domenica
15 Giugno 2025
ambiente marino

«Con l’alluvione tanta acqua dolce in mare, alcune specie sono migrate al largo»

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Il direttore del centro ricerche Cestha di Marina di Ravenna spiega gli adattamenti di pesci e tartarughe dopo l’arrivo in Adriatico delle piene dei fiumi. «È arrivato anche molto nutrimento, il prossimo anno potremmo avere una grande riproduzione, in particolare cozze»

Cestha Tartaruga Marina
Una biologa del Cestha di Marina di Ravenna libera in mare una testuggine curata dal centro di ricerca

L’alluvione che ha colpito la Romagna alle porte dell’estate ha avuto un impatto non solo sulla terra ferma, ma anche, naturalmente, sul mare. L’enorme quantità di acqua dolce che dalle colline si è riversata nelle città e nei paesi, allagandone i campi e compromettendone la viabilità, si è infine scaricata in mare, portando con sé tutto quello che ha raccolto lungo il suo cammino.
Quali sono state le conseguenze per l’Adriatico e per la fauna marina che lo popola? Lo abbiamo chiesto a Simone D’Acunto, direttore del Cestha, il centro sperimentale per la tutela degli habitat che a Marina di Ravenna svolge diversi compiti, dalla ricerca, sperimentazione e conservazione in ambito marino alla tutela degli ecosistemi e al recupero e riabilitazione di specie marine come tartarughe, squali e trigoni, fino allo sviluppo di programmi di sfruttamento sostenibile con un particolare focus sulla pesca.

Direttore, il mare è stato danneggiato dall’alluvione?
«Va fatta una premessa, e cioè che la ricchezza dell’Adriatico e in particolare delle acque costiere dello Stato italiano è dettata dal numeroso apporto di nutrienti e alghe che arrivano dai fiumi e che sono alla base della catena alimentare delle specie marine. Detto questo, l’alluvione ha apportato in poco tempo grosse quantità di acqua dolce insieme a nutrienti e fanghi. Non possiamo dire che abbia fatto male al mare, semplicemente ha mostrato un cambio repentino delle condizioni in un periodo di tempo limitato. I pesci hanno reagito a questo adattandosi alla situazione: le tartarughe marine, ad esempio, che noi spesso monitoriamo perché sono catturate dalla pesca a strascico, sono andate più al largo del solito perché evidentemente queste condizioni non erano più favorevoli per loro. Uguale per le seppie e per i cavallucci marini, che si sono spostati per poi ritornare nei loro reali standard a mano a mano che le condizioni si normalizzano».

E per quanto riguarda l’inquinamento dell’acqua, invece?
«L’inquinamento è su vari livelli: macroplastiche, microplastiche, inquinamento da rifiuti, inquinamento batterico dovuto alle carcasse di animali arrivate fino al mare, inquinamento da metalli pesanti… tutte queste cose si sono presentate in concentrazione maggiore rispetto al solito. Per fortuna, però, il mare ha una grossa capacità di ripresa e di diluizione. I parametri poi vengono costantemente controllati da enti pubblici preposti come l’Arpae o come l’Ausl, che fa i campionamenti sulle cozze per vedere se sono edibili. Questi sono rientrati nei valori di legge già a poche settimane dall’episodio».

Possiamo parlare di una situazione sotto controllo, quindi?
«Sì, la situazione è già ampiamente sotto controllo e già da molto. Diciamo che sono rientrati prima i parametri di inquinamento nei valori previsti dalla legge che gli animali nei loro reali standard vitali».

Come possono agire le persone che vedono animali spiaggiati o in difficoltà?
«Riceviamo tante segnalazioni, ma bisogna ricordare che se gli animali sono in acqua bas- sa ma non fuori dall’acqua, non sono spiaggia- ti bensì sono lì a compire il loro ciclo biologico. Nel dubbio, comunque, esortiamo a contattare il nostro centro con un breve video o una foto per ricevere indicazioni su come intervenire».

Cosa ci si aspetta per il futuro?
«L’anno prossimo, in particolare, sarà molto importante dal punto di vista di alcuni microrganismi: pensiamo ad esempio alle cozze e ad altri animali filtratori che, avendo avuto molto nutrimento in un periodo che di solito coincide con quello della loro riproduzione, possono aver figliato molto. La curiosità adesso sta nel monitorare come evolverà quest’inverno la situazione anche in seguito ad altri fenomeni metereologici e ad altri apporti di acqua dolce».

 

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