raggiunto il nostro centro, che sono stati duemila».

Il picco dell’emergenza è ormai passato, l’attività è in parte diminuita ed quindi stata affidata ad altri enti locali. A Faenza le donazioni dirette sono ora gestite da Caritas, Banco alimentare e Piccola Betlemme, con cui la Ong ha continuato a collaborare durante tutto il periodo di massima allerta: «Tra i beni ancora richiesti vi sono i prodotti per la pulizia. Le persone hanno vuotato le loro case e stanno sistemando, ma un evento di questo genere provoca dei danni alle abitazioni che solo con un lungo lavoro di pulizia possono venire eliminati».

Emergency è però ancora attiva a Faenza per quanto riguarda il coordinamento dei volontari, gestito dal gazebo info point in piazza della Libertà fino al 25 giugno, e la distribuzione porta a porta mediante tre furgoni, attiva fino al 30 giugno. «I cittadini hanno ancora bisogno di essere aiutati sia a livello materiale sia a livello emotivo – afferma Cappelli – soprattutto ora che molte delle realtà a supporto dell’inondazione sono andate via, come i corpi della Protezione Civile o altre associazioni».

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